Guida all’Eurolega 2021/22: tutti alla rincorsa di Efes e CSKA?

Eurolega preview
Copertina di Nicolò Bedaglia

Squadre che dovrebbero lottare per gli ultimi posti ai playoff

F. C.: Questo tier è un calderone – o una “tonnara”, come direbbe qualcuno – che nasconde moltissime insidie, quindi sono già pronto ora a vergognarmi delle mie previsioni quando le rileggerò a fine anno.

Comincerei dalle tre squadre che vedo più vicine ai playoff, ovvero Bayern Monaco, Baskonia e Maccabi, non necessariamente in questo ordine.

Il Bayern di Trinchieri ha stupito tutta Europa l’anno scorso sfiorando le Final Four nonostante a inizio anno fosse dato da molti addetti ai lavori e appassionati come candidato a uno degli ultimi posti in classifica generale, e alcune firme estive mi sono piaciute moltissimo, anche se gli addii di Baldwin e Reynolds pesano come macigni.

DeShaun Thomas solo un paio di anni fa metteva a ferro e fuoco le difese avversarie col suo atletismo, prima di andare a “sposare un qualche progetto” in Giappone, mentre Corey Walden ha rappresentato una delle note più liete della stagione della Stella Rossa, ha già giocato per Trinchieri al Partizan ed è un difensore eccellente sul perimetro, in pieno stile Bayern.

A loro si aggiungono Augustine Rubit, che permetterà di abbassare il quintetto con la sua versatilità e l’espertissimo Othello Hunter, che sostituirà a livello di esperienza Gist, oltre a Hilliard. I dubbi principali sono due – ovvero l’assenza di un centro di livello oltre a Hunter e il timore che alcuni giocatori abbiano reso troppo sopra il loro effettivo livello l’anno scorso – ma in Baviera sono pronti a smentire nuovamente gli scettici.

Il Baskonia sarà la solita squadra ostica da affrontare nonostante i tanti cambi a roster. Da italiano ovviamente guarderò con molta curiosità la stagione di Fontecchio, che a mio parere sta seguendo il percorso più adatto e senza bruciare le tappe, andando a giocare per Duško Ivanović dopo essere stato alla corte del leggendario Aíto García, ma sono molto interessanti anche le firme di Baldwin e Matt Costello. In organico forse manca un po’ di playmaking “ordinato” nonostante l’innesto di Granger, ma nel complesso sembra abbastanza bilanciato.

In Israele invece è vietato fallire, dopo il disastro dello scorso anno: ecco quindi arrivare a Tel Aviv James Nunnally, Derrick Williams e Keenan Evans, autore di una splendida stagione nel campionato israeliano, accompagnati dal ritorno di Jalen Reynolds dalla porta principale. Il roster sembra essere una bomba a orologeria: di talento ce n’è eccome, ma il Maccabi è una delle squadre per cui vedo la maggiore distanza tra lo scenario migliore e peggiore. Solo la stagione potrà dirci che versione della squadra (e di Wilbekin) potremo ammirare.

Sotto queste tre squadre, ne vedo altre quattro che potrebbero in qualche modo dire la propria nella lotta playoff, magari rimanendo in scia fino alle ultime tre o quattro giornate della stagione, ovvero Kazan, Olympiacos, Monaco e Zalgiris.

Per Kazan vale il discorso Maccabi: vedo una grossa forbice tra i vari possibili scenari della loro stagione, ma a livello di talento non si discute minimamente.

Oltre ad aver confermato il mio pupillo John Brown – che ho amato alla follia a Roma in A2 – e Isaiah Canaan, l’UNICS ha firmato Hezonja, che ha fatto molto bene nell’ultima parte di stagione al Panathīnaïkos , un Lorenzo Brown a caccia di riscatto, Tonye Jekiri, il nostro Marco Spissu e tra le “quote russe” l’affidabile Zaytsev e il veterano di mille battaglie in Eurolega Andrey Vorontsevich.

A loro si aggiungono due nomi che meritano per motivi diversi una menzione a parte. Il primo è O.J. Mayo, giocatore dal talento smisurato, che però dopo le esperienze con Grizzlies, Mavericks e i miei Bucks è uscito dal giro della NBA per squalifica e si è riciclato tra Porto Rico, Cina e Taiwan: sono curiosissimo di vederlo all’opera in Eurolega, ma sembra una firma high risk, (e neanche troppo) high reward, con il rischio di un fallimento che è davvero molto concreto.

Il secondo nome è Jarrell Brantley, giocatore atipico del quale abbiamo parlato approfonditamente su Four Point Play nel corso del nostro Archetype Lab. Dopo aver perso Will Thomas, che alla fine ha firmato con Monaco, Kazan ha aggiunto un giocatore davvero interessante che garantirà un minimo di playmaking secondario, tanto impegno e anche del tiro, che non fa mai male. Se dovessi puntare due centesimi su una possibile squadra rivelazione, credo che l’UNICS potrebbe essere tra le principali candidate.

L’Olympiacos ha messo a segno due colpi importanti tra le guardie con Walkup e Dorsey, col primo che garantirà una difesa point of attack asfissiante e playmaking secondario di altissimo livello e il secondo che porterà un talento offensivo tanto cristallino quanto discontinuo, ma non riesco a metterlo troppo in alto perché errare è umano, ma perseverare è diabolico.

L’anno scorso la squadra del Pireo ha puntato fortissimo su Sloukas a livello economico e di responsabilità, ma l’assenza di centri bravi a giocare il pick and roll si è sentita e non ha permesso di liberare tutto il potenziale offensivo che il play porta in dote.

Quest’anno però è stato firmato sotto canestro il solo Moustapha Fall, giocatore ottimo da certi punti di vista, ma che non risponde di certo all’identikit del centro perfetto per affiancare Sloukas, a maggior ragione viste le incognite fisiche che accompagnano Hassan Martin, lasciando la sensazione che l’Olympiacos abbia sprecato una grande occasione per massimizzare l’apporto del suo generale.

Il Monaco sembrava invece destinato a occupare senza particolari dubbi l’ultimissimo posto del mio power ranking, ma nel giro di pochissimi giorni ha firmato Will Thomas e soprattutto Mike James, uno dei colpi più fragorosi dell’intero mercato, ovvero un giocatore difficile da gestire, ma che sostanzialmente rappresenta un intero attacco già da solo, soprattutto per una squadra con relative ambizioni di classifica.

Il resto del roster sembra costruito in modo intelligente e molto assortito, con giocatori già abituati al campionato francese come Paris Lee, tiratori del calibro di Andjušić, veterani affidabili come Westermann e Motum, una scommessa a livello fisico ma di indiscutibile livello tecnico come Motiejūnas e un freak atletico come Donta Hall. Magari non potranno puntare più di tanto in alto, ma le firme sono state tutte ragionate e dovrebbero garantire un floor abbastanza alto per una squadra del loro calibro grazie alla varietà di caratteristiche dei giocatori firmati.

Lo Zalgiris ha cercato di costruire una squadra sempre più a immagine e somiglianza di Coach Schiller, firmando il suo pretoriano Cavanaugh, a cui si sono aggiunti il capitano dell’Alba Giffey, i ritorni di Ulanovas e Kalnietis, Strēlnieks e l’intrigantissimo Josh Nebo, di cui avevamo parlato nel quindicesimo episodio del nostro podcast insieme a Lorenzo Neri.

Ascolta “Saranno famosi (con Lorenzo Neri) – ep 15” su Spreaker.

L’acquisto estivo che potrebbe però più influenzare il destino della stagione del club lituano è senza dubbio quello di Emmanuel Mudiay, accolto trionfalmente in Europa dopo anni di NBA in cui non è riuscito a dimostrare di valere la settima scelta assoluta, tradendo le aspettative che c’erano su di lui.

Andrò controcorrente e sono prontissimo a essere smentito: anche se le statistiche tenute in alcune annate NBA potrebbero sembrare promettenti, Mudiay non è riuscito a fare nulla veramente bene nella lega americana, né in attacco, dove ha pagato la sua scarsissima efficienza, il suo tiro inaffidabile e una visione non eccelsa di gioco, né in difesa, quindi non mi aspetto che possa fin da subito iniziare a dominare in Europa.

Il suo profilo fisico in Eurolega potrebbe potenzialmente permettergli di difendere su almeno tre ruoli e ovviamente per tanti motivi le sue carenze offensive potrebbero influire meno che in NBA, ma non credo che lo Zalgiris di quest’anno possa garantirgli lo spacing necessario per poter sfruttare il suo atletismo, dato che a roster vedo tiratori discreti o anche molto buoni su un numero limitato di tentativi, ma pochi che possano garantire alti volumi. In ogni caso la compagine lituana ha sempre trovato il modo di stupire ogni anno, quindi non me la sento di scommettere contro Schiller e la sua banda.

P.D.F.: In questo tier è bene che io faccia subito una distinzione tra le squadre che probabilmente finiranno nella parte alta del gruppone, e potrebbero quindi infilarsi nella porta che si chiude e prendere l’ultimo/gli ultimi due posti playoff, e quelle che credo rimarranno più o meno in scia ma senza effettivamente avere speranze concrete. Del primo gruppo fanno parte Bayern Monaco, Baskonia, UNICS Kazan e Maccabi Tel Aviv, del secondo invece le due greche, il Monaco e lo Zalgiris.

Il Bayern, va detto subito, ha un problema sotto canestro, un buco che potrebbe minare la bontà della loro stagione in partenza. Reynolds è diventato probabilmente un giocatore che il Bayern fa fatica a permettersi – anche in termini di nome – e Hunter come sostituto andrebbe anche bene se l’altro lungo non fosse Radošević, giocatore che sembra non riuscire più a reggere una competizione di questo livello.

Negli altri ruoli invece sono arrivate firme più che interessanti, poiché Deshaun Thomas è un’ala di livello e, se dovesse tornare a essere quello che era prima del viaggio in Oriente, i bavaresi potrebbero aver portato a casa uno dei colpi più sottovalutati dell’intera offseason. Rubit è un altro colpo sotto canestro che però credo sposterà poco.

Tra le guardie c’è una certa abbondanza e secondo me sono state anche fatte scelte interessanti: Walden è un giocatore pronto al salto a questi livelli, diversissimo da Baldwin ma costruito appositamente per essere un uomo di Trinchieri, col quale si era consacrato al Partizan, e Hilliard è un talento un po’ perso che può essere però un netto upgrade rispetto a DJ Seeley.

Oltre a loro sono arrivati Jaramaz, anche lui già allenato dal coach italiano, e il tiratore Obst, per completare una rotazione di esterni ben fornita insieme a Weiler-Babb (che avevamo segnalato come giocatore pronto ad un ulteriore salto), Lučić, Đedović, Šiško e Zipser, quando sarà a disposizione. Il roster non è di basso livello, ma ripetere l’impresa della scorsa stagione sembra davvero durissima.

Il Baskonia dovrà fare i conti con delle differenze sostanziali con il roster della scorsa stagione, dal momento che sono partiti Polonara e Henry, forse i due giocatori più funzionali per una squadra che faceva dipendere le proprie fortune dalla difesa, dalla versatilità e dalla capacità di giocare tantissimi possessi a ritmi intensi. Oltre a loro sono partiti i lunghi Jekiri e Fall, sostituiti da Nnoko ed Enoch, possibili upgrade ma con delle incognite, e per sostituire Henry, Polonara e anche Vildoza sono arrivati Baldwin, Costello e Granger, oltre all’incognita Marinković.

Granger e Baldwin avranno la gestione della palla e il secondo potrebbe sguazzare alla perfezione nel gioco in transizione del Baskonia, anche se servirà limare ancora i difetti in termini di concentrazione e shot selection. Costello è un giocatore molto diverso da Polonara, ma ha il potenziale per permettere alla macchina sforna-giocatori di Ivanović di fare di lui materiale da alta Eurolega.

Infine è importantissimo l’arrivo di Fontecchio, firmato all’inizio di un’estate dove le aspettative su di lui sono cresciute tanto da farlo percepire come già spendibile a un livello superiore del Baskonia: vedremo se saprà soddisfarle, ma la scelta di carriera sembra quella giusta.

L’inizio di un’estate magica

L’UNICS invece arriva in Eurolega dopo aver cambiato buona parte del suo roster (anche nella componente russa, con l’aggiunta soprattutto di Zaytsev e Vorontsevich) e dopo aver perso anche il suo condottiero Priftīs ed averlo sostituito con Perasović.

La dirigenza ha tentato di puntare forte sul talento, firmando una serie di giocatori potenzialmente molto forti ma piuttosto rischiosi come fit e non necessariamente solidi. In primis il colpo grosso è stato Mario Hezonja, che ha impattato bene l’Eurolega nei pochi mesi ad Atene e che sarà la stella. Su questa linea anche la rifirma di Canaan e la presa di Lorenzo Brown, in cerca di riscatto dopo il fallimento della stagione che tutti speravano fosse quella della sua definitiva consacrazione.

Alla corte di Perasović sono arrivati anche il nostro Marco Spissu e il lungo ex Baskonia e Asvel Jekiri, ma il colpo che ha catalizzato l’attenzione dei media di tutto il mondo è stato quello di O.J. Mayo. L’ex Milwaukee Bucks e Memphis Grizzlies non sembra essere esattamente nel momento perfetto della carriera per azzannare alla gola un’Eurolega così competitiva, ma è un acquisto in linea con la linea programmatica della società, seppur ne rappresenti probabilmente il picco più estremo.

L’oscillazione tra le possibilità enormi che il talento di certi giocatori offre e il rischio di implosione è molta. In quest’ottica l’ultima presa della società sembra offrire un maggior equilibrio: dagli Utah Jazz è arrivato Jarrell Brantley, ala senza molti centimetri ma con tanti chili e soprattutto con ottime caratteristiche da collante, a partire dalle sue abilità difensive fino ad arrivare al playmaking aggiuntivo che può offrire, in una squadra con molti giocatori a rischio di andare un po’ fuori giri. 

L’UNICS è per me la seconda squadra più complicata da collocare in un eventuale power ranking, ma non è neanche lontanamente paragonabile alla prima, ossia il Maccabi Tel Aviv. Gli israeliani vengono da una stagione che ha raggiunto dei picchi di tragedia, dopo che la passata offseason aveva portato in dote due colpi che avrebbero dovuto proiettarli nell’élite assoluta dell’Eurolega, Bender e Žižić.

Entrambi hanno deluso e il primo non è neanche più a roster, ma il fallimento della scorsa stagione non è imputabile solo a loro. Le colpe vanno senza dubbio cercate anche nella stagione confusa e imprecisa del leader in campo, Scottie Wilbekin, e di quello in panchina, Coach Sfairopoulos.

Una stagione assurda con un roster da piani alti e una offseason che non ha davvero rivoluzionato sono gli ingredienti per renderli totalmente indecifrabili. La dirigenza si è mossa andando ad aggiungere giocatori anche importanti, ma che non danno delle assolute certezze, in particolare Jalen Reynolds, James Nunnally e Derrick Williams, tutti nomi più che conosciuti in Eurolega.

Oltre a loro sono arrivati anche Keenan Evans e Kameron Taylor, giocatori interessanti ma da testare a questo livello. Per chiudere il roster è stato appena firmato, con un contratto breve, Mathias Lessort, arrivato per sopperire ad alcuni problemi fisici di Žižić ma che potrebbe addirittura risultare un upgrade se Žižić si rivelasse l’ectoplasma della scorsa stagione. 

La seconda parte di questo tier presenta alcune squadre interessanti, e direi di partire da quella che ha acceso il mercato di Eurolega, ossia il Monaco. Dopo una serie di firme già intriganti (Hall, Lee, Motiejūnas, Andjušić, Diallo e non solo), la squadra del Principato ha fatto il botto, firmando Mike James e aggiungendo anche Will Thomas, in rotta con l’UNICS dopo che sembrava dover giocare a Kazan nella prossima stagione.

Prendere Mike James significa andare al supermercato e acquistare un nuovo attacco per la propria squadra e un bel po’ di litri di attenzioni mediatiche, qualcosa che per una squadra di Montecarlo sembra essere vicino alla perfezione. La squadra è interessante ma con ogni probabilità sarà difficile finire davanti a più di 5/6 squadre. Nonostante ciò, l’Eurolega non è fatta solo dalle quattro squadre che vanno alle Final Four e il Monaco sarà un must watch quest’anno, anche solo per seguire la crescita del movimento cestistico francese.

Un’altra squadra che vedo senza grandi ambizioni di playoff è l’Olympiacos. I biancorossi hanno deciso di non cambiare molto nel roster, puntando solo a rinforzare una struttura che però così bene non aveva fatto nella scorsa stagione. Sloukas si è dovuto caricare sulle spalle tutto il peso di un roster che non aveva però le caratteristiche per esaltarne le migliori qualità.

Come già detto in apertura dell’Archetype Lab da uno dei nostri ospiti, come ricordato spesso commentando le partite e come sottolineato anche da Francesco in questo articolo, Sloukas è ancora in cerca di un partner di pick and roll di alto livello, con Hassan Martin che ha mostrato di poter fare qualcosa di buono ma senza eccessiva continuità. Sotto canestro è arrivato Moustapha Fall, giocatore che porta in dote qualche soluzione in post basso (sia per segnare che per aprire per i compagni) e una presenza ingombrante in area in difesa, ma non certo dei roll profondi da servire in corsa.

Oltre a Fall sono arrivati anche Thomas Walkup e Tyler Dorsey. Il primo è una guardia estremamente versatile e un colpo di livello, che però forse sarebbe stato più adatto a fare il comprimario in una contender da Final Four, piuttosto che dare il boost per un eventuale ritorno in postseason di una squadra come quella biancorossa.

Dorsey invece è il colpo che mi sembra più adatto alla situazione della squadra, fortemente discontinuo, potrebbe però giovare dal ritrovarsi lontano da compagni di backcourt con tendenze simili, come potevano essere Elijah Bryant e Scottie Wilbekin al Maccabi. Ha il potenziale per rivelarsi uno dei migliori scorer della competizione, se trova continuità in una squadra che probabilmente si affiderà molto a lui per trovare la via del canestro.

Per concludere questo lungo e tortuoso tier, rimangono i verdi di Atene e i verdi di Kaunas. Questi ultimi potrebbero essere una delle squadre da vedere anche nelle sconfitte, Schiller è un eccellente allenatore e lo Zalgiris ha firmato giocatori che sarà divertente veder muovere nella sua giostra.

Mudiay è un colpo ad alto rischio ma che potrebbe pagare altissimi dividendi, Cavanaugh un vecchio pupillo del coach dai tempi di Salt Lake in G League, Nebo un lungo che l’Eurolega aspettava già da mesi. I ritorni a casa di Ulanovas e Kalnietis, la firma di un solido role player come Giffey e la scommessa sulla resurrezione di Strēlnieks sono le altre cartucce che Schiller avrà da sparare per riorganizzare la squadra dopo le partenze di giocatori chiave come Grigonis, Hayes, Jokubaitis e Walkup.

Il Panathīnaïkos è rimasto per ultimo, dal momento che anche io ero indeciso se fare come Francesco e lasciarlo languire nell’ultimo tier in mezzo alle candidate al fondo della classifica. Alla fine credo però che alcune aggiunte di talento riusciranno a fargli fare quantomeno una stagione dignitosa.

Macon e Perry sono due giocatori che potrebbero dire la loro, anche se dubito riusciranno a portare i greci molto su in classifica. Okaro White è una presa sottovalutata e farà bene, Priftīs lo conosce e saprà sfruttarne le caratteristiche al meglio. I dubbi rimangono comunque molti, a partire dal livello generale del roster, arrivando a quelli sulla rotazione dei centri. Nel lato verde di Atene c’è da aspettarsi un’altra stagione di nostalgia dei vecchi tempi e di entusiasmi piuttosto spenti.

Squadre senza pretese

F. C.: Se siete riusciti a resistere al nostro fiume di parole e siete arrivati fin qui facendo i giusti calcoli, saprete prima ancora di iniziare a leggere chi siano i componenti del mio ultimo tier, ovvero l’ASVEL (Paolo, ti prego, metti via quella mazza da baseball e parliamone civilmente), la Stella Rossa, il Panathīnaïkos e l’Alba Berlino.

Dei campioni tedeschi in carica secondo me c’è poco o nulla da dire, se non che sono molto curioso di vedere come si ambienterà Jaleen Smith in Eurolega, giocatore di cui avevamo parlato sempre con Lorenzo Neri e a lungo trattato anche dallo Zalgiris (ammetto candidamente che avrei preferito prendere lui al posto di Mudiay o di altri nomi) e come Israel Gonzalez raccoglierà l’eredità di Aíto García in panchina, ma per il resto penso che abbiano davvero poco da chiedere a questa annata.

Sono stato a lungo indeciso su dove mettere l’ASVEL, ma ho optato per questo gruppone perché temo che i cambi avvenuti all’interno del roster abbiano in parte intaccato la fortissima identità che la squadra di T. J. Parker aveva mostrato l’anno scorso.

In realtà le firme estive non mi sono dispiaciute, tra Chris Jones, che potrà portare un ottimo tiro dalla media e una discreta capacità di giocare il pick and roll e di servire i compagni, l’intrigante Osetkowski, Okobo, il “vecchio” debuttante Morgan e la scommessa Kostas Antetokounmpo, oltre al promettentissimo prospetto Wembanyama, ma credo comunque che abbiano fatto un passo indietro rispetto alla scorsa stagione.

Il Panathīnaïkos ha di nuovo costruito una squadra che ai nastri di partenza della stagione mi convince molto poco, portandomi forse a essere fin troppo “basso” e critico nei loro confronti. Per prima cosa come al solito bisognerà vedere quanto reggerà il fisico di Nemanja Nedović: l’anno scorso gli infortuni l’hanno lasciato più in pace del solito, eppure ha giocato solo 25 partite in Eurolega. Per il resto le firme di White, Macon e soprattutto di Perry mi intrigano, ma non abbastanza da farmeli mettere più in alto nelle mie previsioni.

Perry in particolare porterà atletismo e tanta dinamicità dopo aver fatto una lunga gavetta in Europa e aver dimostrato di poter essere un lusso per l’Eurocup: a 28 anni è passato finalmente il treno Eurolega e non vorrà di certo sprecare la sua occasione.

La Stella Rossa ha scelto di investire pesantemente sul ritorno a casa di Nikola Kalinić, dopo anni in cui si è affermato come uno dei migliori role player – se non il migliore in assoluto – del panorama europeo. Il giocatore non si discute, ma con l’addio di Loyd i serbi hanno perso un realizzatore che assorbiva una buona parte dei possessi offensivi e questo probabilmente porterà Kalinić a dover garantire un apporto nella metà campo avversaria abbastanza alto, non del tutto nelle sue corde.

Il problema principale che salta subito all’occhio è però nel reparto dei centri: affrontare una stagione coi soli Maik Zirbes – cavallo di ritorno reduce da stagioni non indimenticabili, annunciato proprio a ridosso dell’inizio dell’Eurolega – e Ognjen Kuzmić sembra una mezza follia e temo che si pentiranno in tempi relativamente brevi di questa scelta.

Per il resto la squadra sembra avere un’identità difensiva forte, nonostante il pesantissimo addio di Walden, grazie alle firme di Hollins, White – di cui non sono minimamente un estimatore, ma che potrebbe completarsi bene con le altre ali – e dello stesso Kalinić, che andranno ad affiancare i soliti Dobrić, Lazić e gli altri componenti del nucleo serbo.

Sono curioso di rivedere nella massima competizione europea Nate Wolters, nel quale ho creduto fin troppo ai tempi dei Bucks e passato anche dallo Zalgiris, chiamato a portare ordine nel reparto guardie dopo la buona esperienza a Kazan. Per il resto temo che la Stella Rossa avrà poco da chiedere a questa stagione e che potrebbe abdicare anche in ABA Liga, inchinandosi al Partizan di Obradović e salutando quindi l’Eurolega.

P.D.F.: In questo ultimo tier sono rimaste le squadre che lotteranno per non rimanere incollate al fondo della classifica, ma questo non ci impedisce di trovare spunti interessanti. Innanzitutto parto dai francesi dell’ASVEL che, nonostante la mia passione insensata e irrazionale per loro, ho dovuto inserire qui perché difficilmente potranno portare a casa un’altra stagione come la scorsa, nella quale si sono dimostrati un qualcosa di interessante, chiudendo anche con scalpi importanti come quello del Barcellona, sconfitto sia all’andata che al ritorno. Quest’anno però si è persa un po’ della fisicità che caratterizzava la squadra, dopo le partenze in particolare di Fall e Yabusele.

Il roster presenta giocatori estremamente interessanti ma molto meno tosti e fisici dei loro predecessori, come Osetkowski, lungo tecnico e con ottime capacità anche da passatore, Elie Okobo e il prospettone Victor Wembanyama.

Per sostituire Norris Cole è arrivato Chris Jones, in cerca di riscatto dopo essersi perso nel naufragio del Maccabi, e soprattutto è stato rifirmato Lighty, probabilmente il migliore della scorsa stagione. Per aggiungere esperienza sono stati firmati Raymar Morgan – mai in Eurolega, ma da anni a buoni livelli in Europa – e il veteranissimo James Gist, che completeranno la rotazione dei lunghi insieme a Kostas Antetokounmpo.

L’Alba Berlino invece riparte senza la certezza Aíto García. L’augurio di tutti è che il suo “erede”, Israel Gonzalez, sappia riproporre il gioco frizzante che aveva caratterizzato i tedeschi, rendendoli un’attrazione interessante al di là dei risultati che hanno sempre latitato. Nel roster ci sono stati pochi stravolgimenti, sono stati firmati Zoosman e soprattutto Jaleen Smith, uno dei giocatori che sono più curioso di vedere in Eurolega tra quelli che non hanno mai calcato questi palcoscenici.

Smith è una guardia capace su entrambi i lati del campo ed estremamente completa, sembra fatto apposta per scalare velocemente le gerarchie della massima competizione europea per arrivare ad essere un pezzo importante di una squadra con ambizioni. L’Alba dovrà riuscire a sfruttare una coppia di centri con caratteristiche estremamente diverse ma entrambi interessanti, Ben Lammers e Christ Koumadje, che potrebbero rivelarsi un punto di forza e compiere uno step importante, il primo più per la sua capacità nella metà campo offensiva, il secondo più per le potenzialità difensive.

Chiudo con la Stella Rossa, squadra che ha portato a termine una offseason strana. A Belgrado infatti è arrivato Nikola Kalinić, uno dei migliori giocatori dell’intera Eurolega ma non un giocatore con le caratteristiche adatte a portare in alto una squadra priva del talento necessario per staccarsi dalle ultime posizioni.

Perso il trio Walden-Loyd-Hall, che aveva costituito un’interessante rotazione tra le guardie, la società ha puntato su Wolters e Austin Hollins, nomi di buon livello ma senza il talento offensivo di Loyd, giocatore che aveva tenuto in piedi la squadra da questo punto di vista con partite spettacolari. Ci si attende una breakout season da Dobrić ma le ambizioni restano comunque minime, in particolare con una rotazione disastrosa tra i centri, con i soli Kuzmić e Zirbes.

Siamo finalmente giunti al termine del nostro viaggio tra le diciotto squadre che si sfideranno per conquistarsi l’accesso alle Final Four di Berlino ed è ora di lasciare la parola al basket giocato. Noi siamo prontissimi, e voi?

Francesco Cellerino
Tifoso sfegatatissimo della Virtus Roma e dei Bucks per amore di Brandon Jennings (di cui custodisce gelosamente l'autografo), con la pessima abitudine di simpatizzare le squadre più scarse e rimanerci male per le loro sconfitte. Gli amici si chiedono da anni se sia masochista o se semplicemente porti una sfiga tremenda...
Paolo Di Francesco
Se potessi tornare indietro nel tempo donerei delle nuove ginocchia a Roy ed Oden. Visto che non posso, mi accontento di questi Trail Blazers meno entusiasmanti. Parlo di Eurolega su Four Point Play, solo per sfoggiare l’accento romano.