I Thunder sono già una contender?

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Copertina di Sebastiano Barban

Il 2 dicembre 2021 a Memphis, Tennessee, si consuma la storia dell’NBA, e i protagonisti, loro malgrado, sono proprio gli Oklahoma City Thunder. Al FedEX Forum i Grizzlies vincono 152-79. Per i Thunder si tratta di un record storico: mai nessuna squadra nella storia dell’NBA aveva subito una sconfitta così larga. Il -73 ha delle attenuanti, certo, perché mancavano Shai Gilgeous-Alexander e Josh Giddey, ma ricordo bene che all’epoca si parlava del male assoluto della NBA. Non è accettabile tankare così spudoratamente, il rebuilding sarà infinito, Presti dovrebbe essere multato dalla lega e radiato, la squadra dovrebbe tornare a Seattle, riportateci i Sonics, sono solo alcune delle cose che si sono lette in giro immediatamente in seguito alla sconfitta.

Due anni dopo OKC è reduce dal miglior momento degli ultimi anni, con le vittorie contro Denver e Minnesota di fine dicembre a suggellare un secondo posto nella Western Conference con il record di 21-9 nel momento in cui scrivo. Dopo l’ultima apparizione ai playoff nella bolla, un po’ a sorpresa considerate le cessioni di Russell Westbrook e Paul George, e dopo due anni di ricostruzione, già nel 2022 i Thunder sono andati a una partita dai playoff, sfumati in seguito alla sconfitta netta contro Minnesota. Che cosa è cambiato dallo scorso anno? E perché OKC è diventata di colpo la squadra più interessante della lega, capace di produrre numeri da contender nonostante la squadra sia la seconda più giovane in NBA?

Tutto parte dai Big 3

La ricostruzione ha due date chiave. La prima è il 6 luglio 2019. OKC scambia Paul George ai Los Angeles Clippers in cambio di Danilo Gallinari, Shai Gilgeous-Alexander, e delle scelte al primo giro 2022, 2024 e 2026, con opzione sullo swap nel 2023 e 2025 e altre scelte da Miami. Il canadese nel giro di 4 anni è diventato da giocatore promettente e giovane a candidato MVP, tra i migliori dieci giocatori della lega e probabilmente il miglior two-way player della lega tra le guardie, scorer d’élite e difensore perimetrale arcigno.

La seconda data è il 23 giugno 2022. La fortuna sorride a Oklahoma City nella lottery, con la seconda scelta assoluta ottenuta proprio nel draft. Grazie a una stagione sfortunata dei Clippers, fuori dai playoff, OKC ha anche la pick numero 12. Con la scelta numero 2 Sam Presti seleziona Chet Holmgren, lungo in uscita da Gonzaga, estremamente magro, ma con ottime doti di rim protection, mano educata dall’arco e capacità di mettere palla a terra. Alla 12 arriva Jalen Williams, ala da Santa Clara, ottimo tiratore dall’arco con wingspan molto interessante.

Shai Gilgeous-Alexander, Chet Holmgren e Jalen Williams sono diventati in un anno e mezzo assieme il trio di giovani più esaltante della lega, con Chet Holmgren che dopo un anno di stop per un infortunio al piede è rientrato in campo da rookie, spazzando via tutte le perplessità che c’erano su di lui e candidandosi a front runner per il ROY nella stagione in cui tra i competitor c’è Victor Wembanyama, il centro francese definito da tutti il miglior prospetto probabilmente dai tempi di LeBron James, se non della storia della NBA. Jalen Williams ha concluso secondo tra i rookie lo scorso anno, crescendo partita dopo partita per diventare una delle ali più interessanti della lega.

Coadiuvati da coach Mark Daigneault, i Thunder hanno poi puntellato il roster con altri utilissimi giocatori, ma tutto nasce dai Big 3. Raramente si trovano tre giocatori giovani che stanno così bene in campo e che sono così forti. L’ultima squadra ad aver avuto qualcosa di simile, ma con giocatori dal talento più alto e dal fit peggiore sono stati gli Oklahoma City Thunder nel 2009. I tre giocatori erano Kevin Durant, James Harden e Russell Westbrook. Quella squadra non riuscì a tenere i suoi big 3 assieme e non vinse mai un titolo. A distanza di 14 anni, OKC ci sta riprovando, e le vibes sono esattamente le stesse di anni fa. Ma tutto ciò non sarebbe possibile senza le giocate dei loro tre migliori giocatori, SGA, JDUB e Chet

Chet Holmgren è nato pronto

Dopo un anno ai box, Chet Holmgren è rientrato alla Summer League. Il centro, pur ancora magro, ha lavorato un anno con uno staff NBA, mettendo su 5 chili di muscoli, lavorando su tiro e analizzando moltissime partite da bordocampo. In Summer League Chet si è dimostrato un difensore di altissimo livello, e un finisher al ferro con un ottimo tocco. D’altra parte, con i suoi 216 cm di altezza e un’apertura alare di 228 cm questo dovrebbe stupire poco. Chet si è mostrato aggressivo al ferro, ha preso molti liberi e non ha avuto paura del contatto. Quando si trattava di mettere la palla a terra per attaccare il diretto avversario però, i risultati sono stati questi.

Chet non era sicuramente pronto a fare un certo tipo di giocata, che peraltro al college nemmeno aveva avuto la possibilità di provare. A distanza di quattro mesi di lavoro, però i risultati sono decisamente cambiati. Chet ha un’etica del lavoro spaventosa, e la sua peculiarità migliore è proprio quella di riuscire a colmare le sue lacune, che sia di gara in gara o di mese in mese. Guardate come se la cava ora ad attaccare gli avversari, tra cui c’è anche Rudy Gobert, non esattamente un difensore scarso.

La possibilità di attaccare dal palleggio e quindi di andare al ferro è dovuta dall’estrema gravity che il tiro di Holmgren genera nella difese. A oggi Chet sta tirando con il 39.2% dall’arco su 4.2 tentativi a gara. In particolare, cerca di segnare le prime triple della sua gara, così il centro avversario deve stargli vicino e marcarlo. Questo comporta due vantaggi: Chet può attaccare dal palleggio oppure uno dei suoi compagni può andare al ferro con la squadra avversaria che ha il rim protector fuori posizione. La meccanica è solida, e l’84% ai liberi è indice che queste percentuali sono probabilmente sostenibili.

La minaccia del tiro da 3, oltre al drive come visto nelle clip in precedenza, gli dà anche la possibilità di prendersi un pullup dalla media. La fluidità con cui prende questo tipo di conclusioni è impressionante per un giocatore di quelle dimensioni.

Il tocco di Holmgren poi è estremamente solido, con Chet che riesce a segnare tiri con angoli molto complicati, a volte anche perché subisce falli non fischiati

Offensivamente Chet è quindi un giocatore estremamente efficiente, con 17.7 punti a gara in meno di 30 minuti, e gli split che recitano 53.9, 39.2 e 84.4, non troppo distante dal famoso 50-40-90 che sarebbe fuori di testa per un rookie, per giunta un centro. La sua TS% è al 64.8%, il free throw rate appena sopra il 30%. Quello che a OKC sarebbe servito da Holmgren e da un centro sarebbe stato ricoprire il ruolo offensivo che aveva Mike Muscala per garantire spaziature a Shai, ma con una fase difensiva decisamente migliore dell’attuale giocatore dei Wizards. In realtà Holmgren ha superato le aspettative anche in difesa, dove è terribilmente efficace.

Iniziamo col dire che Chet colleziona 2.7 stoppate a gara e 0.7 palloni recuperati, il tutto a fronte di 2.7 falli a partita. Sono numeri rari per un rookie, a cui tendenzialmente siamo abituati a vedere avere problemi di falli. Non è così per Holmgren, che ha dimostrato un’ottima intelligenza cestistica in difesa, e che non ha nemmeno sfigurato contro i lunghi che avrebbero dovuto demolirlo difensivamente. Si pensava infatti che con il fisico esile giocatori come Jokic, Embiid e in generale i centri più grossi lo avrebbero spazzato fuori dal campo. In realtà Mark Daigneault cerca di evitare di lasciare l’uno contro uno in queste situazioni, interponendo a volte Jalen Williams, a volte Jaylin Williams, per usare tutta la lunghezza e la potenza di Chet in aiuto, dove è semplicemente devastante. Queste opportunità generano a volte transizioni offensive per la macchina offensiva dei Thunder, che qui vede i suoi tre protagonisti condurre un contropiede magistrale

Anche in uno contro uno Chet non se la cava male. Guardate DeAndre Jordan, che è vero che è quasi un ex giocatore, ma che comunque in quel tipo di conclusioni e con quel fisico dovrebbe avere vita facile contro un giocatore esile. Guardate la protezione in 1vs 2 contro Gordon e Jokić, che porta alla stoppata su Jokić. Poi Nikola riprende il pallone e segna facilmente, ma nessuno lo può marcare in quelle situazioni. Un’altra giocata che mi fa impazzire è quando Chet va a rompere un alley oop nei pressi del ferro. Credo che nella lega forse solo 3 o 4 giocatori possano fare quello che vediamo nella clip contro Hartenstein.

Chet è poi un ottimo giocatore se portato sulle guardie, perché riesce a muovere i piedi ed essere efficace sugli switch. E anche contro super atleti che possono prendergli un passo, le leve infinite permettono recuperi al limite del ridicolo. Infine c’è l’effetto intimidatorio. Guardate Peyton Watson. Ha metri di vantaggio, ma Giddey lo trattiene quel tanto che basta perché Holmgren mangi letteralmente la conclusione. La palla torna a Watson, che traumatizzato, la perde banalamente. Chet si stacca sempre all’ultimo momento da Jokić per proteggere il ferro, anche se ciò causa un rimbalzo offensivo. E in generale Holmgren non ha paura di finire in un poster. La stoppata su Hartenstein nell’ultima clip a volte è un poster subito, ma Chet prova sempre a proteggere il canestro.

A livello di numeri Chet concede comporta un peggioramento delle percentuali al ferro dell’avversario del 10.7%. I suoi avversari tirano con 51.7% al ferro, e la percentuale si mantiene identica fino ai 10 piedi da canestro. Chet è cioè autore di una vera e propria no fly zone, che rende la difesa dei Thunder molto efficace. Holmgren è dietro al solo Brook Lopez per tiri contestati a partita, ed è già adesso tra i primi 10 rim protector della lega. I Thunder sono la terza miglior difesa al ferro dopo Boston e Minnesota, due squadre che annoverano ottimi giocatori a protezione del canestro. Il fatto che Holmgren riesca a fare tutto questo da rookie, con tutti i dubbi che c’erano alla vigilia, è incredibile. E quello che colpisce di più è come Chet non pecchi mai di egoismo, e non sbagli mai le scelte in campo.

Shai Gilgeous-Alexander, scorer e difensore magistrale

L’annata in cui Shai Gilgeous-Alexander è esploso in tutto il suo talento è stata la scorsa. Alla prima convocazione all’All Star Game, Shai ha fatto seguito entrando nel primo quintetto All-NBA. Il prodotto di Kentucky ha chiuso la scorsa stagione a 31.4 punti di media, con un’efficienza spaventosa, 62.6 di TS%. Quest’anno il numero di punti di media è esattamente identico, ma Shai si prende mezzo tiro in più a sera e l’efficienza è aumentata ancora, al 64.6%. Sebbene ciò sia controintuitivo, si spiega facilmente. Shai Gilgeous-Alexander prende meno tiri liberi dello scorso anno, anche a causa di fischi meno generosi. I tiri liberi sono calati di 2.5 unità. Per tutta risposta Shai ha alzato la sua FG% e l’efficacia dei suoi tiri da due punti, diventando ancora più infermabile nel midrange. Il suo modo di segnare è molto semplice. Shai prova sempre ad andare al ferro, e guida la lega nel fondamentale del drive a canestro, da cui ricava oltre metà dei suoi punti a gara.

Le difese sanno però cosa aspettarsi da Shai, e cercano di negare il ferro. Anche quando ci riescono, SGA ha a disposizione alternative. Shai può tranquillamente fermarsi e prendere un tiro dalla media, dove converte con un ridicolo 52%. Il midrange è il tiro delle superstar, il tiro che la difesa concede più volentieri, e convertirlo con questa efficacia rende difficilmente controllabile il canadese. Anche perché Gilgeous-Alexander al ferro conclude con oltre il 66%, e l’idea della difesa dovrebbe essere di togliergli quella opzione. Anche quando sembra non avere opzioni, il suo footwork e la capacità di ingannare il difensore lo aiutano. Inoltre, è un atleta sottovalutato, pur non avendo il primo passo di Edwards. Una volta che prende un minimo di vantaggio, riesce spesso ad amplificarlo ed andare a finalizzarlo.

Chiaramente Shai costituisce una minaccia costante per le difese. Non a caso viene raddoppiato e la difesa tende a collassare. Se questa poteva essere una buona idea negli anni scorsi, ora non lo è più. Il motivo è che i Thunder sono un’ottima squadra al tiro da tre, guidati da Isaiah Joe, quest’anno al 41.5% dall’arco su 5.5 tentativi nei suoi 20 minuti a gara. Ma anche il rookie Cason Wallace, Aaron Wiggins, Kenrich Williams, Lu Dort e Jalen Williams, oltre al già citato Holmgren, stanno tirando molto bene da 3, anche perché la qualità dei tiri è ottima. Ma quando le difese collassano l’intelligenza cestistica di questi giocatori è anche nel tagliare al ferro, prendendo di sorpresa la seconda linea difensiva per punti facili.

L’unico neo fin qui della produzione offensiva di Shai è un tiro da 3 che sfrutta molto poco. Solo 3.4 i tentativi a sera, convertiti con il 31% abbondante. SGA è un tiratore migliore delle percentuali che sta tenendo, ma in generale non tira dall’arco, ultimissima tra le sue opzioni. Questo potrebbe essere un problema in ottica playoff, dove i giocatori tenderanno a passare sotto tutti i blocchi. In generale questo aspetto andrà approfondito col passare della stagione. Ultimamente Shai sta cercando di tirare leggermente di più dall’arco, anche dal palleggio, e le percentuali ai liberi sopra al 90% dovrebbero indicare capacità di estendere il raggio di tiro. Fin qui però questo si è visto poco.

Dove Shai ha fatto decisamente un salto di qualità è nella metà campo difensiva. Gilgeous-Alexander è sempre stato più che un difensore neutrale, grazie anche alla sua apertura alare insensata. Però quest’anno il salto fa pensare quasi a un quintetto All NBA. Shai è il leader per distacco per palle rubate a 2.7 a sera, con il secondo sotto quota due. Anche quando il difensore lo batte, deve stare attento perché Shai prova spesso a toccare la palla da dietro. Ma Shai è anche più presente fisicamente, in post non viene attaccato anche perché prova a giocare d’anticipo. Muove bene i piedi ed è tra i leader nelle cosiddette hustle stats. Alle rubate aggiunge 3.8 deflection a gara, e 1.3 loose ball recuperate, cioè palle contese che va a vincere. Non si risparmia in difesa, dove il diretto avversario peggiora le sue percentuali del 2.5% contro il canadese.

Numeri del genere in termini di scoring e con questo impatto difensivo tra le guardie li ha realizzati solo Michael Jordan. Senza scomodare la storia dell’NBA, non pare azzardato dire che Shai è il miglior giocatore in entrambe le metà campo della lega, quanto meno tra gli esterni. Il record di squadra fa anche pensare a una campagna per l’MVP.

Jalen Williams è la perfetta ala moderna

Scelto con la pick numero 12 nel draft 2022, Jalen Williams ha iniziato l’anno da rookie in sordina. Con buone prestazioni, anziché soffrire il rookie wall, JDUB ha continuato ad elevare il suo gioco durante la stagione, arrivando a insidiare Paolo Banchero per il titolo di ROY. Dopo un’estate in cui JDUB ha lavorato molto sul suo fisico, ora sta dimostrando tutto il suo talento. Jalen Williams non è stato uno one and done, e ha giocato più anni a Santa Clara, un college non di primissimo piano nella WCC che ha però sfornato Steve Nash prima di lui.

Prospetto interessante, inizialmente nel processo pre-draft era persino confuso con Jaylin Williams, centro di Arkansas. L’ironia della sorte ha voluto che entrambi fossero scelti da Presti, creando gag involontarie in tutti i commentatori della lega. Jalen Williams sembrava essere il prototipo dell’ala 3&D, capace di segnare con ottime percentuali dall’arco e con ottimi mezzi difensivi, perché parliamo di un ragazzo di 198cm con 219 centimetri di wingspan.

JDUB sapeva anche mettere palla a terra, pur con qualche difficoltà dovuta alla sproporzione dei suoi arti. A volte capita ancora un’occasionale palla persa perché sembra proprio che Jalen non sappia dove mettere le braccia. Detto questo, dopo un’ottima annata da rookie, con percentuali sopra la media della lega e una personalità spiccata, ora JDUB segna 18 punti a sera con oltre il 40% dell’arco e il 61% di TS%. Il tutto condito da un’ottima solidità difensiva, che non si riflette in numeri eccezionali a livello di STOCKS, ma che contribuisce a rendere Oklahoma City una squadra molto solida in difesa. JDUB può tenere fisicamente gli avversari per favorire l’aiuto di Chet e cambiare sul perimetro. Soffre però contro le guardie più rapide a causa della sua stazza.

In realtà questo non è un problema enorme perché per difendere sugli esterni OKC ha il ministro della difesa Lu Dort e Cason Wallace, oltre a Shai e Aaron Wiggins, altro role player solidissimo. Se riesce a rubare palla poi è un funambolo in contropiede, può coprire il campo in pochi passi e concludere sfruttando l’intera estensione dei suoi arti, che è impressionante. Quando prende la palla come un quaterback della NFL fa impazzire, è inarrestabile

Come realizza i suoi punti in attacco Jalen Williams? In un modo terribilmente simile a Shai Gilgeous-Alexander. JDUB sfrutta il suo atletismo per andare al ferro e concludere, a volte aiutandosi con una lunghezza di braccia che rende non fermabili certi tipi di conclusioni. Siamo al 61.9% al ferro in stagione, a cui si aggiungono 3.6 liberi tentati a sera, convertiti con oltre l’85%.

Il numero 8 dei Thunder è anche un atleta pauroso in transizione, capace di giocate da highlights e di partire a una velocità impressionante. Certe volte sembra quasi che il suo corpo si stupisca di quanto possa essere veloce quando si lancia al ferro. Ciò ovviamente aiuta la transizione di OKC. Non solo JDUB è un mostro, ma anche lo stesso Shai e Cason Wallace chiudono i contropiedi con grande efficienza. I Thunder sono terzultimi per palle perse e la squadra che ne forzano di più, oltre 16.6 per 100 possessi. Questo genera un margine di TOV di 4.2 possessi tipicamente di puro contropiede. Vi lascio immaginare quanto possano essere efficaci con una squadra così giovane, che corre in ogni situazione possibile, al di là dei palloni recuperati.

Come per SGA, JDUB si ritrova spesso la strada sbarrata al ferro. Ha costruito la sua contro mossa contro le difese, prendendosi un pull up dalla corta distanza andando a sinistra o andando a destra. Si tratta di un tiro fuori equilibrio e con il momento del corpo che va lontano da canestro. Ma fin dai tempi del college, Williams ha saputo segnare questo tipo di conclusioni. Ora stanno semplicemente diventando il suo marchio di fabbrica.

Il poter andare al ferro e concludere battendo l’uomo sarebbe più difficile se Williams fosse un giocatore timido dall’arco. Fortunatamente per coach Daigneault, non è così. Il tiro in catch and shoot di Williams è solido ed efficiente, e quando Williams ha fiducia si prende anche uno stepback e un pullup dal palleggio. Fin qui questo tipo di tiri sta entrando, con una fiducia nei propri mezzi forse persino esagerata per Williams. Ma di certo questi tipo di conclusioni aggiungono un’ulteriore freccia nella faretra offensiva ricca di alternative dei Thunder.

Capite bene ora perché l’attacco dei Thunder sia così difficile da fermare. Con due giocatori che attaccano costantemente il ferro in maniera simile, ma con taglia diversa, e le spaziature, difendere è complicato. Shai e JDUB hanno un profilo offensivo di tiri che si assomiglia. Il fatto è che è complicato trovare una squadra che abbia due super difensori da accoppiare a entrambi, perché se ce l’hai per Shai, difficilmente a roster hai qualcuno altrettanto efficace per Williams. In tutto ciò il ferro è spesso sguarnito per la gravity generata da Holmgren. Aggiungendo un paio di tiratori l’attacco dei Thunder diventa quindi molto efficace. Ad oggi si tratta del miglior attacco a metà campo della lega, con la terza miglior difesa. Questi sono numeri da contender:

Ma quindi i Thunder sono una contender?

Di certo hanno sprazzi che fanno pensare di sì. La loro pallacanestro offensiva è eseguita a menadito, e si adattano agli avversari partita dopo partita, indice di un coaching staff solido. Quando guardate poi sprazzi di classe come nella clip qua sotto, con l’entusiasmo di una squadra giovane e le giocate di una che ammazza le partite, viene da pensare che già quest’anno i Thunder possano contendere per l’anello:

In realtà è ancora troppo presto per potersi sbilanciare. Innanzitutto, non si è mai vista una squadra così giovane vincere il titolo. L’età media dei Lakers nel 2009 era bassa, ma comunque circa 3-4 anni più alta di questi Thunder. Inoltre, questi Thunder hanno due problemi non trascurabili. Il primo è che sono la squadra che concede più rimbalzi offensivi alle avversarie in tutta la lega. Il secondo motivo è strettamente legato a primo, nel senso che i Thunder sono una squadra che ha pochi giocatori fisicamente debordanti. Questo può comportare problemi in ottica playoff, perché di giocatori con grande stazza ci sono solamente Jalen Williams e Lu Dort.

La mancanza di un lungo di riserva di stazza potrebbe pesare. Kenrich Williams sta facendo un ottimo lavoro, e quando chiamato in causa anche Jaylin Williams è solido. Il fatto che entrambi abbiano confidenza con il tiro da tre poi aiuta offensivamente. Ma è chiaro che se lasci centimetri su tre ruoli diventa poi difficile difendere il rimbalzo, e con gli extra possessi ai playoff si possono vincere le partite. C’è però un altro dettaglio da non trascurare. I Thunder sono una squadra giovane, e ha forse più senso aspettare i miglioramenti di Holmgren nel fondamentale del rimbalzo piuttosto che lanciarsi sul mercato.

A proposito di mercato, è doveroso parlare di Josh Giddey. L’australiano, sotto investigazione da parte della NBA, non sta giocando particolarmente bene. Al peggiore anno in carriera in termini di cifre, ha visto i suoi minuti calare. La starting lineup funziona con lui in campo, ma le sue mancanze difensive e un tiro da tre non solido sono un appiglio per le difese avversarie. Il fatto che Jalen Williams sia così efficace e che Chet possa mettere palla a terra ha ridotto le opportunità palla in mano di Giddey. Josh non riesce ad entrare bene nel flow dell’azione, e sembra stia pensando troppo. Inoltre, difensivamente è sempre attaccabile.

Nelle ultime partite per la verità Giddey sta trovando ritmo, ma in ottica futura coinvolgerlo in un pacchetto con scelte per arrivare a un giocatore magari meno talentuoso offensivamente, ma più solido in difesa e dall’arco potrebbe essere una mossa chiave. Chiaramente però Presti è giustamente cauto, perché la squadra al completo ha giocato solamente 30 gare. Sono sicuro che un Trey Murphy sarebbe sicuramente più funzionale e che potrebbe alzare sia il floor che il ceiling della squadra. Il problema è che quei tipi di giocatori non sono disponibili così spesso.

Si è anche parlato dell’ipotesi Markkanen, che personalmente non mi fa impazzire. Il fatto è che Shai, Jalen Williams e Holmgren giocano benissimo insieme e credo che portare un altro giocatore che prende 20 tiri a sera nella squadra sarebbe forse controproducente. Potrebbe andare a distruggere la chimica tra i tuoi tre giovani migliori, che possono potenzialmente crescere ancora moltissimo.

Il giocatore a sostituire Giddey dovrebbe prendersi 10-12 tiri a partita, quelli che Josh prende in questo momento. Ma dovrebbe sapere difendere ad alto livello e mettere palla a terra per giocare nel flow dell’azione. E possibilmente avere una situazione contrattuale non troppo svantaggiosa. Proprio per questi motivi Presti non ha tentato di prendere OG Anunoby e credo che sarà cauto. Chiaro è che con la pletora di scelte in suo possesso, invece prendere un giocatore da playoff per allungare la rotazione come un 3&D alla Dorian Finney-Smith avrebbe sicuramente senso.

I Thunder hanno il sesto miglior attacco e la sesta miglior difesa, e sono terzi per Net Rating. Gli almanacchi NBA dicono che con la top 5 in attacco e in difesa una squadra è senza dubbio una contender. I numeri a metà campo sono ancor più lusinghieri, come dimostra questo tweet prendendo in considerazione la storia della lega

Ci sono un paio di ulteriori considerazioni. OKC è la miglior squadra al tiro da tre della lega, ed è oggettivo che un paio di giocatori stiano overperfomando al tiro, mentre gli avversari tirano leggermente peggio della media della lega. Si può parlare quindi di un po’ di shooting luck, anche se non è un fattore che impatta tantissimo i numeri dei Thunder.

L’altra questione è che per quanto un dicembre complicato si sia concluso con 10-3 di record, a gennaio i Thunder avranno 17 partite, tra cui 5 back-to-back e il road trip più lungo in stagione. Mark Daigneault ha già detto chiaramente che sarebbe folle non allungare le rotazioni. Vedremo quindi se i minuti che presumibilmente prenderanno Bertans, Micić, Tre Mann e Ousmane Dieng peseranno sull’economia di una squadra che sembra una schiacciasassi.

Se a inizio febbraio i Thunder saranno ancora a questi livelli, potremmo avere la contender più giovane della storia della lega. Ai playoff potrebbe pesare l’inesperienza. Quel che è certo è che il rebuilding e il 2 dicembre 2021 sembrano appartenere ad un’altra era.

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Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.