Preview Lakers-Warriors: il duello di Akron

Preview Lakers Warriors
Copertina di Fra Villa

Ci si può girare intorno all’infinito, e non è escluso che lo faremo se ci dovessimo trovare di fronte all’esigenza di “allungare il brodo”, ma questa partita secca si decide tutta ad Akron. Uno fra i luoghi più insipidi della Terra, che ha avuto come risarcimento danni per il suo destino di sobborgo industriale l’onore di dare i natali ai due giocatori di basket più dominanti degli ultimi dieci anni.

LeBron riuscirà a tenere a bada Father Time ancora una volta? Steph riuscirà a far valere il suo talento contro la stazza dei Lakers? I due troveranno fra le malconce fila delle proprie squadre qualcuno in grado di metterci lo zampino nei momenti chiave?

Queste le domande su cui ci si gioca una sfida che vale molto di più di un posto ai Playoffs 2021; per LeBron il riposo e un primo turno – in teoria – più abbordabile, per Steph, il coronamento di una stagione da MVP aspettando di rivedere Brother Klay.

L’atmosfera è quella del duello finale, entrambi non hanno niente da perdere e sanno che potrebbe essere l’ultimo faccia a faccia a questi livelli. Noi non pensiamoci adesso però, che son cose che fanno venire la brutta idea di mettersi allo specchio a cercare i capelli bianchi, e prepariamoci a una mezzanotte – eh, c’è il fuso orario – di fuoco. Sarà anche una partita di play-in, ma ha il sapore di una finale.

Tre punti chiave della partita

1) Steph pronto a “esplodere” sui Lakers

Golden State è la squadra che parte sfavorita sulla carta e non potrebbe essere altrimenti contro i campioni in carica, che in una stagione più tranquilla sul fronte infermeria avrebbero sicuramente conquistato un posto fra le prime quattro senza ingranare le marce alte. I Lakers li sovrastano fisicamente, sono più profondi, hanno una difesa impenetrabile, esperienza da vendere in postseason e se chiedi alle loro mamme sono anche più belli da vedere.

Ma! Ma c’è un ma. I Warriors hanno Steph Curry, un vulcano pronto ad eruttare trenta, quaranta, cinquanta, addirittura sessanta punti a suon di triple, che su gara secca potrebbe travolgere i Lakers praticamente da solo e condannarli ad una fastidiosa partita da win or go home ancor prima dell’inizio dei Playoffs.

Potreste pensare che io stia solo alimentando le fantasie più sfrenate dei tifosi Warriors – siete meno del solito o sbaglio? – ma in realtà sto raccontando le paure più recondite dei losangelini – permanenti o in prestito che siano. Insomma, i bandwagoner proprio non mi piacciono; voglio dire, ma che gusto c’è a stare al traino di chi vince? Merita molto più rispetto un tifoso duro e puro come il nostro boss Astarita, che per nulla al mondo abbandonerebbe i suoi Wizards.

E dopo questa deviazione che aveva il solo scopo di sfociare in uno shoutout al capo sperando che mi faccia continuare a scrivere su True Shooting, torniamo alle paure dei losangelini.

Il problema più evidente della difesa dei Lakers è l’incapacità di far uscire belli alti i propri lunghi sui blocchi, sulla palla o lontano dalla palla che siano. I vari Harrell, Drummond e Gasol potranno dominare a rimbalzo, ma non hanno sicuramente la leggiadria per destreggiarsi intorno ai bloccanti e dare un minimo di supporto al maratoneta coatto incaricato di marcare Steph Curry. Questo è l’unico punto in cui i Lakers sono vulnerabili, e per loro sfortuna è anche il punto in cui gli Warriors sono meglio equipaggiati per colpire.

La partita si giocherà tutta intorno ai semoventi blocchi granitici di Draymond Green e compagni. Se Steph sarà in serata storta, allora i Lakers potranno dominare il pitturato facendo il bello e il cattivo tempo, ma anche il sereno-poco-nuvoloso e il coperto-con-rovesci-sparsi e le nevicate-anche-a-bassa-quota, con i loro lunghi imponenti a cui i Warriors non sarebbero in grado di trovare risposta. Al contrario, un Steph in versione vulcano attivo potrebbe spazzare via la Morte Nera dei Lakers in stile Luke Skywalker, facendola implodere con colpi precisi nell’unico punto debole.

A quel punto Coach Vogel sarebbe costretto ad abbassare il quintetto, rinunciando di fatto ad imporre la propria fisicità e portando la partita sul terreno più gradito ai Warriors, a maggior ragione con un Curry in fase di eruzione.

2) La salute delle star e la rotazione dei Lakers

Per i Lakers questo è un finale di stagione completamente diverso da quanto inizialmente preventivato a dicembre. Addetti ai lavori e tifosi, infatti, sono rimasti con il fiato sospeso fino all’ultima giornata di regular season per sapere il seeding in vista dei Playoffs. Un finale però amaro con Portland che batte Denver e i Lakers che dovranno giocare almeno una gara del play-in Tournament contro Golden State.

Giocare e vincere contro Golden State non dovrebbe essere un problema per questi Lakers, ma ci sono alcuni grossi “se” da considerare e da non prendere così tanto alla leggera. Il primo di tutti è indubbiamente la questione della salute. Le due star di Los Angeles, quest’anno, hanno saltato complessivamente 63 partite di Regular season (27 per LeBron e 36 per Davis) a causa di infortuni, e questo si traduce in soli 601 minuti insieme sul parquet, una miseria se rapportati ai 1455 della regular season passata.

Se per quanto riguarda Davis i dubbi sul suo ritorno al 100% si sono sciolti dopo la partita da 42 punti contro Phoenix, per LeBron invece ci sono ancora dei piccoli punti di domanda; nell’ultima partita di stagione contro NOLA, infatti, è uscito dal campo con 6 minuti ancora da giocare a causa di un pessimo atterraggio in contropiede.

Nonostante James nel post partita abbia dichiarato che “starà bene” e che non è un infortunio preoccupante, i dubbi rimangono: LeBron ha 36 anni, alla 17esima stagione e – quindi, con un minutaggio impressionante sulle spalle – di ritorno dal più serio infortunio in carriera, una situazione nuova anche per lo stesso Re.

L’altro grande dubbio e punto di domanda in casa Lakers riguarda la rotazione. I giallo-viola già ad inizio anno avevano ampliato la rotazione e, dopo la trade deadline, la hanno allungata ancor di più aggiungendo Drummond e Ben McLemore. Avere una rotazione lunga ha sicuramente aiutato in regular season – ricordiamo che i Lakers sono rimasti a galla anche grazie alle seconde linee quando le star erano out per infortunio -, ma non è detto che aiuti ai PO. Solitamente le squadre, durante la postseason, limitano le rotazioni a 8-9 giocatori, andando ad affidarsi sempre di più a star e ad i giocatori più solidi.

Vogel, lato lineup, è sempre stato molto flessibile, già durante la passata run nella bolla non si è fatto scrupoli nel togliere dalle rotazioni i lunghi tradizionali come McGee e Howard per dar spazio più a Morris e Kuzma. Per quanto riguarda l’imminente partita di play-in contro Golden State, Vogel con tutta probabilità manterrà il quintetto invariato, utilizzando Andre Drummond come falso starter per poi andare a chiudere con quintetti più small con Davis da centro e Kuzma e LeBron sulle ali.

Sin da questa prima partita dei play-in, sarà importante ridurre il minutaggio di Harrell in favore di quello di Gasol o di ali ad alta mobilità e capaci di tenere su più ruoli. Montrezl aveva già dimostrato ampiamente l’anno scorso con i Clippers di essere un minus in difesa e, quest’anno, nei minuti senza Davis/Gasol, non è stato da meno.

Nelle clip seguenti, prese da gare contro Golden State, vengono portate come esempi tre situazioni diverse: la prima riguarda la difesa a zona. Trezz solo all’ultimo si stacca da Paschall per ostruire Oubre, ma arriva troppo tardi e concede l’and-one. Nella seconda clip, il lungo ex-Clippers viene coinvolto in un pick and roll, riesce a recuperare, ma lo fa in modo rocambolesco e non controllato, franando su Wiseman e commettendo fallo. Nell’ultimo video Golden State è bravissima a liberare il lato con il clearout di Oubre, Curry sfrutta la caduta di Dennis e la momentanea distrazione di Harrell per eseguire un semplice taglio verso canestro e segnare due comodi punti. Limitare questi episodi sarà fondamentale per la squadra allenata da Vogel.

3) Il dominio del pitturato

Avere quintetti che raramente presentano giocatori al di sotto dei due metri è un grosso punto di forza per i Lakers, visto la facilità con cui i giallo-viola segnano nel pitturato.

Golden State attualmente concede agli avversari 14.2 punti da seconda occasione in media, il 27esimo peggior dato della lega, dall’altro lato Los Angeles è decima come punti da seconda occasione con 13.3 punti di media a gara e settima come punti nel pitturato, dove sfiora i 50. Il maggior indiziato a far la voce grossa nel pitturato, oltre alle due star della squadra, è Andre Drummond.

Nei minuti in cui il centro ex-Cavs sarà sul parquet dovrà cercare di recuperare il maggior numero di tiri sbagliati dai compagni. La presenza delle due star potrebbe giocare ulteriormente a suo favore: Davis e LeBron vengono molto spesso raddoppiati in post basso e questo potrebbe causare rotazioni e mismatch sotto i tabelloni, situazione perfetta per il “falso starter” Drummond.

Anche con lineup diverse i Lakers dovranno cercare di sfruttare molto il pitturato, dando minuti negli spot di ala e centro a giocatori capaci di aprire il campo quali Kuzma, Morris, Gasol e Matthews. Con questi quintetti più moderni i raddoppi potrebbero diventare notevolmente meno efficaci aprendo così le strade per tagli dalla punta o tiri in spot-up dopo aver ricevuto un pin-in flare screen, come quello che porta Drummond a Caruso nel video qui sotto.

Pronostici

A meno di fiammate improvvise di Steph e momenti di black-out totali dei Lakers, penso proprio che saranno i giallo-viola a vincere.

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Andrea Poggi
24 anni, istruttore di minibasket e appassionato di fotografia. Tifoso Lakers dalla nascita per fare un torto al padre tifoso Celtics, segue anche i Pelicans a causa di Lonzo Ball.