Preview Clippers-Mavericks: il rematch è servito

DAL@LAC preview
Copertina di Francesco Ricciardi

Di nuovo qui, nove mesi dopo. Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, ma al primo turno dei Playoff 2021 è di nuovo Los Angeles Clippers contro Dallas Mavericks, Kawhi Leonard e Paul George contro Luka Dončić e Kristaps Porziņģis. Una sfida per certi versi ancor più affascinante dello scorso anno: la classifica suggerirebbe un assottigliamento della distanza tra le due squadre, ma i Clippers, per tanti versi, sono considerabili la squadra più pericolosa nella Western Conference e una legittima contendente al titolo, dimensione da cui i Mavs sembrano essere ancora lontani.

Ciò non significa, tuttavia, che Dallas non possa mettere i bastoni tra le ruote agli avversari: dopotutto ci è già riuscita per le prime quattro gare lo scorso anno e la rotazione sembrerebbe essere un po’ più ampia. Di sicuro ci sarà da divertirsi.

Tre gli scontri in stagione regolare tra le due squadre, con i Mavericks in vantaggio per 2-1. Il blowout di dicembre, con un rotondo +51 a favore dei texani, è onestamente difficile da prendere in considerazione, essendo avvenuto ad appena 5 giorni dall’inizio della regular season e con valori fisici e tecnici ancora da definire. Molto più interessanti, invece, le due partite del 15 e del 17 marzo, con le squadre che si sono divise la posta in palio e che hanno fornito più di qualche spunto utile su cui riflettere.

Sebbene le due squadre siano le stesse dell’anno scorso, ci sono alcune differenze principali nelle rotazioni. Per i Clippers, quattro dei primi nove giocatori per minuti giocati in quella serie non fanno più parte della squadra. Montrezl Harrell, il pungiball di coach Carlisle e Boban Marjanović, ha lasciato la squadra durante la passata offseason (“per fortuna”, potrebbe sospirare qualche tifoso Clippers).

Al loro posto sono arrivati Nicolas Batum, Rajon Rondo, Serge Ibaka e Luke Kennard. I Clippers riavranno Beverley in questa serie, mentre Reggie Jackson e Terance Mann sono lontani cugini dei giocatori visti a Orlando.

Ai Mavericks mancherà come l’aria la versione spiritata di Bubble Seth Curry ed è altamente improbabile che Burke, al momento molto indietro nelle rotazioni, possa ripetere gli incredibili numeri di un anno fa, ma Jalen Brunson ha tutte le carte in regola per sostituirli. Josh Richardson può giocare indifferentemente come guardia e ala, ma è sotto canestro che arrivano le buone notizie per Dallas: auspicando un Porziņģis finalmente in salute come centro titolare, Marjanović potrà tornare al suo ruolo di jolly e Carlisle potrà scegliere tra Powell e Cauley-Stein a seconda delle necessità.

Due punti chiave della serie

1) La problematica difesa dei Mavs e i jolly pescabili da Carlisle

Nove mesi fa i Mavericks non arrivavano alla sfida con la fama di grande squadra difensiva e la musica, ad oggi, non è cambiata granché. Diciottesimi in Defensive Rating nella regular season 2019-20, ventesimi in quella appena conclusasi: difficile pensare di fare strada in postseason con queste premesse. Come se non bastasse, Maxi Kleber si è recentemente infortunato ed è al momento in dubbio per Gara 1.

Una sua eventuale assenza, così come pure una presenza in precarie condizioni, significherebbe guai grossi per i Mavs: il tedesco è stato il marcatore designato di Leonard lo scorso anno ed è l’unico ad avere una combinazione di stazza e velocità di piedi sufficiente per provare a stare con The Klaw.

A guardare i numeri il lavoro nella bolla non sembra essere stato esaltante, ma sono stati decisamente più i meriti di Kawhi rispetto ai demeriti dell’avversario. Kleber, oltre a essere ovviamente molto prezioso in aiuti grazie anche alla sua propensione per le stoppate, può anche cambiare senza troppi patemi sui pick and roll se inizialmente accoppiato a lunghi come Morris o Ibaka: senza di lui Carlisle sarebbe probabilmente costretto a ripensare tutto il gameplan difensivo.

Difficile dire chi potrebbe essere il piano B in marcatura su Leonard: Josh Richardson pagherebbe probabilmente troppo in termini di chili e centimetri, per cui si potrebbe virare su Dorian Finney-Smith, giocatore intenso e intelligente ma non così abile come difensore point of attack e soprattutto con precedenti disastrosi contro il n°2 dei Clippers.

Chissà che per qualche minuto non si veda in campo la soluzione Josh Green, in netta crescita nell’ultimo mese, o addirittura Nicolò Melli, che ben si è comportato nei rari scampoli di stagione in cui si è trovato a difendere in maniera più aggressiva.

Lo scorso anno Dallas ha optato per una difesa drop sui pick and roll: mossa comprensibile, visto che Porziņģis e Marjanović erano gli unici due centri di ruolo a disposizione. Quest’anno qualcosa potrebbe cambiare, non tanto per Cauley-Stein, discreto intimidatore al ferro, ma piuttosto per Dwight Powell.

Il canadese, reduce da un grave infortunio, è stato l’ombra di se stesso fino all’All-Star Game, per poi salire pian piano di colpi nella seconda parte di stagione. In attacco, se in forma, è a mani basse il miglior rollante a roster e il suo buon QI cestistico gli permette di effettuare spesso e volentieri la scelta migliore dopo lo short roll.

Per quanto riguarda la metà campo difensiva, nell’ultimo mese Dallas ha provato finalmente a cambiare sui blocchi in qualche occasione: difficile pensare che Porziņģis, che pure sembra in buona forma, possa farlo con continuità in un contesto di postseason, ma con Powell il discorso è diverso.

Questo apre scenari molto interessanti e potrebbe rappresentare una toppa al più grande problema dei Mavs: la difficoltà a difendere guardie veloci sul pick and roll. Una tipologia di giocatore che in realtà i Clippers non hanno a roster, ma due artisti del midrange come Leonard e George potrebbero fare sfracelli: non è assurdo affermare che una parte delle speranze di Dallas si racchiuda in questa singola situazione di gioco.

I role player dei Mavericks, in realtà, saranno fondamentali su entrambi i lati del campo. Finney-Smith e Kleber dovranno assolutamente trovare la via del canestro con più continuità da dietro l’arco rispetto all’anno scorso. Josh Richardson, con il suo 33% stagionale da 3, rischia di essere nel suo piccolo un ago della bilancia.

Ci sono però anche motivi per sorridere in casa Cuban: Tim Hardaway Jr. ha avuto momenti di vera e propria trance agonistica in attacco durante l’anno, mentre Jalen Brunson è alla miglior stagione in carriera e promette un apporto alla causa tale da non far rimpiangere Seth Curry. Chiaro che senza un Dončić tirato a lucido e Porziņģis sano per tutta la serie non si inizia neanche a parlarne, ma la differenza, in caso di un primo turno tirato, potrebbero davvero farla “gli altri”.

2) Ivica Zubac… il Dončić-stopper?

Chi ci segue da tempo sarà ormai abituato alle mie effusioni per il centro croato. Zubac è, prima di tutto, un ragazzo d’oro che non si lamenta mai (del proprio minutaggio, del ruolo nella squadra, del trattamento arbitrale) e ha un sorriso contagioso. Ma, cosa ben più importante per questa preview, è anche il giocatore dalle caratteristiche perfette per mettere i bastoni tra le ruote ai Dallas Mavericks.

La caratteristica distintiva del centro croato è la difesa dell’area: per essere una montagna di 213 cm e 110 kg ha piedi sorprendentemente veloci, che gli permettono di accompagnare al meglio le penetrazioni di Luka Dončić anche dopo aver accettato il cambio sul pick and roll.

Non a caso, la tattica difensiva dei Clippers negli scorsi playoff è stata quella di difendere i pick-and-roll gestiti dal fenomeno sloveno portando Zubac quasi ad altezza del bloccante – o qualche passo più indietro in leggero drop – per poi accettare un cambio tardivo e lasciare a Zubac il compito di negargli ogni conclusione in area.

La soluzione ha funzionato a pieni voti: vi basti pensare che nei 123 minuti che Dončić e Ivica hanno condiviso il parquet, Luka ha tirato con il 43.8% dal campo e commesso 21 palle perse; di contro, nei 93 minuti che hanno visto Zubac in panchina, Dončić ha convertito i tiri con un ottimo 56.3% dal campo e commesso soltanto 10 palle perse.

Zubac aumenta il tasso di palle perse dello sloveno perché gli toglie molte certezze: ha piedi abbastanza veloci da riuscire a tagliargli la linea di penetrazione al ferro; è abbastanza grosso per assorbire i contatti in area e ha leve lunghe per contestare qualsiasi invenzione nel pitturato di Luka.

Nel corso della serie sono arrivati alcuni accorgimenti da parte di Carlisle. Sicuramente non sono serviti a ribaltare la situazione al tempo, ma potrebbero essere esplorati nuovamente dall’allenatore dei Mavericks nella serie di quest’anno. L’accorgimento principale dei Mavs è stato quello di provare a sfruttare il late switch a proprio favore, in due modi: in primis cercando l’isolamento in ala per Dončić contro il croato.

Oppure scaricando immediatamente in angolo per poter attaccare il ferro dei Clippers, privo della difesa del rim-protector.

Dall’altro lato della medaglia, ciò che mi preoccupa maggiormente per i Clippers in questa serie è il quintetto piccolo. In particolare, mi chiedo con quale rapidità e frequenza Ty Lue deciderà di affidarsi ai quintetti senza Zubac, magari spinto dalla paura di concedere qualche tripla di troppo ai comprimari come Kleber e Finney-Smith.

Non fraintendetemi, la natura camaleontica dei Clippers è assolutamente un pregio di questa squadra. Batum, in particolare, si è dimostrato un’aggiunta fenomenale per complementarità dei giocatori più importanti della squadra, ed è un collante preziosissimo. Una serie contro Brooklyn, per esempio, sarebbe proibitiva per i centri di L.A., che vedrebbero poco il campo per limitazioni tecniche.

Ma, in una serie contro Dallas – che sembra perfetta per le caratteristiche di Zubac -, avrebbe senso ridurre il minutaggio di uno dei tuoi migliori giocatori perché Finney-Smith segna due triple consecutive? Qual è il prezzo da pagare per una migliore copertura del perimetro? Zubac non è solo fondamentale per la difesa dell’area, è anche un ottimo bersaglio in attacco per fare male alla difesa di Dallas.

Quando hai in campi quattro super tiratori (è il caso dei Clippers di quest’anno, che hanno ben nove giocatori a roster che hanno concluso la stagione con almeno il 40% da 3 punti e tirano con il 41% da 3 come squadra) ha più senso schierare un rim-runner o un quinto tiratore?

Io ho pochi dubbi: Zubac è uno dei pochissimi a roster che potrebbe (in parte) risolvere uno dei punti deboli di questa squadra, applicando una forte pressione al ferro e facendo da bersaglio sia in situazioni di roll dopo il blocco, sia facendosi trovare nel dunker spot al momento giusto.

Oltretutto, il centro croato è anche uno dei migliori rimbalzisti offensivi della lega: è estremamente complesso tagliarlo fuori, e garantirebbe extra-possessi cruciali (oltre a costringere i difensori dei Mavs ad andare a rimbalzo difensivo e ritardare così la transizione).

Infine, una considerazione sulla difesa dei Clippers con il quintetto piccolo in campo. Solitamente le squadre tendono a cambiare 1-5 in queste situazioni, così per sfruttare la versatilità difensiva si cambia su ogni blocco e si cerca di rimanere sempre davanti alla palla. Il problema dei Clippers è che nessuna delle loro guardie può sperare di contenere Dončić in isolamento: Rondo e Beverley, due difensori tra il buono e l’ottimo, sono carne da macello davanti allo sloveno; Reggie Jackson… beh, vi rimando a gara 4 dell’anno scorso.

In questa situazione si sta sostanzialmente lasciando completa libertà all’attacco, e Luka è uno dei migliori al mondo nel trovare l’anello debole della catena. Una possibile soluzione per i Clippers potrebbe essere un quintetto di sole ali, con Terance Mann a fare il quinto a fianco di George, Leonard, Morris e Batum; ma ad oggi il sophomore sembra non far parte della rotazione stabile dei playoff, ed è difficile auspicare un quintetto di questo tipo.

I pronostici

Enrico: 4-3 Clippers. I Mavericks hanno un anno di esperienza in più e potranno contare su rotazioni più lunghe. Metteranno in difficoltà gli avversari e sarà una serie piacevolissima da guardare, ma penso che alla fine saranno di nuovo i Clippers a spuntarla grazie al loro star power.

Lorenzo: Questa serie ha tutte le carte in regola per essere abbastanza pazzerella, non mi stupirei se andasse a Gara 7. E se la storia ci insegna qualcosa, è che una volta arrivati lì, tutto può succedere.

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Enrico Bussetti
Vive per il basket da quando era alto meno della palla. Resosi conto di difettare lievemente in quanto a talento, rimedia arbitrando e seguendo giornalmente l'NBA, con i Mavericks come unica fede.
Lorenzo Pasquali
Ha deciso di esplorare nuove vette del masochismo iniziando a tifare Clippers e Fortitudo. Le notti sogna un universo parallelo in cui CP3 e Griffin vincono il primo Larry OB della franchigia.