Miles Bridges è al livello successivo

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Copertina di Nicolo Bedaglia

Uno dei “segreti” dell’ottimo inizio di stagione degli Charlotte Hornets è legato all’impressionante crescita di uno dei giovani componenti della squadra: Miles Bridges. Il suo inserimento nel quintetto titolare al posto di PJ Washington è uno dei cambiamenti tattici di questi nuovi e frizzanti Hornets. Sul finire dell’anno scorso si erano intravisti i primi segnali di questo miglioramento e, con Hayward e LaMelo fuori per molte partite, Bridges ha preso in mano le redini della squadra con cenni di self creation e una consapevolezza degna di nota.

Fino ad oggi le sue prestazioni hanno garantito agli Hornets di ottenere un record positivo e, insieme a LaMelo Ball, sono i veri e propri motori della squadra. Tra tutte le combinazioni a due uomini hanno un net rating di 3.8 rispetto allo -0.3 complessivo della squadra. In futuro, questa squadra non sarà solo ed esclusivamente capitanata da Ball: Bridges è e sarà una componente fondamentale per il successo della franchigia.

Creazione e consapevolezza

Entrando nella lega, il principale punto di domanda sul suo sviluppo riguardava la possibilità di poter creare offensivamente con la palla tra le mani. Per via di questa sua mancanza, nel corso della sua stagione da rookie il suo impatto è stato prettamente come lob catcher e tiratore da tre sugli scarichi. Delle sue 510 conclusioni in quell’annata, il 39% è arrivato da oltre l’arco e il 41% al ferro con il 77% di questi assistiti da un compagno. La sua dimensione sembrava essere essenzialmente questa, un 3&D dalle capacità atletiche sopra la media ma con enormi problematiche nel creare separazione con la palla tra le mani.

Al suo quarto anno nella lega si stanno osservando i primi frutti, ma per gli Hornets non è stato facile investire nel suo sviluppo in questi termini soprattutto dopo le difficoltà messe in mostra nel corso delle due stagioni antecedenti a questa. Il suo miglioramento passa in primo luogo da un grande lavoro personale nel migliorare le capacità del palleggio e successivamente da un grande lavoro di coach James Borrego nell’architettare situazioni di gioco sempre più consone alle sue capacità individuali. Lo stile di gioco degli Hornets, con spesso cinque giocatori in campo in grado di portare palla con efficacia apre esponenzialmente gli spazi e quindi le sue possibilità di attaccare con grande decisione. Questa idea estremizzata al massimo dall’allenatore lo vede in alcuni frangenti di gioco come centro de facto.

Come abbiamo precedentemente anticipato, dietro questo successo c’è anche un grande e importantissimo lavoro personale di miglioramento in quanto a palleggio e arsenale di movenze in isolamento. In questa stagione Bridges è spesso usato in situazioni di uno contro uno anche nei momenti decisivi delle partite e questo è dovuto tante alle sue capacità tecniche quanto alla sua accresciuta consapevolezza come giocatore. Nella successiva clip lo vediamo decidere la gara contro i Knicks con un canestro fondamentale in seguito a una spin move sul malcapitato Julius Randle.

Questo trend è confermato anche dai numeri di queste prime partite, ad oggi più della metà delle sue conclusioni arrivano all’interno dei tre metri intorno al ferro e queste sono convertite con il 56%. La sua forma fisica e il già citato atletismo fuori dal comune gli forniscono un vantaggio naturale contro praticamente qualsiasi difensore nella lega. Nel prossimo futuro dovrà aumentare ancora le conclusioni non assistite in queste situazioni per posizionarsi tra i grandi scorer sugli esterni in NBA.

La leadership passa per la difesa

Osservando il quintetto titolare degli Hornets possiamo notare facilmente come una delle grandi problematiche riguardi il lato difensivo. Una formazione che vede allo stesso tempo Rozier e Ball deve per forza trovare da qualche parte l’apporto difensivo per contenere gli avversari: in quasi tutte le gare abbiamo visto Bridges accoppiato difensivamente al miglior realizzatore rivale.

Anche in questo fondamentale la crescita è stata altrettanto stupefacente. Nei primi anni nella lega era spesso preso di mira come punto debole sia nel contenimento in uno contro uno sia in situazioni in cui era coinvolto lontano dalla palla. Per quanto possa essere utile guardare le statistiche avanzate dopo poche gare dall’inizio della stagione è utile notare come con lui in campo Charlotte subisca 110 punti per 100 possessi rispetto ai 112 complessivamente subiti dalla squadra.

Il suo impressionante mix fisico e atletico lo aiuta a far bene anche in questa metà campo garantendogli la possibilità di reggere l’urto con qualsiasi tipo di giocatore. Con il 23% dei suoi minuti in posizione di centro è plausibile etichettarlo come vero e proprio difensore affidabile su tutte e cinque le posizioni in campo e questo si incastra alla perfezione con il sistema full – switch messo in mostra dagli Hornets in gran parte delle situazioni.

La crescita continua

Non è plausibile pensare che il suo percorso di miglioramento possa considerarsi come già all’apice. Gli aspetti da limare sono ancora tanti a partire dall’efficienza. Questo aspetto lo ha contraddistinto nella passata stagione, dove Bridges è arrivato a pochi tiri liberi realizzati dall’ingresso nel tanto famigerato club dei 50-40-90 che accoglie solo i tiratori più efficienti della lega. L’aumento del volume ha decisamente minato questa stabilità.

Nelle primissime gare della stagione questo effetto si è visto meno, permettendogli addirittura di conquistare il titolo di giocatore della settimana nell’ultima parte del mese di ottobre. Nell’ultimo mese è entrato in uno dei cosiddetti shooting slump che spesso contraddistinguono i giocatori NBA e questo ha decisamente abbassato le insostenibili percentuali delle prime settimane. Con il passare del tempo queste oscillazioni si stabilizzeranno ma è giusto pensare che sia improbabile raggiungere l’efficienza dello scorso anno anche perché il coefficiente di difficolta delle sue conclusioni è di molto maggiore.

Un ulteriore punto di enfasi nel suo sviluppo sarà la capacità di crearsi anche delle opportunità dal midrange. Il numero di conclusioni prese tra il ferro e la linea dei tre punti è sensibilmente aumentato e anche le percentuali sono leggermente migliorate. Il volume non è tale da essere considerato un pericolo anche in questa zona del campo ma Bridges ha tutte le qualità tecniche per poter essere più decisivo anche in queste situazioni.

Il primo a scommettere sulla sua personale crescita è stato proprio Miles Bridges. Entrando nel quarto anno molti si aspettavano una possibile firma per estendere il contratto. Tuttavia, gli Hornets e lo staff che assiste il giocatore hanno deciso di comune accordo di usare questa stagione come banco di prova per avere un’idea tangibile del miglioramento per poi trasformarlo in estate in termini economici.

Se il suo sviluppo continuasse con questa traiettoria sarebbe plausibile pensare all’arrivo di un massimo salariale per cinque anni e questo sarebbe un giusto accordo per entrambe le parti. Bridges, nel frattempo, non ha mai smesso di mandare segnali d’amore per questo ambiente e non ha mai messo in discussione il suo futuro che appare abbastanza scontato. L’investimento fatto dagli Hornets nell’ultimo periodo con i cambiamenti nell’organizzazione stanno iniziando a pagare i dividendi ma la storia di questo giocatore ci dimostra come in questo ambito non ci sia nulla di lineare, ma sia necessario avere molta pazienza e necessità di accettare errori e periodi complessi da gestire.

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Filippo Barresi
Calciofilo prestato alla NBA, tifoso degli Charlotte Hornets e della Sampdoria. Studente di Marketing all'Università di Torino, classe 1998. Molto probabilmente non vedrà un successo sportivo nell'arco della sua vita.