Otto appunti sul quarto mese NBA

Anfernee Simons
Copertina di Marco D'Amato

Siamo in quel periodo della stagione NBA in cui tutti smettono di preoccuparsi del basket giocato e pensano solamente a possibili (oddio, non sempre possibili) scambi. Eppure vi posso garantire che sapere cosa stia effettivamente succedendo in campo è una condizione necessaria e non sufficiente a discutere di mercato, e soprattutto che il fine ultimo del mercato di ogni franchigia sia appunto migliorare le prestazioni in campo. Quindi prendiamoci una pausa dal basket immaginato e lanciamoci in quello giocato.

A che punto è Klay Thompson

Premessa numero uno: Klay sarà sicuramente più in forma ad inizio aprile di quanto non lo sia ora. Premessa numero due: Klay e Green hanno diviso il campo per un quantitativo ridicolo di minuti, e sappiamo tutti che gli effetti benefici del movimento senza palla di Klay vengono amplificati enormemente dalle letture del prodotto di Michigan State. Detto questo, nelle prime gare Klay migliorava sensibilmente da una notte alla successiva, mentre dall’ultima settimana di gennaio in poi ho avuto la netta sensazione che le sue prestazioni si siano più o meno stabilizzate: tempo dunque di trarre i primi bilanci sul suo rientro.

Klay ha perso molto in difesa Point of Attack, sembra molto più legato nei movimenti laterali (e sarebbe stato sovrumano fosse stato altrimenti, sia ben chiaro) e meno reattivo sui cambi di direzione avversari. Tradotto: Klay non soltanto difensivamente parlando non è il Klay del 2016, ma non è nemmeno quel del 2019. Il ruolo che era di Klay allora, a mio parere, deve essere stabilmente di Wiggins, che è probabilmente un difensore Point of Attack migliore di quanto Klay non sia mai stato. A Klay toccherà allora probabilmente un ruolo diverso, quasi da battitore libero lontano dalla palla. Ecco, diciamo che non è esattamente quello che gli riesce meglio.

Storicamente Klay si è sempre un po’ “addormentato” lontano dalla palla, e sembra che nulla sia cambiato in questi anni lontano dal campo. Da quanto si è visto sinora, ad aprile vedremo una Golden State meno temibile dal lato difensivo di quella di inizio stagione, almeno nei minuti con Klay in campo. Certo però la musica è diversa dall’altro lato.

Aggiungere al miglior tiratore di sempre, nonché sicuro top2 per movimenti lontano dalla palla, uno dei migliori attaccanti off ball di sempre in Klay farà meraviglie per tutti, Steph compreso. Riassumendo, anche non al pieno dei suoi poteri Klay Thompson rimane sicuramente il migliore acquisto che una contender potesse fare in questa trade deadline.

Perché non si sente parlare di Grant Williams?

Boston sta vivendo il momento migliore della stagione: il calendario agevole di certo ha aiutato la compagine di Ime Udoka, ma la palla ultimamente sembra girare in maniera molto più fluida. Un nome che raramente viene citato ma che è uno dei principali responsabili dei miglioramenti Celtics è quello di Grant Williams.

Come di tanti altri prospetti, di Williams ai tempi del draft si diceva che sarebbe stato un buon giocatore NBA “qualora avesse sistemato il tiro”. Bene, quel momento sembra essere arrivato: Williams sta tirando da 3 col 43% in stagione su un volume rispettabile (più di 5 per 36′) e ha quasi il 90% ai liberi. Le triple dall’angolo Williams le sta tirando col 53%. Come al solito, quando il tiro comincia ad entrare, gli avversari lo rispettano di più, e questo apre spazio alle entrate in palleggio. Vi ricordate il passaggio della clip qua sopra? Ecco, Williams sa fare anche di meglio.

L’altra cosa che si diceva di Williams al draft era che avesse il potenziale per giocare da 5 in lineup che cambiavano tutto sul perimetro: anche qui, pare che la previsione fosse azzeccata. Williams rimane un buon difensore perimetrale, anche grazie ad un’opera di snellimento che va avanti dal suo primo anno a Tennessee.

In fin dei conti, Grant Williams ha solo 23 anni ed è alla terza stagione nella lega. Il suo profilo è uno di quelli che richiede più adattamento ai ritmi della NBA: per capirci, alla sua età Draymond Green era ancora lungi dall’essere il Draymond Green che conosciamo. Metteteci sopra anche il fatto che i Celtics delle ultime tre stagioni non sono stati il miglior contesto per sviluppare i propri talenti e dovreste trarne la conclusione che è presto per abbandonare la scialuppa. Vediamo se in estate riuscirà a strappare una cospicua estensione contrattuale.

Ai Bucks manca Brook Lopez

I Bucks hanno basato la vittoria dello scorso anno (ed il prolungato successo in Regular Season, a dire il vero) su un semplice concetto: proteggere il ferro ad ogni costo. Non è un caso che i due momenti dell’anello Bucks che rimarranno nella memoria collettiva sono una stoppata al ferro ed una palla rubata su un tentativo di penetrazione in cui uno dei migliori attaccanti degli scorsi play-off si è trovato di fronte tra sé ed il canestro un trio formato da PJ Tucker, Jrue Holiday e Giannis.

So perfettamente che in nessuno dei due momenti Brook Lopez era in campo, ma so anche che in entrambi i casi c’era PJ Tucker, chiave di volta per giocare una lineup in grado di cambiare 1-5 e che ha di fatto consentito ai Bucks di sguinzagliare Giannis da 5 per larghi tratti di gara. In questo momento, Milwaukee non ha una lineup in grado di replicare quell’idea di difesa, e gli avversari hanno capito che il miglior modo di attaccare una difesa incentrata intorno a Giannis è…attaccare Giannis.

Rimango ancora convinto del fatto che Milwaukee possa fare bene difensivamente con Giannis da 5 per un quantitativo limitato di minuti, anche se non tanto bene quanto l’anno scorso. Il problema è che nei restanti minuti chi sostituisce il giocatore che ha probabilmente messo in mostra le migliori letture in drop negli ultimi 3/4 anni è…Bobby Portis.

Portis viene da una buona run PO, ma un conto è giocare contro le riserve avversarie, un conto è giocare contro i titolari: i secondi sanno punire le tue debolezze in modi che i primi non riescono nemmeno a concepire. Portis è un ottimo 5 di riserva, soprattutto grazie alle sue doti offensive, ma è un 5 titolare con moltissime lacune difensive. Mettiamola così: i Bucks l’anno scorso avevano il decimo Defensive Rating della lega, nonostante fossero ventinovesimi per percentuale da tre concessa agli avversari (dato su cui sappiamo la difesa ha poco controllo); quest’anno sono noni, ma sono noni anche per percentuale da tre concessa agli avversari: l’anno scorso questi segnavano le loro triple col 39%, quest’anno col 34%.

Tradotto: i Bucks l’anno scorso erano una difesa top10 nonostante gli avversari segnassero di tutto, quest’anno sono borderline top10 soprattutto grazie a percentuali avversarie dal perimetro rivedibili. Se gli avversari segnassero da 3 con la percentuale dello scorso anno, i Bucks sarebbero ventiseiesimi per Defensive Rating. E per inciso, a vederli giocare con Portis in campo contro i titolari avversari sembrano a tutti gli effetti una difesa tra le peggiori della lega, soprattutto quando Giannis viene coinvolto nell’azione principale.

I Bucks sono probabilmente ancora i miei favoriti ad Est, ma senza Brook Lopez il loro margine di errore è praticamente inesistente.

Finalmente Simons

Finalmente a Portland si sono resi conto di cosa hanno per le mani. Siamo ormai a 21 gare giocate da Anfernee Simons senza Damian Lillard in questa stagione, ed in queste ha tenuto una media di 21+6+3, con split al tiro da 45/40/87 e perdendo meno di tre palloni a notte. In sei di queste 2 gare, a Portland mancava anche CJ McCollum: in queste, Simons ha fatto registrare 28+8+3 di media (51/46/91), e le palle perse non sono aumentate. Per farla breve: se Portland vuole davvero fare tabula rasa e ripartire, dovrebbe dare palla a Simons e levare tutti di torno.

Simons ha un grosso vantaggio rispetto a tutte le guardie passate per Portland negli ultimi anni: la taglia, e questa gli consente di vedere linee di passaggio che sono precluse sia a Lillard che a McCollum. A questo aggiungete che Simons è sin da ora uno dei migliori tiratori perimetrali dal palleggio della lega, e fate presto a capire perché per lui si aprano tante possibilità di trovare i compagni.

Se pensate che Simons sia solo un realizzatore, sbagliate. Certo, il suo gioco è ancora prettamente perimetrale e fa ancora difficoltà ad andare al ferro, ma raramente si vede una combinazione di tiro dal palleggio e visione di gioco così in un ragazzo di 22 anni. Simons si merita almeno la chance di avere la squadra tutta per sé per il resto della stagione.

JJJ spacca Internet

Non so quante persone ci fossero più alte di me su Jaren Jackson Jr nel processo che portava al draft. In quel draft che credo entrerà nella storia come uno dei migliori di sempre, Luka era il mio chiaro numero 1, ma pensavo che JJJ meritasse una scelta in top3: in lui vedevo il prototipo perfetto del 5 moderno, che dà ottime spaziature ma offre buona protezione del ferro allo stesso tempo. Poi per anni una tendenza a commettere falli unita ad un fisico mingherlino per giocare da ancora difensiva della squadra hanno fatto sì che JJJ dividesse il campo con un altro lungo, e per tutto quel tempo mi sono chiesto se JJJ potesse davvero finire per essere un 5. Direi che ora abbiamo la risposta.

JJJ non ha più la mobilità che lo distingueva e gli consentiva di rimanere sul perimetro con pressoché chiunque, ma nella clip qui sopra lo vediamo assorbire un contatto da Whiteside e poi bloccarne il tiro, e se non ve ne foste accorti per tutti i difetti che ha come giocatore Whiteside è un marcantonio. E sebbene JJJ abbia sì perso mobilità, di certo ne ha ancora a sufficienza per marcare tutti i possibili small ball 5 che incontrerà nella sua carriera e poi sfruttare il suo vantaggio di taglia al ferro.

L’impatto di Jackson non si limita al ferro. Praticamente in ogni zona del campo in cui si trova (ed ultimamente la sua posizione nella difesa sul pick&roll si sta alzando sempre di più all’altezza del blocco) JJJ istituisce una no-fly zone che non perdona nemmeno i tiratori.

Il tutto senza dimenticarci che JJJ è buon tiratore, e sebbene le percentuali in annata per ora siano pessime (32%), gli avversari lo rispettano ancora come tale, e lui può sfruttare questo a suo vantaggio grazie anche a delle capacità di palleggio non comuni per uno della sua taglia.

Grizzlies, per l’amor di dio, sbrigatevi ad accelerare questa timeline che mi stanno prudendo le mani al solo pensiero.

Vi siete dimenticati di Derrick White

Derrick White è il classico giocatore che risulta tanto utile e forte quanto il contesto attorno a lui è competitivo. Non dovrebbe dunque sorprendere il fatto che molti abbiano urlato allo “strapagato” quando White ha firmato un’estensione contrattuale da 70 milioni che scadrà nel 2024/25. Dopo le prestazioni nella serie contro i Nuggets del 2019 e l’ottima run nella bolla, il fan medio si è un po’ dimenticato di Derrick White. Bene, non commettete lo stesso errore.

White è sempre stato un ottimo difensore Point of Attack, che attacca il ferro con costanza e con un tiro ondivago. Ecco, quella attuale è la prima stagione in cui White sembra veramente a suo agio con la palla in mano, anche nella creazione per i compagni.

In carriera, White non aveva mai fatto registrare 4 assist a notte. Quest’anno gira a quasi 6 di media, e diventano 8 nelle gare in cui Murray non tocca il parquet. Con questo non voglio dire che San Antonio debba prendere una decisione su chi dei due tenere o che ci sia una grossa sovrapposizione in quello che fanno in campo, quanto piuttosto che White sta compiendo tutti i passaggi necessari al diventare un ottimo terzo/quarto giocatore in una squadra che punta a fare una run playoff profonda.

Ricordatevi che White esiste, e che qualora una contender decida che il suo contratto vale i soldi che ci sono scritti sopra e scambi per lui, allora sarà evidente che White possa essere un giocatore adatto a palcoscenici di un certo livello.

Herbie il maggiolino tutto matto

Quando vedo un prospetto che in campo sa fare un po’ di tutto tranne tirare, non riesco a non farlo diventare un mio pupillo. Perché è vero, il tiro potrebbe non sistemarsi mai, ma anche in quel caso il giocatore in oggetto sarà verosimilmente un discreto giocatore NBA. Se poi il giocatore in oggetto viene per caso draftato dai Pelicans (e dunque in automatico il suo tiro diventa tre volte meglio di quanto non fosse in sede di draft), ecco che quel giocatore diventa immediatamente un grosso positivo in qualsiasi contesto.

Sì, ovviamente sto parlando di Herb Jones, che non solo è sin da ora un difensore estremamente rognoso sul portatore di palla chiunque esso sia purché non sia un centro, ma ha anche una comprensione di quello che succede in campo che rasenta l’onniscienza.

Sebbene ci siano delle ovvie distinzioni da fare tra i due, Herb Jones difensivamente ricorda molto Mikal Bridges: smilzo, lungo, energia pressoché infinita, tempismo e senso della posizione, braccia estensibili a piacimento.

Certo, quello che non mi aspettavo è che nel giro di una stagione Jones diventasse un tiratore al 37% da 3 (sebbene con volume basso) e 84% ai liberi. Il semplice fatto che gli scouting report non dicano “lasciategli tre metri” è una grossa conquista per Herb, e gli consente di mettere in mostra la sua visione di gioco, certamente sopra la media per un giocatore con il suo ruolo.

I Pelicans sono finiti in una situazione scomoda (ed in larga parte la colpa è solo, soltanto e solamente loro), ma in Jones hanno pescato una piccola gemma con la scelta numero 35.

Calipari did it again: Isaiah Jackson

Consiglio per chiunque tra voi voglia buttarsi nell’analisi di prospetti che arrivano al draft: una volta che avete finito di comporre la vostra board, lista o chiamatela come volete, prendete tutti i prospetti da Kentucky e alzateli di 5 posizioni rispetto a dove li avete messi. Probabilmente non sarà sufficiente a compensare quanto il contesto costruito loro attorno da Coach Calipari ne abbia penalizzato le quotazioni, ma almeno non vi sentirete eccessivamente stupidi a rivedere le vostre valutazioni anni dopo. Ultimo rampollo di questa secolare tradizione pare essere Isaiah Jackson.

Jackson è capitato forse nella peggiore delle situazioni possibili per il suo sviluppo, in una squadra in cui il Diktat di essere competitivi a tutti i costi arriva da piani molto alti e nel suo ruolo ci sono Sabonis e Turner, oltre che uno dei migliori prospetti del draft 2019 in Bitadze (anch’egli rimasto chiuso dietro i due oggetti del desiderio della trade deadline che si sta avvicinando). Al draft veniva presentato come un prospetto grezzo, buono nella difesa perimetrale, troppo leggero per giocare da 5 e con un tocco ed una comprensione del gioco rivedibili: già da ora Jackson sta dimostrando di poter essere molto di più, facendo registrare 3 stoppate per 36 minuti.

Prima di subire un infortunio alla caviglia che lo terrà lontano dai campi da gioco per un’altra settimana, Jackson aveva avuto la possibilità di partire in quintetto: in tre gare, ha fatto registrare medie di 18 punti e 7 rimbalzi in soli 24 minuti a notte. Jackson sembra poter essere un mostro di produzione per minuto, oltre che un giocatore estremamente adatto al ruolo da 5 nella NBA dei prossimi anni. Speriamo solo che Indiana non sia un’altra situazione non adatta a mettere in mostra i suoi talenti.

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Andrea Bandiziol
Andrea, 31 anni di Udine, è uno di quelli a cui potete scrivere se gli articoli di True Shooting vi piacciono particolarmente. Se invece non vi piacciono, potete contattare gli altri caporedattori. Ha avuto la disgrazia di innamorarsi dei Suns di Nash e di tifare Phoenix da allora.