Cosa pensiamo di Dejounte Murray agli Hawks

Dejounte Murray Hawks
Copertina di Matia Di Vito

Alla fine, il momento è giunto. Se ne parlava da settimane e, dopo svariati rumors e smentite, gli Atlanta Hawks hanno ottenuto, in cambio di un succoso pacchetto di scelte, quello che a loro parere è il compagno di backcourt perfetto per Trae Young: Dejounte Murray.

Nella fattispecie, le scelte mandate da Atlanta in direzione Alamo sono le loro prime 2025 e 2027, oltre alla 2023 di Charlotte e uno swap nel 2026.

Le scelte di Atlanta non sono protette, e questa è un’ottima notizia per gli Spurs, mentre lo è quella di Charlotte, che rimarrebbe agli Hornets in caso finisca nella top 16 del draft.

Atlanta non è riuscita a trovare prime future per la propria ala da girare a San Antonio, ma sembra stia ancora cercando di muovere Collins, senza però registrare troppo interesse.

Nelle prossime righe due rappresentanti delle franchigie coinvolte, Matteo Berta per gli Hawks e Leonardo Spera per gli Spurs, commenteranno lo scambio, il fit di Dejounte accanto a Trae Young e le implicazioni presenti e future per entrambe le squadre.

Non ci resta che augurarvi buona lettura.

La trade dal lato Hawks

Matteo Berta: Atlanta si aggiudica il fit perfetto per la città. Dejounte bello come il sole e fresco come una rosa è pronto ad inserirsi, grazie anche alle amicizie di Trae, a pieno nella scena trap di Atlanta, rendendo ancora gli Hawks più iconici e amati da parte delle fasce più giovani.

Per quanto riguarda il basket giocato, invece, c’è molto di cui discutere.

Prima di tutto partiamo dal prezzo: tre prime scelte, la 2023 di Charlotte, protetta 1-16 (2024 1-14, 2025 1-14), la 2025 unprotected e la 2027 unprotected. Cedere due prime scelte senza nessun tipo di protezione è sempre un rischio, potrebbe succedere qualsiasi cosa (tra infortuni e giocatori che se ne vanno) e saresti costretto a cedere una scelta molto alta. Il prezzo è, dunque, alto, ma meno traumatico rispetto a quelli che erano i potenziali rumors usciti negli scorsi giorni, che parlavano di inserimenti di giocatori come Collins, Huerter o Okongwu oltre alle suddette scelte. Se Dejounte era un obiettivo importante è stato preso ad un prezzo alto, ma congruo tenendo in considerazione quello che la società si aspetta da lui.

Il fit in campo, soprattutto con Trae, invece, potrebbe essere più problematico. Dejounte e Trae sono due giocatori che danno il meglio giocando tantissimi pick&roll da palleggiatore. E per quanto l’assenza di un creatore secondario sia stata pagata fortemente durante la run playoff contro gli Heat, andare all-in per mettere di fianco a Trae un ottimo creatore, ma che scarseggia fortemente di un gioco off-ball lascia parecchi dubbi e spunti di dibattito.

Il coaching staff dovrà trovare il modo di far coesistere i due, cercando di farli performare al meglio, per almeno una 20ina di minuti a gara, utilizzando gli altri 13-15 minuti di entrambi per fare in modo che uno dei due sia costantemente in campo a dettare i ritmi dell’attacco.
Quando saranno in campo insieme sarà più probabile vedere Trae partire lontano dalla palla per riceverla in movimento e con l’obiettivo di ampliare un vantaggio già creato dalla ricezione dinamica.

Penso che Trae possa essere in grado di giocare correndo sui blocchi, come nel video qui sopra, rendendo più dinamico un attacco che, troppe volte, si è rivelato troppo statico e prevedibile lo scorso anno. È sempre molto complicato, però, convincere superstar abituate ad avere la palla in mano a giocare lontano da essa, sacrificando alcuni possessi per il bene della squadra.

I dubbi sul fit offensivo credo siano palesi a tutti, ma vorrei concentrarmi anche sulle note positive dell’acquisizione di Murray:

  • finalmente c’è, tra gli esterni di Atlanta, un giocatore capace di mettere pressione al ferro
  • finalmente è stato preso un difensore POA (point of attack) da spendere sulle guardie e sui playmaker avversari, che, insieme a Hunter, potrà fare bene

Sebbene anche Trae sia in grado di attaccare il ferro grazie alle grandi abilità di palleggio e al suo floater, la dinamicità e l’atletismo di Dejounte portano qualcosa di diverso. Murray e Trae lo scorso anno hanno preso un numero molto simili di tiri nella restricted area, ma Murray li ha convertiti, ovviamente grazie ai mezzi atletici, con il 5% in più e non è poco. In più, ora, i lunghi avversari dovranno preoccuparsi di due ottimi penetratori che attaccano il ferro in modo diametralmente opposto, rendendo il compito dei rim protector più complicato.

Per quanto riguarda la difesa, invece, Dejounte è sicuramente un profilo che serviva:

Le sue braccia infinite e i suoi scivolamenti veloci gli permettono di sporcare tantissimi handoff, è in grado di difendere sulle linee di passaggio e riesce a stare ottimamente davanti al suo uomo contestando i tiri e sporcando il palleggio. Sarà da vedere se riuscirà a limare i suoi difetti più importanti, come ad esempio il rischiare troppo l’anticipo lasciando dei buchi, ma soprattutto sarà da vedere l’impegno che metterà difensivamente in correlazione al suo ruolo offensivo.

Per quanto riguarda la trade in sè ci sono dubbi, ma credo che sia un qualcosa dal grande swing, può andare molto bene, può andare molto male.

Quello che, però, non mi piace degli Hawks dalla scorsa estate è l’atteggiamento: ogni anno tutti i giocatori vengono messi sul mercato, facendone perdere valore, non viene poi scambiato nessuno e bisogna ricostruire dai cocci di uno spogliatoio con tante crepe causate dalla dirigenza, i giocatori che devono essere ceduti non vengono messi in mostra (e.g. se vuoi cedere Collins dovresti fargli prendere tanti tiri per un certo periodo di tempo al posto che diminuire gradualmente e ingiustificatamente il numero di azioni chiamato per lui), ci si affida ad un allenatore discreto, ma sicuramente non adatto ad un progetto e ad un cammino di crescita con la squadra, si sceglie bene al draft, ma non si ha il coraggio di far giocare i rookie per farli sviluppare.

Insomma, i problemi degli ultimi anni sono infiniti, correlati anche alla trade di Dejounte che sembra essere una sorta di conferma di una dirigenza che non ha le idee chiare su come muoversi e su come mantenere competitiva la squadra.

la trade dal lato Spurs

Leonardo Spera:

Se dodici mesi fa mi avessero detto che gli Spurs sarebbero riusciti ad ottenere tre prime scelte da Dejounte Murray, avrei sorriso per poi allontanare in fretta un pensiero così fantasioso e poco realistico. 

E invece eccoci qui, con il nativo di Seattle in volo verso la lussureggiante Georgia e il front office di San Antonio che si trova improvvisamente con un capitale futuro di scelte al draft alquanto consistente. 

Sarò sincero, nelle scorse settimane mi ero fatto ingolosire dai rumors che indicavano gli Spurs come pronti a strappare giovani prospetti come Onyeka Okongwu, Jalen Johnson o AJ Griffin dalle grinfie degli Hawks, e per questo non nego di aver provato una punta di delusione all’annuncio della trade che vedeva San Antonio ottenere “solo” tre prime scelte future (oltre a un Danilo Gallinari il cui futuro è lontano da San Antonio).

Arrivare ad aggiungere un altro giovane di belle speranze al gruppo attuale sarebbe stato certamente intrigante, ma si sarebbe rischiato di mettere troppa carne al fuoco; con già tre rookie scelti lo scorso 23 giugno e altrettanti giocatori con belle prospettive di crescita, l’aggiunta di altri prospetti potrebbe complicare lo sviluppo di tutti. 

Per quanto dispiaccia veder partire un ragazzo come Dejounte, che in pieno stile Spurs ha fatto del duro lavoro, della grinta e del carisma i suoi marchi di fabbrica, da tifoso non posso che dirmi soddisfatto della mossa di Brian Wright e soci. Vendere quando il valore di mercato è all’apice è la base di qualsiasi investimento, e il valore di Murray non è mai stato così alto come in questi mesi.

Questo scambio è il vero e proprio inizio del tanking sfrenato in quel di San Antonio, che ora non ha altro da fare che accumulare scelte e sviluppare i giovani virgulti già a disposizione in vista dei prossimi draft.

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Leonardo Spera
Tifoso Spurs e Fortitudo, vive consumato dal dilemma sul se considerare Manu Ginobili il più grande giocatore di pallacanestro mai esistito. Appassionato di college e draft, gli bastano una wingspan sopra i 2.10 e una buona difesa per innamorarsi di qualunque prospetto.
Matteo Berta
Matteo, studente di ingegneria informatica a Torino. Si è innamorato dei Clippers nello stesso modo di tanti altri, vedere Chris Paul che alza il pallone a Blake Griffin a 12 anni era uno spettacolo. Crescendo si è innamorato di Trae Young e delle prospettive di questi Atlanta Hawks.