La feroce lotta per la postseason a Ovest

Play-in NBA
Copertina di Valentino Grassi

Con la trade deadline e l’All Star Game, la stagione NBA arriva al suo naturale spartiacque. Da qui in avanti inizia la fase decisiva della stagione, in cui si inizierà a capire quali squadre andranno ai playoff e quali potrebbero essere gli accoppiamenti. In un anno in cui mancare la postseason potrebbe essere particolarmente conveniente, considerata la possibilità di mettere le mani su Scoot Henderson e sul talento generazionale di Victor Webanyama, sorprende il fatto che nella Western Conference siano 13 le squadre a giocarsi i dieci posti per la postseason.

A inizio anno, considerato lo smantellamento degli Utah Jazz, che hanno ceduto Mitchell e Gobert, e l’infortunio di Holmgren, la seconda scelta assoluta al draft 2022, molti hanno pensato che OKC e Utah avrebbero sì gareggiato, ma per un record bottom 5 nella lega. E con Portland che al draft ha virato su un profilo giovane e ad alto potenziale, ma molto acerbo come Shaedon Sharpe, l’impressione è che fossero a un infortunio di Lillard dal giocarsi la prima scelta assoluta in lottery. Invece solamente i San Antonio Spurs, che hanno ceduto Dejounte Murray in estate e puntato a una ricostruzione, e gli Houston Rockets, ormai squadra peggiore della lega da tre anni e con pochi segni di progresso, sono completamente fuori dai giochi.

Con gli scambi della deadline ora gli equilibri sembrano essere cambiati. E considerando che un filotto di sconfitte come le dieci consecutive di New Orleans possono potenzialmente capitare per tutte le squadre, ad oggi abbiamo due squadre sicuramente ai playoff col fattore campo, tre che salvo cataclismi faranno la postseason senza passare dal play-in e ben 8 squadre a giocarsi l’ultimo posto sicuro ai playoff e i 4 ai play-in. Cercheremo di capire, in base a calendario, stato di forma e miglioramenti alla deadline, quali squadre ce la faranno. Ho estromesso da questo elenco i Phoenix Suns, perché dopo il rientro di Booker sono tornati agevolmente a correre e hanno preso un certo Kevin Durant. Discorso simile per i Clippers, che si sono sbloccati e ora sembrano sani, mentre Sacramento attualmente è terza con 4.5 gare dall’undicesimo posto e ha una rotazione e un gioco solido per la regular season che mi dà fiducia.

Dallas Mavericks

Net Rating: +0.3 (15°), 8° attacco, 24° difesa;

Gare contro avversari chiave: 2 contro i Lakers, 1 contro Utah, 1 contro NOLA, 1 contro i GSW;

Gare di vantaggio sull’undicesimo posto: 2.

I Dallas Mavericks sono tra le protagoniste del mercato di febbraio, avendo messo le mani su Kyrie Irving, un All-NBA da accoppiare a Luka Dončić. Il prezzo pagato è stata la cessione di Dinwiddie, una prima e due seconde, ma soprattutto Dorian Finney-Smith, giocatore fondamentale per gli equilibri offensivi e difensivi. Accoppiare due giocatori compatibili come Luka Dončić e Irving creerà non pochi grattacapi alle difese avversarie, ma Dallas ha bisogno che i suoi due migliori giocatori facciano la differenza anche in difesa e che siano sani.

Le tre sconfitte prima dell’ASG hanno messo Dallas in una posizione scomoda, con un calendario che ha pochi scontri diretti, ma che è tutt’altro che semplice, considerate anche le tre sfide contro Memphis, le due contro i 76ers e quella contro i Suns. Di certo Dallas non ha una rotazione lunghissima, ma è più forte di quanto non fosse prima della deadline, e con due All Star sembra difficile che mancheranno i playoff, ma non è scontato che non passino dal play-in, complice anche una difesa tutt’altro che brillante.

Golden State Warriors

Net Rating: +0.1 (18°), 13° attacco, 20° difesa;

Gare contro avversari chiave: 2 contro Lakers, 1 contro Dallas, 2 contro NOLA, 2 contro OKC, 1 contro Portland, 2 contro Minnesota;

Gare di vantaggio sull’undicesimo posto: 1.

Se la regular season finisse oggi, Golden State andrebbe al play-in col nono seed. La stagione è stata tutt’altro che eccezionale per i campioni in carica, che ora complice l’infortunio di Curry si trovano in una situazione abbastanza scomoda. Hanno 8 scontri diretti fondamentali da qui alla fine, e sicuramente le 6 partite che dovranno affrontare contro Phoenix, Memphis, Sixers, Bucks e Nuggets non sono facilissime, eppure sembra una follia pensare che i campioni in carica possano mancare i playoff.

Klay Thompson è tornato in forma, Jordan Poole in assenza di Curry ha fatto un passo in avanti dopo le difficoltà a inizio stagione, Draymond Green è il solito leader difensivo e Steve Kerr è un coach estremamente capace in queste situazioni di difficoltà. Golden State si è liberata di Wiseman in cambio di un Saddiq Bey poi girato ad Atlanta per 5 seconde, che si sono trasformate nel ritorno Gary Payton II. Una mossa che pone fine all’era breve e sfortunata nella baia della seconda scelta del 2020.

Non mi stupirei se i Warriors partissero a cannone appena finita la pausa con un filotto di 5 vittorie per chiudere subito il discorso. Ne hanno le capacità e l’hanno dimostrato in innumerevoli partite, salvo poi cascare in una mancanza di costanza di rendimento che li tiene sul record di 29-29. E in effetti se le statistiche avanzate riflettono questo rendimento altalenante, l’eye test delle partite che hanno dominato ci fa capire che i campioni in carica non saranno i favoriti per l’anello, ma lotteranno e saranno un cliente scomodo per tutti. Di certo arriveranno meno freschi ai playoff, complice un carico di lavoro maggiore dovuto alla mancanza di Steph.

New Orleans Pelicans

Net Rating: +1.4 (11°), 16° attacco, 7° difesa;

Gare contro avversari chiave: 1 contro Lakers, 1 contro Dallas, 2 contro GSW, 1 contro OKC, 2 contro Portland, 1 contro Minnesota;

Gare di vantaggio sull’undicesimo posto: 1.5.

Se avete smesso di seguire la NBA a metà gennaio, potreste chiedervi come è possibile che NOLA, che era saldamente in zona playoff col fattore campo, sia crollata. Dieci sconfitte consecutive non aiutano, complici gli infortuni di Zion e Ingram. In realtà NOLA ha un’ottima squadra e ora che anche Ingram è rientrato sembra che la postseason sia più abbordabile, non fosse che il calendario è da incubo. Oltre ai 7 scontri diretti abbiamo Nuggets, due volte Knicks, Clippers e Kings, e una partita contro Memphis. Significa che delle 23 partite rimanenti, più della metà sono impegnative, contro squadre che competono per i playoff. La difesa di Willie Green è la roccaforte su cui fare affidamento, sperando che Ingram resti sano e Zion torni presto per terrorizzare gli avversari. L’acquisto di Josh Richardson dovrebbe aiutare in questo senso ad allungare delle rotazioni che di per sé non sono nemmeno corte, se non ci fossero gli infortuni a tartassare la squadra.

Minnesota Timbervolves

Net Rating: +0.2 (18°), 19° attacco, 12° difesa;

Gare contro avversari chiave: 2 contro Lakers, 2 contro GSW, 1 contro Portland, 1 contro NOLA;

Gare di vantaggio sull’undicesimo posto: 1.5.

La stagione dei Timberwolves è difficile da inquadrare. La trade per Gobert non ha portato i frutti sperati di un posto sicuro ai playoff. In parte ciò è dovuto al fatto che Minnesota raramente è stata completa, complici gli infortuni di Towns. Nonostante questo Minnesota è in piena zona play-in, e ha utilizzato il mercato per rinforzarsi e puntare dritta alla postseason. A saltare è stato D’Angelo Russell, incompatibile nel pick-and-roll con Gobert e sostituito dal più esperto Mike Conley, che conosce benissimo il francese. Ora Minnesota, il cui calendario è parecchio complicato, punta a un record positivo e ai playoff diretti cercando di reinserire Towns, tormentato da un infortunio al polpaccio, anche per capire la convivenza con Gobert. Edwards è salito di livello in questa fase, ma nei finali di partita è sempre costantemente raddoppiato, e si spera che Mike Conley possa essere di supporto. Certamente la difesa è uno dei punti di forza, grazie anche ai mezzi atletici mostruosi di McDaniels e dello stesso Ant-Man.

Minnesota ha le potenzialità anche per andare al playoff senza passare dal play-in, ma deve trovare un’ottima partenza subito dopo la pausa e vincere gli scontri diretti contro i Warriors. L’impressione è che però i playoff arriveranno, anche se probabilmente la dirigenza a questo punto sperava di essere nella situazioni di record dei Sacramento Kings.

Oklahoma City Thunder

Net Rating: +1.5 (10°), 13° attacco, 11° difesa;

Gare contro avversari chiave: 2 contro Lakers, 4 contro Utah, 2 contro GSW, 1 contro NOLA, 1 contro Portland;

Gare di vantaggio sull’undicesimo posto: 0.5.

Fa un certo effetto vedere che di tutte queste squadre le migliori statistiche avanzate le abbiano i Thunder, che se non avessero perso qualcosa come 17 gare punto a punto probabilmente sarebbero ben più avanti. La squadra di Mark Daigneault ha trovato la quadra grazie a una stagione da All-NBA della sua stella, Shai Gilgeous-Alexander semplicemente irreale, e grazie a tutta una serie di progressi da parte dei suoi giocatori. Il rookie Jalen Williams, scelto alla 12, è una delle sorprese del draft, candidato a un primo quintetto all-rookie e già capace di avere un impatto decisivo in difesa e in attacco sulle partite.

Il veterano Kenrich Williams e gli hustle players come Aaron Wiggins, Eugene Omoruyi e Jaylin Williams sono in grado di garantire minuti solidi in panchina. Ma la sorpresa è soprattutto Isaiah Joe, nuclear shooter quest’anno al 45.2% dall’arco, leader NBA, preso dal mercato dei giocatori tagliati. Le spaziature garantite da Joe lasciano libero Shai di andare al ferro, dove è tra i migliori della lega. Dopo un inizio in salita, Giddey ha imparato a convivere con Shai e a gestire la second unit ed è tra i sophomore più migliorati. Se a ciò aggiungiamo un coaching staff estremamente preparato e capace di cambiare in corsa le rotazioni a ogni partita e a creare un sistema difensivo solido senza rim protector, ecco che in parte si spiegano le 28 vittorie.

Da qui in avanti però sarà dura: intanto gli scontri diretti saranno cruciali, e OKC ogni tanto tende a perdere la bussola. Ma il problema sono le altre partite di un calendario complicato: tra Kings, Suns, Nets, Grizzlies e Clippers, le gare abbordabilissime per OKC sono solamente tre fino a fine stagione, un numero irrisorio. I Thunder dovranno stupire ancora, e sul mercato hanno ceduto uno dei loro migliori tiratori, Muscala, e Bazley, ottenendo in cambio un giocatore solido come Dario Šarić. Jeremiah Robinson-Earl è rientrato dall’infortunio e quindi sotto i tabelloni gli uomini, pur ampiamente sotto i sette piedi, non mancano. Però è chiaro che la squadra più giovane della lega dovrà trovare sul campo il modo per vincere molte partite, e non è scontato.

Portland Trail-Blazers

Net Rating: -0.3 (21°), 5° attacco, 27° difesa;

Gare contro avversari chiave: 1 contro OKC, 2 contro GSW, 1 contro Utah, 2 contro NOLA, 1 contro Minnesota;

Gare di distanza dal decimo posto: 0.5.

I Portland Trail-Blazers hanno una difesa troppo inaffidabile per poter fare la postseason, e sono una squadra che vive e muore dalla linea dei tre punti. Lo star power non manca, con Lillard che in serata è sempre in grado di essere infermabile, con Simons che è affidabile e Grant che è un ottimo terzo elemento. Il fatto è che difensivamente questa squadra fa fatica a stare in piedi, complice una difesa POA più che rivedibile, e una seconda linea sotto il ferro che per usare un eufemismo non è quella di Cleveland. Portland è legata alla timeline di Lillard, ma nel frattempo ha una linea verde da portare avanti, con il talento di Shaedon Sharpe, Jabari Walker, Nassir Little, Keon Johnson e lo stesso Simons che ha 9 anni in meno della loro stella. Sono quindi tra due fuochi e cercano di competere per il play-in, anche se come si dice da almeno un paio d’anni ricostruire sarebbe forse la cosa più sensata.

Intanto alla deadline sono arrivate 5 seconde per Gary Payton II infortunato, e Hart è andato a New York in cambio di Reddish, una scommessa che ha perfettamente senso per una squadra in pseudo-ricostruzione. Ma è chiaro che se i rim protector sono Eubanks e Nurkić, a meno di una stagione da DPOY di Grant è difficile agguantare i playoff. Lillard può sempre smentirci con una run fuori di testa, ma come per i Thunder le partite contro le squadre materasso rimangono solo tre e per il resto sarà da giocarsela.

Los Angeles Lakers

Net Rating: -0.9 (24°), 20° attacco, 18° difesa;

Gare contro avversari chiave: 2 contro OKC, 2 contro GSW, 2 contro Utah, 2 contro NOLA, 1 contro Dallas;

Gare di distanza dal decimo posto: 2.

I Lakers sono stati tra i protagonisti della deadline. Hanno ceduto Westbrook, Beverley, Bryant e preso Jarred Vanderbilt, D’Angelo Russell e Mo Bamba, oltre a una precedente trade per Hachimura. Sulla carta, hanno sistemato di molto i problemi di spogliatoio, di spaziature e in campo sono messi meglio. Andassero ai playoff, è la squadra che tutti vorrebbero evitare. La domanda è però se ci andranno in postseason.

Innanzi tutto perché i Lakers sono stati tremendamente incostanti in questa stagione, con al massimo 5 vittorie in fila. Inoltre hanno il vizio di perdere gli scontri diretti, che valgono moltissimo in questa fase della stagione. Infine non si capisce bene lo stato di salute di LeBron, fermo per tre partite per problemi alla caviglia dopo il record di punti, e di Anthony Davis, molto più simile a un fantasma per il campo che alla precedente versione di se stesso nelle ultime uscite. Nelle prossime sei partite LA ha cinque scontri diretti e una sfida contro Memphis, e da lì si capirà subito se la postseason diventerà realtà o se i Lakers subiranno una doccia fredda. Il calendario non migliora, con due partite contro Houston e una contro Orlando catalogabili come vittorie sicure. Per il resto ogni sfida sarà uno scontro chiave e per nulla scontato.

Risulta evidente come D’Lo dia spaziature migliori di Westbrook e come Vanderblit sia una presa pazzesca come 4/5 tattico, ma serviranno i migliori LeBron e Davis per agguantare la postseason, e anche possibilmente buone serate al tiro dei role player. A LA circola ottimismo, personalmente non scommetterei mai contro LeBron James ma non mi sarei sotto shock se i Lakers mancassero anche il play-in. D’altra parte in questa NBA nessuna squadra regala niente.

Utah Jazz

Net Rating: 0.6 (14°), 4° attacco, 26° difesa;

Gare contro avversari chiave: 4 contro OKC, 2 contro LA, 1 contro Portland, 1 contro Dallas;

Gare di distanza dal decimo posto: 0.5.

La vera sorpresa della stagione, gli Utah Jazz sono ancora in corsa almeno per il play-in. I motivi sono da ricercarsi in un’annata da All Star di Lauri Markkanen, e in una da All-Rookie di Walker Kessler. Il centro in uscita da Auburn ha sostituito Gobert nel migliore dei modi considerata inesperienza, gioventù e contratto. Utah ha però venduto alla deadline Conley e Vanderbilt, due dei suoi migliori giocatori, per accumulare asset. Sono partiti anche Beasley e Nickeil Alexander-Waker. In cambio l’arrivo di Westbrook, già tagliato, e Juan Toscano-Anderson. Utah ha cioè perso tre dei primi sei uomini per minuti a gara in cambio di scelte e della possibilità di migliorare la propria prima scelta a questo draft.

Sebbene il nucleo pre-deadline fosse in grado di puntare alla postseason, le mosse della dirigenza suggeriscono come l’obiettivo non dichiarato sia migliorare le proprie quotazioni al draft. Questo anche perché il calendario dei Jazz è tra i più semplici da qui a fine stagione. Non sarei stupito se giocatori che hanno giocato meno durante l’anno, come il nostro connazionale Fontecchio, trovassero più spazio. L’obiettivo ora non è più necessariamente vincere, ma anzi dare minuti a tutti e capire chi tenere in vista della prossima stagione. Il ragionamento è simile a quello fatto da Oklahoma City negli anni precedenti: dalla deadline in poi si cerca di recuperare terreno in fase di draft, tanto più quest’anno che i premi possono essere ghiotti. Per questo motivo credo che Utah sia l’unica squadra che do già per spacciata per la corsa postseason. I giocatori e l’allenatore potranno smentirmi, ma l’operato della dirigenza punta in una direzione ben precisa.

Ma quindi, chi arriva alla postseason?

Dovendo sbilanciarmi escludo subito gli Utah Jazz, e rimaniamo a dodici squadre. Portland ha una difesa troppo inaffidabile, e per quanto l’idea di un Lillard supereroe mi stuzzichi, non credo che i Blazers arriveranno alla postseason. Il che riduce le mie candidate a entrare tra le dieci in una sfida tra i giovani Thunder e i Lakers all’ultima chance di fare qualcosa con LeBron James. Potrei fare il clown come molti dei miei colleghi di True Shooting e dire che i Lakers sono già al play-in, ma il fatto è che non ci credo. E se OKC come spero non farà riposare nessuno, avere 4 volte la sfida contro i Jazz in smantellamento potrebbe essere un vantaggio decisivo, siccome partono sopra di due gare. Lo scontro diretto tra le due squadre sarà probabilmente decisivo, con i Thunder che hanno bisogno di vincerne almeno una per avere il vantaggio nella serie stagionale in caso di arrivo a pari record.

Non mi sembra realistico pensare a crolli di Warriors, Pelicans e Timbervolves, che si giocheranno con Dallas lo spot finale per i playoff sicuri. Lì capire chi ci arriverà per me è molto complicato, ma credo che l’esperienza dei Warriors potrebbe prevalere. Il dato di fatto è che il play-in ha migliorato notevolmente la parte finale della regular season, con tredici squadre che possono puntare alla postseason invece delle precedenti 8, e questo fa ben sperare per lo spettacolo

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Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.