Quintetti stagionali NBA: i voti della redazione

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Copertina di Nicolò Bedaglia

Ciao, lettore di True Shooting, benvenuto nel nostro pezzo sui quintetti All-NBA stagionali.

Le discussioni su premi individuali e quintetti All-qualcosa a fine stagione sono tra le migliori che nascono durante la stagione: tu hai le tue scelte, alcune che trovi indiscutibili, altre, lasciatelo dire, lo sono un po’ meno, e tutti quelli con cui parli hanno fatto lo stesso, basandosi su impressioni, statistiche, momenti e, perché no, particolari fisse o (dis)affezioni per qualcuno.

Ora, la redazione di True Shooting è composta da persone che, per prima cosa, stanno abbastanza in fissa con l’NBA e hanno anche una certa predilezione per le discussioni fiume a riguardo, per cui ha fatto sostanzialmente lo stesso.

Questo articolo ne è il risultato: ogni membro ha votato i propri quintetti (completi: tre ALL-NBA, due difensivi, due ALL-Rookie), i voti sono stati tutti consultati e ordinati a mano dal nostro amanuense Leonardo Pedersoli (che infatti vedrai uscirsene con numerini e votazioni più o meno assurdi), il nostro pallottoliere umano ha quindi comunicato i risultati a quattro tra gli autori “con meno roba da fare” più volenterosi e cordiali della redazione, sottoscritto incluso, che ne hanno discusso in una call di cui troverai sostanzialmente la trascrizione più in basso.

È stata una call assolutamente distesa e rilassante. Io (Cesare Russo) non ho assolutamente ricevuto giudizi personali negativi per una scelta riguardante Chris Paul, Davide Quadrelli non ha assolutamente avuto un secondo di disperazione in cui ha rivelato cosa pensava realmente del dover selezionare i giocatori per i quintetti… calma zen.

Insomma, questi sono i quintetti stagionali secondo la redazione di True Shooting, commentati da me, Leonardo Pedersoli, Davide Quadrelli, Emiliano Naiaretti e Andrea Snaidero.

Leggili e sentiti liberissimo di blastarci o di essere d’accordo con noi, in privato, su Twitter o dove preferisci (@cesare russo per parlare di CP3) e speriamo tu possa divertirti quanto lo abbiamo fatto noi in call.

NBA All-Rookie Team

Leonardo Pedersoli: Buonasera ragazzi. Partiamo dal quintetto All-Rookie? Facciamo un riepilogo: First Team All-Rookie composto da Ball-Edwards-Haliburton-Quickley-Bey, Second Team All-Rookie composto da Anthony-Williams-Tate-Bane-Stewart. Quali sono le vostre considerazioni?

Andrea Snaidero: Una classe che sapevamo non vedeva un talento generazionale à-la-Zion – per quanto possiamo avanzare timidi paragoni con LaMelo Ball – ci dà i migliori dieci rookies per questa annata. A testimonianza del fatto che il Draft 2020 sia stato bello profondo, abbiamo sei giocatori su dieci draftati fuori dalla Lottery.

Personalmente, considero LaMelo primus inter pares, unico della classe che ha fatto vedere molte luci ed ha ridotto le ombre. Edwards lo capiremo meglio nei prossimi anni, dato che i suoi alti sono altissimi e i suoi bassi possono essere abissali. Haliburton entra in questo quintetto come è entrato nella Lega: con cervello fino e grande maturità cestistica. Quickley è un’altra delle note positive dei Knicks di quest’anno – ed è un jukebox di floater. Bey ha mostrato buone cifre e tanta futuribilità in una situazione non certo ottimale.

Il mio cuore, tuttavia, batte di più per il secondo quintetto. Tate, mio ex compatriota belga, arrivato undrafted e protagonista di una prima metà di stagione molto convincente. Le due metà del mio cuore Pat Williams e Desmond Bane (futuro radioso per loro), Cole Anthony che spero possa interrompere la “Maledizione del playmaker” di Orlando ed Isaiah “Beef Stew” Stewart che merita di stare qui solo per il soprannome.

Leonardo Pedersoli: Sì, in linea generale concordo con tutte le valutazioni che hai fatto Andrea. Aggiungo solamente che il mio ruolo di scrutinatore mi ha permesso di “valutare” un po’ il sentore generale della redazione e devo dire che le prime tre scelte – Ball (unica unanimità la sua), Edwards ed Haliburton – sono state plebiscitarie, a testimonianza delle gerarchie nette nella corsa di quest’anno.

Difficile poi, per me, aggiungere qualcosa su Quickley: da tifoso Knicks non posso che essere di parte nei suoi confronti e la sua stagione totalmente inaspettata (o forse non troppo essendo una guardia uscita da Kentucky…) è stata sicuramente una delle mie gioie di quest’anno.

Bey e Stewart, così come Tate, sono invece riusciti a emergere nonostante una situazione di squadra tendenzialmente disastrosa, specie il primo che, per larghi tratti, è stato quasi il primo violino offensivo della propria squadra.

In generale, il secondo quintetto, come diceva benissimo Andrea, è pieno di giocatori “particolari di lusso”, tra i quali è impossibile non citare Williams, giocatore estetico per eccellenza e che ha ripagato quella che era considerato un azzardo da parte dei Bulls. Bane, al contrario, era una scommessa a colpo sicuro: skillset perfetto per l’NBA odierna e fisico importante, non a caso fu il feticcio di Draft Twitter, e chi poteva prenderselo se non i soliti sospetti Grizzlies?

Williams e Anthony, per me, rappresentano due facce della stessa medaglia: tanto potenziale entrambi, futuro probabilmente radioso il primo, futuro molto incerto il secondo.

Emiliano Naiaretti: Avete già detto voi tutto ciò che c’era da dire su Ball, Edwards, Haliburton, Quickley, quindi aggiungo alcuni dettagli sulle scelte che ritengo più interessanti.

Innanzitutto, è giusto premiare Saddiq Bey nel primo quintetto. Non ero certo di inserirlo lì inizialmente ma, alla fine, ha avuto il mio voto per la grande solidità dimostrata fin dal primo giorno. Con il suo tiro da tre (38.4% su oltre sei tentativi) e la capacità di fare tante piccole cose, già da oggi può ritenersi un buon role player. Ennesima dimostrazione che Jay Wright e il suo sistema insegnano buone abitudini e costruiscono giocatori “autonomi” che possono funzionare in qualsiasi contesto.

Poi, nel Second Team All-Rookie si potrebbe criticare la scelta di Cole Anthony che, per quanto produttivo, ha avuto un’efficienza pessima (49.1%) che potrebbe gettare ombre sul suo futuro. Però, se consideriamo che solo il 25% dei suoi tiri sono stati assistiti (siamo a livelli James Harden e Damian Lillard, tanto per capirci), la scarsa efficienza diventa molto meno importante.

Sono, inoltre, un grande fan di Jae’Sean Tate, undrafted 2018 giunto in NBA dall’NBL. Pensavo potesse essere un buon backup di Tucker fin da subito e, infatti, si è dimostrato un’ala ibrida ultra-versatile e competente su entrambi i lati del campo. Avrebbe quasi meritato il First Team…ma l’ho inserito nel secondo soprattutto per una ragione: l’età, 25 anni. Rookie di fatto ma con un’età da giocatore maturo.

Infine, Stewart è un altro giocatore che mi ha stupito particolarmente: andando oltre le semplici cifre in un contesto non competitivo, mi ha impressionato per i flash su entrambi i lati del campo. Relativamente mobile, instancabile, più fluido e flessibile che al college, una base di tiro, una base di attacco dal palleggio. Nonostante la giovanissima età, è stato uno dei migliori della classe finora. Personalmente, ero molto basso su di lui e lo consideravo una scelta “sbagliata”, ora però mi sta facendo ricredere.

Cesare Russo: Parlare dei rookies dopo che l’ha fatto Emiliano è un po’ come essere interrogato dopo il primo della classe sui capitoli che non hai studiato…ma ci proverò lo stesso.

Mi piace che i quintetti rispecchino le caratteristiche del Draft, come dice Andrea. Ci sono giocatori che partivano per essere utili fin da subito (Tate, Bane,…) e l’hanno dimostrato (alcuni anche molto più del previsto, come Williams). Sono molti anche quelli che hanno contribuito fin da subito in squadre competitive.

Oltre a Ball, che è diventato la star degli Hornets fin da subito, a Bane e Williams, ci sono Quickley e Maxey che hanno portato un ottimo contributo offensivo a furia di floater in squadre che si presentano col fattore campo ai Playoffs.

Ci sono, poi, ovviamente, Edwards, Anthony e Bey, elementi molto classici da quintetto All-Rookie (tanti punti in squadre in fondo alla classifica) e sembrano tutti giocatori dal grande potenziale tecnico e carismatico per diventare elementi importanti della Lega.

Davide Quadrelli: Come dice Cesare, parlare dopo un “Guru” come Emiliano risulta particolarmente difficile. Sostanzialmente, non posso che confermare quanto detto da tutti voi.

Come sapete, Ball è stato il mio uomo nella corsa al ROY e, giocoforza, è stato il primo nome che ho fatto per il First Team All-Rookie. Va da sé che altri due spot del primo quintetto vengano occupati da Edwards e Haliburton, ognuno con i propri pregi e difetti ben spiegati da Andrea. Anche Quickley, che ha alimentato la “storia romantica” di New York, è stata una scelta facile per quanto mi riguarda.

L’unica differenza tra il mio quintetto ideale e il First Team redazionale ha il nome di Saddiq Bey – o di Bane, se vogliamo vederla al contrario. A differenza di Saddiq, ho seguito Desmond Bane nel suo percorso collegiale e nella stagione a Memphis, è un giocatore che mi fa impazzire e credo sia un fit ottimale per il nuovo corso Grizzlies. Io ho segnato lui come quinto uomo, poco male.

Nel Second Team All-Rookie la redazione ha premiato, sostanzialmente, i nomi che ho preso in considerazione io, con la differenza di Okoro e Okeke, che non ho assolutamente votato per la quasi assonanza… No, scherzo, ho seguito abbastanza la stagione dei due rookies e chi per un verso (aggiunta di Isaac al duo SexLand) chi per un altro (la crescita di Chuma in un contesto non competitivo falcidiato dagli infortuni come quello di Orlando) mi hanno convinto a metterli, insieme al “vecchio” Tate, nel mio quintetto.

NBA All-Defensive Team

L.P.: Benissimo, dopo aver esaminato gli All-Rookie Team, possiamo dire la nostra sui due quintetti difensivi. Anche in questo caso faccio un riepilogo: First Team All-Defense composto da Simmons-Holiday-Gobert-Antetokounmpo-Thybulle, Second Team All-Defense composto da Butler-Smart-Adebayo-Green-Dort. Siete d’accordo sulle scelte?

A.S.: Alzi la mano chi è sorpreso dalla presenza di Simmons, Gobert e Antetokounmpo nel primo quintetto.

Stupito – ma non scontento – della presenza di Thybulle qui: ha cittadinanza per il talento, forse non ancora per il minutaggio e l’importanza nelle rotazioni, difatti nel mio ballot gli ho preferito Dort, ma sui 36 minuti il tabellino recita: due stoppate, tre rubate ed è il giocatore che peggiora di più le percentuali degli avversari su cui difende (-7.7%). 

Holiday l’ho messo nel mio secondo quintetto – gli ho preferito Butler per ragioni di cuore – ma merita di stare qui. Butler è il giocatore UTILE per antonomasia, da entrambi i lati del campo: leader per palle rubate (e quadrate) della lega, lo metterò in questi quintetti finché campo.

Smart, anche in un’annata complicata per i Celtics, è stato una presenza intimidatoria: non capirò mai come fa a difendere giocatori grossi il doppio di lui. Non facciamoci abbagliare da un’annata con lampi da realizzatore di Dort. Il canadese/haitiano resta un mastino per stazza, fisionomia ed aggressività sulla palla.

Mi piange il cuore per aver escluso Embiid da questi dieci, però anche io ho messo Bam nel secondo quintetto. Sono innamorato del suo gioco di piedi in difesa, si muove sempre mezzo secondo prima dei suoi pariruolo.

Provocazione? Io nel Second Team ho messo Kawhi (per difesa Point of Attack) e LeBron (per difesa in aiuto). Capisco che non siano nei quintetti ma potrebbero esserci.

L.P.: I quintetti difensivi sono sempre un terno al lotto in quanto rappresentano la situazione in cui i giornalisti posso differenziare di più il loro voto. Non è sostanzialmente necessario, infatti, a differenza che per gli altri premi, avere un minimo di minuti o partite giocate, come possono testimoniare le presenze di Thybulle, Dort e Smart, specialisti puri con però un minutaggio, per diversa ragioni, ridotto (nessuno sopra i 1600 minuti stagionali). Non mancano, dunque, quasi mai le sorprese e, al di là degli ovvi Simmons, Antetokounmpo e Gobert, devo dire che i nomi proposti si sono differenziati abbastanza. 

Per quanto discutibile, trovo assolutamente corretta la scelta di Draymond Green che è, e rimane, il difensore più intelligente della Lega, oltre che indubbiamente il più vocale, al di là dei numeri non certo costanti od ottimali.

Eccessivamente premiato forse Holiday che, per quanto abbia fatto una stagione solida, non credo abbia dimostrato una difesa POA migliore di Butler, Bridges o Murray.

Prendendo spunto dalla provocazione di Andrea, spendo due parole su una questione che accomuna LeBron James e Kawhi Leonard. Credo siamo tutti d’accordo che, in una situazione Playoffs di alto livello, entrambi siano giocatori che vorresti avere più di quasi tutti gli inseriti, e magari avrebbero meritato entrambi maggiore considerazione, specie il primo (James concede la più bassa percentuale rispetto alle attese in single coverage all’avversario dell’intera lega). Rimane, però, il fatto che infortuni e load management (e forse un po’ di narrativa, ndr.) ne abbiamo limitato l’impatto, di fatto escludendoli dalla corsa. 

Ultima notazione su Embiid: in campo è uno dei tre migliori difensori in Regular Season, purtroppo l’infortunio ne inficia fortemente la considerazione, specie in un ruolo dal quale è stato escluso, forse in maniera ancor più erronea, Clint Capela, il cui -7 di on-off DRtg avrebbe imposto un diverso trattamento. Ad entrambi è stato largamente preferito Bam, estremamente più versatile ed utile in ottica Playoffs, ma il quale non mi ritengo di sostenere abbia avuto un impatto stagionale maggiore degli altri nomi in lizza.

D.Q.: Io voglio giocare a carte scoperte. Innanzitutto, ammetto di aver “giocato” un pochino (tanto) con i ruoli per poter inserire i nomi che avevo in testa. Secondariamente, voglio elencare le mie scelte per non risultare troppo “paraculo”: First Team composto da Simmons-Holiday-Gobert-Antetokounmpo-Adebayo, Second Team composto da Thybulle-Dort-Embiid-Butler-Green.

Non stessimo parlando dell’All-Defense, potrei tranquillamente dire che questa è – con l’esclusione di Butler, Embiid, Adebayo, Green e, in parte, Holiday – la mia Suicide Squad con i giocatori che più mi sono antipatici.

Passando al lato tecnico, avrei potuto tranquillamente segnare il nome di Smart al posto di uno a scelta tra Dort, Thybulle e Holiday, ho voluto premiare le new entry, anche perché le capacità difensive e la straordinaria capacità di Marcus di annullare il deficit fisico rispetto al suo uomo sono fatti conclamati.

Come dicevo, ho giocato con i ruoli perché non me la sono sentita di dover scegliere chi escludere tra Embiid e Adebayo, sono due giocatori che amo e che vorrei sempre vedere in campo quando c’è da difendere (soprattutto quando si parla di difese da Playoffs). Su Gobert, Antetokounmpo e Simmons è (quasi) inutile soffermarsi.

Per quanto riguarda Jimmy e Dray…sono di parte, sono due dei miei giocatori preferiti ed avrei tagliato chiunque pur di inserirli. Butler, come dice Andrea, è quel giocatore che vorresti avere sempre al tuo fianco nei due lati del campo, Green, come dice Leonardo, è quel difensore intelligente e vocale che quando conta alza notevolmente la sua intensità di gioco.

E.N.: Personalmente, non ho molto da aggiungere sui quintetti All-Defensive.

A differenza del primo quintetto redazionale, io avevo Jimmy Butler tra i primi cinque al posto di Thybulle. Matisse, ovviamente, è un difensore straordinario e, per certi sensi, “generazionale” ma la partenza a rilento e la non centralità nell’economia di squadra per una buona parte della stagione mi hanno convinto a lasciarlo nel secondo quintetto. Considerare gli specialisti è giusto ma Thybulle è stato troppo marginale per troppo tempo.

Nel secondo quintetto c’è qualche differenza in più. Oltre a Dejounte Murray, giocatore con le mani più veloci del West e vera scelta di cuore, ho votato PJ Washington, ben sapendo che è stato poco discusso durante la stagione. Gli Hornets non sono una difesa straordinaria ma Washington, oltre alla già solida difesa perimetrale, è migliorato enormemente come rim protector, diventando la miglior opzione dei calabroni nello spot di centro. Forse c’erano opzioni migliori ma andava riconosciuta questa sua crescita.

Inoltre, avevo votato Clint Capela, giocatore un po’ bistrattato e ritenuto “bollito” che è tornato alla carica con una stagione di altissimo livello diventando l’ancora difensiva di questi Hawks.

C.R.: Dei quintetti difensivi amo due cose: due Sixers nel First Team ed il dominio dell’Est sull’Ovest (7-3), per confermare la tradizione dell’Est come Conference più fisica e difensiva.

Adoro il fatto che le avversarie del miglior attacco della Lega, i Nets, abbiano tutte una coppia presente. Leggendo i quintetti mi stupisce come i nominati non siano semplicemente ottimi difensori, ma veri e propri playmakers capaci di annullare il diretto avversario o di forzare cambiamenti chiave nei gameplan avversari. Da questo punto di vista, il meno “forte” è Holiday, di cui però ricordiamo tutti la serie playoff contro i Blazers a New Orleans.

C’è poi un paradosso: il mantenimento dei ruoli tradizionali in questi quintetti penalizza proprio i giocatori meno moderni, ossia i grandi centri rim protectors, che rimangono quelli con più impatto difensivo in RS. Per quanti Capela ed Embiid possano esserci in una stagione, solo due avranno il meritato riconoscimento.

All-NBA Team

L.P.: Siamo arrivati alla fine e siamo arrivati anche alla parte succosa della discussione. Quintetti All-NBA, riepilogo: First Team con Curry-Doncic-Jokic-Leonard-Antetokounmpo, Second Team con Paul-Lillard-Embiid-James-Randle, Third Team con Irving-Beal-Gobert-George-Williamson. Avanti con l’ultima analisi!

D.Q.: Tra i quintetti redazionali ed i miei quintetti c’è solo una differenza: io ho messo George nel secondo quintetto e Randle nel terzo. Bene o male, i quindici nomi che dovevano girare erano questi, con Tatum e Westbrook possibili outsider.

Mi fa piacere vedere che c’è stata “unione d’intenti” nella redazione e non ci si è fatti attrarre dai nomi di Harden, Durant o Davis, non perché non ci possono stare in uno dei tre quintetti, piuttosto perché hanno giocato veramente troppo poco per poter essere presi in considerazione.

Più che discutere nome per nome, vorrei parlare solamente di tre giocatori che mi hanno letteralmente rubato gli occhi e che, se me lo aveste chiesto cinque anni fa, vi avrei detto che mi erano terribilmente antipatici: Steph, Chris e Julius.

La stagione di Curry è stata irreale, voglio esagerare; parliamo di un giocatore che, quando i dubbi sulla sua tenuta fisica, sull’età e sul contesto non ottimale stavano per avere la meglio, ha tirato fuori la miglior stagione giocata in carriera. E dico di più: avesse avuto un record di squadra migliore, sarebbe stato il mio candidato numero uno per la corsa all’MVP.

Passando a Paul, è il tipico giocatore che quando gioca nella tua squadra lo ami e quando ti gioca contro speri sempre sia capitato nella sua serata sbagliata.

Infine, Randle… Io ricordo quando mi svegliavo alle quattro di notte per vedere i Lakers e lui, sentendo dentro di sé lo spirito di Lamar Odom, prendeva il rimbalzo difensivo, metteva palla a terra, entrava a testa bassa nell’area avversaria e si “stampava” sul difensore che lo stava aspettando fermo da un quarto d’ora. Dai ragazzi, non può essere lo stesso giocatore. E invece…

A.S.: I quintetti redazionali sono molto simili al mio ballot, mi concentro quindi su un giocatore per squadra.

Curry ha strappato il posto in primo quintetto con, arguably, la stagione migliore della sua carriera. Non ho memoria di un giocatore di quelle dimensioni che mi dia l’impressione che abbia potere su tutti gli altri nove giocatori in campo. Mi ricorda Kobe e LeBron per questo, ma con basi fisiche molto più ridotte e sprizzando gioia mentre gioca. Un Curry sano e recordman fa bene al basket.

Chris Paul non arriva alle cifre di nessun altro qui, ma dovrebbe essere in classifica pure se avesse fatto 5+2 per tutta la stagione. Non esiste un Oscar alla carriera per il basket – e non avrebbe senso darlo prima del ritiro del giocatore – ma quello che ha fatto Chris Paul per più di quindici anni è la definizione di essere vincenti, che a fine carriera abbia anelli o no.

Per il terzo quintetto ho scelto Tatum. Non c’è, direte voi. Ed infatti per me è questo il problema. Siamo tutti abbagliati dal talento di Zion, ma ritengo che la sfortuna che ha penalizzato i Celtics quest’anno più degli altri non dovesse abbattersi pure qui, al contrario! Senza guardare alle cifre (dato che tutti questi quindici hanno numeri altissimi), Tatum ha tenuto a galla una squadra che perdeva pezzi un giorno sì e l’altro pure. Io avrei sacrificato “politicamente” Williamson, che difensivamente è molto indietro rispetto agli altri e largo a Jayson. Ne riparliamo l’anno prossimo.

C.R.: A differenza di Davide ed Andrea, io ho solo quattro nomine in comune con i risultati finali, quindi mi verrà un po’ difficile. Per farmi del male, per ogni quintetto svelerò la mia mossa più brutta.

Sorvolando sul confronto Jokic/Embiid (Trust the process!), ho preferito Julius Randle a Kawhi Leonard. Voto irrazionale come irrazionale è stata la stagione del leader dei Knicks: per quanto le statistiche a mio parere giustifichino eccome la sua presenza nel primo quintetto (e persino qualche votino MVP), bisogna andare oltre e rimanere storditi dal numero di canestri impossibili messi a segno in stagione dell’ex-Lakers…ma Leonardo potrà sicuramente parlarvene meglio.

Passando al secondo, tolgo la maschera: non ho inserito CP3 in nessuno dei tre quintetti. In questo caso, oltre a Lillard, ho preferito Kyrie: sta diventando un personaggio sempre più divisivo, ma questa stagione è stato determinante, in numerose partite, “compagni di merende” in campo o meno, ha dato l’impressione di poterla vincere per sua propria volontà.

Stesso principio per votare Butler nel secondo quintetto: Jimmy è stato decisamente sottovalutato quest’anno, abbiamo visto tutti quanto gli Heat soffrano la sua mancanza su entrambi i lati del campo.

Passando al terzo, ho voluto premiare Westbrook e Trae Young, i due leader per assist della Lega. Come Andrea, anch’io ho votato Tatum al posto di Zion e credo che l’opinione comune sul leader dei Celtics continuerà ad essere una vera montagna russa tra altissimi e bassissimi.

E.N.: Anche in questo caso, non ho moltissimo da dire poiché i miei quintetti erano uguali ai quintetti vincenti, a parte Randle e George scambiati di posto tra secondo e terzo, come è successo a Davide. Quindi mi accodo ad Andrea Snyder-o ed aggiungo qualche nota che ritengo particolarmente saliente.

Per prima cosa, non ho usufruito della scorciatoia delle doppie eleggibilità. Con il modello attuale, piaccia o meno, stiamo cercando di costruire un quintetto vero e proprio, in cui può starci un solo centro e quello spot è senza dubbio di Jokic, l’MVP. Dispiace per Embiid che, però, viene inserito nel secondo quintetto.

Un’altra nota riguarda Doncic. Pur non essendo un suo grande fan, devo dire che a volte rischiamo di dare per scontato quello che sta facendo, ci stiamo un po’ abituando alla sua grandezza. 27+8+8 con un’efficienza sopra la media della lega, quinto record ad Ovest accompagnato da una teorica seconda stella più infortunata che sana. È uno dei volti giovani della Lega che, probabilmente, farà moltissimi First Team nella sua carriera ed anche questo è meritato.

Passando al Second Team, la scelta più interessante probabilmente è Chris Paul. Un “nano” – ci sono una decina di giocatori più bassi nella Lega, non di più – trentaseienne ancora così forte, così impattante, così decisivo è fuori da ogni logica: l’immensità di Chris Paul (non apprezzata solo da Cesare…). Le cifre non sono straordinarie ma Paul è stato il miglior giocatore della squadra con il secondo miglior record della Lega e tanto basta per fargli avere il mio voto.

Nel terzo quintetto, al contrario di Andrea e d’accordo con Davide, essendo abbastanza deluso dalla direzione presa dai Celtics in questa stagione più che da Tatum stesso, ho votato Zion Williamson. Zion è qualcosa di straordinario, che cambia le difese avversarie, infermabili, che ha avuto dei numeri spaventosi. Le critiche per la sua difesa e il contesto sono lecite ma la sua dimensione offensiva è talmente straordinaria da compensare. Ci ha già regalato un assaggio del dominio fisico che vedremo ancora per tante stagioni. Il primo quintetto di tanti.

L.P.: Partiamo dall’ovvio che va però ribadito: Curry, Antetokounmpo e Jokic sono stati no-brainer per il 90% della redazione, come è giusto che sia, e chi non li ha votati dovrebbe farsi un esame di coscienza.

Permettetemi, però, di spendere due parole su Julius Randle: sicuramente la sua presenza stupirà molti, figuriamoci la sua presenza davanti a nomi come George o Tatum, e questo è comprensibile; va però detto, ad onor del vero, che un buon 50% del merito della stagione sorprendente dei Knicks va attribuito a lui, e non esagero assolutamente se parlo di “Randle-dipendenza”, perlomeno a livello offensivo. Se sei il faro di una squadra Top 4 nella tua Conference credo che un po’ di credito tu te lo sia meritato, al di là del voler spaccare il capello sul quintetto più adatto (se volete arrabbiarvi ancora un po’, sappiate che ha ricevuto un buon numero di voti nel primo…).

James perde il posto nel primo quintetto, nonostante fosse il probabile MVP fino all’infortunio, a favore di Leonard, che ha il merito di esser riuscito a stare in campo per molte più partite e dunque rientra a pieno titolo, pur avendo un impatto medio leggermente inferiore.

Molto poco da dire sul reparto centri (i voti sono stati quasi unanimi per nomi ed ordine) e altrettanto poco per quanto riguarda le guardie, con nessun nome che si è nemmeno avvicinato a quelli usciti vincitori.

In generale, quello che va notato di questi quintetti è quanto, nonostante delle esclusioni eccellenti per motivi formali (Durant, Harden, Davis, per citarne tre a caso, come ha detto Davide), vi sia sovrabbondanza in quasi tutti i ruoli: Tatum, Adebayo, Booker e molti altri sono nomi che non avrebbero sfigurato in nessuna di queste liste.

Nota di colore: segnalo un voto per Jerami Grant proveniente da Londra sulla prima corriera.

Ah e Kyrie Irving è la miglior point-guard della NBA, fine del discorso.

Conclusioni

Selezionare un pugno di giocatori in una lega ricolma di talento come l’NBA non è mai compito facile, ed è impossibile negare che anche per i nostri prodi redattori questo sia stato un compito indubbiamente arduo, fra litigi, scherni e prese in giro alla rivelazione dei risultati e dei voti più curiosi. Le assenze hanno pesato e non è follia pensare che in una stagione più canonica i risultati sarebbero stati totalmente stravolti, ciononostante è corretto ritenere che tutti i selezionati abbiano meritato il loro voto, così come lo avrebbero però magari meritato tanti altri.

Alla fine quando si sceglie da un bacino con così tanto talento è difficile sbagliarsi del tutto, e questo porta al risvolto che ogni scelta, anche la più scontata, diventa opinabile. Noi abbiamo detto la nostra, e non vediamo l’ora di scoprire in cosa, e non se, ci siamo sbagliati.

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