Tre motivi per cui i Bucks stanno dominando gli Heat

gli Heat
Copertina di Sebastiano Barban

La serie tra Milwaukee Bucks e Miami Heat si prospettava come una delle più interessanti e avvincenti del primo turno dei playoff, ma a distanza di circa una settimana dall’inizio dei giochi, la squadra del Wisconsin si trova in vantaggio per 3-0 con il primo match point a disposizione proprio stasera a partire dalle 19:30 italiane. Gara 1, per certi versi, è stata la svolta per Milwaukee: Khris Middleton ha regalato il successo ai suoi dopo una partita “à la Miami Heat”, particolarmente dura sia dal punto di vista fisico che da quello mentale.

Un’iniezione di fiducia clamorosa per gli uomini di coach Budenholzer, che hanno surclassato gli Heat nei successivi due incontri dando l’impressione di essere sempre sotto controllo e di essersi lasciati alle spalle i fantasmi dell’anno scorso.

1) Il fratello scarso di Adebayo e l’attacco prevedibile degli Heat

Per chi ha seguito attentamente la stagione dei Miami Heat, il fatto che la squadra della Florida faccia fatica a fare canestro non è certo una novità; a differenza dello scorso anno, in cui Spoesltra è riuscito a mettere a punto una macchina offensiva molto efficiente, quest’anno la fase offensiva degli Heat è risultata spesso prevedibile, macchinosa e poco fluida (110.6 di Offensive Rating in regular season, 18esimo posto nella NBA).

Nonostante ciò, in pochi si sarebbero aspettati un crollo così importante nella postseason: Miami ha di gran lunga il peggior attacco tra le 16 squadre attualmente in gioco, testimoniato sia da un misero OffRtg di 93.2 (i Knicks, penultimi, sono a 104.2) sia da un’altrettanto pessima TS%, ferma al 48.9%. Chiaramente i Bucks hanno i propri meriti in tutto ciò, soprattutto grazie alla loro taglia, aspetto di cui parleremo a breve, ma talvolta gli Heat “si danno la zappa sui piedi”.

L’inaspettata regressione di Bam Adebayo sta giocando un ruolo chiave: dopo una stagione estremamente positiva in cui ha aggiunto un tiro affidabile dal midrange (42% da quella zona del campo, 41% nei pull-up) che l’ha reso una minaccia costante fronte a canestro, il centro ex Kentucky in questa serie si è spesso trovato con metri di spazio nella zona del tiro libero, ma invece di guardare il canestro e prendersi un comodo tiro (Lopez, come si vede nelle clip di seguito, l’ha sempre aspettato nel pitturato) si è intestardito nel cercare handoff per i compagni che spesso hanno portato a un tiro ben peggiore.

È piuttosto singolare il fatto che Adebayo sia passato dal prendersi con una certa fiducia tiri di questo tipo in regular season…

…per poi comportarsi così in questa serie nonostante abbia metri di spazio davanti a sé.

Il fatto che Bam abbia un ruolo così centrale nell’attacco degli Heat e che attualmente stia facendo così tanta fatica durante la fase offensiva, sta condannando la squadra di Miami: senza gran parte delle opzioni offensive che coinvolgono Adebayo e complice una difesa in grado di cambiare su tutto, la fase offensiva della squadra di coach Spoelstra risulta estremamente prevedibile.

In questo caso Adebayo non guarda neanche il canestro, preoccupandosi esclusivamente dell’esecuzione del gioco. Gli Heat non arriveranno neanche a un tiro entro i 24 secondi.

Se a tutto ciò aggiungiamo il fatto che gli Heat non sono stati in grado di attaccare i pochi mismatch a loro favore, cercando di togliere giocatori importanti tra le fila dei Bucks (Lopez e Forbes su tutti), ecco spiegato il tracollo offensivo.

In questa azione per tre volte si creano mismatch: il primo è Butler vs Lopez (Robinson inspiegabilmente lo annulla portando Middleton su Jimmy), il secondo Nunn su Forbes e il terzo nuovamente Butler su Lopez. Gli Heat non ne sfruttano neanche uno e il risultato è una palla persa.

Dall’altra parte, invece, coach Budenholzer sta costantemente cercando i peggiori difensori degli Heat in modo da trovare canestri facili. Non è raro vedere giochi per Middleton (spalle a canestro) e Holiday contro i vari Robinson, Nunn, Dragic, Herro o isolamenti per Giannis accoppiato a giocatori più lenti e meno fisici di lui.

2) Holiday : 5vs5 = Bledsoe : 4vs6

Questa simpatica proporzione è tratta dal seguente tweet: a prima vista potrebbe sembrare solamente una considerazione scherzosa, ma nasconde (neanche troppo) una verità piuttosto importante.

Durante gli scorsi playoff, Eric Bledsoe è stato uno dei punti più vulnerabili dei Milwaukee Bucks in entrambe le metà campo, e gli Heat hanno sfruttato a proprio piacimento sia le lacune offensive della point guard attualmente in forza ai Pelicans, sia quelle difensive lontano dalla palla.

A inizio stagione, però, Bledsoe è stato sapientemente rimpiazzato con Jrue Holiday, un giocatore con caratteristiche tecniche nemmeno paragonabili a quelle dell’ex Suns. Holiday ha un repertorio offensivo completo, è in grado sia di creare un tiro per sé stesso sia di mettere in ritmo i propri compagni, è molto intelligente e sa rendersi molto utile quando non ha il pallone tra le mani.

Inoltre, ha una stazza notevole per essere una guardia: questa sua caratteristica gli consente di attaccare i pari ruolo, arrivando a tiri comodi imponendo la propria fisicità e di sfruttare i mismatch.

Clip 1: Holiday attacca Nunn e trova lo scarico per la tripla aperta di Forbes; clip 2: Holiday taglia dietro la schiena di Iguodala durante la zona 2-3 degli Heat per chiudere con un layup; clip 3: Holiday si isola contro Robinson e segna comodamente dal midrange.

Come se non bastasse, anche in difesa Jrue è un upgrade rispetto a Bledsoe, che per quanto fosse un buon difensore sulla palla, lontano da essa è tutt’ora solito a distrarsi e perdere il suo uomo, compromettendo le rotazioni difensive della propria squadra. Infine, Holiday può tranquillamente cambiare su tre ruoli, caratteristica che consente ai Bucks di cambiare su tutto.

3) Il dominio fisico dei Bucks

La rivincita di quest’anno si sta rivelando un’esperienza catartica per i Bucks, che stanno colpendo Miami esattamente come erano stati mortalmente feriti non più tardi di dieci mesi fa. Gli Heat non stanno più riuscendo a sfruttare i punti deboli di Milwaukee, ma stanno anzi soffrendo enormemente la fisicità degli avversari.

A esclusione di Gara 1, che nella testa dei giocatori dei Bucks ha rievocato alcuni fantasmi della bolla di Orlando, gli Heat sono apparsi in balia dei lunghi di Coach Budenholzer: Brook Lopez, che lo scorso anno veniva costantemente ridicolizzato dai pull-up dalla media di Goran Dragić, si sta rivelando un valore aggiunto per i suoi, banchettando a rimbalzo e punendo tutti i cambi difensivi della banda di Coach Spoelstra.

La figura di Lopez sembrava legata a doppio filo a quella di P.J. Tucker, arrivato alla trade deadline in quello che sembrava uno scambio atto proprio a dare un’alternativa tattica al lungo di Stanford; in realtà tra i due è nata un’insperata sinergia che ha portato Budenholzer a farli giocare insieme per lunghi tratti della serie.

Tucker ha agito principalmente da 4, stazionando in angolo come suo solito durante la fase offensiva e prendendo in consegna Jimmy Butler difensivamente: per quanto i dati della NBA sui matchup siano da prendere con le pinze, la stella di Miami ha tirato 1/11 quando è stata marcata dall’ex Rockets. Ma oltre all’inaspettata chimica con Lopez, Tucker ha trovato un ottimo partner in crime in Bobby Portis: nei 31 minuti in cui questi due giocatori hanno condiviso il campo, i Bucks hanno segnato 40 punti più degli Heat per 100 possessi, un’enormità.

Un aspetto del gioco che sta facendo particolarmente penare Miami è quello dei rimbalzi. Gli Heat mancano di fisicità e di taglia, e il solo Adebayo non basta per mettere una pezza: i Bucks stanno prendendo 15.3 rimbalzi offensivi a partita in questi primi tre episodi della serie, garantendo ad Antetokounmpo e soci una quantità proibitiva di possessi extra. Anche le guardie di Milwaukee sono grosse o comunque fisicamente portate a lottare sotto i tabelloni, e Miami sembra non riuscire a limitare lo strapotere della squadra del Wisconsin.

Se escludiamo gli 8 minuti giocati insieme a Dedmon in Gara 2 a risultato già acquisito, finora Adebayo ha giocato esclusivamente da lungo unico: probabilmente Coach Spoelstra dovrebbe provare a proporre per più minuti il tandem con l’ex Hawks o addirittura provare ad affiancagli il rookie Precious Achiwua, anche se questa coppia creerebbe non pochi problemi offensivi a una squadra che sta già arrancando da quel punto di vista.

Il curriculum del coach degli Heat in termini di postseason parla da solo e di certo la franchigia della Florida non si arrenderà senza lottare, ma la serie sembra al momento piuttosto indirizzata e servirebbe un’impresa per rimetterla in piedi. Il margine di errore è ridottissimo, ma l’infortunio di DiVincenzo, fuori per il resto dei playoff, e la prossima gara tra le mura amiche potrebbero aiutare Miami a invertire un po’ l’inerzia e a giocarsi fino in fondo le proprie carte.

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Davide Possagno
Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.
Francesco Cellerino
Tifoso sfegatatissimo della Virtus Roma e dei Bucks per amore di Brandon Jennings (di cui custodisce gelosamente l'autografo), con la pessima abitudine di simpatizzare le squadre più scarse e rimanerci male per le loro sconfitte. Gli amici si chiedono da anni se sia masochista o se semplicemente porti una sfiga tremenda...
Daniele Sorato
Segue (suo malgrado) i Minnesota Timberwolves mentre nei ritagli di tempo viaggia, colleziona dischi e talvolta studia. Odia parlare di sé in terza persona e sicuramente non potrà mai guadagnarsi da vivere scrivendo bio.