Perché la stagione degli Hornets è comunque positiva

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Copertina a cura di Marco D'Amato

Con la batosta registrata contro gli Indiana Pacers nella notte del 18 maggio, si è conclusa la lunga e altalenante stagione degli Charlotte Hornets. La sconfitta ha lasciato l’amaro in bocca a molti tifosi viste le aspettative che si erano create intorno alla squadra e per via dell’avversario che si andava ad affrontare in gara secca.

Non c’è prassi peggiore del valutare una stagione e una strategia di lungo termine dopo un risultato del genere; per questo motivo è importante cercare di analizzare con più calma il quadro generale in vista del futuro prossimo.

Cos’è andato storto nel Play-In

Partiamo dalla gara. Le ragioni che hanno determinato l’esito negativo per gli Hornets si possono racchiudere in due macro insiemi: esperienza e piano partita. Procediamo con ordine.

I Pacers hanno dimostrato sul campo di essere una squadra più pronta per incontri di questo genere, nonostante le assenze. Il gruppo che forma il roster di questa stagione è molto simile a quello delle precedenti annate nelle quali Indiana ha disputato con buoni risultati alcune serie Playoff. Difatti, la squadra allenata dal Bjorkgren è scesa in campo con l’attitudine da gruppo vincente e con un’intensità che ha preso alla sprovvista i giovani avversari.

Il primo quarto si è concluso con il punteggio di 40 a 24 per i padroni di casa, un distacco mai messo in discussione e che ha permesso ai Pacers di condurre la restante parte di gara con il pilota automatico verso la vittoria.

Dall’altra parte, per gli Hornets questo scontro era la prima vera sfida decisiva ormai da molti anni a questa parte. Gli unici due giocatori con esperienze Playoff nella rotazione utilizzata per questa gara erano Cody Zeller e Terry Rozier; il resto dei componenti non aveva mai varcato le soglie della stagione regolare. Una squadra così poco abituata al grande palco NBA soffre molto situazioni di questo tipo, dove gli avversari ti aspettano agguerriti e pronti ad alzare l’asticella.

Questo aspetto è stato riconosciuto dagli stessi giovani Hornets che nelle dichiarazioni post partita hanno descritto i Pacers come più pronti ed abituati a questi momenti importanti. Le parole di Miles Bridges sono significative e rendono bene l’idea della sensazione provata dai ragazzi durante la gara:

Un altro elemento che ha contribuito a decidere negativamente l’incontro è stato il piano partita preparato da James Borrego, anche lui alle prime armi in quanto a gare che contano veramente. Per rendere l’idea, il capo allenatore degli Hornets ha trattato questo Play-In come la numero #73 della stagione regolare piuttosto che come una gara a eliminazione diretta.

In vista di un appuntamento così importante contro una squadra ridotta all’osso in termini di soluzioni offensive è imperdonabile non prevedere una contromisura all’utilizzo lontano della palla di Doug McDermott. Con Brogdon e Sabonis a mezzo servizio era prevedibile aspettarsi un utilizzo estensivo del tiratore dei Pacers. In questo modo Bjorkgren è riuscito a sfruttare al meglio le risorse a disposizione impegnando allo stesso tempo uno dei peggiori difensori degli Hornets: Terry Rozier.

Nella partita in questione sono emerse alcune lacune di Borrego nell’adattamento del piano partita. Del resto anche il capo allenatore ha bisogno di tempo ed esperienza per poter migliorare sotto questo punto di vista: il percorso di sviluppo riguarda anche lui.

Cosa salvare della stagione

Considerare salvo o meno un campionato è un calcolo complesso che entra nel campo delle sensibilità e delle aspettative di ogni osservatore. Per cercare di dare una dimensione leggermente più oggettiva è importante, a mio avviso, partire considerando i pronostici sulle vittorie totali della squadra fornite da Vegas, uno dei siti principali e più puntuali in quanto a scommesse negli Stati Uniti.

A inizio stagione i bookmakers avevano previsto 25 vittorie per gli Hornets. Questa quota è stata ampiamente superata grazie alla crescita di molti giovani interpreti della squadra e all’approdo di un veterano come Gordon Hayward che, quando sano, è stato l’asse portante della formazione. Questo è un primo motivo che rende difficile approcciarsi negativamente al risultato complessivo, nonostante il pessimo mese e mezzo finale.

Un ulteriore elemento di soddisfazione riguarda lo sviluppo dei giocatori che formano il roster. Quasi tutti i componenti nel corso dell’annata hanno mostrato importanti segni di sviluppo in determinate aree del gioco. In questo senso una menzione d’onore va fatta a Bridges e Rozier che rispetto agli altri hanno inciso con più costanza nel corso delle 72 partite e hanno mostrato grandi passi avanti nel loro personale percorso di maturazione.

Borrego ha sempre fatto della crescita costante e non priva di errori il suo dogma e per questo motivo non si è fatto prendere dallo sconforto durante le interviste di fine stagione, cercando di vedere l’annata come parte di un lungo processo e non come punto di rottura finale.

Un ultimo elemento chiave riguarda la già strabiliante maturità cestistica e personale di LaMelo Ball, scelto alla numero #3 poco più di sei mesi fa. In questo arco di tempo veramente esiguo è riuscito a entrare con convinzione nel sistema NBA alimentando le speranze dei tifosi in vista del prossimo futuro. Le aspettative e i risultati degli Hornets hanno seguito la traiettoria del suo progresso nel corso della stagione e, allo stesso modo, si sono spente quasi del tutto con l’infortunio alla mano di fine marzo. Sempre nelle interviste di fine anno, Borrego ha descritto in questo modo l’astro nascente della squadra.

LaMelo è affamato. Ha quel qualcosa in più che non si può insegnare. Ama questo sport. Ama stare in palestra. Sa che deve migliorare e vuole farlo.

James Borrego su LaMelo Ball

Prima dell’inizio del campionato, provando a delineare il possibile percorso degli Hornets durante le 72 partite, avevo personalmente fissato come best case scenario l’approdo ai Play-In perché il roster non era e non è tutt’ora pronto per il gradino successivo. Questo aspetto si è visto con precisione nel corso delle ultime settimane, dove gli Hornets si sono lentamente sgretolati. A mio avviso, aver raggiunto questo risultato è comunque positivo e per nulla scontato vista la poca esperienza della squadra e dello staff nel suo complesso.

E ora?

Terminata la stagione, inizia una delle più importanti offseason della storia recente degli Hornets. Non è così azzardato definire la pausa estiva con questa enfasi perché il front office dovrà prendere importantissime decisioni in vista del prossimo futuro. Il leitmotiv che dovrà guidare l’operato della dirigenza riguarderà il modo in cui i prossimi tasselli che comporranno il roster si adattano alla presenza dominante di Ball. Esattamente come hanno fatto i Dallas Mavericks con Luka Dončić, è importantissimo iniziare fin da subito a costruire la squadra con razionalità intorno alla propria stella.

Ogni giocatore che verrà valutato, in sede di Draft e durante il mercato, dovrà essere accostato a LaMelo per poter capire al meglio un’eventuale chimica e adattamento al suo stile di gioco. Sarà importantissimo lavorare essenzialmente su tre macro aree: la ricerca di un centro che possa aiutarlo in difesa garantendo allo stesso tempo vertical spacing; l’incremento del numero di tiratori dall’arco per allargare il campo; l’aggiunta di buoni difensori perimetrali che possano mascherare le sue lacune in questo lato del campo.

Come prevedibile, sarà praticamente impossibile sistemare questi tre importanti punti nel giro dei mesi estivi, anche se partire con il piede giusto per far sentire la propria stella del futuro a suo agio dovrebbe essere l’obiettivo numero 1.

Inoltre, molto importante in ottica futura la conferma di Borrego da parte della società poco dopo la sconfitta nel Play-In tramite la team option annuale presente nel suo contratto. Per costruire un progetto di successo è necessario avere continuità e la dirigenza sa che, aldilà della possibilità di andare ai Playoff sfumata all’ultimo, ci vuole ancora molto tempo e lavoro per poter raggiungere con stabilità quel livello.

Il prossimo anno potrebbe essere decisivo per il capo allenatore. Charlotte avrebbe potuto discutere anticipatamente un’estensione, ma ha deciso di mantenere il contratto attuale per usare la prossima annata come test in vista del futuro. Molto probabilmente la dirigenza proverà a fornire a Borrego una squadra meglio assortita e più esperta nel complesso e, a seconda del risultato, deciderà in futuro se prolungare o meno la permanenza del capo allenatore.

Per raggiungere il livello successivo sarà quindi necessario un lavoro corale da parte di tutti i componenti della franchigia. A mio avviso, visti i miglioramenti costanti delle ultime due stagioni, è lecito aspettarsi che la crescita possa continuare anche grazie alla compattezza di questo giovane e affamato gruppo.

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Filippo Barresi
Calciofilo prestato alla NBA, tifoso degli Charlotte Hornets e della Sampdoria. Studente di Marketing all'Università di Torino, classe 1998. Molto probabilmente non vedrà un successo sportivo nell'arco della sua vita.