Il Diavolo nella Città degli Angeli

Westbrook ai Lakers
Copertina di Edoardo Celli

“Tanto tuonò che piovve”

Potremmo scomodare Socrate ed il suo antico adagio nei confronti della moglie Santippe per raccontare il ritorno a Los Angeles di Russell Westbrook.

Per Russ questo si tratta. Un vero e proprio ritorno alle origini.

Se a livello di NBA ha giocato ad Oklahoma, Houston e Washington, a livello personale è nato a Long Beach, nella Greater Los Angeles Area, è cresciuto ad Hawthorne, ha studiato alla Leuzinger High School di Lawndale e si è affermato come prospetto NBA a UCLA.

Per il suo approdo ai Lakers, a giocare un ruolo fondamentale, oltre la volontà dichiarata di Westbrook di tornare nella sua Los Angeles, è stato il nulla osta di LeBron James e Anthony Davis: i tre giocatori, circa due settimane prima dell’accordo, si sono incontrati nella casa di Los Angeles di James ed hanno parlato di come potrebbero giocare e far convivere il proprio ego sullo stesso parquet.

La nota curiosa di questo trasferimento, a conferma che The Brodie è un giocatore particolare, è che stiamo parlando dell’unico MVP della storia della NBA ad aver cambiato franchigia tre volte in tre stagioni consecutive.

Quindi, con cognizione di causa, possiamo dire che il “Figlio della California” è tornato a casa.

La trade

Il prezzo che i Los Angeles Lakers hanno dovuto pagare per regalare a LeBron James ed Anthony Davis la terza stella – ed anche per allinearsi al nuovo trend NBA di creare dei superteam potenzialmente vincenti nel breve periodo ma disfunzionali nel lungo – è stato (forse troppo) alto.

Dobbiamo dirlo con estrema chiarezza: Rob Pelinka ha fatto un bel regalo ai Wizards.

Per pareggiare uno dei contratti peggiori della lega – $44,211,146 nella stagione 2021-22, $47,063,478 nella stagione 2022-23 – i Lakers hanno dovuto offrire Kyle Kuzma, Montrezl Harrell, la scelta n°22 al Draft 2021 ed un giocatore assolutamente funzionale come Kentavious Caldwell-Pope.

In casa LAL, la trade per Westbrook ha portato degli effetti collaterali che andranno valutati nel medio-lungo termine.

La “perdita” di giocatori come Kuzma ed Harrell è certamente sopportabile.

La sostituzione KCP non sarà “facile” perchè – con ancora impresso nella memoria l’errore fatto con Danny Green e Wesley Matthews nella scorsa free agency – all’interno del sistema, sia difensivo che offensivo, di coach Vogel ha giocato un ruolo fondamentale, pur essendo un comprimario sulla carta.

Anzi, su Caldwell-Pope possiamo (e dobbiamo) aggiungere un dato. Nonostante ai playoff, nella serie contro Phoenix, abbia tirato dall’arco con un poco edificante 21.1%, in regolar season, dopo Kuzma (il cui compito quasi unico era quello di portare punti dalla panca), è stato il giocatore più prolifico in tal senso, tirando con il 41%.

Tuttavia, abbiamo parlato di “effetti collaterali”.

Questo perchè, per regalare il terzo violino a James e Davis, andranno fatte delle scelte in questo mese di agosto, ragionando in termini di rinnovi, estensioni e scambi.

Ne parleremo più approfonditamente in un futuro articolo sulla free agency dei Los Angeles Lakers, in questa sede basterà nominare tre nomi (oltre a quelli già fatti).

Notizia della scorsa notte è la firma di Alex Caruso con i Chicago Bulls, una pedina fondamentale in questi ultimi due anni per la panchina gialloviola. Pelinka si è trovato nella posizione di non poter offrire la stessa cifra messa sul piatto dal VP of Basketball Operations dei Bulls, quel Artūras Karnišovas passato anche in Italia con la canotta della Fortitudo Bologna a fine anni 2000.

Altro nome da fare è quello di Talen Horton-Tucker. Il 23 luglio i Lakers hanno reso il prodotto di Iowa State RFA estendendo la qualifying offer da $1,897,476. Fino alla trade per Westbrook, al netto della possibilità di THT di rimanere ancora un anno e diventare unrestricted free agent nel 2022, i Lakers avevano “la palla in mano” e potevano decidere tra varie possibilità.

Con la partenza di Caruso, i Lakers hanno dovuta dare una accelerata – per evitare di perdere due giocatori o strapagarne uno – ed è notizia della notte l’estensione contrattuale di Horton-Tucker.

L’ultimo nome da fare – e, fino a qualche ora fa, il più importante – è quello di Dennis Schröder. Con l’arrivo di Russell Westbrook le sue possibilità di permanenza sono prossime allo zero.

A maggior ragione, per fare mercato, i Lakers, nel caso avessero voluto offrire più dei $5,900,000 della midlevel exception ed i contratti al minimo per i veterani, avrebbero avuto come unica mossa la sign&trade del tedesco.

Ora il ruolo di Schröder sul mercato gialloviola è veramente marginale, se non pressoché nullo. Ed anche le alternative per il tedesco iniziano a scarseggiare, a maggior ragione dopo aver rifiutato l’estensione proposta dal team guidato da Rob Pelinka nello scorso mese di marzo.

La trade per Westbrook ha, comunque, creato dei benefici alla franchigia vincente di Los Angeles.

Kyle Kuzma, ultimo baluardo dello Young Core formato da Lonzo Ball, Brandon Ingram e Josh Hart, ha lasciato la franchigia che l’aveva draftato nel 2017.

Le intenzioni dei Lakers nei suoi confronti – dichiarazioni di facciata a parte – erano chiare: dopo aver esteso il contratto nel dicembre 2020, facendogli firmare un triennale da 40 milioni di dollari (con player option per la stagione 2023-24), Kuz è stato offerto in lungo ed in largo a tutte le franchigie della lega, in ultimo ad Indiana per Myles Turner ed a Sacramento per Buddy Hield.

La spiegazione di questa “reticenza” da parte delle frachigie NBA nei confronti del nativo di Flint è presto spiegata: Kuzma è entrato nella lega come un giocatore “fatto e finito”, si conoscevano i (pochi) pregi ed i (tanti) difetti.

La Summer League 2017 e, in generale, la prima stagione NBA, giocata al fianco di un giocatore – Ball – che ne ha esaltato i pregi ed in un contesto che gli ha perdonato i difetti, ha portato i più a sopravvalutare il suo valore.

Col passare delle stagioni, siamo passati da possibili re-draft della classe 2017 al punto in cui la sua trade value è andata a picco ed oggi, per liberarsi del suo contratto e di quello di Harrell (giocatore dannoso ai playoff con un contratto appetibile), i Lakers hanno dovuto sacrificare una scelta al draft e Caldwell-Pope.

Lo spacing

Il tasto dolente per eccellenza.

Russell Westbrook è un giocatore divisivo, o lo ami o lo odi. Se col cuore non puoi non amare uno che dà tutto quello che ha sul parquet, col cervello non puoi non pensare che i Lakers della prossima stagione – al netto delle aggiunte in free agency e con gli scambi – hanno un serio problema di spacing.

Il giorno precedente alla trade per Westbrook, gli insider NBA davano quasi per certo l’arrivo di Buddy Hield a Los Angeles e la partenza, con destinazione Sacramento, di Kuzma, Harrell e KCP. In pratica, con lo stesso pacchetto, i Lakers avrebbero potuto “sistemare” una criticità della stagione precedente: il tiro dall’arco.

Come ha spiegato Kevin O’Connor in un articolo su The Ringer, Buddy Hield era (ed è tuttora) ciò che i Lakers necessitavano. Un tiratore elitario, con il fisico e le capacità adatte per giocare nel sistema difensivo di Frank Vogel.

Tuttavia, nella stessa serata Shams Charania “dal nulla” ha tweetato che i Lakers ed i Wizards avevano iniziato una discussione che coinvolgeva Russell Westbrook.

L’intuizione di Charania era corretta, i Lakers stavano giocando su due fronti: aprire il campo e prendere un giocatore funzionale pur pagando un prezzo decisamente elevato o scegliere la terza stella, seguire il trend della moderna NBA e sacrificare – almeno sulla carta – lo spacing.

La mattina del 30 luglio ci siamo svegliati con la notizia ufficiale, ossia che dal 6 agosto 2021 Russell Westbrook sarà un giocatore dei Los Angeles Lakers.

A questo punto, Pelinka, Vogel ed il board losangelino si ritrova tra mani le due metà della stessa mela.

Da un lato abbiamo la voglia di Westbrook di dimostrare al mondo che in una contender anche lui può essere vincente, la voglia di LeBron di riscattare la sfortunata stagione 2020-21 conclusa con l’infortunio alla caviglia, il play-in e la sconfitta al primo turno contro i Phoenix Suns e la voglia di Anthony Davis di giocare con continuità dopo aver passato più tempo in infermeria che in campo.

Dall’altro lato abbiamo una considerazione, una fattualità, che è difficile non affrontare.

I Lakers, con Kuzma e Caldwell-Pope, hanno tirato con il 35.4% dall’arco nella stagione 2020-21. Se all’equazione togli questi due giocatori ed ne aggiungi uno da 31.5% in regular season e 25.0% ai playoff, la questione diventa grave ed interessante allo stesso momento.

Come faranno Pelinka e Vogel ad ovviare a questo problema? Basteranno le aggiunte con la free agency e le eventuali trade? Ci sarà un incremento delle percentuali da tre delle superstar durante la stagione?

Sono tutte domande alle quali oggi è difficile, quasi impossibile, rispondere.

Quello che possiamo dire – mi permetto di aggiungere “con assoluta certezza” – è che The Brodie sarà il maggior alleato di LeBron James nella sua corsa contro il tempo.

Con un giocatore come Westbrook, in grado di gestire i possessi e servire i compagni (che si spera siano funzionali) con la stessa qualità di James, quest’ultimo potrà preservarsi, concedersi minuti di riposo in panchina e, saltuariamente, giocare off-the-ball con Russ al suo fianco.

Se, all’alternanza dei possessi tra i due, ci aggiungiamo il fatto che – forse per la prima volta – Anthony Davis ha aperto alla possibilità di giocare più minuti da centro in grado di allargare il campo, i tifosi Lakers possono guardare a questa trade con un occhio leggermente più positivo.

In fin dei conti, l’ultima parola ce l’avrà come sempre il campo e, solitamente, questo dice la verità.

I tifosi Lakers dovranno sperare che Rob Pelinka sarà in grado di cogliere le migliori opportunità che il mercato saprà offrire, senza farsi prendere dall’ansia e dall’allarmismo come il suo predecessore – nulla di personale, Mitchell.

Al momento possiamo dire che tuonò talmente forte che, insieme alla pioggia, nella Città degli Angeli arrivò anche il Diavolo.

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Davide Quadrelli
Tifo Lakers e Cantù, tifo Valentino Rossi e Kimi Raikkonen, tifo Juventus e Patriots. Pare che io scriva per True Shooting.