A OKC è iniziata la stagione dello sviluppo

OKC
Copertina di Sebastiano Barban

Development is a process, not an event. Questa frase di Sam Presti nelle interviste di fine stagione regolare è particolarmente azzeccata per descrivere la situazione attuale di OKC, franchigia entrata nel pieno di un vero e proprio processo di ricostruzione. E se in realtà questo nuovo assetto della franchigia è iniziato nell’estate del 2019, con le cessioni di Westbrook e George, è solamente in questa stagione che è entrato nel vivo.

Si dice che un processo di rebuilding inizi quando una squadra ottiene una scelta in lottery. Tralasciando la sfortunatissima stagione 2014-15, infatti, i Thunder non sceglievano in lottery con una loro scelta, e cioè senza trade up o scambi, dal 2009, quando venne selezionato James Harden. In questo Draft Presti si è portato a casa quattro nuovi rookie, che hanno iniziato a farci vedere qualcosa del loro talento in Summer League.

I nuovi volti

Josh Giddey, australiano scelto alla numero 6, è l’unico giocatore a roster di OKC selezionato con una scelta propria dei Thunder. Il talento, rookie dell’anno in NBL, è veramente elettrizzante, ed è un peccato che Josh abbia subito una distorsione alla caviglia dopo un minuto di gioco a Las Vegas, perché ciò ci ha privato di vedere molte giocate spettacolari. Ha iniziato con un schiacciata dopo 9 secondi e ha mostrato la sua predisposizione a passare la palla, ma, proprio mentre iniziavamo a gustarci questo intrigantissimo prospetto, l’infortunio ci ha tolto tutto.

Presti ha scelto un’ala dal talento infinito come passatore e con un’intelligenza cestistica spiccata. Sa arrivare al ferro nonostante non sia particolarmente atletico e questo fa capire che è in grado di usare il suo corpo, cosa non scontata. In stagione regolare vedremo se sarà titolare accanto a Shai, Dort, Bazley e Pokusevski per una lineup molto interessante, con cinque giocatori in grado di portare palla. Se così fosse, avremmo un quintetto molto divertente da vedere, anche se non è impensabile che Daigneault ripieghi su un centro con più prestanza fisica.

E a proposito di questo, il migliore per OKC a Las Vegas è stato Jeremiah Robinson-Earl. Ho criticato la scelta di Presti per una mala gestione degli asset: spendere la 34 e la 36 per arrivare alla 32 mi è sembrata una spesa troppo onerosa. Ma ciò non cambia il fatto che, anche se avrei preferito una scommessa ad upside più alto, JRE sia un ottimo giocatore. Presumibilmente giocherà da centro undersized anche in NBA, perché ha dimostrato una buon abilità di tenere i 5 in Summer League.

Come tutti i giocatori che escono da Villanova, Jeremiah è pronto per la lega, estremamente altruista e intelligente cestisticamente. Spesso è stata l’unica ragione di interesse per delle gare estive, con le sue abilità di difendere ad alto livello. E il tiro da tre, su cui si avevano grossi dubbi al college, sembra solido nella forma; anche nelle percentuali parliamo di buoni numeri, nonostante il campione sia ancora troppo piccolo. In ogni gara ha segnato almeno una tripla e messo a segno una stoppata, il che fa pensare che possa diventare un 3&Block.

Purtroppo però Jeremiah è alto solo 206cm e non è un mostro atletico, e ciò l’ha messo in difficoltà contro centri più alti e prestanti fisicamente, come Isaiah Jackson. Il fatto che il suo contratto sia garantito per 3 anni è inusuale per un secondo giro, e ciò indica che OKC ci punti molto. Probabilmente dividerà i minuti da centro con Favors, ma l’impressione è di avere a che fare con un vincente.

Quanto a Tre Mann, è stato visto poco, perché ha finito la sua avventura dopo due partite. Ha confermato ottime doti di scorer e di minaccia dall’arco, mal supportate dai numeri e da un ferro che non gli ha sorriso: raramente ho visto una serie di errori usciti di un niente come nelle sue due partite. Se riuscirà ad adattarsi in difesa e al ritmo NBA, e potrebbe volerci un po’ di tempo, sbloccherà il suo potenziale, anche perché ha un tocco clamoroso e delle capacità in finishing folli.

Per essere stato scelto alla 55, Aaron Wiggins si è mostrato molto più pronto a questo livello di giocatori presenti a roster lo scorso anno, e mi riferisco a Hoard, Hall e Brown jr. L’ala in uscita da Maryland ha ottime misure fisiche e un ottimo footwork, a sua detta derivante dalle lezioni di ballo prese quando era alle scuole medie. Mi è piaciuta molto l’attitudine ad attaccare il ferro, a difendere e a tirare: il best case scenario per lui è diventare un 3&D affidabile dalla panca, e ciò dipenderà dalle sue percentuali al tiro. Intanto, si è guadagnato un contratto two-way, e la G League gli darà lo spazio per mettersi in mostra.

Shai è la nuova stella della franchigia, e i suoi compagni devono crescere

Questo lo sapevamo già, ma magari a qualcuno erano venuti i dubbi dopo tutte le voci (infondate) secondo cui Presti avesse offerto la sua giovane stella e la #6 per la 1, la 2 o la 3. Ovviamente tutto ciò non era vero, e anzi secondo alcune fonti affidabili Presti non avrebbe incluso alcun giocatore nelle contrattazioni per salire. A conferma di ciò, appena ha potuto, Shai ha firmato un’estensione al massimo salariale, 5 anni a 172 milioni. Senza opzioni, il che dimostra la fiducia del canadese nella sua franchigia. Non è normale iniziare un processo di ricostruzione con un All-Star a roster, e da questo punto di vista i Thunder sono fortunati perché hanno già trovato un secondo violino.

Sì, lo so che Shai non è ancora stato convocato all’All-Star Game, ma il suo livello è quello ed è solo questione di tempo. E non è escluso che il classe ’98 possa migliorare ancora. I suoi numeri sono spaventosi, con un 41% dall’arco derivante da un’87% di conclusioni create da se stesso: in parole povere, Shai ha il potenziale per diventare uno dei migliori scorer della lega.

L’infortunio alla fascite plantare è stata una bruttissima gatta da pelare, che ci ha privati di uno dei giocatori più elettrizzanti della lega. Sapendo che migliora di gara in gara, non vedo l’ora di vederlo giocare di nuovo: ne abbiamo tutti bisogno.

A proposito di bisogno di spettacolo, Pokusevski non ha giocato in Summer League. I piani sono più grandi, e sospetto che sarà titolare nella nuova stagione. Il serbo si è presentato troppo acerbo, ma la bolla della G League è stata provvidenziale per farlo adattare ai ritmi della lega. E i flash nella seconda parte di stagione sono stati intrigantissimi. Sicuramente lo staff di OKC avrà lavorato sul suo peso, perché Poku è decisamente troppo leggero. La curiosità è molta: se Aleksej riuscirà a trovare un po’ di continuità i Thunder diventeranno molto divertenti da guardare.

Importante è anche lo sviluppo di Dort al tiro, migliorato ma migliorabile, e soprattutto nel finishing al ferro, dove il Ministro della Difesa è stato insufficiente. Luguentz rimarrà il solito difensore clamoroso, ma bisogna capire qual è il suo potenziale offensivo per comprendere quale sia la cifra giusta da dargli per estendere il suo contratto. In ogni caso, è una delle prese undrafted più clamorose della storia recente della NBA.

La shot chart dell’ultima stagione di Lu Dort, via statmuse. Spiccano, in negativo, le percentuali molto fredde in prossimità del ferro: appena 48.3% entro il metro e mezzo dal ferro.

Darius Bazley è alla stagione della verità: se al terzo anno in una squadra NBA non diventi produttivo, difficilmente otterrai un altro contratto. Darius è migliorato molto nel finale di stagione, ma deve confermare i progressi; cosa ancor più importante è aggiustare un tiro dall’arco che non funziona ed è troppo altalenante. Darius è mancino, ma preferisce concludere di destro al ferro: siamo sicuri che non stia tirando con la mano sbagliata? L’ala che ha saltato il college ha mezzi fisici molto interessanti e ottime doti di ball handling, ma è il momento che queste skill si traducano in impatto positivo, o quanto meno in una produzione solida per OKC.

Theo Maledon è stato altalenante in Summer League, ma si è ingrossato parecchio. Il francese lotterà con Mann e Jerome per le chiavi della panchina, e non è escluso che possano convivere. Ma perché ciò accada, Theo deve migliorare nel tiro da tre, e soprattutto nella metà campo difensiva.

I veterani

Mi fa sorridere includere tra i giocatori più esperti Kenrich Williams, sapendo che ha giocato solo 151 gare in carriera, ma Kenny Hustle ha 26 anni e l’atteggiamento che i giovani devono imitare. Giocatori come questi sono chiamati glue guy: sono cioè dei collanti, che fanno sempre la cosa giusta in campo e si adattano a giocare con chiunque. Se deve tirare, Kenrich lo fa; sa difendere, sa passare la palla, tagliare, usare la sua intelligenza e il suo corpo. E generalmente per costruirsi una carriera NBA senza un talento da lottery sono queste le caratteristiche che servono. Williams dovrà essere l’esempio in campo e fuori come la scorsa stagione.

Il veterano vero e proprio della squadra è però Mike Muscala. Il tiratore statunitense ha firmato per due anni a 7 milioni, confermando il suo amore per Oklahoma City, che non ha voluto lasciare alla trade deadline. Leader nell’esempio e ottimo tiratore da tre, potrà garantire spaziature a Shai e dare dritte ai giovani. Non è un ruolo nuovo, lo ha ricoperto molto bene durante la scorsa stagione, e non mi stupirei se Mike entrasse nello staff di OKC in futuro: l’ex Laker sembra essere proprio uno di quei giocatori che si legherà ai Thunder anche dopo la fine della carriera sul campo.

Con una prima futura dai Jazz è arrivato anche Favors. Il centro coprirà minuti da 5, magari anche da titolare, ma potrebbe subire il trattamento Horford se Daigneault avesse la necessità di dare minuti a Robinson-Earl e a Pokusevski da 5.

 

In ogni caso, la stagione di OKC sarà di transizione, ma non è escluso che OKC galleggi in zona play-in: per ciò che si è visto lo scorso anno, Shai Gilgeous-Alexander è troppo forte perché la sua squadra non riesca a lottare per un piazzamento tra le prime dieci. I Thunder non faranno i playoff, ma non saranno nemmeno la peggior squadra a Ovest. Ciò che è più importante è però riuscire a dare spazio e tempo di gioco a tutti i giovani, che ne hanno un disperato bisogno per crescere. Il processo di ricostruzione inizia a diventare serio, e farlo provando a competere è spesso una buona idea

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Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.