Quattro soluzioni per risolvere la situazione Wall

John Wall
Copertina di Sebastiano Barban

Molto probabilmente conoscete già la notizia, tre giorni fa John Wall ha ufficialmente comunicato agli Houston Rockets che non intende giocare con loro la prossima stagione. La franchigia si è quindi assunta l’impegno di cercare una nuova destinazione per la point guard ex Wizards.

La situazione è iniziata, procede e probabilmente finirà pacificamente e con le due parti in buoni rapporti. Caso, va detto, sempre più insolito, data la crescente, e legittima, presa di consapevolezza da parte dei giocatori del proprio potere in sede di contrattazione.

La causa di questa tranquillità si trova probabilmente nelle motivazioni convergenti del giocatore e della squadra. Wall è un giocatore la cui carriera è attualmente in una fase molto più avanzata di quanto i 31 anni appena compiuti possano far pensare, una fase in cui ogni minuto spendibile in campo è molto prezioso, troppo per usarlo in una squadra senza ambizioni. I Rockets, dal canto loro, hanno obiettivi molto più lontani, che vanno di pari passo con la crescita della stella nascente Jalen Green, appena draftato con la seconda scelta.

Nonostante la situazione pacifica e la buona volontà, trovare un’altra squadra con cui orchestrare uno scambio per John Wall non sarà affatto facile.

Oltre all’età e alla sua scheda clinica per niente rassicurante, John Wall porta in dote anche un contratto pesantissimo: si parte dai mastodontici 44 milioni previsti nella prossima stagione per passare ai gargantueschi 47 nel 2022-23.

Se anche dovessimo assistere ad una rinascita di John Wall (che pure ha disputato un buonissimo inizio di stagione con i Rockets, prima che la situazione e, ancora una volta, il suo corpo, cedessero completamente il passo al resto della Lega), non c’è alcuna possibilità che giustifichi il terzo di cap salariale che il suo contratto occupa (a voler essere schietti, forse non lo giustificherebbe neanche il miglior Wall visto nella sua carriera).

È per questo motivo che, quando Sebastiano, il nostro “boss” del settore grafico, mi ha contattato per chiedermi spunti per la copertina, la mia prima idea è stata un’analogia tra John “Wall” e il muro delle fucilazioni, poi declinata nella versione più soft che avete visto.

Insomma, John Wall è un giocatore che vuole essere scambiato ma che è impossibile da scambiare. Da questo punto di vista, la copertina è molto calzante.

A conferma di ciò, potreste aver notato che non è uscito alcun rumor “ufficiale” su squadre interessate a lui e neanche tanti articoli di “fantamercato” con ipotesi di trades, solitamente immancabili (e infatti eccoci qua).

Dal mio punto di vista, la totale assenze di rumors e notizie mi svincola completamente, lasciandomi libero di viaggiare nei meandri più inesplorati dei monte salari… Un sogno.
Proprio per questo, saremo zelanti e serissimi e valuteremo solo le ipotesi realizzabili riguardo una trade irrealizzabile, rinunciando al sogno di immaginarne una che riporti Wall a Washington o la ripetizione dello scambio Wall-Westbrook, con nuove squadre e nuove pedine coinvolte.

SOLUZIONE 1: LE PARTI SI ACCORDANO PER UN BUYOUT

Come abbiamo detto, i giocatori stanno acquisendo un ruolo sempre più importante quando si tratta di prendere decisioni importanti per il loro futuro con le franchigie NBA. Per questo motivo, e visti i rapporti distesi, Wall e i Rockets potrebbero arrivare ad un accordo comune, in cui il giocatore rinuncia ad una parte dei soldi (che rimarrebbero comunque molti) e la società rescinde il contratto, lasciando il giocatore libero di firmare dove preferisce.
Ritengo quest’opzione la più valida non solo perché permette di superare le difficoltà nell’imbastire una trade, ma anche perché sarebbe la soluzione più preferibile per entrambe le parti.

Wall riceverebbe soldi dai Rockets e sarebbe libero di firmare a cifre molto più basse in una squadra di alto livello (se volete un nome, Philadelphia ovviamente, o i Clippers), ma anche per i Rockets.

È vero che non solo perderebbero un giocatore senza ricevere niente in cambio ma dovrebbero anche riconoscergli buona parte del contratto, d’altro canto è anche vero che questi scambi si risolvono solitamente “affiancando” al contrattone scelte future o prospetti giovani per renderlo più appetibile, proprio gli asset che una squadra in ricostruzione come i Rockets cerca di guadagnare, non di perdere. In questo momento, Houston preferirebbe sprecare soldi piuttosto che potenziale.

SOLUZIONE 2: WALL NON GIOCA LA STAGIONE 2021-22

Un’altra soluzione senza trade è che John Wall non giochi la prossima stagione (come ha effettivamente dichiarato in caso di permanenza ai Rockets). In questo modo, il contratto potrebbe diventare più facile da scambiare nella prossima off-season e il roster avrebbe a disposizione un veterano di grande esperienza negli allenamenti e in spogliatoio, mentre Wall continuerebbe ad allenarsi senza rischiare infortuni in partita.

Una soluzione come queste due, che accontenta più il giocatore della squadra, avrebbe anche un ottimo effetto sulla considerazione della proprietà Rockets, che non sembra essere delle migliori.

Passiamo ora alle trades vere e proprie. Viste le difficoltà nell’immaginare uno scambio realistico, il nostro settore ricerca trades (composto da me medesimo che si scatena sulla trade machine ESPN alle 3.30 del mattino) è riuscito ad individuare solo due risultati vagamente accettabili.

Questo perché, come abbiamo detto sopra, è difficile che i Rockets accettino di sacrificare asset utili per dare via un giocatore che, fondamentalmente, non sposta nulla. Dall’altro lato, Wall è un giocatore con un contratto enorme, dalle prestazioni molto incerte nel ruolo attualmente più saturo della lega, non ha sostanzialmente alcun mercato, specie senza la prospettiva di ricevere anche qualcosa di interessante insieme.

Per questo motivo, l’unica soluzione è, per assurdo, trovare delle squadre messe ancora peggio dei Rockets, flagellate da contratti ancora più gravosi del terrificante biennale di Wall.

SOLUZIONE 3: TRADE N. 1

Boston riceve: John Wall, Tyler Bey

Houston riceve: Al Horford, Josh Richardson, Juancho Hernangomez

La miglior cosa da dire su questa trade è che, secondo la trade machine di ESPN, non solo è fattibile, ma è anche ininfluente sui record delle due squadre. Abbiamo quindi, sulla carta, un gioco a somma zero, un risultato invidiabile visto cosa stiamo cercando di scambiare.

Passiamo al perché. Attualmente, la point guard titolare dei Celtics è uno tra Marcus Smart e Dennis Schroeder, in entrambi i casi giocatori non all’altezza delle ambizioni dei Celtics. Wall è invece, e questo è indubbio, una point guard di alto livello, con visione e abilità di gestione della palla ancora eccellenti (7 assist di media nella baraonda di Houston).

Una gestione oculata del suo minutaggio, aiutata, qua sì, dalla presenza a roster di Smart e Schroder, potrebbe alzare il livello offensivo della squadra e liberare pressione dalle spalle di Tatum.

Ovviamente, perdere Horford sarebbe un brutto colpo soprattutto in difesa (pur rimanendo uno dei peggiori contratti della Lega), ma Robert Williams, fresco di rinnovo firmato ad agosto, è già una validissima opzione come titolare, a maggior ragione se accompagnato da un ottimo giocatore di pick and roll come Wall.

Con il ritorno di Smart ad un ruolo più ibrido tra l’1 e il 2, poi, la firma estiva di Richardson perderebbe importanza.

SOLUZIONE 4 (fattibile solo a stagione in corso): TRADE N.2

Dallas riceve: John Wall, Daniel Theis

Houston riceve: Kristaps Porzingis, Dwight Powell, Willie Cauley-Stein

Sì, questa è decisamente meno probabile (non che l’altra abbia alcuna speranza di realizzarsi).

La ratio dietro questa operazione sarebbe, molto semplicemente, guadagnare un anno di spazio nel cap, in quanto il contratto di Kristaps Porzingis, pur essendo di “soli” 30 milioni a fronte dei 40 e passa di Wall, dura un anno in più.

Ora, quando una squadra come i Mavericks drafta un talento come Doncic, l’unico obiettivo diventa quello di offrire alla stella quanti più anni competitivi possibili fino allo scadere del secondo contratto (il 2027 in questo caso), in modo da non rendere troppo attraenti le sirene dei famigerati big markets.

Lo abbiamo visto con i Bucks e Giannis, lo vedremo sicuramente a Dallas (in realtà lo abbiamo già visto proprio con l’azzardo Porzingis).

Ora, è indubbiamente vero che questa è una trade a perdere per i Mavs, specie se prendiamo in considerazione l’idea che Porzingis torni ai livelli che gli abbiamo già visto raggiungere a New York. È anche vero che però quei livelli non li ha più raggiunti e, nonostante una discreta stagione, sembra non poter offrire molto alle ambizioni dei Mavericks, specialmente ai playoff.

La differenza apportata da John Wall non sarebbe così rilevante: Dallas riuscirebbe probabilmente a fare la stessa regular season e uscire allo stesso modo nei playoff, aggiungendo la minima variabile di una nuova fonte di shot creation, che sicuramente manca all’attacco Mavs.

Soprattutto, però, oltre all’anno “guadagnato”, porterebbe a casa un validissimo giocatore dall’ottimo contratto come Theis, blindando e migliorando lo spot di 5 per i prossimi 4 anni. Lo stesso Theis è il motivo per cui ho specificato che la trade va fatta a stagione in corso: il tedesco infatti non potrà essere scambiato entro i 90 giorni dalla firma del nuovo contratto, avvenuta il 7 agosto.

I Rockets avrebbero invece la possibilità di scommettere, anche loro, sul talento di Porzingis, in un visionario frontocurt con Wood, o potrebbe semplicemente provare ad aumentarne il valore in sede di mercato per imbastire un’ulteriore trade.

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Cesare Russo
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