Preview Nets 21/22: l’ora dell’anello?

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Copertina di Alessandro Cardona

Arrivi: Patty Mills (FA), Paul Millsap (FA), LaMarcus Aldridge (FA), DeAndre’ Bembry (FA), James Johnson (FA), DeVontae Cacok (FA), Jevon Carter (trade-Suns), Cameron Thomas (#27 draft), Day’Ron Sharpe (#29 draft), Kessler Edwards (#40 draft), David Duke Jr. (undrafted).

Partenze: Spencer Dinwiddie (trade-Wizards), Landry Shamet (trade-Suns), Jeff Green (Nuggets), DeAndre Jordan (Lakers), Chris Chiozza (Warriors), Alize Johnson (Bulls), Timothé Luwawu-Cabarrot (Hawks), Mike James (Monaco), Tyler Johnson, Reggie Perry.

Depth Chart

PG: James Harden, Patty Mills, Jevon Carter
SG: Bruce Brown, Cameron Thomas, (Kyrie Irving)
SF: Joe Harris, James Johnson, DeAndre’ Bembry
PF: Kevin Durant, Paul Millsap, DeVontae Cacok
C: Blake Griffin, LaMarcus Aldridge, Nicolas Claxton

Cosa salvare dalla scorsa stagione?

Lo scorso anno è stato l’ennesimo spartiacque della storia recente dei Nets. Se pensiamo alle aspettative di inizio stagione, che vedevano la squadra di Irving e Durant come mina vagante dell’Est, sono bastate poche settimane per sconvolgere gli equilibri della lega con l’arrivo di James Harden. Un superteam clamoroso, che ha però dovuto fare i conti con la ghigliottina degli infortuni.

Dopo una Regular Season tra pause e acciacchi, solamente KD è riuscito a rimanere in piedi fino alla famosa gara-7 contro i Bucks. La distorsione alla caviglia ha precluso il ritorno in campo di Irving, mentre Harden ha voluto fare un tentativo nonostante il serio stiramento al bicipite, mostrandosi in condizioni precarie nelle tre partite finali della serie. Alla fine il destino ha deciso che Milwaukee avrebbe dovuto passare il turno, e il buzzer-beater di Durant con la punta del piede sulla linea si è rivelato un tassello fondamentale nella cavalcata al titolo della squadra del Wisconsin.

Aldilà di tutto, quella dei Nets non è stata certamente una stagione fallimentare. I risultati con il roster al completo ci hanno mostrato una squadra praticamente imbattibile, e ci sono pochi dubbi su chi avrebbe alzato il Larry O’Bryan in condizioni più simili alla normalità. Allo stesso tempo, per Brooklyn è stata certamente la prima occasione mancata all’interno di un progetto all-in che la vedrà, forse, ancora protagonista nei prossimi anni.

In mezzo alle difficoltà fisiche, è infatti mancato l’apporto di comprimari fondamentali nei momenti decisivi, Joe Harris su tutti, che sarebbe bastato per arrivare al terzo turno con prospettive completamente diverse. Nonostante i tanti temi sul tavolo e le numerose questioni aperte, i Nets hanno affrontato la Free Agency in maniera ancora più aggressiva. Ma non sarà solo il campo a dover dare delle risposte importanti.

Il caso Irving

Il lavoro di Coach Nash non sarà certamente dei più semplici. Con gli addii di Udoka e D’Antoni lo staff dei Nets ha perso dei pezzi importanti, sia dal punto di vista tecnico che gestionale. Se l’arrivo di Vanterpool ha comunque messo una buona pezza sulle uscite, le responsabilità nelle mani dell’ex play dei Suns saranno inevitabilmente maggiori. E il primo scoglio, ormai sotto gli occhi di tutti, è quello relativo a Kyrie Irving.

Come noto da tempo, Kyrie non si è ancora sottoposto alla vaccinazione. Nonostante non ci sia un obbligo imposto dalla lega ai giocatori, le leggi cittadine hanno ovviamente una valenza superiore rispetto a NBA e NBPA. Per questo motivo, le restrizioni di NYC al momento non permetterebbero a Irving di giocare le partite in casa e al Madison Square Garden. Una situazione complessa, che ha portato i Nets a mettere Irving fuori squadra a tempo indeterminato.

Il dibattito sul tema dei vaccini è impazzato nelle scorse settimane con l’apertura dei Training Camp, lasciando spazio a interpretazioni di ogni genere. Ma se giocatori come Isaac, Beal o Porter Jr. non avranno problemi a scendere in campo, nonostante le idee discutibili, per Irving si prospetta una stagione completamente diversa. Oltre all’impossibilità di giocare, Kyrie perderà più di 17 milioni di stipendio, equivalenti alle partite saltate per non essere in regola con le restrizioni della città.

Intanto nella notte Kyrie ha deciso di rompere il silenzio attraverso una diretta Instagram, provando a spiegare la situazione e chiarendo la sua posizione sul futuro: “Non si tratta di essere anti-vax, io non sono contro il vaccino. Si tratta di scegliere cosa è meglio per sé stessi. Se scegli di vaccinarti ti supporto, se scegli di non farlo ti supporto lo stesso. Vedere il mondo così diviso è triste, io sto con tutte le persone che stanno perdendo il loro lavoro a causa degli obblighi vaccinali. Io conosco le conseguenze delle azioni che faccio nella mia vita, ma non ho commesso un crimine e non ho fatto del male a nessuno. Pensate che sia felice di perdere soldi e di non poter lottare per il mio sogno di vincere un altro titolo? Non crediate che mi ritirerò per questo”.

Attraverso un comunicato ufficiale, Sean Marks ha fatto sapere che Irving non potrà allenarsi e giocare con la squadra finché non sarà disponibile al 100%. Una presa di posizione netta che, secondo ESPN, avrebbe coinvolto anche i pareri di Durant e Harden, oltre a quelli di Tsai e Marks. I Nets non sono interessati ad averlo part-time, e solamente il vaccino o una modifica delle regole cittadine potrebbero stravolgere la situazione. Proprio Marks aveva detto più volte di non essere preoccupato dalla situazione, ma il contesto è cambiato radicalmente.

L’obiettivo dichiarato del GM era quello di arrivare al 19 ottobre con la squadra completamente vaccinata e i rinnovi firmati di Harden e Kyrie, cose al momento non ancora avvenute. Irving ha infatti una Player Option da 36 milioni per il prossimo anno, che al 99% non verrà esercitata, in modo da massimizzare l’ultimo max-contract della carriera. Se fino a poche settimane fa l’estensione sembrava sicura, ora è molto più probabile immaginare un addio del numero #11, via trade o da free agent.

I movimenti estivi

Dando uno sguardo ad altri movimenti importanti, anche la Free Agency ha portato parecchi cambiamenti per la squadra bianco-nera, a partire dalle uscite. Spencer Dinwiddie, ultimo baluardo della Fresh Brooklyn di Atkinson, ha salutato in direzione Washington, portando un’interessante Trade Exception da 11.5mln nella Grande Mela. Quella di Dinwiddie è stata certamente una partenza pesante, per quanto scontata, ma ha permesso ai Nets di firmare Patty Mills con un biennale da 12mln.

Con gli addii di Green e Shamet, Brooklyn ha dovuto muoversi in maniera differente per migliorare il roster. Il vero sostituto di Uncle Jeff si è rivelato essere Paul Millsap, uno degli ultimi FA a trovare una sistemazione; mentre per riempire il buco lasciato da Landry la dirigenza si è affidata al Draft, scegliendo Cam Thomas alla 27. Uno scorer puro completamente diverso dal suo predecessore, ma che potrebbe ritagliarsi qualche minuto già da quest’anno, considerando anche le diverse esigenze di squadra con l’assenza di Irving.

Gli ultimi posti del roster sono stati occupati da Jevon Carter, arrivato da Phoenix nella trade-Shamet, James Johnson, De’Andre Bembry, DeVonte Cacok e, soprattutto, LaMarcus Aldridge. Il ritorno del nativo di Dallas è stata una delle notizie più belle dell’offseason, considerando gli eventi della scorsa stagione. Aldridge si era infatti ritirato dal basket per problemi cardiaci, ma dopo nuovi consulti ha ricevuto il via libera per tornare in campo da quest’anno. Niente di meglio di un ritorno a Brooklyn, per provare a terminare il lavoro iniziato durante la scorsa stagione.

L’arrivo di Aldridge ha di fatto spinto DeAndre Jordan fuori dalla porta. L’ex giocatore dei Clippers aveva vissuto un’annata complessa, con un minutaggio in linea con il calo fisico verticale delle ultime stagioni. Per togliere dal cap i 15.6 milioni rimasti sui prossimi due anni, i Nets hanno dovuto attaccarci 4 seconde scelte + cash ai Pistons, che lo hanno poi liberato per firmare con i Lakers.

Le rotazioni di Nash

Le prime partite di Preseason non ci hanno regalato molti spunti, considerando i minutaggi e i riposi alternati. Detto questo, potrebbero esserci bastate per sapere quale sarà lo starting-5 che renderà protagonisti i Nets durante la stagione.

Con James Harden in regia, Bruce Brown è pronto a prendere il posto di Irving in quintetto. La scelta di Nash è certamente dettata dalla volontà di creare una lineup molto più equilibrata e capace di rispondere in maniera valida ai vari momenti della partita. Il primo anno a Brooklyn è stato più che positivo per Bruce, che è stato capace di imporsi sia come lungo atipico in attacco, che come vera ancora difensiva nella sua metà campo.

Un giocatore incredibilmente mobile e capace di cambiare su chiunque. Nella passata stagione, Brown ha difeso solo il 58% delle volte sui pari ruolo, più del 34% sulle ali e l’8% sui lunghi. Nelle prime due situazioni ha tenuto gli avversari intorno al 46% dal campo su quasi 500 tentativi totali, confermandosi una macchina nelle letture on-ball e nella capacità di passare sopra i blocchi, come si nota dalle clip sopra.

La mancanza di tiro e creazione non sono un problema in una lineup che può contare Harden, Durant e Griffin in campo. Brown è riuscito a crearsi un ruolo più che significativo da rollante nell’attacco dei Nets, sfruttando le sue abilità nello shot-roll e un discreto tocco nei floater. Un compagno perfetto affiancato a due magneti come il barba e KD, che hanno permesso a Bruce di diventare una spina nel fianco delle difese drop (Milwaukee su tutte).

Patty Mills dovrebbe invece uscire dalla panchina, assumendo un ruolo chiave nelle rotazioni di Nash. Quello che porterà Mills sarà certamente la sua capacità di muoversi off-ball con costanza, forzando diversi cambi e costringendo le difese ad adattarsi in continuazione. Qualità e letture tattiche che Dinwiddie non ha mai avuto, indipendentemente dall’infortunio. Il fatto di essere un giocatore duttile e molto più pericoloso senza palla, permetterà ai Nets di variare più volte nel corso della partita.

La scorsa stagione Mills ha tirato con il 41.3% dall’arco in pull up, e solo con il 31% in catch&shoot. Numeri più o meno in linea con quelli delle stagioni precedenti, nonostante la distribuzione dei tiri sia quasi la stessa. Possiamo quindi immaginare che ci sarà una differenza netta rispetto al passato, che potrebbe renderlo ancora più efficace in uscita dai blocchi. Riguardo alla closing lineup, è probabile che vedremo più spesso Patty rispetto a Brown. Un boost offensivo di esperienza che potrà risultare decisivo nel corso della stagione.

Chi sarà chiamato a dare risposte è invece Joe Harris. La RS dello scorso anno è stata sensazionale, e ha confermato che ormai non può più essere definito un semplice comprimario. 14ppg con il 66% di True Shooting, 65% di EffectiveFG e più del 47% da 3 su quasi 7 tentativi a partita. Numeri straordinari, che sono però improvvisamente calati nel momento del bisogno. Nella serie contro Milwaukee, Harris ha tirato 16-49 dal perimetro, e complessivamente con il 34% dal campo, mancando anche dei tiri decisivi nei finali di partita. Ecco perché quest’anno, fungendo probabilmente da terza bocca di fuoco, dovrà subito far capire di aver messo da parte i fantasmi.

Riguardo al reparto lunghi, i Nets continuano la direzione small già intrapresa dalla trade-Harden. Per il momento non c’è ancora stata occasione di vedere Millsap, Griffin e Aldridge disponibili insieme in queste prime partite di Preseason, ma è chiaro che tutti e 3 andranno a ricoprire un ruolo fondamentale nella rotazione dei Nets. Accanto a KD partirà titolare quasi sicuramente Blake, mentre gli altri due si divideranno minuti da 4-5 in uscita dalla panchina.

Immaginare un tenuta difensiva di livello con tre interpreti di questo genere diventa complicato, e non sarà facile trovare le giuste combinazioni. In termini di mobilità Brooklyn ha perso molto con l’addio di Green, e Millsap non ha le caratteristiche fisiche e tecniche per andare a sostituirlo allo stesso modo. Considerando che lui e Aldridge saranno i primi bersagli, i Nets dovranno lavorare molto più duramente sull’uomo, e non basterà più switchare in continuazione come hanno fatto per tutto l’anno scorso. Mettendo da parte anche James Johnson, Claxton è infatti l’unico lungo mobile capace di cambiare con facilità su più ruoli. Solamente l’anno scorso il prodotto dei Bulldogs ha fatto registrare un 66% di switch rate, il dato tra tutti i lunghi NBA dal 2013.

Tornando su Millsap, offensivamente non garantirà le percentuali di Green, nonostante sia comunque un ottimo tiratore dal perimetro (37% negli ultimi 4 anni a Denver). La mola di triple probabilmente si alzerà a 3.5-4 a partita, ma i Nets dovranno essere bravi soprattutto a trovarlo in post con continuità, dove è ancora una minaccia di prima fascia. L’anno scorso Paul ha infatti tirato con il 59% di EffectiveFG in situazioni di post up, portando più di 1.16 punti a possesso. Lucidità che non manca, né contro avversari più strutturati né in situazioni di mismatch forzato, come si nota dalle clip.

Obiettivi e aspettative

Parlando di aspettative, non sarebbe ovviamente corretto oscurare la vicenda Irving. Se i Nets non lo avranno a disposizione per tutta la stagione saranno certamente meno competitivi in Postseason, poche storie. Allo stesso tempo, il roster attuale permetterebbe a Brooklyn di partire comunque in top-2 a Est con Milwaukee e di giocarsela alla pari. Non più una strada spianata da favorita assoluta, ma un percorso meno scontato e in linea con le altre prime della classe.

Sarà un’annata fondamentale anche per il futuro della franchigia, che si ritroverà con situazioni contrattuali importanti da sbrogliare. Chiudere l’accordo con Harden permetterebbe alla squadra di affrontare con più sicurezza la stagione, mentre rimanere in sospeso potrebbe lasciare qualche strascico pesante. Nonostante tutto, tra il parquet e le vicende extra-campo, i Nets sono pronti ad andare di nuovo a caccia dell’anello, sperando che il secondo colpo possa essere quello vincente.

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Francesco Perillo
Tifoso dei Knicks e appassionato di basket; sogna ancora un futuro in cui il nostro pacioccone in maglia #7 alza il Larry O'Brien davanti alle folle del Garden.