3 appunti sulle prime due settimane NBA

appunti NBA
Copertina di Valentino Grassi

La stagione NBA 2021/2022 è iniziata da ormai quasi due settimane piene, e tutte le squadre hanno giocato tra le 5 e le 7 partite. Per quanto trarre bilanci, seppur parziali, dopo così poco tempo avrebbe poco senso, i tempi sono già maturi per poter analizzare una parte di ciò che si è visto in questa primissima parte di stagione, sia a livello individuale che collettivo.

Barnes e Giddey sono più pronti del previsto

Josh Giddey e Scottie Barnes hanno diverse cose in comune: entrambi sono point-forward ampiamente sopra i due metri, entrambi hanno un gran feel for the game e un’eccellente comprensione del gioco. Sono tra i migliori passatori della propria draft class, e per entrambi il grosso dubbio in sede di draft era lo stesso: come segneranno a metà campo? Nessuno dei due arrivava al draft con la nomea di scorer o di buon tiratore dall’arco, cosa che limitava la loro produzione in termini di punti sostanzialmente a transizioni e a tagli. Dopo pochi mesi dal draft, alle prime partite di regular season, entrambi i giocatori si sono rivelati più che pronti, manifestando progressi importanti, maturati in un’estate di lavoro.

Tant’è che Scottie Barnes è, fin qui, e parliamo veramente di pochissime gare, il front runner per il ROY, mentre Josh Giddey sembra poter essere nella conversazione.

Scottie Barnes

Quando Scottie Barnes è stato scelto alla 4 dai Raptors la mia reazione è stata di sorpresa: per quanto fossi forse il più alto nella redazione di True Shooting su Scottie, ritenevo la scelta di Toronto non eccezionale. Con Siakam e Anunoby a contendere i suoi minuti, pensavo che Barnes avrebbe faticato a trovare spazio per svilupparsi. Inoltre, a Toronto serviva una point guard dopo la probabile partenza di Lowry, e la logica scelta rispondeva al nome di Jalen Suggs.

Masaj Ujiri però non è un general manager che sceglie in modo scontato. E così in offseason in cambio di Lowry sono arrivati Dragić e Achiuwa, e dal draft oltre a Barnes la point guard di 206cm Dalano Banton. Toronto ha puntato tutto su un quintetto con 4 ali in grado di cambiare su chiunque e forzare moltissime palle perse, per lanciarsi in contropiedi mortiferi, al prezzo di avere il solo VanVleet come creatore dal palleggio.

In tutto questo Scottie Barnes ha dimostrato di eccellere nelle sue qualità note al college. Grande abilità difensiva negli switch, transizioni palla in mano che ricordano Giannis e una presenza a rimbalzo offensivo preziosissima, che gli garantisce putback e punti facili. Nella clip qua sotto vediamo la grande presenza a rimbalzo contro Boston, le transizioni devastanti e ottime difese contro Tatum e Brown.

Tuttavia, Scottie sembra aver messo su un tiro in pull up, dalla media, tutt’altro che banale. Se è libero tira, con percentuali fin qui molto efficaci, che lo rendono un giocatore efficiente. Il suo grande senso tattico lo porta a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, per scoccare il suo nuovo jumper, che al college non si era visto.

Come si vede nei filmati qua sotto, è difficile fermarlo in queste situazioni di gioco, perché in un paio di passi è al ferro. Notevole è il suo controllo del corpo e l’aggressività, cosa che al college un po’ era mancata: preso com’era dal mettere in ritmo i compagni, Scottie sembrava scordarsi di essere il migliore in campo.

Un’altra cosa che mi è piaciuta è stata la sua efficacia in post basso contro difensori sotto la media della lega. Come è possibile notare, non ha esitato a utilizzare la sua forza per trovare punti facili contro Sabonis e Dončić.

Inoltre sembra aver potenziale da bloccante, cosa che al college non aveva mai messo in mostra, dal momento che era il creatore primario. L’intesa con VanVleet sembra buona e c’è potenziale in questo senso.

Per quanto i numeri di assist siano fin qui stati inferiore alle aspettative, con molte palle perse evitabili, Barnes ha dimostrato che i lampi di classe del college sono traslabili a livello NBA. Allucinante è il catch-and-assist da rimessa che vediamo nella clip qua sotto, ma in generale il rookie ha un’ottima visione di gioco.

A livello difensivo l’impatto di Barnes è stato meno preponderante rispetto all’anno in NCAA: tuttavia Scottie ha dimostrato le sue eccellenti doti nel pressing a tutto campo e sfruttato la sua lunghezza per effettuare deflection e recuperare palloni. Non solo, si sono visti anche alcuni flash di protezione del ferro, per quanto abbastanza rari.

The Wizard of Aus

Josh Giddey è stata la seconda vera sorpresa di un draft in cui dopo la 4 tecnicamente poteva succedere di tutto. Presti ha scelto l’australiano a sorpresa, con le voci che parlavano di Bouknight a OKC smentite. Josh è una point guard di 208cm, con un grande istinto per il passaggio e un’intelligenza cestistica superiore. I dubbi, comuni a Barnes, erano nel tiro e nell’attacco a metà campo, ma si pensava anche che Josh avrebbe sofferto la fisicità della NBA.

In realtà Giddey si è adattato abbastanza bene, mettendo in mostra un movimento offensivo che non era molto presente nel suo bagaglio, e che è la sua risorsa di scoring più efficace: il floater. Giddey ha molta fiducia in quel tipo di tiro, perché quando raggiunge i pressi dell’area, la sue gravity da passatore mette in panico la difesa. Dalla sua altezza la tabella è spesso facilmente raggiungibile, e Josh la sfrutta con una facilità disarmante.

Uno dei suoi difetti era un ball handling non ottimale, ma a guardarlo in campo, Josh ha affinato le sue capacità di palleggiatore. Ma oltre a un numero ridotto di palle perse, conseguenza di un miglioramento in questo senso, il suo crossover è molto più rapido di quanto si pensi e manda fuori tempo le difese. Superato l’uomo per lui c’è la possibilità di tentare l’attacco al ferro, un floater o un passaggio ai compagni di squadra.

Le sue doti palla in mano sono sorprendenti per un 19enne, benché Giddey fosse noto come il miglior passatore del draft. Guardate come gestisce il pick-and-roll nelle situazioni qua sotto, trova sempre la soluzione giusta, e lo fa sembrare facile.

Le sue doti di passatore sopraffine gli consentono di realizzare alcuni assist spettacolari, e il feel for the game pazzesco gli permette di trasformare situazioni scomode in opportunità, come vediamo nell’ultima clip contro i Lakers.

Nonostante Giddey non sia il miglior atleta della lega, è parecchio veloce in transizione, e sa arrivare al ferro di pura potenza. Avrà bisogno di lavorare sul suo fisico e prenderà parecchie stoppate al ferro, e in questo senso il 56% fin qui al ferro è abbastanza indicativo. Tuttavia, alcune azioni che vediamo qui sotto mi fanno pensare che ci sia del potenziale fisico inespresso.

Non posso fare a meno di notare l’ottima capacità di creare tiri aperti per i compagni dal perimetro, anche in situazione di transizione. Ma ciò che mi colpisce maggiormente è che la sua abilità come passatore sia rispettata al punto che gli basta una finta di passaggio per trovarsi wide open da tre. Quanto al tiro, fin qui parliamo di un 5/15 da tre, ma a memoria ricordo almeno quattro tiri a bersaglio col piede sulla linea. La meccanica non fa impazzire, ma considerato il tocco e la fiducia in catch and shoot Josh dovrebbe diventare un tiratore affidabile.

Infine, secondo me non sono trascurabili le sue abilità difensive. Giddey fin qui non è un difensore positivo, ma l’impatto è vicino al neutrale. Il motivo? Gli eccellenti istinti per la palla rubata e per la stoppata si riflettono nei numeri: fin qui 1.8 STOCKS (somma di rubate e stoppate), con una STOCK% del 4.1%. Guardate l’ottima presenza per contestare o stoppare i tiri del suo diretto attaccante e il tempismo in aiuto. Se diventerà più prestante fisicamente, potrebbe avere un impatto anche nella sua metà campo.

Ad oggi, Barnes guida tutti i rookie in punti e rimbalzi (18.1+8.9) e sembra essere il miglior giocatore dei Raptors in questo inizio, con il maggiore impatto sulle vittorie della squadra. Giddey invece è settimo in punti, quarto in rimbalzi e primo per distacco in assist, con un ottimo 10.7PTS + 5.8REB + 5.7AST, con le 1.3 rubate che lo collocano dietro al solo Alperen Şengün.

Entrambi i rookie hanno fugato i principali dubbi sul loro conto in poco più di una settimana di gioco, e se rispetteranno le premesse potrebbero togliersi soddisfazioni in questa lega.

La crescita di Jakob Poeltl

Fin dal suo arrivo a San Antonio Jakob Poeltl è sempre stato in una situazione incerta, indefinita, in una specie di limbo. Troppo vecchio per rientrare nei discorsi riguardanti le nuove leve, troppo giovane per essere un veterano, troppo bravo per essere un semplice panchinaro, non abbastanza bravo per essere un titolare a tempo pieno. Questa aura di incertezza, unita ad una scarsa appariscenza dentro e fuori dal campo, lo ha reso un giocatore raramente discusso e spesso dimenticato dagli stessi tifosi (io stesso probabilmente devo fare ammenda per averlo trattato da giocatore marginale in articoli passati).

Jakob Poeltl però è cresciuto molto negli anni e in queste prime gare della stagione è sembrato un centro estremamente competente ed un valido titolare. L’austriaco sta viaggiando a 14.3 punti, 10.3 rimbalzi, 2.8 assists, 1.0 rubate e 1.2 stoppate di media ed il suo impatto va oltre a quelle che potrebbero essere delle cifre “vuote” fatte registrare in una squadra mediocre.

Poeltl è diventato innanzitutto un difensore di altissimo livello, ottimo nella protezione del ferro in generale e nel difendere sul pick&roll in modo conservativo, ma anche capace di non sfigurare ritrovandosi sul perimetro contro giocatori di taglia inferiore.

Alcune statistiche avanzate, come ad esempio il differenziale di defensive rating con lui dentro e fuori dal campo, non gli rendono la dovuta giustizia poiché i campioni sono ancora ridotti e i suoi minuti sono stati strettamente accoppiati con quelli di giocatori del livello di Giannis, Davis e Jokić, ma credo che il numero di tiri contestati dia una buona indicazione sul suo livello di attività a livello difensivo. Poeltl è attualmente secondo nella lega per numero di tiri contestati a partita (16.3) e primo per tiri da due contestati (10.4).

I miglioramenti difensivi sono evidenti, ma l’ex giocatore dei Raptors era già conosciuto per le sue capacità nella metà campo difensiva e la crescita dimostrata nella metà campo offensiva forse è ancora più stupefacente.

Pur non essendo un grande atleta, Poeltl è diventato un giocatore di pick&roll di tutto rispetto. Porta blocchi su cui non è semplice passare e li porta con angoli intelligenti (sesto nella lega per screen assists con 5.3 a gara) e grazie ad una rinnovata aggressività e al buon tocco sta tirando con uno straordinario 75% nei pressi del ferro.

Un esempio della quantità e dell’utilità dei suoi blocchi:

La squadra e lo staff ormai ne riconoscono le buone capacità anche nella metà campo offensiva e si fidano di lui anche in situazioni più avanzate, mettendolo nelle condizioni di attaccare i pari ruolo dal palleggio, come ad esempio in questo caso:

È inoltre cresciuto a livello di playmaking ed è diventato ormai un buon elemento di connessione all’interno dell’attacco. Quindi lo troviamo coinvolto in post, in situazioni di short roll, di handoff ma anche fronte a canestro dalla punta. Tutte cose che aveva mostrato a tratti nella scorsa stagione e che sta confermando con maggiori responsabilità e possibilità in questa stagione.

In sostanza, Poeltl è cresciuto molto nelle ultime stagioni ed è meritevole di maggiori attenzioni. Se dovesse continuare come in queste prime gare, sarà un buon centro titolare competente in entrambe le metà campo.

L’attacco in transizione e semi-transizione dei Miami Heat

I Miami Heat hanno cominciato al meglio la stagione NBA 2021/2022: la squadra di Coach Spoelstra, infatti, ha vinto cinque delle prime sei partite e si trova in vetta alla Eastern Conference (assieme a Bulls, Knicks e Wizards). Come anticipato nella preview stagionale, il marchio di fabbrica di questa squadra è la difesa, che con le aggiunte di Lowry e Tucker si sta dimostrando impenetrabile. Gli Heat, infatti, hanno il miglior defensive rating dell’intera lega (95.1), costringono gli avversari a tirare con il 39% dal campo (miglior dato della NBA) e dominano a rimbalzo, conquistando 53.3 carambole su 100 possessi contro le 39.6 avversarie.

Quello che sta stupendo, però, è l’efficacia dell’attacco della squadra di Butler & Soci: Miami ha il quarto offensive rating della lega (111.6, nonostante stia convertendo i tiri dalla lunga distanza con il 34.7% dopo l’exploit contro Memphis da 21 triple segnate) per uno strabiliante NetRtg di 16.5, a oltre 3 punti di distanza dai Jazz, secondi. Parte del merito è sicuramente di Jimmy Butler, di Bam Adebayo e, dalla panca, di un Tyler Herro protagonista fin dalla prima partita: tutti e tre stanno facendo registrare il proprio career-high in punti segnati a partita, rispettivamente con 25.3, 20.6 e 22.0.

Al di là delle importanti prestazioni dei singoli, la novità più rilevante di questi nuovi Miami Heat è l’attacco in transizione, aspetto fondamentale per una squadra che talvolta fatica nell’attaccare le difese schierate. Sia dopo un canestro subito che dopo un tiro sbagliato, gli Heat cercano sempre il passaggio lungo per far reagire immediatamente la difesa e toglierle il tempo di sistemarsi con i giusti match-up. Così facendo, Miami riesce a trovare punti facili e veloci oppure a caricare di falli gli avversari nel caso in cui si vengano a creare dei mismatch. Vediamo ora nello specifico alcune situazioni ricorrenti in cui gli Heat puniscono i propri avversari in contropiede.

La prima soluzione è quella semplice, ovvero un passaggio a tutto campo (che spesso parte da Lowry ed Herro) che manda a canestro un giocatore che ha già sprintato verso la metà campo avversaria oppure che taglia verso il ferro sfruttando la disattenzione del proprio difensore:

Avendo in squadra Duncan Robinson, inoltre, il canestro può arrivare anche da oltre l’arco e ben oltre i 7 metri e 25:

I giocatori che hanno ricevuto più spesso questi passaggi sono stati Butler e Adebayo, ovvero due giocatori estremamente fisici e che fanno del gioco in area il proprio marchio di fabbrica. Siccome in transizione la difesa non ha il tempo di accoppiarsi correttamente, spesso si creano mismatch a favore degli Heat che Miami sfrutta a proprio piacimento:

Un’altra situazione prevede sempre il passaggio lungo della guardia al giocatore più vicino al canestro avversario, senza però mandarlo a canestro; in questo caso chi ha ricevuto il pallone aspetta un compagno che taglia per poi servirlo e trovare due facili. In questa clip Adebayo riceve e semplicemente aspetta il taglio di Robinson:

Mentre in questa Adebayo ha un mismatch contro Oubre Jr., riceve in post e aspetta il taglio di Morris che schiaccia indisturbato (sfruttando una brutta difesa degli Hornets nel blocco di Herro):

Infine, se il contropiede non porta a un canestro immediato, crea comunque un’occasione di rimbalzo offensivo che una squadra aggressiva e spigolosa come Miami sa sfruttare a proprio vantaggio:

Gli Heat segnano ben 15.5 punti in contropiede per 100 possessi (terzi nella lega) e 18.3 punti da palle perse (ottavi nella lega), che complessivamente, corrispondono al 30.3% della loro produzione offensiva. Questa efficienza in campo aperto ha consentito alla squadra di Spolestra di mantenere produttiva la fase offensiva nonostante un pessimo inizio da oltre l’arco di Duncan Robinson (32.1% su 8.8 tentativi) e Kyle Lowry (26.9% su 5.2 tentativi), due giocatori fondamentali per aprire il campo e lasciare l’area libera per le incursioni di Butler e Adebayo.

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Davide Possagno
Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.
Emiliano Naiaretti
Spurs, GLeague and draft @TheShotIT | Draft inebriated but lazy writer | Natural & environmental sciences (ANGRY) student
Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.