Preview Heat 21/22: l’imperativo è vincere

gli Heat
Copertina di Marco D'Amato

Partenze: Goran Dragić (Raptors), Andre Iguodala (Warriors), Trevor Ariza (Lakers), Nemanja Bjelica (Warriors), Precious Achiuwa (Raptors), Kendrick Nunn (Lakers)

Arrivi: Kyle Lowry (sign and trade, 85M per 3 anni), P.J. Tucker (15M per 2 anni), Markieff Morris (2.6M per 1 anno), Omer Yurtseven (3.2M per 2 anni) Marcus Garrett (two-way), Caleb Martin (two-way)

Depth chart

PG: Kyle Lowry, Tyler Herro, Gabe Vincent
SG: Duncan Robinson, Victor Oladipo, Max Strus, Marcus Garrett (two-way)
SF: Jimmy Butler, KZ Okpala, Caleb Martin (two-way)
PF: P.J. Tucker, Markieff Morris, Udonis Haslem
C: Bam Adebayo, Dewayne Dedmon, Omer Yurtseven

Una necessaria inversione di rotta

La stagione 2020/2021 dei Miami Heat, come ben sappiamo, è stata alquanto deludente. Molti fattori hanno impedito alla squadra di Coach Spoelstra di ripetere l’impresa dell’anno precedente, facendo così fallire il piano “run it back” impostato da Pat Riley e soci lo scorso dicembre, mirato a bissare la cavalcata quasi trionfale della bolla di Orlando.

Per questo motivo, nell’estate appena conclusa gli Heat hanno deciso di rinnovare la squadra, mantenendo tuttavia intatto il nucleo Robinson-Butler-Adebayo che tante gioie ha regalato ai tifosi di Miami. Il roster è senza dubbio migliorato: alcune lacune sono state colmate, i giocatori firmati dovrebbero, sulla carta, inserirsi molto bene nei meccanismi dei giochi di Spoelstra e si sposano bene con la celeberrima Culture di Miami. Tuttavia, alcuni problemi visti lo scorso anno potrebbero non essere stati risolti, e potrebbero impedire agli Heat di competere seriamente contro le vere contender della propria conference (leggasi Nets e Bucks).

Cosa aspettarsi dalla stagione 2021/2022

I più esperti avranno sicuramente colto la citazione presente nel titolo di questo pezzo, tratta dal brano Quelli che benpensano di Frankie HI-NRG MC del 1997, una delle canzoni più iconiche della storia del rap italiano.

La posta in gioco è massima, l’imperativo è vincere

Frankie HI-NRG MC

Il collegamento tra il capolavoro del buon Frankie e l’attuale situazione degli Heat è stato quasi immediato: tutte le mosse compiute dalla dirigenza di Miami, infatti, hanno avuto come unico obiettivo quello di portare almeno un titolo in Florida nei prossimi 2/3 anni, sfruttando le ultime stagioni di alto livello di Lowry, Butler e, incrociando le dita, Tucker. Gli Heat hanno investito centinaia di milioni di dollari in questo trio di ultratrentenni, e il rischio di avere il cap intasato per anni nel caso in cui le condizioni dei tre sopraccitati (o, quantomeno, quelle dei primi due) dovessero improvvisamente crollare è concreto.

La rotazione

La firma di due veterani affermati dovrebbe aver definito in partenza il quintetto base, a meno di eventuali infortuni. Al 99.9% Spoelstra inizierà le partite con Lowry e Robinson nel back court e Butler, Tucker e Adebayo nel front court. Il sesto uomo molto probabilmente sarà Tyler Herro, mentre Dedmon, Morris, Vincent e Strus potrebbero completare un’ipotetica rotazione a dieci per la regular season.

Qui sorge il primo problema: se non avete mai sentito gli ultimi due nomi della lista scritta pocanzi state tranquilli, non è colpa vostra; si tratta di due giocatori che l’anno scorso hanno giocato sporadicamente “grazie” ai numerosi infortuni al resto del roster, ma che, in condizioni normali, non avrebbero visto molto il campo. Vincent è una point guard sottodimensionata che difende in maniera molto aggressiva sulla palla e che, teoricamente, dovrebbe avere un ottimo tiro da 3 (nonostante l’anno scorso abbia mandato a bersaglio solamente il 31% dei propri tentativi da dietro l’arco), mentre Strus è una guardia che fa del tiro in uscita dai blocchi la sua forza (e che ha dominato nella scorsa Summer League).

Per quanto io ritenga che entrambi possano migliorare sotto la guida nei numerosi veterani a roster, fatico a considerarli giocatori affidabili da rotazione per una contender. Se a costoro si aggiunge un Markieff Morris sempre meno mobile e reattivo, sono solamente sette i giocatori su cui poter fare affidamento quantomeno nella stagione regolare (in attesa di vedere i miglioramenti di Herro), decisamente pochi per una squadra con l’età media così avanzata. Per questo motivo sia il rientro di Victor Oladipo (previsto per dopo la pausa dell’All Star Game) che il mercato dei buyout saranno fondamentali per dare respiro a una squadra che, già adesso, sembra mancare di profondità.

Difesa

Gli Heat sono stati tra le migliori difese della lega lo scorso anno nonostante il personale a disposizione, sulla carta, potesse sembrare inadatto ad avere successo nella propria metà campo. Come spesso è accaduto nei suoi 13 anni a Miami, Coach Spoelstra è stato in grado di cucire un sistema difensivo adatto al roster, basato soprattutto su frequenti cambi difensivi (la presenza di Adebayo ha aiutato non poco) ma anche su pressing a tutto campo a zona 2-2-1 e raddoppi in punta sui megacreator (la difesa degli Heat 2020-21 è stata analizzata approfonditamente al Capitolo 2 di questo articolo).

Le firme di Kyle Lowry e P.J. Tucker non fanno altro che amplificare la duttilità difensiva degli Heat, che ora possono fare affidamento su altri due tra i difensori più versatili della lega in grado di cambiare quasi su tutto. Inoltre, l’approdo della guardia ex-Raptors a South Beach al posto di Dragić consentirà a Miami di avere in campo potenzialmente un solo giocatore attaccabile: nelle ultime due stagioni Robinson, Herro, Dragić e Nunn sono stati i bersagli preferiti dal mismatch hunting degli avversari, strategia che gli Heat hanno sofferto soprattutto ai playoffs; con Lowry e Tucker in squadra questa tattica contro Miami non avrà lo stesso successo.

Nello specifico, Lowry, per quanto non sia particolarmente alto e non abbia una wingspan degna di nota, è molto abile nel marcare giocatori più grossi di lui in post nei mismatch, grazie a un fisico molto robusto e a un baricentro basso. La sua leadership in difesa e la sua capacità di prendere sfondamenti, inoltre, lo rendono un ottimo difensore anche lontano dalla palla.

P.J. Tucker, invece, è un giocatore sicuramente meno mobile di Lowry e che potrebbe avere qualche difficoltà nel marcare i piccoli dopo un cambio. Tuttavia, l’ex-Bucks compensa questa sua caratteristica con un’aggressività e uno spirito di competizione senza pari nella lega, ma soprattutto ha il fisico adatto per marcare efficacemente giocatori anche più lunghi di lui, come si è visto negli scorsi playoffs contro i Nets.

Avere in squadra un difensore di questo calibro consentirà a Butler e Adebayo di concentrare maggiormente le rispettive energie nella metà campo offensiva, aspetto fondamentale per una squadra che anche il prossimo anno rischia di non brillare da questo punto di vista.

Attacco

Quando nel primo paragrafo ho scritto che alcuni problemi della scorsa stagione potrebbero essere rimasti irrisolti dopo questa offseason, mi riferivo quasi esclusivamente alla fase offensiva. Per tutto l’anno, gli Heat 2020/21 hanno faticato non poco nella metà campo avversaria, entrando in ritmo solamente nelle ultime 8/10 partite della stagione salvo poi ritornare alle vecchie, disastrose abitudini nella serie contro i Bucks, in cui la presenza di due non tiratori come Butler e Adebayo ha volto a favore degli avversari.

Nelle due stagioni a Miami, la superstar ex-76ers sembra essersi dimenticata di come si tiri da 3 (24.4% su 2 tentativi a gara in ben 110 partite) e, per quanto questa sua “involuzione” non abbia compromesso la sua efficacia in regular season, ne ha ridimensionato notevolmente l’impatto negli scorsi playoffs (14.5 punti con il 29.7% dal campo e il 26.7% da 3). Segnali di questo cambiamento nel suo approccio alle partite si sono visti fin dall’inizio della stagione, in cui non sono state inusuali situazioni come la seguente:

Per Bam Adebayo il discorso è simile ma è ulteriormente amplificato a causa della mancanza di una go-to-move da parte del centro ex-Kentucky; il motivo per cui Butler è riuscito a mantenere una discreta efficacia nella stagione regolare ha risieduto nella sua capacità di arrivare a prendersi i tiri dalle sue posizioni preferite, ovvero al ferro o dai 5/6 metri. Bam non ha ancora una movimento da sfruttare costantemente per segnare e, nonostante in stagione sia migliorato del midrange in maniera esponenziale (sia dal palleggio che in spot up), troppo spesso ha rifiutato tiri comodi, rendendo l’attacco degli Heat ancor più stagnante di quanto già non fosse.

Kyle Lowry rappresenta senza dubbio un miglioramento da ogni punto di vista rispetto a Goran Dragić, a cominciare (si spera) dalla tenuta fisica; tuttavia, la differenza che intercorre tra i due nella metà campo offensiva potrebbe non essere sufficiente per far compiere un salto di qualità agli Heat. Il prodotto di Villanova è un passatore migliore di Dragić, un tiratore superiore sia in movimento che da fermo su un volume considerevole e attacca meglio il ferro, tutte qualità che sicuramente renderanno più efficiente l’attacco di Miami; ma non è lo scorer puro di cui gli Heat avrebbero estremo bisogno (uno à la Bradley Beal, Zach LaVine, Damian Lillard…).

La presenza di P.J. Tucker, inoltre, potrebbe essere addirittura un downgrade rispetto a Trevor Ariza qualora il tiro da 3 dovesse continuare a non entrare. Negli scorsi playoffs l’ex-Rockets è riuscito a rimanere in campo per quasi 30 minuti a sera grazie alla sua intelligenza cestistica e alla sua stazza (oltre alla sua difesa), occupando correttamente gli spazi e andando forte a rimbalzo offensivo, situazione in cui ha punito ripetutamente le difese avversarie che su di lui “nascondevano” i loro peggiori difensori. Caratteristiche come queste hanno sempre avuto la tendenza a emergere in un sistema come quello di Miami, ma il fatto che P.J. possa aver perso il proprio tocco da dietro l’arco (almeno momentaneamente) potrebbe facilitare la difesa del pitturato agli avversari.

Personalmente ritengo che difficilmente l’attacco degli Heat risulterà stagnante come quello dello scorso anno: Robinson continuerà a esercitare una gravity significativa anche solo mettendo piede in campo e Lowry ha un range di tiro infinito che contribuirà ad aprire l’area. Ciò nonostante, se Butler e Adebayo dovessero essere gli stessi della passata stagione le cose non cambieranno di molto; per fare il salto di qualità è necessario che Jimmy torni a essere una minaccia vagamente credibile da dietro l’arco (come ha già dimostrato di saper fare) e che Bam riponga più fiducia nel suo jumper, magari anche spostandosi dietro la linea dei 3 punti (improbabile ma non impossibile). Per quest’ultimo saranno fondamentali i gameplan di Spoelstra, che l’anno scorso l’ha forse utilizzato troppo da iniziatore del gioco e poco da finalizzatore.

All Eyez on Tyler Herro

Dopo aver scomodato Frankie HI-NRG MC ora è il turno di uno dei GOAT dell’hip-hop, 2Pac: il titolo del suo disco più famoso “All Eyez on Me” (nonché l’album hip-hop più venduto della storia), infatti, è particolarmente adatto per descrivere l’attuale situazione di Tyler Herro (sperando che il buon Tupac non mi stia maledicendo da lassù per questo).

In una squadra ricca di veterani e di giocatori più giovani ma già affidabili e dal rendimento costante, l’incognita rimane una sola, ovvero il giocatore ex-Kentucky che veste la canotta #14. Quest’ultimo ha disputato una stagione da sophomore altalenante e per certi versi deludente a causa di numerosi fattori, ma chiusa decisamente in crescendo.

Come nel disastroso inizio della scorsa stagione, meno di un anno dopo Herro è nuovamente chiamato a sostituire Dragić, ma questa volta gli Heat avranno il personale adatto a rendere questa transizione meno dolorosa rispetto alla precedente. Il nativo di Milwaukee ha uno skillset che si sposa bene con il ruolo da sesto uomo che avrà in questa squadra (creazione per sé stesso e per i compagni) e il fatto che giocherà molto spesso contro le riserve avversarie potrebbe rendergli la vita più facile in attacco e meno complicata in difesa, dove comunque verrà ancora cercato dagli attaccanti avversari.

I presupposti per la più classica delle bounce-back season per Tyler Herro ci sono, il giocatore sembra essersi lasciato alle spalle i fantasmi della passata stagione e ha finalmente potuto sfruttare un’intera offseason per lavorare sul suo gioco e sul proprio fisico, ma solo il tempo ci dirà se saprà tornare ai livelli della bolla di Orlando o se il suo peak appartiene già al passato.

Previsioni

L’ultima volta che i Miami Heat hanno avuto il fattore campo ai playoffs è stata nella stagione 2015-16 (48-34 il record, terzo posto nella Eastern Conference e uscita al secondo turno 3-4 contro i Raptors), mentre l’ultima stagione da 50+ vittorie risale addirittura alla stagione 2013-14, l’ultima di LeBron James in maglia Heat. Dopo ben 8 anni, l’attuale squadra è finalmente attrezzata per raggiungere questi due obiettivi dopo anni di digiuno: il nucleo Lowry-Robinson-Butler-Adebayo, a meno di seri infortuni, dovrebbe bastare a Miami per centrare uno tra i primi quattro posti della propria conference, tenendo sempre presente, però, che gli Heat sono una squadra che tende a non strafare e a sperimentare durante la stagione regolare per poi dare il meglio di sé nella post season.

Detto ciò, considerando la precaria situazione di Philadelphia e la cautela con cui i Nets gestiranno le proprie superstar, la squadra di Spoelstra potrebbe benissimo ambire al secondo posto a Est nel caso in cui i nuovi innesti riuscissero fin da subito a integrarsi alla perfezione con il resto dei giocatori e con il sistema di gioco di Coach Spo (sempre scongiurando gravi infortuni). Realisticamente, tuttavia, Miami potrebbe vincere tra le 45 e le 50 partite e finire terza nella propria Conference, mentre ai playoffs l’obiettivo minimo è sicuramente quello di arrivare al secondo turno e giocarsi alla pari l’accesso alle Eastern Conference Finals. Un risultato diverso da questo sarebbe tanto inaspettato quanto deludente.

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Davide Possagno
Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.