A Miami si è aperta la stagione della caccia

Miami Heat Free Agency
Copertina di Marco D'Amato

Dopo la sorprendente impresa della stagione 2019/2020, durante la scorsa offseason gli Heat optarono per il più classico dei “run it back”, mantenendo quasi intatto il nucleo che trascinò la franchigia della Florida alle Finals perse poi contro i Lakers. Il risultato, però, non è stato altrettanto positivo, anzi: Butler e compagni sono usciti malamente 4-0 contro i campioni NBA dei Milwaukee Bucks, a conclusione di una stagione piuttosto travagliata.

Per questo motivo, in questa sessione di mercato Pat Riley e soci hanno deciso di cambiare decisamente rotta, aprendo il portafoglio e cercando di creare una squadra nuovamente competitiva attorno a Butler e Adebayo. A distanza di qualche giorno dall’inizio della free agency, gli Heat hanno già trovato l’accordo per le seguenti firme (o rifirme):

  • Jimmy Butler: 184 milioni per 4 anni
  • Duncan Robinson: 90 milioni in 5 anni
  • Kyle Lowry: 90 milioni in 3 anni
  • P.J. Tucker: 15 milioni in 2 anni
  • Markieff Morris: annuale al minimo salariale
  • Dewayne Dedmon: annuale al minimo salariale
  • Victor Oladipo: annuale al minimo salariale
  • Max Strus e Gabe Vincent: biennale al minimo salariale

In attesa di vedere come Miami completerà il roster, proviamo ad analizzare brevemente queste firme, cercando di capire quali siano i pro (molti) e i contro (pochi).

Jimmy Butler

Non si può che iniziare dalla conferma del leader dei Miami Heat delle ultime due stagioni, un giocatore che, nonostante gli altalenanti risultati della squadra di Spoelstra prima del suo arrivo, ha fortemente voluto sposare la celeberrima “Culture” ormai famosa in tutta la NBA. L’ex-76ers è reduce dalla miglior annata in carriera ed è il creator di questa squadra fin da quando ha messo piede in Florida; gran parte dei colpi messi a segno da Riley in questi primi giorni hanno come obiettivo, tra tutti, quello di massimizzare il rendimento del nativo di Houston.

L’onerosa estensione che Jimmy firmerà a breve entrerà in vigore a partire dalla stagione NBA 2022/2023 e si concluderà quattro anni dopo, quando l’ex-Marquette sarà prossimo ai 37 anni. Quando si parla di rinnovi di questo tipo la franchigia in questione ha molto spesso le mani legate ed è il giocatore a dettare le condizioni e a condurre la negoziazione, che spesso si conclude con la firma di quest’ultimo su un contratto molto rischioso per la controparte.

La conferma di una superstar (o borderline tale) che un paio d’anni fa tra tutte le squadre ha scelto proprio Miami come destinazione, è, quindi, quasi da considerare una formalità, anche perché se le due parti non avessero trovato l’accordo molto probabilmente gli Heat avrebbero optato per una strategia diversa, con tutte le conseguenze del caso.

Duncan Robinson

Per una squadra che ha come stelle due giocatori non pericolosi da oltre l’arco, la conferma del tiratore più dinamico dell’intera lega era a dir poco essenziale. Il prezzo a cui gli Heat sono riusciti a trattenere Robinson è ottimo: nella NBA attuale i giocatori che sono in grado di aprire spazi solamente con la loro presenza in campo sono molto richiesti e, di conseguenza, comportano investimenti importanti (leggasi Joe Harris, Dāvis Bertāns e, in minor misura, Doug McDermott). Fortunatamente Miami ha potuto offrire a D-Bo ben 90 milioni in 5 anni in quanto detentrice dei relativi bird rights, diritti che permettono alle franchigie di rinnovare i propri giocatori andando oltre il limite imposto dal salary cap.

In questo articolo avevamo raccontato la stagione 2020/2021 di Duncan Robinson, analizzandone pregi, difetti e aspetti del gioco in cui dovrà sicuramente migliorare: ora che il tanto atteso rinnovo è arrivato, è giunta l’ora per l’ex-Michigan di diventare la miglior versione di sé stesso, in modo da consentire agli Heat di far affidamento su di lui anche sui palcoscenici più importanti.

Kyle Lowry

È finalmente giunto il momento di parlare dell’acquisto più importante di questa offseason dei Miami Heat: da una parte Kyle Lowry approda in Florida con un nuovo contratto triennale da ben 90 milioni complessivi, dall’altra vengono spediti a Toronto Precious Achiuwa, due scelte future al secondo giro e, a malincuore, Goran Dragić, protagonista assoluto della cavalcata della bolla di Orlando.

Per quanto lasciare lo Sloveno sia stato un duro colpo al cuore, l’arrivo di Lowry rappresenta un notevole miglioramento nella posizione di point guard. L’ormai ex-Raptor è il giocatore perfetto da affiancare a Butler e ad Adebayo, essendo pericoloso sia con la palla che senza di essa. La sua capacità di gestire il pallone sarà a dir poco fondamentale nei momenti in cui Jimmy non sarà in campo, e la sua abilità nel gestire i pick and roll troverà in Bam un compagno ideale per trovare punti facili al ferro. Il nativo di Philadelphia, inoltre, è un affidabile tiratore da 3, sia dal palleggio che in spot up, caratteristica essenziale per poter essere in campo nei momenti decisivi quando il pallone lo gestirà Butler.

Nella scorsa stagione la fase difensiva degli Heat è stata sorprendentemente efficace alla luce del personale a disposizione di Spoelstra, e con l’arrivo di Lowry salirà ulteriormente di livello. Ad esclusioni delle brevi parentesi di Avery Bradley e Victor Oladipo, a Miami mancava da diverso tempo un difensore affidabile sulle guardie, e il prodotto di Villanova, anche a 35 anni, è ancora un difensore point of attack (POA) sopra la media, che può anche essere utile nei cambi difensivi grazie alla sua stazza. Lowry, inoltre, è molto attivo anche nella difesa lontano dalla palla, legge bene le rotazioni ed è una calamita per gli sfondamenti.

P.J. Tucker e Markieff Morris

Dopo quasi un anno sembra che gli Heat abbiano finalmente trovato il sostituto di Jae Crowder. Pat Riley è riuscito infatti a soffiare ai Milwaukee Bucks una pedina fondamentale della loro scalata verso il titolo, ovvero P.J. Tucker, trovando l’accordo con l’ex-Rockets per un contratto biennale da 15 milioni complessivi con player option per il secondo anno.

Tucker rappresenta un significativo upgrade nel roster degli Heat, anche se quello degli scorsi playoffs non è il giocatore che abbiamo visto negli Houston Rockets di James Harden, nonostante abbia comunque garantito un impatto positivo per tutta la durata della post season. Per quanto si sia dimostrato ancora versatile in difesa nonostante le 36 primavere, l’apporto offensivo dell’ex-Texas University si è limitato a poche triple dagli angoli (che non ha convertito con percentuali rassicuranti per tutta la stagione) e qualche canestro su rimbalzo offensivo. Perché l’attacco di Miami risulti tanto letale quanto la fase difensiva, è necessario che Tucker torni a punire costantemente le difese dalle sue due piastrelle del campo preferite, soprattutto quando condividerà il campo con Butler e Adebayo.

Markieff Morris verosimilmente ricoprirà un ruolo meno centrale rispetto a Tucker, ma va a rimpolpare il reparto ali per evitare di rimanere scoperti come nella scorsa stagione. La mobilità non è più quella di un tempo e di conseguenza in difesa potrebbe avere un impatto limitato, ma se dovesse ritrovare la mano da oltre l’arco si incastrerebbe molto bene negli schemi di Coach Spoelstra.

Oladipo, Dedmon, Strus e Vincent

Di questi 4 rinnovi, il più rilevante è sicuramente quello del centro ex-Hawks, arrivato a Miami in punta di piedi alla fine della scorsa regular season dopo diversi mesi di stop, che ha saputo ritagliarsi un ruolo ben definito nello scacchiere di Spoelstra. Dell’apporto di Dedmon agli Heat della scorsa stagione ne avevamo parlato in questo articolo, e l’anno prossimo sarà semplicemente chiamato a ripetersi, portando energia, rimbalzi e punti facili da sotto canestro.

La conferma di Victor Oladipo, invece, sarà più importante in vista della stagione 2022/2023 rispetto alla prossima: con questa mossa, infatti, gli Heat hanno mantenuto i bird rights sul giocatore, così da poterlo rinnovare sforando la soglia del salary cap nella prossima offseason, se dovesse meritarlo. La ricaduta di fine stagione sul già grave infortunio subito un paio d’anni fa ha pressoché azzerato il valore di Oladipo, dato che per rivederlo in campo bisognerà attendere fin dopo la pausa del prossimo All-Star Game. Questa è una mossa “low risk-high reward” per gli Heat: se, dopo un periodo di adattamento, l’ex-Rockets dovesse tornare un giocatore simile a quello visto nella passata stagione, Miami disporrebbe di un giocatore estremamente utile in entrambe le metà campo; se così non dovesse essere, invece, a fine anno Victor terminerà la sua esperienza agli Heat e diventerà nuovamente free agent.

Max Strus e Gabe Vincent, infine, verosimilmente non faranno parte della rotazione a 9/10 giocatori della prossima stagione: gli Heat sono decisi a competere con le migliori squadre della lega, e per farlo è necessario che abbiano un roster profondo composto da giocatori in grado di stare in campo con costanza. Strus è un buon tiratore che si muove bene senza palla e dotato di un discreto atletismo, mentre Vincent è una point guard sottodimensionata con un buon tiro (anche se ha faticato parecchio l’anno scorso) e molto aggressiva in difesa POA: per questi motivi molto probabilmente entrambi si vedranno in campo in caso di infortunio/riposo o problemi di falli di giocatori più importanti, ma difficilmente rivestiranno ruoli più rilevanti.

Pro

Al di là di ogni considerazione su lunghezza di contratti ed età dei giocatori coinvolti, queste aggiunte sono sicuramente un notevole upgrade rispetto ai componenti del roster dello scorso anno. I nuovi giocatori degli Heat sono un ottimo fit sia per quanto riguarda lo stile di gioco degli Heat (anche se Spoelstra è un mago nel cambiare tipo di strategia in base al personale a disposizione) sia in relazione ai giocatori già presenti a roster, tra cui quelli confermati in questi giorni.

Nello specifico, la sola presenza di Lowry dovrebbe sbloccare lo stagnante attacco di Miami, che questa stagione è stato efficiente ed efficace solamente per una manciata di partite, mentre in merito alla fase difensiva l’arrivo sia dell’ex-Raptors che di Tucker potrebbe consentire agli Heat di sbloccare nuovi quintetti con solamente un non-difensore in campo, a differenza di quanto visto nelle ultime due stagioni, in cui i giocatori da nascondere, specialmente nel back court, sono stati diversi. Inoltre, Spoelstra potrebbe tranquillamente continuare a utilizzare frequentemente la difesa switch heavy vista quest’anno, in quanto Lowry e Tucker si prestano benissimo anche a questa strategia difensiva.

Contro

L’unico aspetto negativo di queste nuove acquisizioni e della conferma di Jimmy Butler riguarda l’età dei suddetti in relazione ai milioni che gli Heat hanno dovuto sborsare per aggiudicarsi i loro talenti. Kyle Lowry, infatti, ha compiuto 35 anni a fine marzo e ha voluto a tutti i costi firmare un contratto triennale da 30 milioni annui tutti garantiti (anche se i dettagli non sono ancora usciti).

Se da una parte il nativo di Philadelphia, facendo tutti gli scongiuri del caso, non ha mai avuto infortuni troppo preoccupanti, dall’altra nella scorsa stagione ha saltato 26 partite e ha dato i primi segnali di un inesorabile declino. L’assenza di uscite d’emergenza su un contratto del genere per un giocatore che a 38 anni percepirà circa 30 milioni è un bel rischio.

L’estensione di Jimmy Butler, tuttavia, potrebbe essere un’incognita anche maggiore, sia per l’importanza del contratto (184 milioni per 4 anni) sia per la cartella clinica e lo stile di gioco del giocatore; non è un segreto che Jimmy abbia avuto problemi alle ginocchia nel recente passato e che spesso giochi su acciacchi di bassa entità ma che contribuiscono a logorarne il fisico. Inoltre, l’ex-76ers ha uno stile di gioco molto fisico che, combinato all’assenza di un tiro non troppo affidabile, lo renderebbe un giocatore poco impattante se non addirittura negativo nel caso in cui dovesse perdere esplosività nelle gambe.

Presi singolarmente e decontestualizzati, questi due contratti risultano senza dubbio sproporzionati, per quanto Lowry e Butler siano due ottimi giocatori. Tuttavia, se si considera la situazione attuale degli Heat, la scelta di operare in questo modo è stata quasi obbligatoria; sprecare gli ultimi anni del prime di Butler e la freschezza atletica di un Adebayo in continuo miglioramento sarebbe stata una scelta criminale e che probabilmente avrebbe creato malcontento all’interno dello spogliatoio.

La finestra per provare a vincere il titolo è molto ridotta, ma se ti si presenta l’occasione di poter competere con le altre big prendendo qualche rischio, allora sei obbligato ad andare all in.

Chi completerà la rotazione?

Con gli arrivi e le conferme degli ultimi giorni gli Heat hanno trovato gran parte dei tasselli che faranno parte della rotazione della regular season, ma sarebbe comunque utile firmare un altro paio di veterani per essere coperti in caso di infortuni. Per farlo, però, dovranno accontentarsi di offrire il minimo salariale (che in ogni caso potrebbe essere sufficiente visto l’appeal della città e la squadra sulla carta competitiva) e l’ideale sarebbe ingaggiare una backup point guard e un’ala/guardia difensivamente versatile ma soprattutto che sappia tirare da 3; vedremo se Pat Riley riuscirà anche quest’anno a far rivivere una seconda giovinezza a qualche veterano a caccia di un anello.

Infine c’è il capitolo Herro: con Nunn approdato a Los Angeles sponda Lakers, l’ex-Kentucky, chiamato a riscattare le altalenanti prestazioni della scorsa stagione, è l’unica scoring guard dalla panca rimasta a roster, e gli Heat potrebbero utilizzarlo come sesto uomo. Tuttavia, specialmente qualora il giocatore dimostrasse di essersi lasciato alle spalle la brutta stagione da sophomore, Miami potrebbe impacchettarlo per arrivare a qualche giocatore più pronto e più funzionale in ottica playoffs.

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Davide Possagno
Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.