Morant vs Garland, supereroi a confronto

Morant Garland
Copertina di Marco D'Amato

Ja Morant e Darius Garland si sono affermati quest’anno come due tra le migliori point guard della Lega. Classe 1999 il primo e classe 2000 il secondo, entrambi scelti rispettivamente alla n. 2 ed alla n. 5 del draft 2019, seppur con caratteristiche diverse, sono tra le ragioni per cui sembra essere tornato in auge il ruolo di playmaker in una NBA forse un po’ troppo orientata alla ricerca del sette piedi che corra il campo come Iverson e che contemporaneamente magari sappia tirare come Ray Allen.

In attesa di conoscere l’evoluzione dei vari Pokuševski in giro per la Lega – omaggiato di un 5 e di un 5,5 nell’ultimo podcast da parte dei colleghi di ThunderStreak – è bene evidenziare che il ruolo del playmaker oltreoceano non sembra più così cool come una volta. Nella frenetica rincorsa ai giocatori senza ruolo, le franchigie NBA spesso si trovano a roster una serie di mezzi lunghi, di tiratori e di combo guard con compiti (a volte) ben definiti, ma del tutto distanti dal nobile ruolo del giocatore che dia organizzazione e tempi di gioco, che abbia capacità di scoring e che amministri con sapienza un considerevole numero di palloni. Si potrebbe obiettare che il termine playmaker sia anacronistico anche perché sembra appartenente a giocatori di un’altra epoca e con caratteristiche diverse da quelli odierni. Eppure, etimologicamente ed ontologicamente, il playmaker non è altro che il creatore di gioco di una squadra, figura che non può mai tramontare nemmeno nell’era dell’uso smodato del tiro da tre e che, quando si avvicinano i playoff, diventa particolarmente ambita; basti pensare, nell’era recente, ai vari Paul, Lowry ecc.

Chi scrive, pur non negando i benefici nell’evoluzione del gioco dell’NBA moderna ed il conseguente mutamento delle caratteristiche e dei ruoli dei giocatori, ritiene che una buona squadra che non ha giocatori alla Antetokoumpo, LeBron e Durant non possa prescindere da una point guard moderna (suona meglio di playmaker?) i cui principali protagonisti sono Young, Dončić ed, appunto, da quest’anno, Morant e Garland. Più guardia il primo e più playmaker il secondo nel senso più classico del ruolo, entrambi sono connotati da due qualità del tutto simili: la condivisione dello stesso barbiere e l’aver letteralmente nelle loro mani due delle squadre più sorprendenti di questa stagione, cioè i Grizzlies ed i Cavaliers che, al momento, sono ben saldamente qualificate ai playoff contro i pronostici iniziali di tanti addetti ai lavori.

Il confronto tra i due giovani giocatori non può prescindere dall’analisi nuda e cruda delle cifre: per Morant, 26.1 punti, 6.8 assist e 6.0 rimbalzi a partita, con il 57.4% di True Shooting; per Garland, 19.7 punti, 8.2 assist e 3.3 rimbalzi, con il 57.5% di True Shooting. Cifre che, però, raccontano solo parzialmente la loro centralità nel sistema di gioco delle squadre di appartenenza.

Le recentissime prestazioni di Temetrius Jamel Morant (chicca per chi non conoscesse il nome per esteso del figlio della Carolina del Sud) messe in risalto dall’incredibile atletismo che Madre Natura gli ha regalato, non solo l’hanno spinto nel quintetto titolare della Western Conference per il prossimo All Star Game, ma l’hanno di fatto candidato per il premio di MVP grazie ad una stagione finora con medie impressionanti, a cui specularmente hanno fatto da contraltare i risultati della squadra, issatasi ad un record di 35-17 ed al terzo posto della Western Conference.

Se l’esplosione di Morant poteva essere preannunciata dalle prestazioni ai playoff dell’anno scorso, non in molti avrebbero scommesso ad inizio anno su Garland. Come spesso accade, alcuni giocatori compiono il salto di qualità in ragione di infortuni dei compagni di squadra e lo stesso è successo al prodotto di Vanderbilt il quale, ad inizio stagione, era costretto a dividere con Collin Sexton le redini dei Cavs. Sino all’infortunio di Sexton, Garland viaggiava a 15.4 punti per partita in 9 partite, con il 21.9% di Usage percentage, dovendo dividere compiti e responsabilità con il compagno di backcourt, in un dualismo che non sembrava essere fruttuoso per nessuno dei due. Dopo l’infortunio, quanto mai propizio, coach Bickerstaff ha affidato nelle sapienti mani del proprio playmaker (27.8 di Usage percentage senza Sexton) quella che, a tutti gli effetti, può essere considerata la squadra più sorprendente nella Eastern Conference. Il nativo dell’Indiana si è rivelato davvero all’altezza del compito affidatogli, ancor di più dopo l’infortunio di Rubio che l’ha privato di un degno backup ma anche di un compagno estremamente affidabile che consentiva allo stesso Garland di giocare vari minuti da guardia pura (Garland nei minuti giocati insieme a Rubio ha accumulato +259 di plus/minus).

Abbandonando per un momento le stats, esaminiamo, ora, le caratteristiche dei giocatori riassunte, in una sorta di nostalgico ricordo delle analisi dell’NBA di un tempo o, più semplicemente, mutuando il rating da videogioco, nella seguente tabella:

 MorantGarland
Atletismo107
Restricted area97,5
Floater88,5
Assist78,5
Tiro da tre78,5
Jumper68
Difesa sulla palla6,55
Difesa in aiuto75
Rimbalzi75

Ecco ora vari esempi, corredati dai video, che descrivono alcune delle voci in tabella mettendo a confronto i due player:

Atletismo: vittoria schiacciante per Morant anche se, forse non tutti sanno, Garland è stato protagonista nel 2018 del McDonald’s High School Dunk Contest insieme, tra gli altri, a Zion Williamson e Keldon Johnson. Per Darius in questa stagione le stats riportano un tentativo di schiacciata nemmeno andato a buon fine; Temetrius Jamel, invece, è abituato a vedere cose da una prospettiva che noi umani non possiamo nemmeno immaginare.

In queste due clip si può osservare il pazzesco atletismo di Morant: nella prima, un incredibile canestro in controtempo sfidando la gravità (and one); nella seconda, no comment.

Restricted area: Morant tira con il 65.9% nel pitturato, Garland con oltre il 58% ma con un volume di tiri molto inferiore. Di sicuro, è lo stile delle conclusioni a differenziarsi: nella clip, Morant rimane in aria e conclude con la mano sinistra (and one):

La capacità di passare la palla di Garland è talmente rispettata che i difensori preferiscono coprire la linea di passaggio e Darius può concludere al ferro con tutta la sua eleganza:

Floater: è il marchio di fabbrica di entrambi, tiro che viene preso con l’intento di evitare le braccia protese del lungo in aiuto anticipando la conclusione. Entrambi utilizzano perfettamente le due varianti del floater, quello in corsa e quello sostitutivo del jump shot, anche se le percentuali di Garland sono superiori a quelle di Morant (55% vs 45%). Nelle clip, ecco il floater di Garland che ha un tocco davvero morbido:

Morant è altrettanto efficace (qui proprio contro Garland nel season opener che vedeva sfidarsi, guarda caso, proprio Memphis e Cleveland; N.B.: a fine match, 37 pt., 6 reb. e 6 ass. per Ja):

Assist: Garland è sicuramente un passatore migliore di Morant. In pochi forse l’avrebbero predetto, dato che nell’annata da rookie, Garland nelle prime 26 partite era sì il miglior passatore a livello statistico dei Cavs, ma con soli 2.9 (N.B.: non è un refuso) assist a partita. Quest’anno, il play dei Cavs ha sfornato addirittura una prestazione da 18 assist contro OKC e nella clip vediamo la sua straordinaria capacità di fintare il floater per servire l’alley-oop ad Allen:

E, in questa clip, tutto il meglio di Garland: rubata in difesa, contropiede ed assist pazzesco:

Morant, invece, non è un assistman per vocazione, anche perché, a differenza di Garland, possiede dei razzi al posto delle gambe. Eppure, in questa stagione sta dimostrando netti miglioramenti nel fondamentale ed ha dimostrato di avere un gusto per l’assist spettacolare:

Tiro da tre: a leggere le cifre, la differenza tra i due non si nota (36.4% Garland, 36.4% Morant), ma la meccanica di tiro della point guard di Cleveland è davvero favolosa. Forse è per questo motivo che Steph Curry, la scorsa stagione, si era espresso pubblicamente definendo Garland un futuro All-Star.

Dal palleggio per Garland non ci sono particolari problemi:

Il meglio, però, Darius lo dà uscendo dai blocchi ed in spot up:

Il tallone d’Achille di Morant, invece, almeno sino all’inizio di questa stagione, era proprio il tiro da 3. Nel piano partita degli avversari dei Grizzlies, molte squadre decidevano di sfidare al tiro la point guard di Memphis, sulla base delle percentuali non esaltanti della scorsa stagione e di una meccanica di tiro a dir poco rivedibile, con un rilascio un po’ basso e senza sospensione.

Nella clip, si nota che George Hill decide di rimanere a due metri di distanza e Morant sbaglia:

Tuttavia, nel corso della stagione Morant ha fatto progressi incredibili che l’hanno reso, col passare delle partite, tiratore affidabile dal perimetro. Bisogna dire che, a suo favore, la fiducia non gli è mai mancata. Qui, da 9 metri abbondanti:

In questa clip, invece, punisce il cambio di Harrell che rimane distante per impedire la penetrazione:

Difesa: sicuramente è il fondamentale in cui nessuno dei due eccelle, per usare un eufemismo. Garland ha 108.5 di defensive rating, Morant 110.1. Quest’ultimo, però, è sicuramente da considerarsi per attitudine un miglior difensore rispetto al prodotto di Vanderbilt. Abbiamo voluto analizzare la sfida che ha visto contrapposti i due il 4 gennaio, in cui entrambi tenevano a far bene come dimostra la mole dei tiri presa (Garland 9 su 26 dal campo, Morant 9 su 21). Ebbene, mentre Garland è stato marcato (bene) da Bane nei primi tre quarti e mezzo, negli ultimi cinque minuti è stato preso in consegna da Morant con ottimi risultati.

Viceversa, Garland durante il match è stato letteralmente scherzato da Morant e, negli ultimi cinque minuti, Bickerstaff si è trovato costretto a mettere addirittura Brandon Goodwin a marcarlo.

Nelle due clip, ecco la difesa inguardabile di Garland, depistato prima sul pick’n’roll e poi sul semplice crossover di Morant:

Non che Morant sia molto meglio; qui, battuto da Garland, si lamenta con Williams il quale rimane a metà strada non chiudendo in aiuto:

Nella sfida contro i Mavs, invece, difende molto male su Brunson rimanendo a guardare Dončić e facendo fallo sul tiro da tre:

Al di fuori della tabella, è opportuno mettere in luce alcune skills notevoli mostrate quest’anno dai due, segno di duro lavoro durante la scorsa estate. Qui Morant dimostra una capacità di spezzare il raddoppio sul pick’n’roll davvero ragguardevole. Non da meno la conclusione al ferro alla Derrick Rose:

D’altra parte, Garland ha fatto enormi progressi dal punto di vista del ball handling e dell’attacco al ferro; nella clip, ubriaca dal palleggio il difensore e conclude in passo e tiro col layup rovesciato:

Non può, infine, non evidenziarsi che quello che più stupisce dei due non emerge dalle statistiche e non può essere condensato in una clip. La leadership e la padronanza nella conduzione della squadra sembrano quelle di giocatori già affermati e questo si nota dalla fiducia che i compagni di squadra ripongono in loro.

Certo, nel loro gioco ci sono varie lacune oltre a quelle già segnalate (per fare alcuni rapidi esempi: 3.3 turnover per Morant e 3.7 per Garland, la poca capacità di Morant di trovare il terzo uomo dal pick’n’roll, l’abuso nel palleggio di Garland); eppure, forse anche in ragione dell’entusiasmo e dell’atteggiamento con cui giocano entrambi, caratteristica non comune, sono aspetti che passano in secondo piano.

Morant è forse un gradino sopra, anche perché è un predestinato sin dal Draft ed è capace di infiammare i fan grazie alle sue giocate spettacolari ad altezze siderali; Garland, invece, partito più in sordina, sta dimostrando di poter riportare i Cavs (con l’apporto fondamentale di Mobley) ai playoff più rapidamente di quanto la stessa dirigenza della franchigia dell’Ohio probabilmente si aspettasse. E, come nelle migliori storie di basket, entrambi danno la sensazione di essere solo all’inizio di una progressione inesorabile verso l’Olimpo dell’NBA.

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