Il mercato dei buyout è ai minimi storici

buyout NBA
Copertina di Nicolò Bedaglia

Dopo la trade deadline, da ormai parecchi anni le squadre NBA che competono per il titolo, o anche solamente per un buon cammino ai playoff, hanno gli occhi sul mercato dei buyout. Ci sono sempre infatti parecchi giocatori che per un motivo o per un altro si ritrovano in una squadra in cui sono fuori dal progetto, o per limiti di età oppure per limiti tecnici, e allora si arriva a questo accordo. Il giocatore viene rilasciato dalla franchigia, che ne paga il contratto garantito in alcuni casi spalmandolo su più anni, e acquistato al minimo da chi ne ha più bisogno, prendendosi il doppio stipendio.

Se di norma ciò accade con giocatori al minimo salariale o entro gli 8 milioni annui, in realtà negli ultimi anni anche grossi contratti hanno ottenuto il buyout, rimanendo a libro paga per cifre molto onerose. I casi più eclatanti sono quelli di Nic Batum, Kemba Walker e Blake Griffin. Ma bando alle ciance, vediamo chi sono i principali candidati al buyout.

Il primo ad averlo ottenuto è stato Goran Dragić, mai nei piani dei Toronto Raptors che lo acquisirono in estate in cambio di Kyle Lowry. Per Dragić l’ipotesi era una firma con Dallas, poi meno probabile visto l’arrivo di Dinwiddie. Alla fine ad accaparrarselo sono stati i Brooklyn Nets, che trovano un elemento utile a rinforzare un backcourt in cui Irving non può giocare con costanza.

I venditori e i candidati

Se avete seguito fin qui il discorso è evidente che nessuna contender andrà ad offrire un buyout ai suoi giocatori. Dovremo quindi cercare tra le peggiori squadre della lega i nostri candidati.

Kelly Olynyk da Detroit

Da Detroit emerge la candidatura di Kelly Olynyk. Lungo di esperienza e con la mano educata dall’arco, come testimonia il 36% in carriera, nell’ultima stagione ha giocato solo 20 partite, limitato da infortuni da cui è recentemente rientrato. Può dare una mano a una contender? Il 30% dall’arco e una mobilità laterale sospetta suggerirebbero di no, almeno in una situazione di playoff, tuttavia come uomo per allungare le rotazioni a fine regular season il suo lo può dire. Le spaziature di squadre competitive sono migliori di quelle di Detroit.

Chi potrebbe averne bisogno? Tutte quelle squadre che hanno carenze di spacing e di lunghi affidabili e/o sani. Vengono in mente Lakers e Bucks, in cui Davis e Lopez soffrono per problemi fisici, o magari Utah, se volesse variare lo schema d’attacco con Gobert fuori. In ogni caso Olynyk non risolve i problemi di nessuna di queste squadre, e sembra essere un pezzo non di prima fascia. Bisogna poi vedere se Detroit è disposta ad accordare un buyout di 12 milioni, considerato anche il contratto oneroso di Griffin a libro paga.

Dennis Schroeder da Houston

Il tedesco è arrivato nel Texas in seguito a una trade con i Celtics, ed ha già giocato con la maglia dei Rockets. Le sue caratteristiche sono abbastanza note: un gran primo passo, un tiro altalenante, una shot selection a volte rivedibile, la capacità di accendersi come un microonde, sprazzi di buona difesa POA. La sua stagione ai Celtics non ha entusiasmato né deluso, ed è finito nello scambio in cui Boston si è ripresa Theis, rinforzando un reparto lunghi che ne aveva bisogno.

Dennis ai Rockets occupa minuti nello spot di guardia, in cui Houston vuole sviluppare Green, KPJ e Josh Christopher. Potrebbe fare da chioccia ai tre giovani, ma potrebbe anche non essere l’esempio ideale da imitare, soprattutto per alcuni atteggiamenti fuori dal campo non irreprensibili. Se Houston volesse provare a tenerlo per vedere se il gioco per Jalen Green diventa più semplice con una PG di ruolo accanto, allora capirei la scelta di evitare il buyout.

In caso contrario, molte squadre potrebbero avere interesse a ingaggiare un ottimo sesto uomo. Da Miami per allungare le rotazioni, a una minestra riscaldata ai Lakers, a Milwaukee che necessita di uomini di rotazione in più, a Utah a cui serve quel tipo di giocatore considerato il calo fisico di Conley. Le candidate di certo non mancano e se Houston decidesse di concedere il buyout, sarebbe uno dei nomi più ambiti.

Derrick Favors da OKC

Tra tutti i candidati al buyout, Favors forse susciterebbe l’interesse minore nella lega. Difensivamente è fermo lateralmente, in attacco è limitato ad un affidabile tiro dalla media. Certo, c’è un buon impegno a rimbalzo, ma credetemi se vi dico che è stato il quarto centro per importanza in una squadra in cui i lunghi erano Jeremiah Robinson-Earl, Mike Muscala e Mamadi Diakite. Insomma, non è un giocatore rilevante e prende 9 milioni in un contratto su cui ha l’opzione giocatore per il prossimo anno. Non so se Presti concederà il buyout perché ha poco senso, non so se qualcuno lo firmerà perché avrebbe ancora meno senso.

Robin Lopez da Orlando

Siete anche voi fan del gancio cielo di Lopez con cui ha avuto un’efficienza senza alcun senso lo scorso anno ai Wizards? Avete nostalgia a ripensare al centro a tre teste di Washington? Dovete sapere che Lopez è tornato dagli infortuni, pronto a terrorizzare le mascotte della lega. Anche perché in campo la mobilità è ai minimi storici, e nonostante un buon corpo da tenere sotto canestro, sembra di chiedergli persino troppo con una difesa drop. Eppure nonostante ciò penso che Lopez possa essere più utile di Favors, perché qualche minuto in regular season glielo si può dare. Sarebbe poetico un ricongiungimento con Brook a Milwaukee, ma anche un segno del fallimento dei Bucks sul mercato. Più suggestiva l’ipotesi Lakers, per formare una coppia d’assi da Shaqtin ‘a fool con Russell Westbrook. Insomma, non è un candidato al buyout particolarmente interessante.

I nomi interessanti dei Magic sono Terrence Ross e Gary Harris, ma nessuno li ha presi alla deadline e hanno contratti troppo grossi perché gli venga concesso un buyout adesso, anche se mai dire mai.

Il curioso caso di Portland

Dopo uno dei retooling più discutibili degli ultimi anni, ci si aspettava che i Blazers puntassero forte sull’accumulare sconfitte per migliorare le proprie chance in lottery. Invece trascinati da Simons volano verso il play-in. E così l’ipotesi buyout per Winslow si allontana, ed è un bene, perché concederlo sarebbe l’ennesima sconfitta di una trade in cui Portland ha ottenuto poco o nulla.

Che farà Sacramento?

I Kings hanno ceduto Haliburton per prendere Sabonis in uno degli scambi più inattesi degli ultimi tempi. L’idea è puntare al play-in, ma l’ultimo spot è a 3.5 gare. Non so se Sacramento alla fine deciderà di mollare tutto e puntare sul draft, ma non credo. Qualora fosse così, in ogni caso i Kings hanno solo contratti pluriennali: pensare a un buyout è difficile, anche se Harkless sarebbe utile a parecchie squadre, forse.

Conclusioni

Nonostante ci siano alcune squadre che hanno interesse a dare il buyout ai propri giocatori, il play-in ammazza parecchio questo mercato. Non sono più otto le squadre a giocarsi la postseason, e questo significa che le squadre fuori da ogni competizione sono sempre meno. A Ovest, tecnicamente le squadre ad ambire al play-in sono 12, a est idem. Questo lascia solo 6 squadre tagliate fuori, e quindi i buyout necessariamente calano di quantità e qualità. Se Houston mantenesse a roster Schroeder come secondo me dovrebbero fare, allora il migliore sul mercato sarebbe il già accasato Dragić, il secondo migliore sarebbe irrilevante. Forse è un bene, le squadre iniziano a commettere meno errori di costruzione nei roster

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Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.