Preview Jazz-Grizzlies: drop coverage a confronto

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Copertina di Sebastiano Barban

Gli Utah Jazz sono reduci da una cavalcata tanto sontuosa quanto impronosticabile, culminata con il primo posto nella Western Conference. Un traguardo mai raggiunto in precedenza dalla franchigia mormona. Tale primato però deve essere il punto di partenza per una squadra piena di veterani: ora è il momento di dimostrare che quanto costruito sia sostenibile anche nei playoff.

Il primo turno contro i Grizzlies regala ai Jazz probabilmente l’unica serie possibile in cui Utah avrà il miglior giocatore a disposizione. Memphis è però una squadra di gran lunga più solida e consistente dei Warriors, grazie ad un roster ben bilanciato. In questa maniera i Grizzlies sono stati in grado di battere la resistenza di Golden State nello spareggio per l’ottavo posto. Evidentemente l’esperto dal Belgio non aveva tutti i torti a non temere Curry e i Warriors.

Da non dimenticare che questa serie potrà finalmente chiarire uno dei più grandi dubbi dell’annata NBA. Come distinguere coach Jenkins da Bojan Bogdanović.

Tre punti chiave della serie

1) La difesa drop dei Jazz

Altro punto sempre piuttosto caldo da trattare scrivendo degli Utah Jazz, è il ruolo difensivo di Gobert. Giocare “drop” sui P&R ha da sempre ha portato i Jazz a concedere ampi spazi ai creatori avversari capaci di segnare con continuità dal palleggio, in particolare dalla media distanza. Questa criticità non solo è rimasta immutata negli anni, ma quest’anno rischia di venir ulteriormente evidenziata da una rosa che fatica nella difesa perimetrale. O’Neale è un ottimo difensore che ha il limite di faticare a correre dietro ai blocchi avversari (vedasi la serie dello scorso di Jamal Murray).

Se fossero passati i Warriors, lo schema difensivo dei Jazz sarebbe stato messo alla prova dalla coppia Curry-Green. Contro i Grizzlies risulta molto più difficile immaginare il francese in difficoltà. Memphis è 24° per volume di triple prese dal palleggio e 22° per percentuale di realizzazione. Snyder non dovrà così adattare il suo sistema difensivo con Gobert che sarà così libero di rimanere a protezione del ferro, facendo ciò che lo ha reso il favorito al premio di difensore dell’anno. Non è un caso che nelle tre partite giocate in stagione, Gobert abbia dominato generando un net rating di +22.88.

Con lui in campo, Utah è famosa per concedere di buon grado agli avversari floater o qualsiasi altro tipo di tiro dal midrange agli avversari. In questo specifico aspetto, Memphis è probabilmente la migliore squadra della lega, potendo contare sui vari Morant, Anderson, Clarke e Tillman. Questo tiro potrebbe essere una spina nel fianco per i Jazz, ma la loro efficienza è comunque limitata (43%).

Le principali armi a disposizione dei Grizzlies per invertire un destino che pare già scritto sono Jackson e Morant. JJJ potrebbe essere l’unica carta a disposizione di Memphis per stanare Gobert, ma per farlo servirebbe usare un quintetto con il giovane come unico lungo. Sicuramente la prima opzione per Snyder sarebbe quella di mettere il francese in marcatura sul peggiore tiratore dei Grizzlies, e tenendo in conto che a Memphis mancano tiratori da 3 pare complicato per coach Jenkins creare un quintetto che obblighi l’accoppiamento tra Jackson e Gobert.

Morant potrebbe mettere in difficoltà i Jazz con la sue velocità attaccando la transizione difensiva di Utah che spesso si fa trovare poco concentrata nel fondamentale. Da questa situazione, la giovane point guard potrebbe trovare gli spazi necessari per attaccare il ferro prima che Gobert si piazzi in mezzo all’area, trovando così il ritmo per poter tirare in fiducia da 3.

Nel momento in cui Rudy si siederà, c’è il forte rischio che Utah paghi dazio, in particolare in attacco. Favors ha dimostrato di soffrire l’esuberanza fisica degli avversari, e Memphis ha una discreta batteria di corpi da gettargli contro. Snyder ci ha abituato a far giocare Gobert contro le riserve avversarie e inserire Favors spesso e volentieri contro i centri titolari per qualche minuto. In queste situazioni, raramente Utah non ha subito un parziale negativo, e potrebbe essere importante ridurre al minimo i minuti in cui Valančiūnas è accoppiato con Favors.

2) Memphis può rallentare l’attacco dei Jazz?

Il gioco dei Jazz si basa su una dose massiccia di P&R, e Utah ha 4 giocatori in grado di sfruttare i blocchi di Gobert, ognuno con delle interpretazioni diverse. Mitchell, Ingles, Conley e Clarkson rientrano tutti nel 70° percentile come palleggiatori sul P&R. Sarà difficile per una difesa riuscire a evitare che Utah si crei un vantaggio iniziale per poi avviare il “blender” di Quin Snyder. L’allenatore dei Jazz ha sempre usato questo schema ai playoff per isolare il peggior difensore avversario e attaccarlo. Acquisito il primo vantaggio, Utah cerca scientificamente tiri o al ferro o da 3.

Utah è la squadra con il maggior numero di triple segnate a fronte della terza percentuale di conversione. Sarà fondamentale per i Grizzlies mettere freno alla pioggia di conclusioni da oltre l’arco. Se nel primo scontro Memphis è stata capace di tenere i Jazz a soli 33 tentativi, nelle ultime due Utah ha banchettato. Nel terzo scontro diretto, i Jazz hanno convertito appena il 32% delle triple tentate, ma hanno comunque vinto la partita (senza Mitchell, infortunato) grazie a 49 tentativi sugli 89 totali.

Nei momenti in cui Utah ha bisogno di una soluzione in isolamento, Donovan è chiaramente la prima opzione offensiva della squadra. Dillon Brooks è il prototipo del difensore da usare contro Mitchell, ottimo in uno contro uno, rapido di piedi ma al tempo stesso piuttosto fisico.

Il prodotto di Louisville è reduce da una assenza prolungata per via di un infortunio alla caviglia che gli ha fatto saltare il finale di stagione. Dall’ambiente traspare ottimismo per un suo recupero dalla prima partita di playoff, dato che sono ormai un paio di settimane che pare abbia ripreso i canonici ritmi di allenamento. Se Mitchell non sarà troppo arrugginito, sarà difficile per Memphis tenere i Jazz sotto i 110 punti.

Anche in questa metà campo, l’asso nella manica dei Grizzlies potrebbe essere Jackson. La sua capacità di aiutare dal lato debole renderebbe possibile cambiare il sistema di drop coverage di coach Jenkins, permettendo a Valančiūnas di uscire dall’area per limitare i tiri da 3 dal palleggio dei Jazz (2° per volume, 4° per efficienza). D’altro canto, Jackson è spesso protagonista di sviste lontano dal pallone, e il dover marcare uno fra Bogdanović e Ingles potrebbe evidenziare tale lacuna. Jackson da centro potrebbe essere un problema contro Gobert, ma nei minuti senza il francese JJJ potrebbe essere un fattore su entrambi i lati del campo.

Nell’ultimo incontro stagionale tra le due compagini, Conley pareva essersi finalmente tolto di dosso la pressione di giocare contro la sua ex squadra. La point guard di Utah è riuscita a crearsi con continuità i tiri che più gli aggradano contro gli esterni di Memphis. Per quanto la stragrande maggioranza siano difensori più che validi, spesso sbagliano letture a causa della loro inesperienza. In questo scenario, Conley pare l’arma perfetta per attaccare la difesa dei Grizzlies e approfittare della difesa in drop sui P&R.

3) I Grizzlies hanno bisogno di tutti

Qualche giorno fa abbiamo detto che i Grizzlies, per arrivare a giocarsi questa sfida, avrebbero avuto bisogno, oltre che di una grande prestazione di Ja Morant, del supporto della panchina che puntualmente è arrivato: dalla grande prestazione di Xavier Tillman, capace di sopperire ai problemi di falli di Valančiūnas e Jackson, alle triple pesantissime di Grayson Allen, senza dimenticare il contributo di Desmond Bane.

Per provare a mettere in difficoltà i Jazz, per quanto detto sopra, gli orsi avrebbero bisogno della migliore versione di Jaren Jackson; al momento però non ci sentiamo di scommettere sul numero 13: dopo un buon inizio di partita, i suoi errori hanno praticamente spianato la strada al primo recupero di Golden State.

Jenkins, dopo il quarto fallo, lo ha relegato in panchina: una bocciatura pesante per il prodotto di Michigan State, che nonostante la giustificazione di non essere al meglio dopo il lungo stop dovuto all’infortunio patito nella bolla, ha mostrato ancora i soliti limiti mentali.

Un altro giocatore che potrebbe aiutare i Grizzlies contro i Jazz è Brandon Clarke, il quale però è reduce da un’annata deludente, rispetto alla prima stagione in cui aveva sorpreso tutti, e non ha visto il campo nelle due partite del play-in. Clarke ha saltato il training camp, ha avuto problemi fisici durante tutta la stagione e i suoi minuti sono finiti giustamente a Tillman; tuttavia il suo skillset potrebbe tornare utile in questa serie ed offrire un’alternativa in più a coach Jenkins.

Il Pronostico

Alexandros Moussas: La serie pare piuttosto chiusa. I Grizzlies potranno comunque sfruttare l’occasione per fare esperienza e vedere come i vari giovani risponderanno alle difficoltà dei playoff. Utah al contrario è chiamata a dimostrare anche ai playoff il dominio che ha avuto in stagione regolare, e sarebbe un segnale importante chiudere in fretta la serie senza complicarsi troppo la vita. Il pieno recupero di Mitchell è il principale obiettivo di questo primo turno. Se Morant riuscisse ad avere una partita con delle buone percentuali da 3, Memphis potrebbe vincerne una, ma arrivare a due pare proibitivo per i Grizzlies.

Francesco La Mura: Sono d’accordo con Alexandros. I Jazz sono strafavoriti e credo che sarà difficile andare oltre le 5 partite. I Grizzlies sono un nucleo giovanissimo, lotteranno fino alla fine, ma questo giro ai playoff sarà utile ai giocatori per misurarsi contro un grande avversario e al front office per valutare nel contesto più competitivo possibile il roster assemblato in questi due anni di ricostruzione.

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Alexandros Moussas
Alla tenera età di 9 anni, mio zio mi fece scoprire il basket NBA, facendomi guardare con lui le finali del 98. Con Tavcar nelle orecchie e Micheal Jordan ad alzare il trofeo, mi innamorai dei perdenti, gli Utah Jazz. Da quel momento, nulla è cambiato. Io continuo a tifarli, e loro continuano a non vincere.
Francesco La Mura
Qui su True Shooting perchè nessuno vuole perdere tempo dietro ai Memphis Grizzlies. Vivo nella speranza che Jaren Jackson Jr. possa diventare il miglior lungo della lega, quindi non fidatevi di me.