Tre domande sul futuro dei Washington Wizards

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Copertina di Edoardo Celli

I Washington Wizards hanno concluso la loro stagione subendo un gentlemen sweep ad opera dei Philadelphia 76ers, un ostacolo troppo grande da superare. Washington è riuscita a combattere in gara a 1 e a vincere una gara 4 in cui però Philadelphia ha perso Embiid per infortunio. In gara 5, invece, nonostante l’assenza del miglior giocatore degli avversari, la partita non è nemmeno finita punto a punto.

La stagione è stata ricca di alti e bassi, anche a causa di problemi dovuti a infortuni e al protocollo anti-covid. L’ultimo infortunato stagionale è stato proprio Bertāns, pagato tantissimo in estate e uno dei giocatori più deludenti. La conclusione della stagione, dopo un’esaltante rincorsa ai playoff, è stata decisamente mediocre, eppure stranamente in casa Wizards traspare ottimismo.

Il ritorno alla postseason dopo 3 anni di assenza è sicuramente positivo, ma appena giunti dove si compete davvero sono emersi i limiti enormi della squadra, che le hanno impedito di fare strada. In offseason il general manager Tommy Sheppard è chiamato a un grande lavoro per migliorare un roster che conta troppi pochi uomini da playoff, con uno spacing rivedibile e una mancanza di taglia in difesa.

Ted Leonsis, il proprietario della squadra, è intenzionato a competere e fare dei Wizards una presenza fissa ai playoff. Impensabile quindi a questo punto una ricostruzione con una cessione di Beal, che però potrebbe chiedere lo scambio. Da quanto ha detto a fine stagione non è un’ipotesi da escludere, ma presumibilmente Bradley sarà ancora nella capitale all’inizio della prossima stagione, l’ultima garantita sul suo contratto.

E allora capiamo come sia davvero complicato passare da una squadra che può agguantare ai playoff a una squadra che ai playoff può competere ad alto livello, soprattutto considerato un cap intasato dal contratto di Westbrook. Per Sheppard si prospettano dei mesi estremamente complicati nelle decisioni.

Che fare con Scott Brooks?

L’allenatore dei Wizards è in scadenza di contratto e bisognerà decidere se rinnovarlo oppure se cambiare rotta.

Sheppard, che pure è sotto osservazione, ha elogiato la capacità di tenere insieme la squadra nei momenti di difficoltà. Rimane però il fatto che anche le decisioni di Brooks abbiano portato i Wizards nei bassifondi. Si ricordano molte gare perse nel finale per uno scriteriato uso di Westbrook e Beal, spesso rimessi in campo troppo tardi. Ma anche la lineup con Smith, Westbrook e Neto ha offerto ampie possibilità di segnare agli attacchi avversari. Se è vero che la trovata dei tre centri si è rivelata geniale in regular season, garantendo un’ottima produzione e protezione del ferro, ai playoff non è stata efficace.

Il più grosso problema di Brooks e del suo staff è stato però il player development. Brooks non ha mai concesso a Troy Brown jr. e Isaac Bonga un minimo di ritmo, passando dal farli giocare titolari a metterli fuori dalle rotazioni da un giorno all’altro. Garrison Mathews, dopo un mese da titolare in cui aveva garantito ottime spaziature per la squadra e una difesa affidabile, è tornato a sedersi in panchina, per entrare solo ogni tanto, senza un particolare motivo.

Deni Avdija, il rookie scelto in lottery, ha sempre giocato, che fosse da titolare o da settimo uomo, ma è stato impiegato in lineup che ne oscuravano le abilità. L’israeliano annoverava tra le migliori qualità la creazione palla in mano: Brooks l’ha messo sempre in campo con Westbrook, Beal o entrambi, e nei rari minuti in cui non c’erano le stelle l’azione veniva gestita da Smith o Neto. In pratica ha utilizzato come 3&D un giocatore con tutt’altre caratteristiche, mettendolo in difficoltà. Lo USG% del rookie, dato che ci dice il coinvolgimento con la palla in mano di un giocatore, è praticamente il più basso della squadra.

Sembrava quasi che ci fosse una totale assenza di comunicazione tra front office e allenatore. Basti pensare a Jerome Robinson che giocò ben 36 minuti da titolare una settimana prima di venire tagliato. Insomma, se i Wizards ambiscono a competere forse è il caso che facciano un passo oltre a Brooks, un coach che sembra abbia fatto il suo tempo nella capitale. In 5 anni ha un record complessivamente negativo, ed è arrivato a una gara 7 di semifinali di conference al primo anno senza più ripetersi a livelli paragonabili.

Con chi sostituire Brooks è un’altra enorme questione. Ha senso puntare su un coach più navigato come Clifford o Stotts, licenziati da poco, oppure puntare a un nome nuovo? Ha senso prendere un assistant coach di un’altra squadra, oppure promuovere un assistente interno? Dopo questi playoff potrebbe saltare un nome grosso come Budenholzer. Avrebbe senso puntare su di lui, pur conoscendone i limiti ai playoff?

La decisione sull’allenatore richiede tempo e ragionamenti non banali, e potrebbe portare anche alla riconferma di Brooks. Non da sottovalutare il fatto che Westbrook abbia detto che se dovesse decidere confermerebbe l’attuale allenatore.

Come comportarsi al draft?

I Wizards si presentano alla notte del 29 luglio con la sola scelta numero 15. Le necessità sono chiare ed evidenti: serve un tiratore da tre con una taglia notevole, in grado di poter cambiare e difendere ad alto livello. Il profilo ideale risponde al nome di Moses Moody. Il freshman in uscita da Arkansas è una guardia/ala di 198cm con un’apertura alare di 216cm. Pur essendo un giocatore leggero, ha dimostrato di poter difendere ad alto livello sfruttando i suoi mezzi fisici notevoli e una rapidità di piedi non banale. In grado di stare con le guardie più veloci e di marcare le ali, dovrà ingrossarsi fisicamente per reggere l’urto con la NBA.

In attacco è un buon tiratore dall’arco da fermo e in movimento, e le percentuali ai liberi e una meccanica esemplare fanno ben pensare in merito ad un futuro miglioramento rispetto al 36% dall’arco registrato al college. Sebbene manchi di consistenti doti di creazione per i compagni, riesce comunque a rendersi utile con la palla in mano, maestro nel prendersi tiri liberi. Essendo anche parecchio giovane avrà il tempo per svilupparsi e restare molti anni della lega, con un possibile potenziale da borderline All-Star. Il problema per Washington è che difficilmente un profilo come Moody scenderà alla 15.

Per sistemare i problemi difensivi sulle ali allora il prospetto più adatto sarebbe Franz Wagner. Il tedesco, gran difensore di squadra e ottimo passatore, ha però una grossa incognita nel tiro dall’arco. E dal momento che avere un altro tiratore sotto la media ucciderebbe le spaziature già precarie, forse è meglio guardare altrove. Per risolvere i problemi di tiro dall’arco Duarte, Butler e Kispert sarebbero profili ideali: tutti e 3 sono eccezionali nel fondamentale, e hanno anche più esperienza a livello collegiale. Nessuno dei tre però ha un profilo fisico difensivo adatto alla squadra, e quindi potrebbe aver senso percorrere la via del trade down.

Premesso che non è banale scendere di poche posizioni quando si ha una scelta come la 15, anche se l’ideale per i Wizards sarebbe ottenere in cambio una scelta attorno alla 25 e una attorno alla 35. Tutto ciò per prendere Trey Murphy e Bones Hyland, due prospetti che rispondono perfettamente alle esigenze di spacing e lunghezza difensiva che serve alla squadra. Murphy, prospetto di Virginia, è un 4 che apre il campo e in grado di marcare tre posizioni in campo. Tiratore ampiamente oltre il 40% dall’arco e esperto giocatore collegiale, sa usare la sua apertura alare attorno ai 220cm per contestare i tiri avversari e distruggere le linee di passaggio.

Ha un tiro difficilmente contestabile, perché ha un set point molto alto. In spot up è una minaccia costante, sempre in movimento per farsi trovare libero. Inoltre ha istinti notevoli da tagliante, con cui sorprende i difensori concentrati sulla sola minaccia del tiro dall’arco.

Hyland, invece, è una guardia alta circa 190cm, ma con una wingspan spropositata. É uno dei migliori tiratori del draft, sa crearsi il tiro dal palleggio, a differenza di Murphy, e ha un potenziale anche on ball. Difensivamente necessita di ingrossarsi, ma può essere un progetto interessante. Portarsi a casa due tiratori potenzialmente da oltre il 40% dall’arco risolverebbe molti problemi. Soprattutto considerata anche la buona attitudine difensiva di Murphy, prospetto sul taccuino di ogni contender. Hyland è più un progetto a lungo termine in difesa, ma ha doti balistiche notevoli e sarebbe un’arma dal potenziale devastante con Westbrook ad armarlo sul perimetro.

É il momento di andare all-in?

Considerato che il contratto di Beal scade tra un anno e che per convincerlo a restare la squadra deve migliorare molto, ritengo probabile che Sheppard tenterà il tutto per tutto per accontentarlo. Washington ha bisogno di una terza stella funzionale con le altre due, ma non è banale arrivarci.

È di questi giorni la notizia del monitoraggio della situazione Porziņģis. Il lungo di Dallas è un unicorno che potrebbe garantire spaziature e protezione del ferro, ma le incognite sulla salute, un contratto oneroso e un’attitudine mentale preoccupante fanno pensare che potrebbe non essere l’uomo giusto. Tuttavia in questi playoff il valore di Kristaps si è abbassato molto, e potrebbe essere un’occasione per prenderlo. Chi dare a Dallas per procurarsi il lettone è un altro paio di maniche. Per bilanciare il salario va sacrificato Bertāns, ma dubito che a Dallas possa interessare uno tra Hachimura e Avdija. La lista degli asset a disposizione di Sheppard finisce sostanzialmente con quei due nomi e la pick numero 15.

Accanto a Dončić servono dei giocatori pronti al momento, non progetti. Damian Lillard sembra totalmente fuori portata, e anche CJ McCollum non sarebbe un grande fit. E allora chi dovrebbe puntare a prendere Sheppard? Un’ala in grado di giocare in due metà campo non è banale da trovare, soprattutto per fare un salto in avanti con questo roster.

Un nome potrebbe essere Jerami Grant. Il giocatore dei Pistons avrebbe tutte le caratteristiche adatte a Washington anche se, con due anni di contratto, Detroit difficilmente lo cederà per un pacchetto comprendente la scelta 15, Bertāns e Deni Avdija.

In ogni caso, per un qualunque movimento per un contratto grosso i Wizards devono cedere il Latvian Laser, che per Detroit potrebbe avere poca attrattiva. Ci sono altri nomi interessanti da puntare, come Anunoby, Harrison Barnes e TJ Warren, ma è chiaro che nessuno di questi porterebbe Washington a fare il salto verso i piani altissimi della Eastern Conference. E con un cap intasato, con le sole MLE e Biannual Exception a disposizione, è difficile pensare a grossi nomi per la free agency. Tuttavia Washington non può rinunciare a muoversi, anche sapendo che potrebbe incorrere in un fallimento. Perdere Beal a zero sarebbe un colpo devastante per la franchigia. Il rischio di non migliorare significativamente è altissimo, ma va corso.

Questo è il prezzo da pagare per restare competitivi.

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Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.