Cosa dobbiamo aspettarci dalla Draft Combine 2021

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Copertina di Sebastiano Barban

Finalmente la NBA ha optato per un ritorno alla normalità per quanto riguarda la Draft Combine dopo la strana e poco convincente esperienza dello scorso anno che ha visto misurazioni sospettose registrate in maniera diffusa su tutto il suolo americano.

Si ritorna, quindi, a Chicago per una settimana molto intensa che garantirà agli scout e ai dirigenti delle trenta franchigie di poter completare il proprio processo di osservazione dei giovani talenti pronti ad entrare nella lega. L’importanza di questo evento è indescrivibile per la quantità e la qualità delle informazioni che riesce a garantire alle dirigenze in vista del Draft del 29 luglio.

Per via di limitazioni organizzative non tutti i giocatori in lizza per una tra le sessanta chiamate saranno presenti a questo speciale evento, tuttavia, la possibilità di vedere da vicino un numero intorno agli 80 prospetti dovrebbe saziare la “fame” informativa dei dirigenti interessati. Nell’arco dei sette giorni ci saranno interviste personali con le squadre, incontri a squadre e le classiche prove di forza, agilità e di tiro.

I giocatori invitati

Partiamo con il capire chi sarà presente all’evento. Gli invitati sono decisi direttamente dalle squadre tramite un complesso sistema di votazioni che permette alle stesse di scegliere quali giocatori poter visionare durante l’evento. A questo gruppo vanno aggiunti nove prospetti che saranno selezionati da un’altra manifestazione che avrà luogo sempre a Chicago tra il 19 e il 21 giugno, ovvero il G League Elite Camp.

Nei giorni precedenti Shams Charania ha anticipato la lista dei sessantanove giocatori invitati alla Draft Combine, che potete vedere nell’immagine sottostante.

Da questo primo elenco si possono iniziare a fare le prime considerazioni. In primo luogo non bisogna allarmarsi se non si notano alcuni tra i nomi più gettonati in vista del Draft; spesso i giocatori considerati come i top della classe decidono anticipatamente di non partecipare a questo evento in modo da mantenere il proprio “status” di aspirante alle prime selezioni. È complesso capire se i prospetti mancanti non siano stati invitati, non abbiano dato la propria disponibilità per quell’arco di tempo oppure se abbiano rinunciato per via di eventuali promesse da parte di qualche squadra NBA.

Cunningham, Suggs, Wagner, Sengun, Garuba, Giddey, Jokubaitis, Duarte, Ayayi sono i principali nomi che non si trovano nel listone e a cui bisogna provare a trovare una spiegazione. Per i primi due è praticamente sicura la rinuncia all’invito per via di proiezioni nella parte alta del Draft, invece, i prospetti internazionali che non faranno parte dell’evento molto probabilmente saranno impegnati con le rispettive nazionali in vista del percorso di avvicinamento alle Olimpiadi di Tokyio.

Per Duarte, senior in uscita da Oregon, e Ayayi, junior di Gonzaga, il discorso si fa più interessante. Il primo è un prospetto solido e in grado di avere un impatto quasi immediato all’interno della lega per molti osservatori e sembra quindi molto probabile che abbia declinato questo invito per via di una promessa intorno alla fine del primo giro, dove è attualmente proiettato da tutti i maggiori esperti in materia. Discorso simile può essere fatto per il francese in uscita da Spokane: il suo nome è leggermente meno chiacchierato rispetto a quello di Duarte – si parla più di secondo giro – ma è comunque un profilo adatto a squadre che necessitano di un impatto immediato dalle proprie matricole.

A questo punto vi starete chiedendo: perché un giocatore come Evan Mobley, dato come numero #2 dell’intera classe con una buona certezza, è ancora nella lista?

I prospetti invitati possono decidere di declinare la propria partecipazione anche poco prima dell’evento stesso oppure solo prendere parte ad alcune fasi dello stesso. Coloro che sono proiettati nella parte iniziale del primo giro, spesso effettuano solo le interviste per poi ritirarsi prima delle misurazioni ufficiali.

Le sorprese

Sempre osservando i giocatori che sono stati chiamati per la Combine possiamo scorgere alcuni nomi che non ci saremmo aspettati di vedere.

Il primo di questa particolare categoria è McKinley Wright IV, senior in uscita da Colorado University. Nella stagione passata ha fatto molto bene nella difficilissima Pac-12 e ha guidato i suoi Buffaloes al secondo turno del torneo NCAA. Nonostante sia un ottimo playmaker, i dubbi sulla sua proiezione nella lega riguardano le sue caratteristiche fisiche: Wright è un 6’0” e questo solitamente incide pesantemente nella valutazione dei prospetti in vista del grande salto. L’invito alla combine potrebbe significare una volontà di maggiore chiarezza sulle sue caratteristiche fisiche: con una misurazione accurata e affidabile gli scout potranno valutarlo in maniera più completa.

Anche Jericho Sims è un nome che non ci si aspettava di vedere comparire tra gli invitati. La maggior parte degli esperti non ha molta fiducia riguardo alle sue possibilità di ricevere una chiamata durante la notte del 29 Luglio, tuttavia questo invito potrebbe far salire le sue quotazioni in modo esponenziale. Sims è un centro molto atletico, eleggibile dopo i quattro anni passati a Texas University. I giocatori con le sue caratteristiche sono soliti impressionare durante la Combine e le sue misurazioni potrebbero convincere ancora di più gli scettici.

Dopo aver disputato un torneo entusiasmante vediamo invitato anche Max Abmas, uno dei migliori tiratori di questa classe. Il suo torneo NCAA con Oral Roberts ha illuminato gli occhi a molti scout NBA che ora potranno vederlo all’opera in questo incontro ravvicinato. Le sue abilità balistiche potrebbero permettergli di far registrare percentuali assurde nelle prove organizzate durante la Combine.

La sorpresa più grande è forse la scelta di far partecipare Makur Maker, conosciuto per i suoi molteplici highlights sensazionali su YouTube e che in questa stagione ha disputato solamente la gara d’apertura con Howard University per poi fermarsi a causa di un problema all’inguine. In pochi si aspettavano di vederlo testare le acque per una possibile entrata in NBA e questo invito alla Combine potrebbe garantire ai dirigenti alcune informazioni fisiche molto importanti per giudicarlo anche nell’eventualità di un suo ritorno al college per la prossima stagione.

Le misurazioni

Come abbiamo anticipato in precedenza, la Combine permette di fare una volta per tutte chiarezza assoluta su tutte le caratteristiche fisiche e atletiche dei giocatori in vista del loro salto nella lega. Spesso non è facile avere dei dati veritieri a riguardo, con squadre di college che “gonfiano” alcuni parametri e siti che riportano misurazioni discordanti tra di loro.

Risultati convincenti nei test sono spesso un fattore molto importante per migliorare le possibilità dei prospetti in vista della notte del Draft. Se dovessimo scommettere su chi riuscirà a garantire i risultati più spettacolari, i nostri soldi andrebbero tutti su Isaiah Jackson.

Il diciannovenne da Kentucky è considerato da molti uno degli atleti più impressionanti di questa classe soprattutto in termini di esplosività e verticalità. Essendo un 6’10” parte da una buonissima base per infrangere il record di salto verticale stabilito durante questi eventi. Inoltre, è da considerare la possibilità che registri un ottimo tempo nelle prove di velocità e agilità essendo un lungo molto mobile e in grado di muovere i piedi con estrema rapidità.

Proseguendo con i chiarimenti sulle caratteristiche dei prospetti c’è un caso che sta allarmando molti osservatori e che potrebbe giungere al termine proprio durante questo evento. Il protagonista di questa impasse è JT Thor, freshman proveniente da Auburn University. In questo caso le misurazioni non aiuteranno a mettere ordine perché l’oggetto del dubbio è l’età del ragazzo. Fino a qualche settimana fa i maggiori siti sportivi e anche la sua università dichiaravano come data di nascita il 26 Agosto 2001. Tuttavia, il prospetto ha recentemente dichiarato ad alcuni esperti di avere attualmente diciotto anni e non diciannove come si credeva.

Un anno di differenza può avere un impatto molto importante nella valutazione di un giocatore. Spesso i prospetti più giovani sono avvantaggiati durante il Draft perché si ha più tempo per farli crescere e modellarli al sistema NBA. Capite bene che chiarire questo problema sarà una priorità delle squadre avvicinandosi al Draft.

Infine, c’è una misurazione che purtroppo non avverrà ma che avrebbe aiutato molto nel decifrare le chance di Josh Giddey di ricevere una chiamata nelle parti alte. Molti dubbi sul prospetto australiano riguardano la sua tenuta fisica in vista di un eventuale salto nella lega, nel suo primo anno con gli Adelaide 36ers è sembrato un po’ troppo esile ed è probabile che gli scout vogliano rassicurazioni in relazione alla sua massa.

Purtroppo, non si avrà nulla di ufficiale che possa confermare alcune voci, principalmente provenienti dal suo allenatore personale, che parlano di un aumento di 22 libre dall’ultima misurazione ufficiale. Non è facile gestire un tale cambiamento nell’arco di dodici mesi, un aumento di circa 10 kilogrammi sarebbe molto importante per consolidare la valutazione del prospetto anche in ottica futura.

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Filippo Barresi
Calciofilo prestato alla NBA, tifoso degli Charlotte Hornets e della Sampdoria. Studente di Marketing all'Università di Torino, classe 1998. Molto probabilmente non vedrà un successo sportivo nell'arco della sua vita.