Spunti Tattici dalle Finals NBA

Spunti Tattici Finals
Copertina di Sebastiano Barban

Siamo a metà delle Finals NBA tra Bucks e Suns ed è il momento ideale per i consueti spunti tattici delle prime tre gare, con la serie che vede la squadra dell’Arizona in vantaggio 2-1.

Se i primi due scontri sono stati il regno incontrastato di CP3 e Booker, Gara 3 è stata la partita della svolta per i Bucks che non hanno certamente intenzione di arrendersi, guidati da un Giannis Antetokounmpo tornato più forte di prima dall’infortunio.

Fattore G

I Bucks stanno rincorrendo e Gara 4 sarà più che mai cruciale: le rotazioni sono ai minimi storici con Teague in campo per tanto, forse troppo, tempo. Se la squadra del Wisconsin è ancora in gioco lo deve alla sua super star che sta facendo pentole e coperchi pur di arrivare al titolo.

Difensivamente per i Suns il greco è ingestibile: Crowder, Bridges, Craig e Nader hanno per un motivo o per l’altro problemi ad accoppiarsi e la mossa Ayton è sembrata più che logica soprattutto in Gara 1.

In queste prime due clip possiamo notare come anche un buon difensore come Crowder non possa nulla contro la forza, la lunghezza e lo strapotere fisico e atletico del Greco.

Più che singolarmente, però, le preoccupazione maggiori nel contrastare Antetokounmpo sembrano provenire da una scelta tattica di squadra: Phoenix non vuole collassare con 3/4 giocatori, sembra quasi voler dire: “Lui può batterci, gli altri no!“.

In questo frammento possiamo notare come Ayton, a differenza di Crowder, possa resistere alla penetrazione e al gioco fisico di Giannis, costringendolo comunque ad un tiro difficile. Dove Phoenix potrebbe migliorare è in quel pre-lavoro di ostruzione dello spazio durante la penetrazione. Quante volte è sembrato troppo facile per la stella dei Bucks entrare in area, virare per poi concludere a canestro senza la contrapposizione di più di un corpo?

Per non parlare delle situazioni di transizioni dove la difesa dei Suns, soprattutto da Gara 2 in poi è sembrata alla mercé di Antetokounmpo, come possiamo notare in questa clip dove Kaminski gioca il più classico dei “Mi levo di torno perché tengo famiglia“.

L’unico tiro che personalmente vorrei lasciare all’ex giocatore del Filathlitikos è il Fade Away verso la linea di fondo/laterale, non concedendo il centro area.

Grazie a Synergy sappiamo che Giannis prende questo tiro nei playoff il 13.1% del tempo, con 0.818 punti per tiro, 41.7 Fg% e 9.1% di Turnover%. Vorrebbe dire concedere il miglior tiro possibile per la difesa Suns (dopo il tiro da 3) all’unico giocatore che ha creato danni seri alla tua difesa.

I Bucks ed il Problema Pick’n Roll

Lato Milwaukee, invece, abbiamo potuto notare come nelle prime tre gare il maggior problema sia stato causato dall’abilità di Paul e Booker di attaccare il Pick’n Roll e la drop coverage di Lopez, un po’ come accaduto con i Clippers e Zubac.

Dopo Gara 1 Budenholzer ha provato ad aggiustare qualcosa, andando a togliere il midrange game alla coppia di guardie con uno aiuto fin troppo aggressivo.

Situazione difensiva che non migliora, anzi peggiora probabilmente, quando in campo c’è Portis che può far cambiare 1-5 ai Bucks, ma la cui difesa è ancora un minus e anzi spinge i Suns verso un mismatch hunting più costante e pressante.

Cambiare 1-5 potrebbe essere la soluzione ideale per i Bucks solo nel caso in cui il 5 fosse il greco, in un quintetto con Holiday, Connaughton, Middleton, Tucker e Giannis.

Situazione ideale soprattutto nei minuti in cui Ayton è fuori, visto che il suo sostituto è un Kaminski non proprio a suo agio a certi livelli. Ayton infatti potrebbe risultare letale alla tattica “All Switch” dei Bucks, poiché ottimo rollante e con ottimo tocco.

Staremo a vedere in Gara 4 se i Bucks saranno in grado di trovare il giusto compromesso tra il deep drop e l’iper aggressività con stunt e aiuti come in Gara 2.

La panchina dei Suns

Con l’infortunio di Šarić i Suns hanno perso il loro sesto uomo di lusso, l’uomo che poteva equilibrare l’ondata offensiva della second unit grazie alla sua duttilità. Infortunio che si è sentito pesantemente soprattutto in Gara 3, quando Coach Williams ha dovuto schierare quintetti offensivamente sterili che hanno lanciato i Bucks verso la vittoria.

Quintetti che hanno visto la presenza di uno solo dei titolari e quattro giocatori a rotazione tra Nader, Kaminski, un Cam Johnson stellare, Payne e Craig. Ovviamente i Bucks hanno rilanciato con Teague, ma diciamo che è stata la panchina dei Suns a vincere questa infausta sfida.

Soluzioni per Coach Williams? Premesso che Johnson deve continuare su questi grandissimi livelli, le possibilità ora sono due per Gara 4:

  1. Ayton fuori prima durante il primo quarto per poi averlo più fresco e più a lungo con la second unit.

2) Alternare a coppie Booker/Bridges e Paul/Crowder per avere almeno una di queste due “squadre” a disposizione insieme a 3 dei vari panchinari.

Ovviamente entrambe le soluzioni sono rischiose perché, come un classico effetto domino, entrambe portano conseguenze anche a livello difensivo: ad esempio con Ayton fuori prima i Bucks tornano a switchare 1-5 prima nella gare e tolgo l’unico muro reale per Giannis al ferro.

Un bel puzzle da risolvere.

La zona

Con Ayton fuori nel terzo periodo i Suns hanno provato la carta Zona, con una 2-3 molto leggera con Cp3, Booker come prima linea e Crowder, Johnson e Bridges dietro.

I Bucks però sono stati bravi ad attaccarlo, grazie soprattutto ad un Holiday finalmente in grado di incidere offensivamente con un paio di triple e assist.

Tatticamente possiamo notare come Giannis sia il vero lungo rollante della squadra, con Lopez in angolo. Questo non concede ai Suns il lusso di collassare nei pressi del canestro, ma anzi li forza ad avere una seconda linea abbastanza alta: una 2-3 che diventa 1-2-2 in situazioni di Pick ‘n Roll.

1-2-2- attaccata splendidamente con penetrazioni e tagla ad attaccare lo spazio alle spalle del centrale o del difensore esterno, andando a sfruttare forse la scarsa abitudine alla zona degli uomini di Williams.

Interessante sarà vedere se ci sarà un’evoluzione di questa zona, magari simile alla zona inversa di Miami con Crowder e Bridges in punta a contrastare meglio le penetrazioni del greco, o se la zona è semplicemente stato un tentativo dettato dalla situazione momentanea.

Per ora è tutto, ma siamo sicuri che ci sarà molto altro di cui parlare a fine serie, per vedere cosa è stato aggiustato e cosa no, ma soprattutto per capire chi sarà il prossimo Campione NBA.

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Roberto Fois
Romano, classe'91, trapiantato in Inghilterra, quando gioca ad ogni tiro si sente una voce misteriosa urlare "Ti infilo!". Quando invece non gioca o allena, lo potete trovare al pub mentre legge Michael Connelly sorseggiando un buon gin 'n tonic. Scrive su True Shooting per potersi permettere una roulotte rosa per 'ma.