Vincitori e perdenti, le pagelle della offseason

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Copertina di Nicolò Bedaglia

Quasi tutti i free agent si sono accasati, e tra quelli rimasti nessuno (o quasi, come vedremo dopo) è in grado di cambiare da solo la valutazione data a un’intera estate di una franchigia. Possiamo dunque dedicarci a uno degli esercizi più complicati della stagione, ovvero cercare di valutare chi si sia mosso meglio in offseason.

Le ragioni per cui fare pagelle estive è complicato sono molteplici: primo, dall’esterno si hanno molte meno informazioni riguardo allo sviluppo dei giocatori già a roster, sviluppo che potrebbe cambiare la timeline di un progetto (ad esempio, avere la netta sensazione che la tua giovane stella stia per compiere un salto qualitativo importante potrebbe accelerare l’urgenza di compiere scambi o acquisizioni che ti rendano migliore nell’immediato) e dunque la valutazione delle mosse.

Secondo, alcuni giocatori potrebbero essere stati utilizzati in maniera sub-ottima per molti anni, e dunque la loro acquisizione potrebbe venire fortemente sottovalutata; oppure ancora le lacune di altri potrebbero essere state coperte dalle forze di vecchi compagni di roster ed evidenziate nella nuova avventura, e così avanti.

Ad esempio, alzi la mano chi credeva che la passata offseason dei Lakers si sarebbe rivelata un disastro di dimensioni epiche: al di là degli infortuni, di certo l’atmosfera che la franchigia losangelina ha emanato per tutta la regular season non era di quelle che fanno presagire un lieto fine. Eppure l’acquisizione di Schröder era stata salutata come un sollievo per le spalle di LeBron, Gasol come un ottimo rimpiazzo per il duo Howard/McGee, Harrell come il giocatore che avrebbe concesso riposo stagionale a Davis e una potenziale freccia nell’arco di Vogel a fine stagione.

Il 95% degli appassionati (io in primis), analisti e non, aveva dato pieni voti alle mosse gialloviola…salvo poi commentare una stagione con pochi alti e molti bassi, e non solo a causa degli infortuni. La verità è che ci sono molti fattori che esulano dal mero giocato, quali personalità conflittuali nello spogliatoio, egoismi dettati da contratti in scadenza, giovani stelle che reclamano il loro posto al sole e non ne vogliono sapere di eseguire il compitino e via dicendo.

Tutto questo per dire: sì, fra un anno rileggerò queste mie pagelle e probabilmente mi farò delle grassissime risate, quindi non sparate troppo sul pianista. Nel dare i voti alle varie franchigie, cercherò sempre di mettere in prospettiva quali siano gli obiettivi di squadra e la timeline, quindi una buona pick da parte di una contender potrebbe valere di meno rispetto a quella di una franchigia in piena rifondazione, così come una buona firma di un pezzo complementare in mezzo alle macerie vale meno che la stessa in una squadra lontana un giocatore dall’essere contender.

Penso sia stata una offseason in cui le gerarchie siano cambiate di poco, e quindi la scala di voti utilizzata è molto compatta.

I vincitori

Miami Heat: 7.5

Gli Heat si sono aggiudicati il pezzo più pregiato di questa free agency in Kyle Lowry (85 milioni in 3 anni), e in più hanno aggiunto il fresco campione NBA P.J. Tucker (15 milioni in 2 anni). Benché non un giovincello, il chilometraggio di Lowry è inferiore a molti pari età, e non più tardi di 12 mesi fa era il miglior giocatore di una Toronto sorprendente nei playoff della bolla dopo una run playoff da secondo miglior giocatore di una squadra da titolo.

Agli Heat non gli si chiederà di cantare e portare la croce ma di essere un terzo violino: credo che abbia sufficiente benzina in corpo per farlo. Tucker completa un quintetto con una forte identità difensiva: sebbene il suo apporto offensivo sia limitato a triple dall’angolo e rimbalzi offensivi, Tucker offre la possibilità di cambiare 1-5 come visto negli scorsi playoff, e offre un’ulteriore opzione difensiva su Durant qualora Miami incontrasse i Nets lungo il cammino.

Il contratto di Robinson (90 milioni in 5 anni), a mio modo di vedere, dovrebbe fare meno paura di quello di Butler (184 milioni in 4 anni non sono pochi per un giocatore col suo chilometraggio e la sua storia di infortuni, che per di più basa così tanto il proprio gioco sull’aspetto fisico), ma in entrambi i casi c’erano poche alternative.

Le firme a cifre vicino al minimo di Markieff Morris, Oladipo, Dedmon, Strus e Yurtseven completano l’identità arcigna di una squadra che al momento, secondo me, potrebbe mancare di creazione offensiva a difesa schierata, ma non escludo sorprese durante la stagione. Miami si è probabilmente inserita nel gruppetto delle inseguitrici di Brooklyn in una sola estate.

New York Knicks: 7

So che per i più leggere qui il nome dei Knicks può suonare strano, ma io credo che questa per loro sia stata un’estate intelligente. I volti nuovi sono quelli di Kemba Walker (cifre non ancora ufficiali, ma intorno ai 15 milioni su 2 anni) e di Fournier (78 milioni in 4 anni), e il nucleo dell’anno scorso è stato riconfermato: oltre a una pingue estensione per Randle (117 milioni in 4 anni), i Knicks hanno rifirmato Derrick Rose (43/3), Noel (32/3) e Burks (30/3).

Credo che un paio di questi contratti siano sopra mercato (probabilmente nessuno ha offerto più di 30M per Rose e far firmare un 32M/3 al tuo centro di riserva non è mai una buona idea, per quanto egli sia forte quanto Noel), ma allo stesso tempo New York riesce in un obiettivo duplice: il primo, riconfermare in toto (tranne Bullock) la squadra dello scorso anno; il secondo, riempirsi di contratti esattamente nel range salariale che devono avere per essere appetibili in trade. New York è un mercato così grande che anche solo un paio di anni da feel good story (e uno New York lo ha appena avuto) possono far rizzare le orecchie di qualche All-Star, sia in free agency che via trade. Possibile che questa estate abbia aiutato i Knicks a costruire un’altra annata da playoff, allo stesso tempo preparandoli per un eventuale attacco alla star di turno. Le prese di Grimes e McBride al draft mi sembrano solide, non eccezionali ma difficilmente sbagliate.

Los Angeles Clippers: 7

Altra squadra che probabilmente non vi aspettavate di vedere qui. Ma mettetevi nei panni del front office Clippers: sarete contender l’anno prossimo? Forse, dipende dal recupero di Leonard. Senza Kawhi, probabilmente i Clippers non sono un’aspirante al titolo, ma hanno dimostrato nelle serie contro Jazz e Suns di avere un’identità ben precisa, identità a cui hanno dimostrato di voler dare fiducia coi rinnovi a costo davvero contenuto di Reggie Jackson (22 milioni in 2 anni) e Nic Batum (2 anni, si aspettano ancora le cifre ma il contratto dovrebbe aggirarsi sui 5 milioni annui).

Per di più, la presa di Keon Johnson al draft sembra inserirsi nella stessa traccia: forte identità difensiva, squadra lunga in ogni posizione tanto da poter giocare senza un vero centro di ruolo. Tutto questo in attesa di Kawhi, che ha deciso di rimanere nella parte biancorossa di Los Angeles: che sia quest’anno o il prossimo, al suo ritorno troverà una squadra molto simile a quella che ha lasciato, e non era affatto scontato anche solo una settimana fa.

Il limbo

Brooklyn Nets: 7-

Non ho voluto inserire i Nets nella categoria sopra perché le mosse estive sono state sì buone ma nulla di eclatante, ma in un’estate senza troppi stravolgimenti i naturali vincitori sono quelli che già prima erano i più forti. I rivali più vicini a est si sono leggermente indeboliti, i più vicini a ovest anche, e in tutto ciò i Nets sembrano essere forti come l’anno scorso se non leggermente di più.

L’aggiunta di Mills (12 milioni in 2 anni) è il piatto forte, ulteriore polizza assicurativa su Irving e Harden, ma anche le aggiunte di Carter e James Johnson (entrambi al minimo) hanno molto senso nel contesto Nets. Brown che firma la qualifying offer (a 4.7 milioni) e Blake Griffin al minimo per un anno sono le ciliegine sulla torta. Minori le aggiunte di Bembry e Cam Thomas e di Day’Ron Sharpe dal draft. Vero, i Nets hanno perso Green e Shamet dalla run playoff dello scorso anno, oltre che Dinwiddie, ma paiono partire molto avvantaggiati su tutti gli altri.

Chicago Bulls: 7-

Comincio dicendo che 85 milioni in tre anni per DeRozan sono tanti soldi, e nemmeno Caruso (37/4) e Lonzo (85/4) sono regalati. Per di più, i Bulls hanno ceduto anche una prima scelta per arrivare a DeMar, e queste sono le ragioni per cui non sono riuscito ad inserirli tra i vincitori. Ma insieme agli Heat, i Bulls sono quelli che hanno fatto il maggiore salto qualitativo in estate, e non mi stupirei se fossero la squadra col maggior salto di vittorie rispetto allo scorso anno.

DeRozan sarà probabilmente il play de facto della squadra ancor più di LaVine, al quale una diminuzione del carico offensivo farà un gran bene in difesa (v. Olimpiadi). Ball e Caruso sono ottimi complementi in quest’ottica: migliorano di molto la difesa sul perimetro, mantengono i vantaggi creati senza però richiedere il pallone nelle mani per lunghe parti della gara, rendono i Bulls una squadra pericolosa anche in transizione e non distruggono le spaziature.

Credo che il piano tattico Bulls abbia un senso ben definito, anche se non è stato economico realizzarlo. Javonte Green e Tony Bradley sono le altre firme estive, in attesa di capire dove finirà Lauri Markkanen, destinato a concludere la propria avventura a Chicago.

Phoenix Suns: 7-

Il contratto di Chris Paul è stato venduto dalla sua agenzia come un 120*4 con grande clamore sui social, salvo poi scoprire che in realtà poco più di metà di quella cifra (75M) è garantita, e spalmata solo nei primi tre anni. A quelle cifre, la rifirma di Paul è ottima, così come quella di Cam Payne (19/3). Ai Suns serviva un backup 5 di comprovata esperienza, ed ecco McGee (5/1), mentre Shamet dà un’opzione migliore palla in mano rispetto a tutte le altre non confermate rispetto alla scorsa stagione, oltre che essere un tiratore in movimento mortifero.

Le riconferme di Kaminsky e soprattutto Nader rendono meno amara la partenza di Craig. Il nucleo della squadra che ha fatto le Finals qualche settimana fa è confermato in toto, e in più le estensioni di Ayton e Bridges sembrano essere d’improvviso finanziariamente sostenibili. Mi piace anche il fatto che i Suns abbiano ancora spazio salariale e metà Mid-Level Exception per eventuali acquisti in corso d’opera.

Atlanta Hawks: 7-

Gli Hawks non hanno perso nessun membro fondamentale del roster della scorsa stagione, e ha aggiunto Delon Wright e soprattutto Gorgui Dieng, che sarà fondamentale nel periodo di assenza forzata per infortunio di Okongwu. I contratti di Hill (minimo per un anno) e Lou Williams (tra i 4 ed i 5 milioni per un anno) sono molto buoni, ma quello che li innalza tra i più positivi dell’estate è il draft: Cooper e Jalen Johnson sono due scommesse ad altissimo upside, strategia intelligente per una squadra i cui primi 7/8 pezzi della rotazione difficilmente potranno venir migliorati sul mercato o scegliendo “giocatori già pronti” in sede di draft.

Washington Wizards: 6.5

Washington è riuscita a trasformare Russell Westbrook, Chundler Hutchison ed una po’ di seconde scelte in Caldwell-Pope, Dinwiddie, Harrell, Aaron Holiday, Kyle Kuzma e nella pick 31, usata poi per Isaiah Todd. A meno di un anno da una trade che non ha dato i frutti sperati, Washington perde sì la sua seconda stella, ma al suo posto si trova cinque giocatori da rotazione di Regular Season, che non escludo sia addirittura meglio che avere una seconda stella per la situazione in cui si trovano ora i Wizards. La scelta di Kispert al draft è solida: a meno di infortuni, credo che il tiratore da Gonzaga si avvii verso una carriera i cui guadagni possano addirittura scollinare i 100M complessivi.

Golden State Warriors: 6.5

Non riesco ad esaltarmi per il mercato Warriors come leggo e vedo fare in giro. Credo che tutto dipenda da come Klay ritornerà da due anni di inattività, e credo che non essere riusciti a scambiare le due scelte al primo giro insieme a Wiggins e Wiseman per una stella possa essere un rimpianto fra qualche mese, perché quando hai per le mani gli ultimi anni di carriera di Curry e Green vanno sfruttati al meglio.

Non sono sicuro che Porter Jr., Iguodala e Bjelica diano un contributo maggiore di quello che davano Oubre, Bazemore e Paschall, ma lo danno ad un prezzo (e dunque ad un costo post-luxury tax) molto più contenuto. Ma l’obiettivo della franchigia è stato espresso a chiare lettere: non vogliamo andare all-in ora, vogliamo creare una grandezza sostenuta e sostenibile nel corso degli anni.

Golden State vuole dunque seguire il modello San Antonio tra fine anni 90 e metà del 2010: cercare di vincere ora, dando però i giusti spazi allo sviluppo dei giovani. Ecco che allora le prese Kuminga, tanto potenziale ma poco pronto, e Moody, forse la mia scelta preferita dell’intero draft, hanno molto senso. In attesa di vedere coem torna Klay, va premiata la coerenza che, occhio però, potrebbe anche essere buttata fuori dalla finestra a stagione in corso qualora il secondo Splash Brother torni dall’infortunio in buona forma.

Charlotte Hornets: 6.5

Gli Hornets stanno cominciando a sviluppare un’identità e hanno trovato una stella attorno a cui fondare una franchigia, cosa non facile da farsi. Al draft hanno a mio avviso scelto dal bene al molto bene (mi piace molto Bouknight, e credo che le prese di Kai Jones e JT Thor siano ad alto rischio/alta ricompensa e in ruoli funzionali al roster di Charlotte), hanno coperto la partenza di Zeller con Mason Plumlee e hanno aggiunto, un po’ a sorpresa, Kelly Oubre a un costo assai contenuto (26 milioni in 2 anni).

Nella speranza che Oubre possa finalmente realizzare quale sia il suo percorso all’essere pagato di più, cioè andare all-in sulla sua identità di 3&D dalle abilità fisiche molto sopra la media senza dare la precedenza al cercare di sviluppare un gioco on-ball (spero che l’assegno che strapperà fra poco Mikal Bridges possa farglielo capire), in questi due anni potrà dare certamente una grossa mano a una franchigia in crescita. Sono stati pazienti e sono stati ripagati.

Utah Jazz: 6+

Non sono d’accordo con i proclami di “grande offseason Jazz”: il contratto di Conley è senz’altro molto buono (68 milioni garantiti in 3 anni), ma per un termine di paragone è solo di 7 milioni inferiore a quello di Chris Paul. I due sono giocatori che, nonostante la differenza di età, sembrano accomunati da piccoli acciacchi di varia natura.

Le firme di Gay, Paschall e Whiteside sono quanto di più lontano possa esserci dal riempire i bisogni che il roster Jazz aveva e ha, cioè un backup 5 che possibilmente sia in grado di cambiare sul perimetro e difesa perimetrale, e il dump di Favors finirà probabilmente per costare una prima scelta.

Perché allora il voto leggermente positivo? Credo che la scelta al draft, Jared Butler con la 40, sia stata una delle migliori della notte. Se il cuore non dà problemi, Butler risponde esattamente ad un profilo che ai Jazz serviva, unendo difesa point of attack a creazione e tiro.

Denver Nuggets: 6+

La firma di Jeff Green (10 milioni in 2 anni) mi è piaciuta tantissimo. Non più tardi di un mese fa Green era l’unico appiglio, oltre al miglior KD che si sia mai visto, per dei Nets che hanno portato a sette gare i Bucks poi campioni NBA. La firma di Barton arriva ad un costo contenuto (32/2) e quella di Rivers a cifre vicine al minimo per un anno è ottima, mentre credo che quella di Green sia fuori mercato (17/2).

Denver ha perso McGee, ma non credo sia un gran problema: la ragione per cui il voto non è più alto è il draft. Con Springer e Butler ancora liberi, i Nuggets avrebbero dovuto accendere un cero a qualcuno e draftare uno dei due (possibilmente il primo). Si sono invece buttati su “Bones” Hyland, che a me non dispiace, ma non risponde al bisogno più immediato dei Nuggets (difesa POA) ed è subito partito alla grande, avendo avuto difficoltà a essere raggiunto telefonicamente dalla franchigia che lo aveva appena scelto nel mezzo dei festeggiamenti che stava dando per la sua scelta.

Detroit Pistons: 6+

I Pistons potevano sbagliare poco: dovevano draftare Cunningham e non sprecare soldi a caso. Olynyk è stato pagato abbastanza a caro prezzo (37/3), ma sia lui che Lyles (5/2) fan capire che, forse, a Motown hanno capito cosa devono fare con la prima scelta assoluta appena selezionata: lasciargli palla in mano, circondarlo di gente che sa tirare e sperare che tutto vada bene. La scelta di Livers mi piace, altro indice del fatto che a Detroit stiano dando importanza alle spaziature.

Cleveland Cavaliers: 6+

Vedi sopra: i Cleveland Cavaliers dovevano limitarsi al non fare cavolate, draftare il miglior giocatore disponibile e ringraziare la propria buona stella che Houston lo avesse passato alla 2. Lo hanno fatto, e non dovremmo darlo per scontato. La trade per arrivare a Rubio, un giocatore che ha una comprovata esperienza nell’inserirsi in contesti giovani non eccessivamente disfunzionali, mi è piaciuta molto, soprattutto considerando che Ricky sarà la point guard di riserva della squadra e sta entrando nel suo ultimo anno di contratto.

Peccato l’aver strapagato Allen (100M/5): vero che alla fine si sta parlando di 20 milioni all’anno e potrebbe non essere una cifra tale da renderlo non scambiabile nei prossimi anni, ma Allen rimane pur sempre un giocatore nel ruolo economicamente meno costoso della lega, e che dimostrerà verosimilmente di essere limitato in contesti competitivi a causa della limitatezza del proprio bagaglio tecnico.

Orlando Magic: 6+

Terza franchigia in fila per cui c’era una cosa da fare, non pensare troppo al giocatore da prendere al draft, e che l’ha fatta (ricordate, il voto è sempre proporzionale alle aspettative). Suggs sembra davvero essere uno che cambia la cultura di squadra, e mi piace molto anche la presa di Wagner, uno che sa incidere sulle partite anche senza avere la palla tra le mani, per quanto abbia potenziale da secondary ball-handler.

Per il resto poco da segnalare tranne la conferma di Mo Wagner per 2 anni (a cifre ancora da confermare, ma comunque contenute) e Robin Lopez (5/1), che ha già accettato di seguire Cole Anthony su Twitter unicamente perché costui ha l’avatar con un disegno di Dragonite.

Oklahoma City Thunder: 6

OKC ha aggiunto altre tre prime scelte future alla propria collezione di asset, oltre a Giddey, Mann e Robinson-Earl, tre giocatori che per una ragione o per l’altra hanno tutti il loro perché e potrebbero rivelarsi buone scelte nel futuro. Però non sono un grosso fan delle squadre “troppo” giovani: mi sarebbe piaciuto vedere qualche veterano aggiunto al mix, sia per insegnare qualcosa ai più giovani (per esempio su quanta cura prestare al proprio corpo) sia per vincere qualche gara in più: so che l’obiettivo per ora è avere scelte alte a fine anno, ma vincere insegna a vincere.

Philadelphia 76ers: 6

Sospendo il giudizio fino a quando non verrà scambiato Ben Simmons. Le firme di Niang (annuale a 4 milioni) e Drummond al minimo per un anno non muovono nulla, forse addirittura meno della scelta di Jaden Springer con la 28 per cui io stravedo, anche se dubito possa avere un impatto positivo ai playoff da subito. Bene le riconferme di Green (20/2) e Korkmaz (15/3). Aspettiamo il botto, con la speranza per i tifosi 76ers che porti a loro Beal o Lillard.

Dallas Mavericks: 6-

Prima di iniziare a scrivere questo pezzo, ero fortemente tentato dal mettere Dallas tra le sconfitte: se punti un nome grosso, come i Mavs hanno fatto con Lowry, è naturale essere delusi quando di nomi grossi non ne arrivano, nemmeno quelli di secondo piano, soprattutto se hai addirittura scaricato un pur deludente Josh Richardson per quasi nulla pur di liberare spazio salariale.

Ma la firma di Hardaway arriva a cifre ottime (73 milioni in 4 anni), e anche le prese di Bullock (30/3) e Sterling Brown (2 anni a cifre vicino al minimo) mi sono piaciute. Per di più i Mavs hanno ancora spazio salariale, quindi aspettiamoceli molto attivi in ogni trade per un pezzo grosso. Certo, non hanno preso nessun nome di grido, ma sono verosimilmente leggermente migliori dello scorso anno avendo molta flessibilità salariale nel futuro. Era difficile far meglio dopo aver perso la corsa a Lowry.

Boston Celtics: 6-

Come per i 76ers, è difficile valutare una franchigia se rimane quasi ferma. Però a dirla tutta i Celtics hanno aggiunto Horford dopo uno scambio con OKC che aveva come scopo primario scaricare Kemba, ma potrebbe finire per tornare utile anche per quello che Horford può portare ai Celtics: credo che valutarlo per la stagione a Philadelphia sia ingiusto, dato che ha giocato infortunato per buona parte della stagione e le condizioni al contorno erano tra le peggiori possibili, e che ad OKC abbia avuto una stagione sottovalutata dai più.

L’aggiunta di Richardson, che avrà più compiti di creazione on-ball di quanti non ne abbia avuti nelle due fermate precedenti della sua carriera, costa zero a livello di salary cap, per un giocatore che sì viene da due pessime stagioni, ma era ben altro ai tempi di Miami. Kanter al minimo per un anno è una polizza assicurativa per eventuali infortuni a Robert Williams.

Più che altro, è la mancanza di un vero generale a roster a lasciare perplessi: sarà questo il modo in cui Boston sparerà le ultime cartucce sul mercato (leggasi Schröder)? O Stevens preferirà invece offrire un’estensione a Smart, che potrebbe anche essere preludio a uno scambio per una stella scontenta nella prossima stagione? Aspettiamo, ma per ora i tifosi Celtics non sono certo tra i più soddisfatti della lega.

Minnesota Timberwolves: 6-

Il margine di manovra era quasi inesistente, però scambiare Rubio per Taurean Prince vuol dire dover ritrovare nuovamente un assetto che funzioni dopo il promettente finale di stagione. A questo punto aspettiamoci di nuovo D’Angelo Russell in quintetto, con conseguente palla lontana dalle mani di Karl-Anthony Towns ed Anthony Edwards. Onestamente lo preferivo a guidare la panca. Interessante l’aggiunta di Nathan Knight, che l’anno scorso ad Atlanta ha fatto vedere cose buone da small ball 5.

Milwaukee Bucks: 5,5

I freschi campioni NBA non si sono rinforzati, anzi: credo sia lecito dire che hanno perso qualcosa in estate, in attesa del mercato dei buyout. P.J. Tucker è stato di fatto sostituito da Semi Ojeleye, che è un buon difensore ed è migliorato al tiro, ma probabilmente non da essere un titolare in una contender; Hill al posto di Teague è un upgrade, ma l’ultima stagione a Philadelphia ha probabilmente evidenziato che anche per il play di Indianapolis le trentacinque primavere sono arrivate a presentare il conto.

L’aggiunta di Allen al posto di Forbes è una presa secondo me sottovalutata, perché Allen è migliorato molto negli ultimi due anni e dà una dimensione off ball paragonabile a quella del neo-campione NBA, unita ad una difesa migliore, tale da non renderlo un minus da quel lato del campo. Credo però che il gap tra i Bucks ed i Nets si sia allargato anziché diminuire, e questo dopo una stagione in cui ci sono volute sette gare per eliminare Brooklyn senza Irving e Harden.

Bene la firma di Portis a quelle cifre (9/2), anche se sospetto ci sia stata una grossa strizzatina d’occhio per avere un accordo più remunerativo l’anno prossimo per come è stato strutturato il contratto (player option il secondo, con Portis che potrà ricevere una paga molto maggiore per bird rights e anni nella lega).

Los Angeles Lakers: 5,5

Molti se li sarebbero aspettati tra i vincitori, immagino: in fondo i Lakers sono riusciti a scambiare il famigerato pacchetto Harrell-Kuzma e ricevere in campo addirittura un All-Star in Russell Westbrook, senza nemmeno parlare di tutte le altre firme. Magari partiamo proprio da queste ultime: al minimo salariale per un anno al minimo sono arrivati Carmelo Anthony, Trevor Ariza, Wayne Ellington, Dwight Howard e Kent Bazemore.

A cifre simili per un anno è arrivato anche Malik Monk, mentre a 10 milioni in 2 anni ecco Kendrick Nunn da Miami, mentre credo che Ayayi e Reaves non saranno grossi fattori, almeno nel loro anno da rookie (per quanto il prodotto di Gonzaga possa essere una buona presa a medio/lungo termine). Qualora i Lakers avessero fatto questo mercato anche solo scaricando Drummond, Harrell e Kuzma, ma mantenendo a roster KCP e Caruso, probabilmente gli avrei dato un voto vicino al 7: i losangelini avrebbero mantenuto la loro identità di forza difensiva, sia con difesa Point of Attack sfiancante (appunto in KCP e Caruso) sia con intelligenza off ball (LBJ) e presenza a canestro/capacità di cambiare 1-5 (AD), ma in aggiunta avrebbero portato a roster degli elementi che sarebbero potuti tornare utili.

Credo che Ariza sia a fine corsa, ma 15 minuti buoni nei playoff può ancora darli. Bazemore non ha fatto un’annata da lasciare a bocca aperta nei Warriors, ma come Ariza potrebbe tornare utile qualche minuto a notte. Howard è meglio di Drummond in quel ruolo e conosce già l’ambiente, mentre Melo può portare punti veloci dalla panca al prezzo di una difesa che lascia a desiderare, ma forse tollerabile se con AD/LBJ alle spalle e se coperta degnamente dalle proprie guardie.

Nunn e Monk sono le variabili impazzite: entrambi possono essere scintille dalla panca se sono in serata, entrambi possono anche offrire una terza opzione palla in mano, entrambi hanno grosse lacune difensive, ma a quelle cifre sono firme che hanno assolutamente senso (soprattutto Monk, che mi aspettavo avesse non poco mercato dopo una ottima stagione, ma apparentemente i campanelli d’allarme in termini caratteriali hanno avuto la meglio).

Però l’estate dei Lakers non è solo firme di poco conto: per liberarsi di Harrell e Kuzma, i Lakers hanno dovuto indorare la pillola con KCP e la loro prima scelta al draft appena passato, e il salario di Westbrook ha anche impedito loro di fare una qualsivoglia offerta per Caruso, accasatosi ai Bulls. In un colpo solo i Lakers hanno perso interamente la propria difesa POA (che è stata componente fondamentale della loro corsa al titolo nel 2020 e una delle poche cose positive nella scorsa stagione) e hanno aggiunto un giocatore che è sempre stato, tolta l’annata da rookie, tra i primi due della squadra in cui ha giocato per tiri presi a partita, pur essendo il peggior tiratore nella storia della NBA per giocatori con alto volume di tiro.

Come se non bastasse, il giocatore in questione ha giocato per tutta la sua carriera da portatore di palla principale della sua squadra, e toglierà dunque possessi al giocatore che, palla in mano, è probabilmente il migliore di sempre. Aggiungeteci che dal lato difensivo Russ è un minus abbastanza marcato (off ball si distrae troppo, rischia troppo su linee di passaggio on ball, muore su ogni blocco…) e che, per ragioni di lignaggio, giocherà più di 30 minuti a partita in ogni contesto playoff e chiuderà certamente le partite.

Quel che ottenete è una squadra con grossi problemi di spaziature (perché già Davis e LeBron James sono due giocatori che gli avversari lasceranno tirare con gioia dal perimetro se questo vuol dire levargli il ferro) e, forse ancora più importante, senza quella forte connotazione difensiva che l’ha resa quasi imbattibile nel 2020 e che la teneva a galla nel 2021. Russ certo renderà i Lakers più forti in transizione e a rimbalzo, oltre che più profondi e meno dipendenti da infortuni vari in regular season, ma credo che quel che leverà in contesti playoff sia molto più importante.

Morale della favola: prima del draft vedevo i Lakers come prima squadra per distacco a ovest, ora non ne sono così sicuro. Il che non vuol dire che certamente non saranno loro a raggiungere le Finals, cosa che vedo ancora come scenario più probabile (anche se molto meno di un mese fa), ma che se anche lo faranno verosimilmente non sarà per gli acquisti estivi, ma per quel duo LBJ-AD che già tante gioie ha portato loro. Il tutto in attesa della probabile sign&trade per Schröder, anche se a questo punto c’è da domandarsi quale possa essere il ritorno dato che il contante a disposizione nella lega è quel che è ora (che addirittura non convenga tenersi il tedesco, almeno per un po’?).

San Antonio Spurs: 5.5

Il voto dipende quasi interamente dalla scelta di Primo al draft, che non mi dispiace concettualmente e come giocatore, ma poteva essere scelto tranquillamente dieci posizioni più in basso (e questo varrà anche se fra dieci anni scopriremo che Primo è uno che ha fatto N All-Star Game), e per una squadra in pieno rebuild come gli Spurs strapagare qualcuno al draft è un peccato quasi capitale (anche perché avendo la 12 avrebbero verosimilmente potuto uscire dalla notte con Primo e un altro asset, o una futura prima o un giovane promettente).

Per il resto mi piace che finalmente abbiano scelto di andare all-in col movimento giovanile, ottenendo anche un bel bottino da DeRozan, e che abbiano messo i giovani in posizione di fare bene acquisendo due ottimi tiratori in McDermott e Wiesenkamp, che a mio modo di vedere sarà uno dei giocatori presi al secondo giro che più farà aprire occhi in giro. Gli arrivi di Thad Young, Aminu, Hutchison, Forbes e Landale sono ulteriore testamento di quanto gli Spurs stiano investendo sul loro nucleo giovane (credo anche che ci siano buone possibilità che i primi due non concludano la stagione in maglia Spurs): aspettiamoci l’annata dell’esplosione da uno dei pargoli, e le mie due lire sono sul fresco campione olimpico Keldon Johnson.

Houston Rockets: 5.5

Rifacendomi a quanto detto per Pistons e Cavaliers, credo che loro non abbiano preso il miglior giocatore disponibile. Per quanto mi piaccia Jalen Green, credo che Mobley sia un giocatore di un’altra categoria in prospettiva. Il grosso del mercato è arrivato dal draft: Şengün è stato pagato a caro prezzo (due prime protette) ma è un giocatore dal rendimento abbastanza assicurato; Garuba è sceso molto ed i Rockets sono stati fortunati a trovarselo tra le proprie braccia, ma credo che il suo rendimento sia fortemente dipendente dal contesto e non sono sicuro che quello Rockets sia il migliore per lui.

Per finire, Josh Christopher ha un gran talento per buttare la palla nel canestro, anche se in tutto il resto (a quanto pare carattere compreso) lascia a desiderare. Non sono tanto le scelte al draft a portarmi a dare un voto leggermente negativo, quanto il contesto che circonderà i giovani. A inizio stagione a roster ci saranno tre giocatori che, a questo punto della loro carriera, non migliorano i compagni quando hanno la palla in mano, e la palla in mano ce la dovrebbero avere spesso per rendere al meglio (John Wall, Kevin Porter Jr. e Jalen Green).

Non vedo una chiara direzione, e non penso che queste siano le condizioni migliori per sviluppare Green come pietra angolare della franchigia. Curioso fra l’altro come, dopo non aver selezionato Mobley, abbiano deciso di investire una quantità di soldi simile su Theis (36/4), e viene spontaneo domandarsi l’offerta di chi abbiano rilanciato, dato che penso ci sia almeno un fattore 2x di troppo.

Portland Trail Blazers: 5.5

Che ci fosse poco spazio di manovra si sapeva, ma 90 milioni garantiti a Powell sono tanti soldi (di nuovo, chi era il miglior offerente oltre a Portland? E veramente ne offriva 89?), sebbene spalmati su 5 anni. Le prese di Snell e Zeller sono interessanti, ma è un lavorare ai margini su una squadra che è troppo lontana dalle prime della classe. Se dovessi scommettere ora, direi che quello che sta per iniziare è l’ultimo training campo di Lillard in maglia Trail Blazers.

Toronto Raptors: 5,5

Toronto era una delle franchigie che poteva creare maggiore flessibilità salariale all’inizio di questa free agency, ma non ha fatto uso di nessuna delle cartucce a sua disposizione. Pochi mesi dopo, pare, aver rifiutato un pacchetto che includeva Maxey si trova a doverne accettare uno con Dragic e Achiuwa, meno appetibile per una squadra in rebuilding rispetto all’esterno da Kentucky.

Il voto però rimane in buona parte determinato dall’aver passato Jalen Suggs, a mio avviso abbastanza chiaramente almeno quarto prospetto della classe: Scottie Barnes è un prospetto certamente intrigante e con doti atletiche fuori dal comune, ma credo che in generale la gente stia sottovalutando di molto quanto al momento sia acerbo in attacco, e non sono sicuro che anche al massimo del suo sviluppo possa essere un giocatore tale da giustificare il rischio di aver passato una delle cose più certe del draft in Suggs.

Bene la firma di Trent a 54 milioni in 3 anni, giocatore che ha messo in mostra molto nelle ultime due annate tra Portland e Toronto stessa.

Sacramento Kings: 5+

Credo non ci siano tante persone al mondo più contente di me per i 55 milioni in 4 anni dati a Richaun Holmes, ma rimangono 55 milioni in 4 anni dati a Richaun Holmes, un centro che è sì un positivo, ma un positivo in regular season, non dà spacing, ti costringe a giocare una difesa drop, ha margini di crescita minimi dato che ha 28 anni e via avanti.

Con la 9 hanno preso uno dei prospetti più certi del draft in Davion Mitchell, che contribuirà sì da subito, ma nell’unica posizione dove i Kings avevano già le due pietre a cui aggrapparsi per il futuro, Fox ed Haliburton. Il giocatore mi piace, il fit no. Prima o poi riuscirò ad entrare nella mente del front office Kings, ma non è oggi quel giorno.

Indiana Pacers: 5+

Ho postato così tanti highlights di TJ McConnell nell’ultima stagione che quei 35 milioni in 4 anni li sento un po’ anche miei, ma ciò non toglie che dare tutta la Mid-Level Exception per 4 anni al tuo playmaker di riserva quando in squadra hai Brogdon, LeVert che è un giocatore a cui piace avere palla in mano soprattutto con le second unit, Duarte che hai appena draftato (bella presa) e Sabonis che è un lungo attorno al quale gira buona parte del gioco è quantomeno…destabilizzante.

Mossa che non ho capito, i margini di manovra erano quelli che erano, ma a maggior ragione dovevano utilizzare bene l’unica vera possibilità di spendere. Bella la presa di Craig a 10 milioni su due anni, porta un po’ di difesa perimetrale che mancava e la possibilità di cambiare virtualmente 1-5.

Gli sconfitti

Memphis Grizzlies: 5

Le mosse di Memphis non mi sono piaciute. Sono due anni che Memphis è una squadra competitiva, con una chiara identità difensiva e grossi problemi di spaziature. Quindi si fiondano a scambiare Valančiūnas (immagino per non pagarne l’estensione) per Adams e Bledsoe, che saranno a libero paga ancora per quest’anno e il prossimo, due che sembrano solo che peggiorare i problemi di spaziature di cui parlavamo sopra.

Sì, nel processo hanno acquisito una prima scelta protetta 2022, ma non sono sicuro che la mossa sia stata saggia. Hanno poi di fatto scaricato Grayson Allen per due seconde (di nuovo, credo per non pagarne l’estensione), e alla 10 hanno draftato Ziaire Williams, prospetto intrigante ed altissimo potenziale ma con molti punti di domanda, di certo non pronto da subito.

Con l’ultima scelta al primo giro arriva Santi Aldama, spagnolo che mi piace molto ma che probabilmente poteva essere preso qualche scelta dopo (ricordiamo che Memphis aveva anche la scelta numero 40). Credo che Memphis abbia peggiorato la sua posizione attuale a ovest rispetto ad un mese fa, nell’anno in cui devono decidere quanto pagare Jaren Jackson Jr. e a un anno dal max contract che Ja Morant inevitabilmente firmerà.

Probabilmente avrei fatto mosse per cercare di capire se costruire una squadra di valore attorno a Morant e Jackson mi possa portare ad essere una contender, e di certo non posso capirlo se attorno a loro metto spacing da anni ’90.

New Orleans Pelicans: 4.5

I grossi sconfitti di questa offseason. Con la trade di cui sopra hanno liberato spazio salariale per inseguire uno tra Chris Paul e Kyle Lowry, salvo non arrivare a nessuno dei due. Vero, Valančiūnas dà uno spacing migliore di Steven Adams, ma stiamo comunque parlando di un lungo che tira poco e malvolentieri e in difesa è molto peggio di Adams: non esattamente il compagno di reparto ideale per Zion.

Al posto di uno tra Paul e Lowry è arrivato Devonte’ Graham, l’equivalente del volere una tagliata di black angus e mangiare dei Chicken McNuggets: per l’amor di dio, buonissimi i Chicken McNuggets, ma la tagliata di Black Angus è altro. Come se non bastasse, Graham è un altro Telepass difensivo che va a prendere il posto di un difensore sopravvalutato, ma non male in senso assoluto, Bledsoe.

Vero, tira meglio dal palleggio, ma è un altro ostacolo sulla strada di Point Zion dato che gioca primariamente con la palla in mano (e l’hai comunque pagato 47 milioni in 4 anni). Satoranský prende il posto di Ball e fa in buona approssimazione quello che fa Ball, ma peggio. Temple è ok, ma non cambia le sorti di una squadra da solo.

Le prese al draft mi sono piaciute (Murphy è il tipo di 3&D che vuoi vicino a Zion, mentre Herb Jones sarebbe stato preso in top20 se avesse un tiro da quanto fa bene tutto il resto), ma New Orleans in un’estate è riuscita nell’impresa di spendere, dare scelte future e comunque peggiorare rispetto all’anno precedente, soprattutto dal punto di vista difensivo. Point Zion potrebbe fare il miracolo e portare questa squadra comunque in zona play-in o playoff, ma rimango dubbioso. Un talento generazionale come lui dovrebbe essere messo nelle condizioni di rendere al meglio, e invece all’alba della sua terza stagione sembra ancora destinato a rimanere fuori dal grande ballo primaverile.

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Andrea Bandiziol
Andrea, 31 anni di Udine, è uno di quelli a cui potete scrivere se gli articoli di True Shooting vi piacciono particolarmente. Se invece non vi piacciono, potete contattare gli altri caporedattori. Ha avuto la disgrazia di innamorarsi dei Suns di Nash e di tifare Phoenix da allora.