Davion Mitchell, l’uomo giusto nel posto sbagliato?

Davion Mitchell Kings
Copertina di Nicolò Bedaglia

Davion Mitchell è stato uno dei protagonisti assoluti di questa edizione della Summer League tenutasi a Las Vegas. Il giovane prospetto è stato selezionato con la chiamata numero #9 allo scorso NBA Draft lasciando molti osservatori a bocca aperta; tante responsabilità e aspettative importanti, vedremo se riuscirà a rispettarle.

Le sue prestazioni sopra la media hanno permesso ai Sacramento Kings di aggiudicarsi il secondo titolo in questa competizione nella loro storia. La nomina di MVP della competizione e l’inserimento nei migliori quintetti dell’evento danno una dimensione a tutto tondo del suo impatto a questo livello; non male per un ragazzo che solo qualche mese fa completava una delle stagioni collegiali più dominanti della storia recente con la sua Baylor University aggiudicandosi il titolo NCAA.

La sua specialità è la difesa asfissiante sulla palla e per questa sua attitudine è già stato soprannominato dai commentatori come “Off-Night”. L’appellativo è totalmente azzeccato dato che è riuscito più volte a far prendere al suo diretto avversario in marcatura una “serata di pausa” grazie alla sua capacità di far estraniare dal gioco offensivo qualsiasi tipo di attaccante per vari possessi.

I Kings hanno optato per un rookie in grado di contribuire fin dal primo giorno nella lega. Questa decisione è stata principalmente presa per poter massimizzare le prestazioni di De’Aaron Fox, ormai saldamente al comando della squadra californiana. Tuttavia, è importante ragionare anche osservando la selezione a livello macroscopico per poter capire se effettivamente Mitchell sia l’uomo giusto per questi Kings e se Sacramento sia il posto adatto per la sua crescita come giocatore. Tanti dubbi che vanno chiariti passo passo.

È veramente l’uomo giusto?

In primo luogo è importante comprendere se per i Kings vi erano alternative valide e se effettivamente Mitchell fosse l’uomo giusto per questa squadra. Come abbiamo detto in precedenza, Sacramento entrava in questo Draft con la scelta numero #9 e le intenzioni iniziali erano quelle di ottenere il miglior talento possibile per poter aiutare Fox nell’arduo compito di racimolare il maggior numero di vittorie nel corso della stagione NBA.

Sostenere che Mitchell fosse il miglior giocatore disponibile a quel punto del Draft è molto complesso. Non è intenzione di questa analisi svalutare le qualità cestistiche di un giocatore che sta già dimostrando di poter competere a questi livelli, tuttavia quando si parla di prospetti è necessario ragionare con prospettiva e lungimiranza. Considerando l’impatto di Mitchell a Baylor University e anche in questa Summer League, è bene ricordare che entrerà nella sua stagione da rookie con 23 anni compiuti: la sua esperienza è una componente importante dei risultati che ha ottenuto e che sta ottenendo in questo momento.

Questo fattore è decisivo nella sua valutazione e per comprendere se non fosse possibile virare su qualche altro nome nel caso dei Kings. Oggi e nel corso del prossimo futuro Mitchell sfornerà prestazioni entusiasmanti senza ombra di dubbio, ma quanto può ancora crescere come giocatore? Se rimane allo stesso livello per molti anni, ne sarà valsa la pena?

Potete facilmente capire che rispondere a questi quesiti è un esercizio estremamente difficile, ma è ormai la routine per le franchigie NBA durante il processo di valutazione che anticipa il Draft. I Kings hanno dimostrato fiducia in un suo possibile sviluppo nonostante l’età avanzata e diversi problemi a livello tecnico. Sarà il tempo a dirci se questa mossa si rivelerà quella corretta.

A mio avviso, nella situazione in cui versa Sacramento sarebbe stato più funzionale puntare su un giocatore dal maggior upside seppur questa decisione avrebbe portato a un percorso molto più lungo per raggiungere un livello competitivo.

Oltre all’età avanzata ciò che lascia parecchi dubbi è anche la proiezione tecnica del giocatore. Dal punto di vista offensivo non è dato sapere se il suo tiro da tre punti sarà un’arma su cui poter fare costante affidamento o se le percentuali della passata stagione erano solo un outlier. Nel corso della Summer League ha continuato a trovare il canestro, ma il 28% (!) ai liberi continua a preoccupare in ottica futura. Inoltre, pur avendo dimostrato di poter essere un difensore decisamente sopra la media contro i suoi pari, è lecito chiedersi se questa sua dimensione si potrà traslare anche a un livello più competitivo. Per essere sempre decisivo in questa metà campo ci sono dei requisiti minimi in termini fisici e la sua altezza e la sua apertura alare limitata potrebbero ridimensionarlo anche in questo fondamentale.

Con la chiamata numero #9 vi erano altri prospetti degni di considerazione. Il primo è Ziaire Williams, andato ai Memphis Grizzlies con la selezione successiva, che ha avuto una stagione molto complessa a Stanford, ma che con soli 19 anni e sprazzi di talento impressionanti avrebbe potuto fare molto comodo per colmare la lacuna nel pacchetto ali dei Kings. Allo stesso modo avrebbe aiutato Moses Moody, classe 2002 (!) finito a Golden State poco dopo, che ha molti margini di miglioramento e la possibilità di diventare un giocatore versatile su entrambi i lati del campo. E ancora, se rafforzare il reparto delle ali non era una necessità e si voleva selezionare una guardia (proprio come Mitchell), perché non puntare su un giocatore più talentuoso come James Bouknight? Il giovane scorer di UCONN è finito agli Hornets per fare la spalla di LaMelo Ball, ma l’accoppiamento con Fox sarebbe stato senza dubbio ai limiti della perfezione.

Piano ideale contro piano reale

Sacramento entrava in questa finestra di mercato come la peggior squadra difensiva della lega, un fattore che ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta di Mitchell con la numero #9 essendo considerato giustamente una delle migliori guardie difensive dell’intera classe Draft. Se questo percorso logico non fa sorgere alcun dubbio dal punto di vista ideale, alcuni dubbi sorgono quando si osserva in che modo l’aggiunta di Mitchell possa realmente aiutare i Kings sul parquet.

Nella scorsa offseason Sacramento aveva trovato in Tyrese Haliburton una spalla perfetta per Fox e il duo aveva performato fin da subito in maniera eccezionale costringendo Luke Walton a optare spesso per formazioni con tre guardie in modo da garantire spazio anche a Buddy Hield. Questi schieramenti permettevano ai Kings di essere molto efficaci nella metà campo offensiva grazie a uno spiccato dinamismo, mentre a lasciar desiderare era il lato difensivo. Avere tre giocatori sottodimensionati e molto leggeri penalizza in modo praticamente irrecuperabile la difesa, ma fortunatamente avere Hield come ala piccola situazionale tamponava leggermente questa possibile problematica.

Ecco che arriviamo a capire come possa essere molto complesso incastrare le potenzialità difensive di Mitchell con l’attuale roster dei Kings. Al fine di massimizzare il talento dei tre giovani presenti in squadra – Fox, Haliburton e Mitchell – Walton sarà nuovamente costretto a optare per formazioni con tre guardie e questo potrebbe non portare al miglioramento difensivo necessario al salto di qualità. Limitare Mitchell a un ruolo di questo tipo potrebbe vanificare del tutto il suo impatto difensivo soprattutto perché nessuno di questi tre è e sarà in grado di tenere giocatori di grossa statura sulle ali.

Questa situazione parecchio contorta dovrà essere risolta da coach Walton che negli ultimi anni non si è dimostrato così pronto a gestire compiti complessi. Molto probabilmente all’inizio della stagione si opterà per tenere Mitchell con la panchina in modo da dividere questi tre giocatori nei loro minuti in campo. Quasi sicuramente vedremo anche soluzioni a tre guardie con Fox, Haliburton, Hield, Mitchell e Terence Davis alternarsi per garantire continuità a livello offensivo, ma molto probabilmente la difesa dei Kings sarà ancora una volta tra le peggiori della lega.

Non prendetemi per pazzo, le capacità di Mitchell sono palpabili e potranno aiutare i Kings a migliorare nel breve termine. Tuttavia, i dubbi su questo connubio sono molti e andranno considerati nel prossimo futuro soprattutto in termini di massimizzazione di tutti gli asset presenti in squadra. Mitchell dovrà dimostrare di essere l’uomo giusto migliorando sotto alcuni aspetti fondamentali e Sacramento, allo stesso modo, dovrà garantire di essere il luogo perfetto per la sua crescita dopo molti fallimenti in quanto a sviluppo dei propri giocatori.

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Filippo Barresi
Calciofilo prestato alla NBA, tifoso degli Charlotte Hornets e della Sampdoria. Studente di Marketing all'Università di Torino, classe 1998. Molto probabilmente non vedrà un successo sportivo nell'arco della sua vita.