Preview Nuggets 21-22: All-In Denver! La mano sembra buona

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Copertina di Marco D'Amato

Arrivi

Nah’Shon Hyland (#26 al draft 2021), Jeff Green (9M in due anni, player option per la stagione 2022-2023), Petr Cornelie (two-way contract)

Partenze

Paul Millsap (Brooklyn Nets FA), Shaquille Harrison (free agent)

Depth Chart

PG: Jamal Murray, Monte Morris, Facundo Campazzo, Nah’Shon Hyland

SG: Will Barton, Austin Rivers, Marcus Howard (two-way)

SF: Michael Porter Jr., P.J. Dozier

PF: Aaron Gordon, Jeff Green, JaMychal Green, Vlatko Čančar

C: Nikola Jokić, Bol Bol, Zeke Nnaji, Petr Cornelie (two-way)

L’offseason è passata rapida a Mile-High City, silenziosa e poco movimentata. Con il monte salari già pienamente occupato, la dirigenza ha optato per una strategia molto conservativa, decidendo di non intraprendere nessuno scambio che coinvolgesse giocatori della propria rotazione. L’impressione è che fossero già molto soddisfatti della rosa attuale ed è difficile dargli torto.

Dal 2016 la squadra è stata in costante crescita, costruita e plasmata attorno a Jokić, ed è riuscita ad ottenere risultati migliori anno dopo anno. Dopo l’arrivo di Aaron Gordon la scorsa stagione poteva essere davvero quella giusta per arrivare fino in fondo, ma l’infortunio di Jamal Murray ha fermato anzitempo la corsa dell’MVP e soci.

Qualche movimento sul mercato comunque è stato fatto, inoltre la star canadese non sarà disponibile a giocare ancora per diversi mesi; è quindi tempo di ragionare su quella che potrebbe essere la rotazione per la stagione 2021-2022.

La rotazione

Partiamo da questo presupposto: la rotazione di Denver al completo è davvero buona. Come potete vedere dalla depth chart ci sono almeno 11 giocatori che possono giocare competentemente nella stagione regolare, almeno 8 ai playoff. L’intenzione in estate era quella di puntellare un organico già molto competitivo, mantenendo gran parte del roster invariato.

La principale mossa dell’offseason è stata firmare Jeff Green, lasciando andare Paul Millsap, accasatosi poi ai Brooklyn Nets. A questo punto delle rispettive carriere vedo questo “scambio” un upgrade per i Nuggets: Green arriva da un’ottima annata, è un difensore più mobile, un tiratore ed un rollante più proficuo di Millsap. In generale sembra che nel suo serbatoio sia rimasta più benzina che in quello del trentasettenne ora ai Nets.

“Uncle Jeff” verrà utilizzato esattamente come Paul da centro tattico in uscita dalla panchina, in combo con l’omonimo Green, altra ala forte. Non ci sarebbe da stupirsi se venisse utilizzato spesso anche a fianco di Jokić: difensivamente è un corpo perfetto da sfruttare per contenere il rollante avversario sullo show del serbo, mentre offensivamente dà il meglio di sé lontano dalla palla. Il fit calza a pennello e non sono da escludere totalmente quintetti con Jokić, Green, Porter Jr e Gordon in campo contemporaneamente: sacrificando un po’ di difesa point of attack sulle guardie Malone potrebbe assicurarsi di avere sempre un’ala fisicamente prestante pronta ad aiutare al ferro, senza perdere le giuste spaziature in attacco.

Inquadrato il ruolo di Green, prevedere la rotazione del frontcourt diventa piuttosto semplice: dietro ai tre titolari, Gordon, Porter Jr. e Jokić, i principali candidati ad uscire dalla panchina saranno Jeff Green, Jamychal Green e P.J. Dozier, che coprirà buona parte dei minuti da “3” di riserva.

Ogni qualvolta uno dei sopracitati non fosse disponibile a giocare, a prendere il suo posto ci saranno due prospetti ancora molto giovani, pronti a dimostrare quanto valgono: Bol Bol e Zeke Nnaji.

Bol Bol ha un talento immenso e dopo l’esordio avvenuto ad Orlando, molti tifosi Nuggets speravano di vederlo spesso in azione durante la scorsa stagione. Così non è stato, il figlio d’arte si è dimostrato ancora acerbo nel comprendere il gioco, il fisico estremamente minuto e la lentezza in fase difensiva del ragazzo hanno fatto il resto, relegandolo in panchina per tutto l’anno.

In Summer League Bol è sembrato nettamente più a suo agio, mostrando di essere migliorato fisicamente, in modo particolare ha fatto un salto notevole nella mobilità, aspetto cruciale per il suo futuro. Nelle tre partite giocate è stato estremamente produttivo, viaggiando a 21.9 punti di media su 26 minuti, regalando highlights su ambo i lati del campo davvero niente male.

Il principale candidato a guadagnare minuti però è Zeke Nnaji, lungo selezionato alla 22esima chiamata del draft 2020. Nella scorsa stagione ha giocato di più rispetto a Bol, è più giovane di lui di due anni (classe 2001) eppure è un giocatore più solido, ben conscio del proprio ruolo. Non brilla per comprensione del gioco, ma è fisicamente ed atleticamente sopra la media. Giocatore d’energia a cui non dispiace fare il lavoro sporco, da rookie ha dato prova di saper tirare anche dalla lunga distanza. Certo, 59 tentativi sono pochi per giudicare, soprattutto se parte di questi arrivano con diversi metri di spazio, tuttavia il 40% di media da 3 punti e il 76% ai liberi nell’esperienza collegiale ad Arizona fanno ben sperare in uno sviluppo come spot up shooter. Queste caratteristiche lo rendono un candidato accettabile non solo per fare il centro di riserva, ma anche per giocare a fianco di Jokić per qualche minuto.

Nel backcourt in attesa del rientro di Murray i titolari saranno Monte Morris e Barton, mentre la coppia vista negli scorsi playoff Campazzo-Rivers uscirà dalla panchina. Una volta rientrato il canadese Morris slitterà in panchina, mentre Facundo ed Austin si contenderanno i pochi minuti rimanenti.

Guardando al roster al completo la principale debolezza da colmare nel reparto guardie era la difesa PoA. Denver ha difensori positivi sulla palla, nessuno a cui affideresti la Star avversaria nei momenti cruciali della stagione. Vero, Dozier e Gordon sono versatili e possono spendersi sulle guardie, ma la scelta di Nah’Shon Hyland rimane inaspettata, soprattutto con uno specialista come Spinger ancora disponibile alla 26.

“Bones” è esattamente l’opposto del giocatore che mi sarei aspettato: il prospetto ha un notevole talento offensivo e nel tempo potrebbe diventare un buon sesto/settimo uomo pronto a portare punti veloci dalla panchina. Al college però ha avuto difficoltà enormi nella difesa sulla palla, in particolare a passare sui blocchi. In NBA questa problematica non si farà meno palese, anzi è probabile che Hyland in questa stagione giochi molto poco, in attesa di ingrossarsi fisicamente. Era meglio un giocatore pronto a dare un contributo da subito? Viste le ambizioni a breve termine della squadra forse sì, ma non dobbiamo dimenticare che il core dei Nuggets è giovane e la finestra piuttosto ampia.

Nel dubbio selezionare un giocatore di maggiore talento non è mai sbagliato e, se il suo skillset risultasse ridondante con altri profili già a roster, potranno sempre utilizzarlo come pedina di scambio.

Il nucleo dei Nuggets varrà un titolo?

Da poco la dirigenza si è accordata con due giocatori chiave del progetto per importanti estensioni contrattuali. Aaron Gordon e Michael Porter Jr ora sono sotto contratto rispettivamente fino al 2025 e 2027 e si uniscono a Murray, già blindato a lungo termine. Per l’ex Magic 92 milioni in 4 anni (opzione giocatore per la stagione 2025-2026), mentre Porter Jr. ha ottenuto il massimo salariale: 145 milioni garantiti in 5 anni, con possibilità di arrivare a 207 nel caso in cui venisse selezionato in un All-NBA team in questa stagione.

Per qualcuno potrebbero sembrare molti soldi, ma è importante ricordare che Denver è un piccolo mercato e non poteva fare diversamente. Vedere scappare sul mercato Gordon come successo con Grant non era un’opzione, mentre lasciare entrare Porter in restricted free agency sarebbe stato controproducente. In un attimo una squadra gli avrebbe offerto il massimo e a quel punto avrebbero dovuto pareggiare l’offerta, portandosi a casa il giocatore scontento alle stesse cifre che hanno deciso di concedergli. Meglio accordarsi ora e offrire la propria fiducia al ragazzo piuttosto che creare inutili malumori. Nel mentre vincendo l’MVP lo scorso anno Jokić si è messo nelle condizioni di firmare un supermassimo salariale al termine della stagione 2022 e non è in dubbio che Connelly glielo offrirà appena possibile.

Questi rinnovi puntano tutti nella stessa direzione: la proprietà ha dato il benestare alla dirigenza per operare in Luxury Tax e non precluderà nessuna soluzione che porti alla vittoria finale. La franchigia è allineata dalla testa ai piedi per agguantare un anello nei prossimi cinque anni e tenterà di farlo con questo nucleo di giocatori. Denver è l’unica squadra della lega ad aver dato 3 max contract a giocatori scelti al draft e cresciuti all’interno dell’organizzazione. Un vero e proprio All-In per quanto non convenzionale, arriveranno mai al livello necessario per vincere il titolo? Ad oggi non lo possiamo sapere, abbiamo avuto la possibilità di vedere la squadra al completo solo per una manciata di partite, nelle quali effettivamente ha stupito, ma il campione è davvero troppo piccolo per giudicare. A parere mio è necessario che si verifichino diverse condizioni prima che Denver alzi il primo banner.

La prima, la più ovvia e scontata, è che Jamal Murray torni in campo e riesca a riprendersi al 100% o che ci arrivi molto vicino. Murray è il ceiling raiser di questa squadra: garantisce la creazione palla in mano che tanto è mancata negli scorsi playoff e la sua dimensione off ball sblocca molte soluzioni ai compagni.

Il suo rientro è importante per il rendimento di tutti i compagni: in sua assenza agli altri giocatori è stato chiesto uno sforzo extra, soprattutto a livello di creazione secondaria, ma sarebbe meglio che rientrassero nei ranghi e si concentrassero sui compiti prestabiliti anziché occuparsi di aspetti del gioco che non gli competono.

Questo vale in particolare ai playoff, dove doversi affidare a gregari per generare vantaggio diventa fortemente complicato, come ampiamente dimostrato durante la scorsa edizione. Su tutti Gordon potrebbe beneficiare di più del rientro della point guard: con meno palla in mano e più ricezioni dinamiche potrà tornare ad avere una produzione offensiva ad alta efficienza, risparmiando anche qualche energia extra per la fase difensiva.

In secondo luogo i successi dei Nuggets passeranno dai miglioramenti di Michael Porter Jr.: il talento nativo del Missouri arriva da una stagione nettamente in crescita, conclusa con un ultimo quarto di regular season sensazionale, in cui ha viaggiato a 25 punti di media al 70% di true shooting.

Lontano dalla palla è già una delle più grandi minacce della lega: 46.5% su quasi 5 tentativi in situazioni di catch&shoot dalla lunga distanza e in generale quando ha avuto almeno un metro di spazio ha convertito i tentativi oltre arco con una percentuale folle, molto vicina al 50%.

La scorsa stagione ha terminato in testa alla lega per percentuale nei tiri al ferro, risultato frutto della combinazione di stazza, coordinazione e tocco di Michael e dello stile di gioco di Jokić, sempre pronto a portare fuori area il rim protector avversario e servire i compagni. Di certo non è merito delle doti da penetratore di Porter, che limitato da un ball handling insufficiente, in media ha tentato solamente due penetrazioni a gara. Questo atteggiamento deve cambiare, per un giovane talento che vuole affermarsi come scorer il doversi affidare completamente ad altri per generare il vantaggio è a dir poco limitante, anche perché le doti per farlo ci sarebbero.

Se riuscisse a migliorare in questo senso, coach Malone potrebbe finalmente tirare un sospiro di sollievo nei minuti in cui la stella serba è seduta: dopo l’infortunio di Murray molto spesso a Michael è stato chiesto di dare man forte alla panchina, compito svolto semplicemente prendendosi più conclusioni off the catch, mai cercando la palla. Per MPJ migliorare nella creazione on-ball deve essere il prossimo passo, così come deve diventare un difensore più costante per poter puntare davvero in alto.

Nel giro di un anno è passato dall’essere un difensore tragico a un difensore clamorosamente vittima di alti e bassi, ma che è in grado di dire la sua. Ci sono giornate in cui è il miglior rim protector della squadra, ruota con i tempi giusti e sembra poter cambiare sulle guardie, altre in cui si estranea dal gioco e si fa battere al primo palleggio. Il problema in questo caso sembra essere più di durezza mentale che tecnico: Porter Jr. è davvero giovane ed è difficile per certi ragazzi riuscire ad affrontare ogni partita ragionando possesso per possesso, eliminando dalla mente gli errori precedenti per dare il massimo l’azione successiva.

In questa stagione mi aspetto un giocatore più maturo, in grado di leggere il gioco con sicurezza e ruotare con i tempi giusti. Sulla palla il baricentro alto lo limiterà sempre, ma i mezzi fisici ed atletici per essere un ottimo difensore in aiuto al ferro ed una minaccia sulle linee di passaggio non mancano. Vedremo quanto sarà riuscito ad apprendere nella sua prima vera offseason, di certo con il suo nuovo contratto darà tutto per entrare in un quintetto All-NBA.

Dulcis in fundo anche Nikola Jokić dovrà compiere un ulteriore passo avanti per guidare la propria squadra alla vittoria finale.

Offensivamente Jokić è già un megacreator clamoroso, complessivamente uno dei migliori attaccanti degli ultimi vent’ anni, capace di semplificare il compito dei compagni come pochissimi prima di lui. A preoccupare è il lato difensivo del campo, da sempre particolarmente importante per i centri.

La comprensione del gioco di Nikola non è in discussione, eppure negli anni il suo impatto difensivo è sempre stato negativo. L’atletismo sotto la media, la forma fisica lontana dall’ottimale e il pesante carico offensivo lo hanno sempre limitato molto, ma al riguardo ci sono buone notizie. Ho già parlato dei chili persi da Jokić e di come questo gli ha permesso di innalzare il proprio gioco, eppure su quel fisico c’era ancora parecchio lavoro da fare, ed in parte, è stato fatto.

Lo scorso anno “Joker” era sì dimagrito, ma il tono muscolare lasciava ancora molto a desiderare. Dai video e dalle foto usciti dal suo rientro a Denver sembra che il centro abbia perso ulteriore peso, guadagnando in tonicità.

Una volta tornato Murray, se MPJ avesse aggiunto qualche colpo palla in mano, Jokić potrebbe prendersi qualche turno di riposo anche in attacco; con una migliore condizione non sarebbe impensabile vederlo decisamente più attivo in difesa. Non diventerà mai un intimidatore, e un po’ di massa magra non lo trasformerà in un atleta verticale alla Dwight Howard, ma spesso è proprio l’hustle a fare la differenza tra un difensore negativo ed uno neutro.

Il prossimo passo del suo sviluppo deve essere in difesa, la speranza di tifosi e dirigenza è che il serbo sia disposto a fare “whathever it takes” per vincere, dando il massimo anche nel lato del campo che non gli appartiene.

Ambizioni e pronostico

Lo scorso anno nelle 24 partite senza Murray il record è stato di 16 vittorie e 8 sconfitte, su 82 partite equivale ad un ritmo da 55 vittorie. Ovviamente non sarà così semplice, le concorrenti sono numerose ed agguerrite, ma i Nuggets dovrebbero riuscire a galleggiare senza troppi problemi nelle prime sei piazze ad ovest, evitando il play-in tournament. Se il canadese dovesse tornare intorno a febbraio (circa dieci mesi dopo l’operazione) concludere la stagione con il fattore campo sarebbe tutt’altro che improbabile.

Una volta raggiunti i playoff molto dipenderà dagli accoppiamenti e soprattutto dalla salute del gruppo, ma al completo questo roster è chiaramente dietro ai soli Brooklyn Nets, nessun’altro. È giusto che Denver non si ponga limiti e punti al titolo, anche se considerando l’incognita Murray e la competitività dell’ovest è sicuramente possibile che la squadra si fermi prima del dovuto. Presupponendo un Murray non ancora al meglio ma comunque sano, raggiungere le Western Conference finals potrebbe essere un obbiettivo più realistico.

Quel che è certo è che questo non è un “championship or bust team”, piuttosto una squadra già competitiva allo stesso tempo ancora in crescita, che avrà la possibilità di competere ancora per diversi anni.

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Alessandro Benassuti
Alessandro, studente di economia e pallanuotista, nel tempo libero finge di capire qualcosa di basket. La sua passione sono gli small market, in particolare Oklahoma City e Denver per le quali tifa al di là del risultato. Si vanta di essere il miglior cuoco della redazione di True Shooting.