Preview Magic 21/22: tanta carne al fuoco

preview magic
Copertina di Sebastiano Barban

Partenze: Dwayne Bacon (Knicks), James Ennis III (FA), Robert Franks (FA), Donta Hall (FA), Otto Porter Jr. (Warriors), Chasson Randle (Suns), Sindarious Thornwell (FA)

Arrivi: Jalen Suggs (scelta #5), E’Twaun Moore (2.6M per 1 anno), Franz Wagner (scelta #8), Robin Lopez (5M per 1 anno)

Depth chart

PG: Jalen Suggs, Cole Anthony, Michael Carter-Williams, Markelle Fultz*
SG: Gary Harris, R.J. Hampton, E’Twaun Moore
SF: Chuma Okeke, Terrence Ross, Ignas Brazdeikis (two way)
PF: Jonathan Isaac, Franz Wagner
C: Wendell Carter Jr., Mo Bamba, Moritz Wagner, Robin Lopez

*Fultz sta recuperando all’infortunio al crociato subito lo scorso gennaio e verosimilmente salterà almeno il primo mese di regular season.

Un taglio netto con il recente passato

Le speranze dei Magic di accedere alla post season per il terzo anno consecutivo si sono infrante dopo una manciata di partite; quello di Fultz del 6 gennaio 2021 è stato il primo di una serie interminabile di infortuni che hanno compromesso la stagione di Orlando. A causa, anzi, grazie a queste sfortunate circostanze, la dirigenza ha saggiamente deciso di smantellare una squadra che, anche al completo, aveva come proprio ceiling il raggiungimento del secondo turno di playoffs.

Ha avuto così inizio la seconda ricostruzione dei Magic del post-Dwight Howard, dopo quella non entusiasmante impostata attorno al trio Fournier-Gordon-Vučević. Per quanto questa volta la base di partenza dovrebbe essere migliore della precedente, non sarà facile per Jamahl Mosley, alla prima esperienza da capo allenatore, trovare il bandolo della matassa e far coesistere tanti giocatori affamati di minuti e possessi.

Cosa aspettarsi dalla stagione 2021/2022?

Sconfitte, sconfitte e ancora sconfitte; ma anche molti lampi di talento puro da parte dei numerosi giovani presenti a roster. La stagione dei Magic si appresta a essere un esperimento continuo, da cui Coach Jamahl Mosley dovrà trarre i migliori risultati possibili. Alla squadra non manca talento, anche se la maggior parte di esso è ancora nascosta, ma necessita di un’identità che sia funzionale a un gruppo di giocatori allo stesso tempo estremamente variegato e leggermente disfunzionale.

Un provino lungo 82 partite

Come anticipato in precedenza, la sperimentazione di lineup e di strategie offensive e difensive sarà una costante durante questa stagione, anche in virtù di diversi volti nuovi, a cominciare dallo scienziato che condurrà questi esperimenti, ovvero Jamahl Mosley. L’allenatore dei Magic è alla sua prima esperienza da head coach dopo ben 16 anni tra Denver, Cleveland e Dallas passati da assistant coach (e player development coach a Denver). Coach Mosley è un cosiddetto players’ coach, ovvero un allenatore molto amato all’interno dello spogliatoio e che contribuisce in maniera decisiva a creare e mantenere una buona chimica di squadra. Il background di Mosley sembrerebbe particolarmente adatto a gestire una squadra giovane, nuova e che necessita di trovare una sua identità, e tra qualche mese avremo qualche dato per giudicare il suo operato da capo allenatore.

Il primo enigma che Mosley dovrà risolvere riguarda la rotazione: come si può vedere dalla depth chart a inizio articolo, il reparto guardie appare leggermente sovraffollato, nonostante la momentanea assenza di Fultz, mentre quello delle ali e dei lunghi sembra già più gestibile. La preseason non ha dato particolari indicazioni su chi potrebbe partire in quintetto il prossimo 20 ottobre, quindi per un attimo mi sono permesso di vestire i panni di Mosley e di ipotizzarne uno. Per quanto Anthony abbia chiuso la scorsa stagione in crescendo, mi sembra improbabile che il rookie scelto alla 5 lo scorso draft, nonché potenziale star della squadra, ovvero Jalen Suggs, parta dalla panchina. Il suo compagno di backcourt potrebbe essere Gary Harris, sia perché è l’unica guardia costantemente efficace senza palla sia perché è in scadenza di contratto e quindi potrebbe attrarre acquirenti. Il frontcourt, invece, potrebbe essere composto dal terzetto Okeke-Isaac-Carter Jr., ma attualmente Chuma sta ancora recuperando da un infortunio all’anca e potrebbe saltare l’inizio della stagione.

In questo caso sarebbe interessante vedere una lineup composta da 3 guardie, vista anche la buona fisicità di cui dispongono i “piccoli” dei Magic. Così facendo, inoltre, si risolverebbe parte del problema riguardante la bench unit che, in condizioni normali, vedrebbe scendere in campo potenzialmente allo stesso tempo Anthony, Hampton e Ross, non un belvedere.

Una nuova identità

Se da una parte potrebbe risultare difficile ipotizzare la rotazione fissa dei Magic, dall’altra un roster così vario e composto per la maggior parte da atleti sopra la media con un frame già interessante, consentirà a Coach Mosley di utilizzare quintetti atipici, con la possibilità di andare small senza un vero centro (sto pensando ipoteticamente a Suggs-Anthony-Hampton-Okeke-Isaac) o big sfruttando la notevole stazza dei “piccoli” e lo skillset da guardia delle ali (Okeke-Suggs-Isaac-F. Wagner-Carter Jr., giusto per nominare il più folle). Chiaramente quintetti di questo tipo non verranno utilizzati con costanza, ma verranno impiegati in particolari sprazzi di partita in base all’avversario che i Magic si troveranno di fronte. In ogni caso, questo tipo di esperimenti potrebbero essere utili a trovare il quintetto che chiuderà le partite, magari anche negli anni a venire.

Nell’intervista riportata qui sopra, Coach Mosley viene interpellato sul famigerato concetto di positionless basketball che tanto va di moda negli ultimi anni, e la sua risposta fa presagire che il coaching staff si stia muovendo verso proprio verso questa direzione, che, alla luce del personale a disposizione, potrebbe portare a risultati intriganti e, soprattutto, alla creazione dell’identità di questi nuovi Orlando Magic.

Gli osservati speciali

Ai vari Suggs, Anthony, Hampton, Okeke e Wagner verrà data la possibilità di sbagliare ma anche tutto il tempo necessario per imparare, anche a costo di racimolare qualche sconfitta in più (utile comunque per il tanking), mentre per i “meno giovani” questa stagione potrebbe essere già decisiva per capire se il loro futuro sarà a Orlando o altrove. In particolare mi riferisco a Wendell Carter Jr., Mo Bamba e, in parte, anche a Jonathan Isaac e Markelle Fultz.

I primi due si trovano nella stessa situazione salariale: scelti entrambi al draft 2018 (rispettivamente alla 7 e alla 6), sono all’ultimo anno del rookie contract e dovranno dimostrare di meritarsi un’estensione contrattuale durante la prossima offseason. Le affinità tra i due non finiscono qui, perché sia Carter Jr. che, soprattutto, Bamba, per diversi motivi, non hanno soddisfatto le alte aspettative che li circondavano prima di entrare nella NBA. L’ex-Bulls dovrebbe essere il centro titolare per questa stagione e dovrà dimostrare che lo skillset esibito lo scorso anno in maglia Magic non fosse solamente qualche sporadico lampo di talento.

La situazione di Bamba, invece, è più precaria: il nativo di Harlem, per la prima volta in due stagioni e mezzo, ha trovato continuità di minutaggio e rendimento nella seconda parte della scorsa regular season, facendo registrare massimi in carriera in diverse voci statistiche. Ciò che ancora non ha convinto è l’atteggiamento del lungo ex-Texas, che molto spesso in campo è sembrato distratto, svogliato e rinunciatario. Solo il tempo ci dirà se Bamba saprà lasciarsi alle spalle le sue prime tre altalenanti stagioni, e la presenza di un veterano molto rispettato come Robin Lopez e di un players’ coach come Mosley potrebbe consentirgli di uscire da questo tunnel.

Lo stato di Fultz e Isaac è addirittura più simile di quello tra i due centri descritto pocanzi: nei loro primi quattro anni hanno passato più tempo in borghese che in campo; nonostante ciò, entrambi hanno mostrato flash impressionanti, segno di un potenziale sconfinato, e tutti e due hanno firmato la rispettiva rookie extension lo scorso anno (e che entrerà in vigore da questa stagione), a dimostrazione che i Magic li considerano fondamentali per la ricostruzione. Tuttavia, la loro strada è ancora in salita: Fultz rientrerà a stagione in corso, necessiterà di qualche settimana per trovare il ritmo partita e dovrà sgomitare per trovare un posto fisso in rotazione, mentre Isaac sarà chiamato a confermare i notevoli miglioramenti messi in mostra nella stagione 2019/20 e a dimostrare di essere il pezzo più pregiato del roster.

Vista l’ingente quantità di denaro investita dai Magic in questi due giocatori (50 milioni per Fultz, quasi 70 per Isaac), nel caso in cui la stagione non dovesse andare per il meglio verrà data loro un’altra opportunità l’anno prossimo, ma con un nucleo piuttosto consistente di giovani (a cui si aggiungerà la scelta in lottery 2022) Orlando potrebbe rinunciare più facilmente ai talenti dei due.

Pronostici

A fine stagione, molto probabilmente, i Magic occuperanno una delle ultime tre posizioni della Eastern Conference, e non mi stupirei se fossero proprio il fanalino di coda dell’est. Nella prima stagione dedicata alla nuova ricostruzione, infatti, il record finale di squadra è rilevante solamente in sede di lottery, anche se gli aggiustamenti degli ultimi anni riguardanti le probabilità di arrivare alla prima scelta assoluta potrebbero rendere vani anche i più disperati tentativi di tanking.

Sarà una stagione ricca di alti e bassi, in cui sia Coach Mosley che i suoi giocatori dovranno capire cosa vorranno diventare da grandi a suon di prove ed errori. Per quanto la chimica di squadra sembra essere già molto buona, i Magic potrebbero faticare non poco nelle prime settimane (e forse mesi) di regular season, almeno finché i pezzi del puzzle non inizino a incastrarsi correttamente tra loro; tuttavia, sono altrettanto convinto che, un po’ come accade per molti rookie, la seconda parte di stagione possa essere soddisfacente e possa dare indicazioni importanti in vista delle prossime annate.

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Davide Possagno
Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.