Preview Pelicans 21/22: arriverà la svolta?

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Copertina di Nicolò Bedaglia

Arrivi: Jonas Valančiūnas, Garrett Temple, Trey Murphy III, Herbert Jones, Devonte’ Graham.

Partenze: Lonzo Ball, Eric Bledsoe, Steven Adams, James Johnson, Wesley Iwundu.

Depth Chart

PG: Devonte’ Graham (starter), Kira Lewis Jr, Tomáš Satoranský

SG: Nickeil Alexander-Walker (starter), Josh Hart, Garrett Temple

SF: Brandon Ingram (starter), Naji Marshall, Herbert Jones

PF: Zion Williamson (starter), Trey Murphy III, Wenyen Gabriel

C: Jonas Valančiūnas (starter), Jaxson Hayes, Willy Hernangómez

Cosa salvare della stagione 2020/21

L’unica rappresentazione valida per quanto riguarda la stagione dei Pelicans è quella nell’immagine qui sotto, un continuo sali-scendi che si conclude con l’ennesima mancata qualificazione ai playoff.

Della scorsa stagione i Pelicans salvano ben poco (praticamente solo ciò che ha fatto Zion), la squadra era assortita non male, di più: spaziature completamente inesistenti per Zion Williamson e Brandon Ingram, un piano di sviluppo dei giovani inesistente ed un coach tatticamente troppo indietro per la NBA moderna.

La off-season non è stata di certo indimenticabile ed anche lì, dopo delle effettive buone mosse – cioè gli scambi per liberarsi di Bledsoe e Adams – son state fatte scelte molto dubbie, come non rinnovare il maggiore dei Ball e dare così tanti soldi a Devonte’ Graham.

I Pelicans entrano nella stagione 2021/22 con un roster abbastanza rimodellato, ma senza apparenti e netti miglioramenti. Riusciranno almeno quest’anno ad arrivare ai playoff?

La rotazione

Coach Willie Green si trova al primo incarico da Head Coach e come prima cosa dovrà decidere chi gioca e chi no.

Ad ora le rotazioni sembrano già abbastanza delineate, il quintetto titolare sarà composto sicuramente da Devonte’ Graham, Brandon Ingram, Zion Williamson e Jonas Valančiūnas. Rimane libero lo spot di guardia; nella prima di pre-season, con un roster ancora incompleto (Zion ancora fuori per l’intervento al piede, ma dovrebbe tornare ad inizio stagione), è partito titolare Garrett Temple, ma Nickeil Alexander-Walker ha giocato più minuti, dunque è probabile che alla lunga sia il giovane canadese a spuntarla e partire titolare. Nickeil ha fatto intravedere di poter essere una buona opzione offensiva, capace di segnare in molti modi diversi tra loro, sia come ball handler che off-ball.

Dalla panchina uscirà Hart come sesto uomo, una certezza in difesa e a rimbalzo, ma per poter impattare ancora di più la stagione dei Pelicans dovrà ritrovare fiducia al tiro dalla lunga distanza, reduce da un pessimo 32% da 3 su 4 tentativi a gara. Insieme a lui anche Naji Marshall avrà un buon minutaggio grazie alle tante buone cose fatte vedere al termine della passata stagione, ma anche lui molto ondivago al tiro.

Un grande punto di domanda sulla situazione centri di riserva: Jonas giocherà titolare senza troppi dubbi, ma chi farà il backup? Molto dipenderà dai progressi di Jaxson Hayes, che ha dimostrato solo a tratti il suo grande potenziale da rim protector e rim runner. Willy Hernangómez è una scelta indubbiamente più sicura di Hayes, ma ha un potenziale limitato e presenta gli stessi problemi di Steven Adams senza essere determinante in difesa.

Willie Green ha un’ulteriore opzione per quanto riguarda il centro di riserva: far giocare Zion da 5 e usare giocatori come Brandon Ingram, Trey Murphy III e Naji Marshall come esterni. Il quintetto sarebbe capace di cambiare su quasi tutto, ma molto dipenderà da quanto Zion è migliorato in difesa sia in aiuto che in 1vs1. Inoltre, un quintetto del genere potrebbe andare sotto fisicamente a tante squadre, sia in fatto di centimetri che di kilogrammi.

Dulcis in fundo è arrivato il momento di parlare dei più giovani che potrebbero trovare spazio: Kira Lewis Jr e Trey Murphy III. Kira è ancora molto acerbo sotto tanti punti di vista, ma anche lui ha fatto vedere flash notevoli quando gli è stata data fiducia, potrebbe quindi superare agilmente Tomáš Satoranský nelle rotazioni. Di Trey Murphy ne avevo parlato brevemente qui, è il prototipo del 3&D moderno, fit che si sposa benissimo con Zion Williamson, anche lui potrebbe mettere in crisi il nuovo Head Coach.

Il giocatore da tenere d’occhio: Brandon Ingram

Brandon Ingram è il giocatore da tenere d’occhio in questa squadra, forse anche più di Zion. Nonostante Brandon abbia fatto passi da gigante da quando è stato scambiato dai Lakers, arrivando addirittura ad essere All-Star nel 2019-20, non sempre ha convinto, soprattutto durante la passata stagione, non tanto per quanto riguarda la produzione – a livello di raw stats è rimasta pressoché invariata rispetto alla stagione precedente – ma piuttosto come atteggiamenti e scelte in campo.

In certi momenti, il nativo di Kinston è sembrato voler essere troppo protagonista, come se non volesse accettare il ruolo di secondo violino dietro a Zion. Nel tweet seguente si vede benissimo questo tipo di atteggiamento: partita punto a punto, Zion caldissimo, ma Ingram tira comunque tutto quello che gli passa per le mani (la partita è stata poi persa dai Pelicans).

Qui sotto invece un altro esempio di tiro senza senso, questa volta mentre è quasi triplicato.

Ingram deve cambiare la shot selection

L’ex Duke non dovrà solo accettare un ruolo leggermente più marginale – tipo Middleton -, ma dovrà fare aggiustamenti anche a livello tattico, questo perché ai Pelicans serve qualcosa di più a livello offensivo da affiancare a Zion.

Chi ha visto NOLA almeno una volta durante la scorsa stagione saprà quanto Steven Adams abbia influenzato, volente o nolente, alcune scelte tattiche. Se per Zion i problemi non ci sono stati – e non tanto perché Steven fosse un fit idilliaco, anzi, era più Zion a segnare comunque -, per Ingram non è stato così.

Brandon ha dovuto cambiare completamente la sua shot selection, andando ad aumentare in modo esponenziale i tiri dal mid-range e diminuendo in maniera impressionante quelli al ferro, nella restricted area. Nelle due foto seguenti si vede benissimo questa tendenza: la prima è del 2019-20, i tiri nella restricted area erano più di 300, mentre nella scorsa stagione non si superano nemmeno i 180; discorso inverso per i tiri dal mid-range.

Per capire come cambiare, dobbiamo risalire alle cause del cambiamento. Stan Van Gundy ha fatto un uso molto intensivo del pick-and roll, soprattutto con Ingram da ball handler e Adams da bloccante. I risultati sono stati altalenanti, Adams creava si molto spazio grazie ai blocchi, ma poi andava ad occupare altri spazi sotto canestro con il roll. Dall’altra parte Ingram, nonostante un buon tocco anche dal mid-range, molte volte si è trovato a forzare tiri a causa di un pitturato sempre occupato.

Nella clip seguente sono presentate tre azioni diverse che vedono Ingram come ball-handler e Adams da bloccante. Nel primo video si libera con un dietro schiena dalla difesa di Josh Okogie, prende il blocco di Adams ma non può attaccare il canestro a causa del contenimento di Towns, Okogie recupera e contesta il tiro. Nel secondo video cambia solo il difensore su Ingram, il risultato è lo stesso: tiro forzatissimo e spaziature pessime.

L’arrivo di Jonas Valančiūnas potrebbe effettivamente migliorare le cose da questo punto di vista. Jonas non è un lungo floor spacer ai livelli di Kevin Love o di un Brook Lopez, ma potrà quasi sicuramente aiutare ad allargare le spaziature dei Pelicans. Willie Green, infatti, potrebbe continuare a dar palla in mano a Ingram sul pick and roll, ma implementando anche dei semplici pop per Valančiūnas , facilitando le incursioni al ferro.

Il numero 14 è dunque l’ago della bilancia di questa squadra, una grossa fetta del futuro di NOLA passa dalle sue mani e se riuscirà a fare sia lo step mentale che tattico giusto, allora i Pelicans saranno su una buona strada.

Ambizioni e pronostico

I Pelicans sono alla stagione della verità e le premesse sembrano tutto tranne che buone, soprattutto a causa di una off-season sprecata. In aggiunta c’è la questione Zion: la stella sarà eleggibile per l’estensione del contratto da rookie, ma i Pelicans per convincerlo a firmare e rimanere dovranno far di tutto per dimostrargli di avere una squadra solida e vincente nel futuro prossimo.

Tutto facile fintanto che si parla, poi entrano in mezzo milioni di altri fattori e le cose si complicano infinitamente. I Pelicans degli ultimi anni sono conosciuti proprio per i risultati altalenanti durante la stagione, lo staff dovrà iniziare a lavorare su questo aspetto, dare continuità e creare una culture di squadra.

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Andrea Poggi
24 anni, istruttore di minibasket e appassionato di fotografia. Tifoso Lakers dalla nascita per fare un torto al padre tifoso Celtics, segue anche i Pelicans a causa di Lonzo Ball.