I Pelicans hanno sprecato un’altra estate

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Copertina di Nicolò Bedaglia

Dopo una stagione fatta da tanti bassi e pochi alti, conclusa con l’ennesimo nulla di fatto, ovvero il mancato accesso ai play-in a causa delle sole 31 vittorie in regular season, a NOLA l’offseason rappresentava la possibilità di fare un salto di qualità, puntando su pezzi pregiati come Kyle Lowry e Chris Paul.

Nonostante il mancato arrivo dei nomi sopracitati, i Pelicans si sono comunque mossi tanto in estate, ma saranno riusciti a migliorare il loro roster?

Le mosse estive

Prima di cercare di capire se il roster dei Pelicans sia effettivamente migliorato, facciamo un breve ripasso di quel che è successo in estate a New Orleans.

La prima mossa che viene fatta dalla franchigia della Louisiana è quella di cambiare completamente coach e assistenti, separandosi da Stan Van Gundy e accogliendo Willie Green, assistente allenatore prima a Golden State nel 2018-19 e poi a Phoenix negli ultimi due anni. Allo staff di coach Green si sono aggiunti in seguito anche Jarron Collins in qualità di assistant coach e Mike D’Antoni come consulente. Una bella rivoluzione per iniziare l’offseason.

La prima trade per i Pelicans è uno scambio a tre squadre che coinvolge Charlotte e Memphis. Ai Grizzlies volano Steven Adams, Eric Bledsoe, i diritti per la scelta numero 10 e 40 al draft 2021 e la prima scelta 2022 protetta top 10. A Charlotte, invece, vanno Wesley Iwundu, la prima scelta al prossimo draft protetta top14 e cash considerations da NOLA, mentre da Memphis i diritti su Tyler Harvey, scelto nel 2015. In tutto ciò in Louisiana arrivano i diritti per la scelta numero 17 e 51 del draft 2021- quest’ultima poi scambiata – e Jonas Valančiūnas da Memphis e Devonte’ Graham dagli Hornets.

Uno scambio accettabile per New Orleans dato che va a scaricare due giocatori dal fit pessimo con la squadra e fa trade down, giustificando così la chiamata numero 17 al draft ad un giocatore più pronto nel breve termine come Trey Murphy. Inoltre, nello scambio arriva anche Graham che, nonostante sia un difensore nettamente peggiore di Lonzo Ball, potrebbe rivelarsi un buon complemento per Zion e Ingram in attacco.

La seconda trade dell’offseason dei Pelicans riguarda Lonzo Ball, uno dei pezzi dello young core arrivati da LA nell’affare Anthony Davis. Ball viene spedito a Chicago tramite sign-and-trade con un contratto da 85 milioni di dollari in 4 anni, mentre in Louisiana arrivano Tomas Satoranský, Garrett Temple e una pick al secondo giro.

Cosa aggiunge Devonte’ Graham

Graham è il giocatore di livello che NOLA è riuscita a portarsi a casa questa estate – qui i dettagli sul suo oneroso contratto -, non proprio il nome che i tifosi Pelicans speravano di vedere, soprattutto dopo i rumors su Lowry e Paul.

Nonostante ciò, come avevo già detto, il fit offensivo tra Graham, Williamson e Ingram potrebbe funzionare molto bene, forse anche meglio rispetto a quanto fatto vedere da Lonzo in attacco.

L’ex Hornets ha infatti mostrato di saper creare palla in mano molto meglio rispetto al maggiore della famiglia Ball, riuscendo a gestire svariati possessi in pick and roll, trovando linee di passaggi non sempre scontate. Nella clip sottostante gli Hornets giocano prima un Iverson cut seguito da uno spain pick and roll; nonostante Graham abbia chiuso il palleggio e l’altezza non sia dalla sua parte riesce a trovare Bismack Biyombo sotto canestro senza troppi problemi.

Nella clip qua sotto vediamo anche due esempi di passaggio sul pocket pass, cosa che Lonzo ha fatto vedere poche volte in carriera: nella prima parte del video attacca la drop coverage di Sacramento e serve Washington sul roll; nella seconda parte, invece, Markkanen è più aggressivo, ma la sostanza non cambia e Devonte’ trova ugualmente lo spazio per far passare la palla.

Graham ha fatto vedere anche una buona capacità di passare la palla sui lob, situazione che potrebbe capitare spesso avendo Zion in squadra.

Anche senza palla l’ex Hornets ha dimostrato di poter dire la sua, dato che nell’ultimo anno Charlotte ha giocato spesso in lineup con al fianco LaMelo Ball e Terry Rozier. Nella sua versione off-ball, Devonte’ è arrivato a segnare un ottimo 42% da tre punti su oltre 5.3 tentativi in catch and shoot, mentre se guardiamo i dati relativi allo spot-up ha raggiunto il 96esimo percentile segnando 1.33 punti per possesso. La versione off-ball di Graham sarà oro colato per i Pelicans se decideranno di riproporre tanti minuti di point-Zion e point-Ingram.

Dove Graham fa più fatica è senza dubbio quando deve attaccare il ferro ed in difesa e per entrambe le cose la colpa è da far ricadere sulla stazza del giocatore: 1.85m per 88kg, estremamente piccolo e leggero. Nella restricted area Graham ha segnato solo il 40.7% dei suoi tiri, 19% in meno rispetto a Lonzo; anche in difesa Graham è un giocatore che potrebbe venire coinvolto nel così detto mismatch hunting, sempre a causa delle scarsi doti fisiche.

Le lacune difensive e la capacità di finire al ferro sotto la media, aggiunte ad un contratto così corposo, fanno sorgere grossi punti di domanda su questa firma dato che i Pelicans avevano sì bisogno di un giocatore capace di creare dal palleggio e tirare da tre nello spot di guardia, ma anche capace di difendere un minimo e poter mettere pressione al ferro.

Un backcourt completamente rinnovato

I Pelicans si affacciano alla stagione 2020-21 con un backcourt titolare completamente rinnovato rispetto alla passata stagione: come abbiamo visto niente più Ball e Bledsoe in cabina di regia, ora c’è Graham pronto a prendere le redini della squadra, affiancato da Josh Hart, Kira Lewis Jr. e Nickeil Alexander-Walker. Una rotazione di guardie che rimane molto densa, nonostante sia stata alleggerita (nella scorsa stagione erano 5 le guardie con possibilità di minuti da rotazione).

Sorge spontaneo dunque chiedersi chi partirà titolare e chi starà a fianco di chi, decisioni tutt’altro che scontate per Coach Green.

Partiamo subito con le maggiori sicurezze: Devonte’ Graham è probabilmente l’indiziato numero 1 ad essere la point guard titolare, un po’ per questioni contrattuali e di “anzianità” e, soprattutto, per le caratteristiche tecniche discusse precedentemente.

D’altra parte, però, rimane il fatto che Graham sia un giocatore estremamente esile, senza spiccate doti difensive – o almeno, lontane da quelle di Lonzo – e dunque necessita di una “protezione” continua. Willie Green, dunque, potrebbe scegliere di far partire Josh Hart titolare, affidando proprio a Josh i compiti da POA defender o simile e alleviando così Graham da fatiche inutili.

Offensivamente Hart dovrà prendersi più responsabilità, non rifiutando tiri wide open e, magari, cercare di tornare a percentuali al di sopra del 32% da tre punti, così da garantire più pericolosità dall’arco.

Alexander-Walker ricoprirebbe il ruolo di sesto uomo in uscita dalla panchina, profilo ideale per entrare in partita come sostituto di Hart o Graham per mettere punti a referto. Nickeil, infatti, durante la scorsa stagione ha dimostrato di saper far canestro quando gli son stati concessi abbastanza minuti, siglando addirittura un career-high da 37 punti contro i Clippers.

Anche difensivamente il canadese ha fatto vedere flash interessanti, dimostrando di poter tenere con non troppe difficoltà gli esterni avversari grazie a un’apertura alare notevole e a una discreta velocità di piedi.

Kira Lewis Jr, ad ora, sarà forse il giocatore con meno minuti tra quelli elencati, questo puramente per un fatto di età ed esperienza: i Pelicans hanno bisogno di vincere e convincere, soprattutto per far contente le due stelle e proprio per questo motivo non possono permettersi di rischiare con un giocatore ancora da formare come Kira Lewis Jr.

Kira avrà comunque più occasioni di giocare e sbagliare rispetto allo scorso anno, ma il processo sarà graduale e non immediato, con ruoli di creazione secondaria in uscita dalla panchina.

Valančiūnas, il sostituto di Adams

Nonostante lo scambio che ha portato Jonas Valančiūnas in Louisiana non sia pessimo – soprattutto dato che va a ripulire il salary cap -, i dubbi sul suo possibile fit rimangono e, anzi, ne sorgono forse di nuovi soprattutto in difesa.

Nonostante i recenti miglioramenti difensivi, Jonas non ha la velocità di piedi per poter stare sul perimetro e anche in protezione del ferro non è un vero e proprio muro, sebbene sia un corpo massiccio. Dunque, è lecito aspettarsi tanti minuti in drop coverage, non una rivoluzione rispetto a quanto visto con Adams.

Jonas molto difficilmente andrà a svoltare quella che è stata una delle peggiori difese della lega – Pelicans 27esimi sia nel defensive rating con 113.3 che anche come percentuale dal campo concessa entro i 5 piedi dal canestro con 64.2% -, dunque sarà obbligatorio per Coach Green cercare di mascherare il più possibile i limiti della squadra con una difesa collettiva, tutt’altro che facile.

Dove Valančiūnas è considerabile un upgrade rispetto ad Adams è in attacco; anche qui, però, non facciamoci prendere dall’euforia poiché il fit con Zion non è idilliaco.

Nonostante questo “piccolo” problema di fit, Jonas ha mostrato di avere uno skillset offensivo nettamente più ampio di quello di Adams e che non si limita solo al segnare su rimbalzo offensivo (4.1 di media a Memphis), ma anche dal post – nell’ultima stagione 1.03 punti per possesso con il 57% dal campo, numeri che lo fanno rientrare nel 70% percentile secondo nba.com -, come vediamo nelle clip qui sotto.

L’ex Memphis aggiunge anche un’altra piccola qualità rispetto ad Adams, ovvero la “capacità” di tirare da tre punti. Se avere Adams oltre la linea dei tre punti era un favore per la difesa avversaria, con Valančiūnas non sarà sempre così. Jonas dal 2019 ha tentato ben 148 triple, non proprio un lungo floor spacer ai livelli di Brook Lopez, ma è sicuramente un leggero plus rispetto a Steven Adams e già questo potrebbe semplificare un minimo la vita a Zion ed Ingram nel caso in cui decidessero di attaccare il pitturato.

Nuova squadra, vecchi problemi

I Pelicans hanno cambiato molti pezzi del roster senza fare il salto di qualità richiesto per poter accontentare Zion. Certo, Valančiūnas e Graham sembrano essere complementi offensivi migliori rispetto a Adams, Bledsoe e Lonzo, ma in difesa non aggiungono niente e, anzi, vanno a complicare le cose.

In aggiunta a ciò, la squadra non dispone di tantissimi tiratori in grado di aprire il campo in modo sicuro per permettere a Zion di fare il bello e cattivo tempo: tolti Murphy III, Graham e Ingram se utilizzato senza palla, tutti gli altri giocatori sono battezzabili e potremo vedere di nuovo le difese collassare in area per togliere spazi a Zion ed Ingram.

In conclusione, sembra che il problema dello spacing sia rimasto pressoché invariato nonostante un upgrade in cabina di regia, mentre la difesa appare addirittura peggiorata rispetto allo scorso anno. I Pelicans hanno tanto lavoro da fare e sembrano essere ancora molto lontani, sulla carta, da una possibile stagione di svolta completa.

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Andrea Poggi
24 anni, istruttore di minibasket e appassionato di fotografia. Tifoso Lakers dalla nascita per fare un torto al padre tifoso Celtics, segue anche i Pelicans a causa di Lonzo Ball.