Preview Bulls 21/22: all-in per i playoffs

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Copertina di Marco D'Amato

Arrivi: DeMar DeRozan (S&T, Spurs); Lonzo Ball (S&T, Pelicans); Alex Caruso (UFA, Lakers); Derrick Jones Jr. (Trade, Trailblazers); Ayo Dosumnu (Draft, #38); Alize Johnson (UFA, Nets); Stanley Johnson (UFA, Raptors); Tony Bradley (UFA, Thunder); Matt Thomas (UFA, Raptors); Marko Simonović (2020 Draft, #44)

Partenze: Lauri Markkanen (S&T, Cavs); Thaddeus Young (Trade, Spurs); Al-Farouq Aminu (Trade, Spurs); Tomáš Satoranský (Trade, Pelicans); Garrett Temple (Trade, Pelicans); Ryan Arcidiacono (FA, Celtics); Denzel Valentine (FA, Cavs); Daniel Theis (FA, Rockets); Cristiano Felicio (FA, Ratiopharm Ulm)

Depth Chart

PG: Ball, Caruso, Dosumnu
SG: LaVine, White, Brown Jr.
SF: DeRozan, Jones Jr., Green
PF: Williams, A. Johnson, S. Johnson
C: Vučević, Bradley, Simonović

Capisci di essere un appassionato NBA di vecchia data quando ti rendi conto che saresti perfettamente in grado di fare un figurone al Media Day, momento che peraltro coincide con la totale perdita di interesse per l’evento. Vogliamo correre, vogliamo difendere, vogliamo passarci la palla, ho perso 10kg di grasso e messo su 30 kg di muscoli; ormai mi aspetto che qualcuno fissi come obiettivo minimo stagionale la pace nel mondo.

Tuttavia, anche senza sbilanciarsi sulla possibile risoluzione di conflitti internazionali e altri buoni propositi emersi da un evento che non ho seguito, questo potrebbe essere l’anno buono in cui i Bulls interrompono il digiuno playoffs. Lo so che lo dico tutti gli anni, e so anche che ogni anno dico che questo è davvero l’anno buono, ma questo qui è davvero davvero l’anno buono.

I superstiti

Da manuale, qui ci andrebbe il paragrafo in cui vi spiego come e perché il nucleo di giovani farà il salto di qualità per raggiungere i playoffs. Il sopracitato nucleo di giovani è stato però metodicamente smantellato dalla nuova dirigenza capitanata da Karnišovas ed Eversley, circostanza che, visti i risultati delle ultime annate non può che deporre a favore della tesi per cui questo sarebbe l’anno del ritorno ai playoffs. 

Gli unici superstiti sono Zach LaVine e Coby White, che si trovano in situazioni diametralmente opposte: Zach è in attesa di mettere la firma su un contratto al massimo salariale che gli verrà offerto la prossima estate, mentre Coby ha subito un grave infortunio alla spalla e, dopo due anni altalenanti, rischia di fare la fine di Balto. Non è un playmaker, non è una guardia: sa soltanto quello che non è. 

Coby rientrerà a novembre inoltrato, e con gli arrivi di Ball e Caruso dovrà accontentarsi di essere la quarta guardia nelle rotazioni di Coach Donovan. Il prodotto di North Carolina è però l’unico giocatore della panchina con tanti punti nelle mani e anche capacità di creare un vantaggio, per adesso più per sé stesso che per gli altri, quindi la speranza è che possa trovare la sua dimensione come sesto uomo realizzatore, sulle orme di Jamal Crawford e Lou Williams.

Zach è ormai una star affermata, che ha passato l’estate a vincendo un oro olimpico e supportando il front office sul mercato. La sua spedizione a Tokyo è stata una vetrina importante per scrollarsi di dosso gli ultimi luoghi comuni su difesa, selezione di tiro, capacità di lavorare per la squadra e via dicendo. In mezzo alle stelle di Team USA, il leader dei Bulls ha accettato il ruolo di gregario e si è messo a disposizione della squadra con prestazioni solidissime e senza fronzoli che hanno impressionato positivamente tutti: Popovich, compagni, giornalisti e tifosi. Ha poi avuto un ruolo importante durante la free agency, sottoscrivendo il piano della dirigenza che ha fatto slittare di un anno il suo rinnovo per rinforzare la squadra. Unico neo, è passato a farsi rappresentare da Klutch Sports, agenzia senza scrupoli notoriamente al servizio di LeBron James. Inquietudine però mitigata dal fatto che Klutch abbia appena piazzato Ball a Chicago, mostrando quindi un certo interesse nel big market del Midwest; tutto sommato questo patto col diavolo potrebbe anche avere risvolti positivi.

I botti estivi

Chicago è stata, almeno per quantità di operazioni e spessore dei giocatori, la regina di questa offseason. Dopo aver ottenuto Nikola Vučević alla trade deadline, la dirigenza ha fatto all-in, nell’ultima finestra disponibile prima che il nuovo contratto di LaVine riducesse praticamente a zero il margine di manovra. Ball, Caruso e DeRozan hanno restituito entusiasmo a tutto l’ambiente, oltre ad aver portato un bagaglio tecnico e un’esperienza che ai Bulls mancavano tremendamente. Detesto pubblicizzarmi da solo – non è vero, mi piace – ma per un approfondimento incentrato sul mercato vi rimando nuovamente a questo articolo di qualche settimana fa, in cui troverete anche i link ad un paio di episodi di Ciance da Chicago, il podcast con il rapporto qualità/ascoltatori più alto del mondo. Non indugiate e premete play, è un titolo a cui sono anche disposto a rinunciare.

Non tutti hanno accolto con entusiasmo il bottino di mercato dei Bulls, in parte perché per le spese sono state alte in termini di stipendi e di future scelte al draft, in parte perché è un gruppo di giocatori con caratteristiche tecniche particolari che non è detto sappiano integrarsi facilmente. Tre grandi realizzatori come Vučević, LaVine e DeRozan dovranno fare qualche sacrificio e rinunciare a tiri a cui non sono abituati a rinunciare, mentre il roster più in generale manca di stazza sotto canestro e tiro da tre. E poi ci sarebbe la difesa, ma dobbiamo davvero parlare della difesa? Dovere di cronaca, pare. Diciamo che sulla carta è un disastro, e l’unica magra consolazione è che i numeri si sbagliano più spesso sulla difesa che sull’attacco. Di meglio non posso fare, ma del resto si vince anche facendo un canestro in più, non solo subendone uno in meno degli altri.

Pensandoci bene un’altra cosa ci sarebbe da dire, ma me la tengo per dopo.

Il giocatore chiave

Volete un tormentone da Media Day? E io ve lo do. Il giocatore chiave dei Bulls sarà il gioco di squadra. E se Coby White non rientra al meglio c’è il pubblico come sesto uomo. Questo no, dai, però il destino di questa edizione dei Chicago Bulls dipende davvero in gran parte dalla capacità di giocatori e allenatore di trovare un equilibrio fra tutti i diversi e particolari skillset. Gli interrogativi sono tanti, è vero; stavolta, però non sono solo speranze a cui è appesa la stagione, sono bivi che possono anche aprire scenari interessanti e inaspettati. Come è noto, la preseason conta meno di zero, ma nelle prime due uscite i Bulls hanno spazzato via Cavs e Pelicans prima di vincere una partita tirata ancora contro i Cavs. Sempre meglio vincere che perdere, no? Senza dubbio, come testimonia l’ultimo capitolo della guerra social fra John Hollinger di The Athletic e Bulls Twitter, che ha visto il sempre preciso Stephen Noh tirare fuori una tabella che mette in relazione il margine di vittoria in preseason con le vittorie in regular season.

Il succo è che se fai schifo lo fai da subito.

Un nome, però, devo farlo saltar fuori da contratto e, volendo evitare l’ovvietà – per quanto corretta -, di dire che se Pat Williams segue l’arco di sviluppo di Kawhi il ceiling di questa squadra si alza e non di poco, la mia scelta ricade su Lonzo Ball. Il figlio dell’imprevedibile Lavar è stato il pezzo forte del mercato ed anche la scommessa più grande: quattro anni di contratto per un totale di ottanta milioni di dollari caricano il giovane playmaker di una grossa responsabilità, e le aspettative su di lui sono molto alte.

Da Lonzo ci si aspetta inizialmente che sia il collante fra i grandi realizzatori della squadra e che sappia poi prendersi il ruolo di spalla di LaVine, una volta che i contratti dei più attempati Vučević e DeRozan saranno scaduti. Fino ad oggi Lonzo non ha dato garanzie in questo senso, mostrando sempre un enorme potenziale che raramente si è integrato con i bisogni della squadra, al punto che a New Orleans è stato relegato al ruolo di 3&D, ruolo che in conferenza stampa ha detto chiaro e tondo di voler abbandonare. A condannarlo ad essere una guardia 3&D è la combinazione fra lo stile di basket delle squadre in cui ha giocato ed i suoi innegabili difetti: in sistemi di gioco “eliocentrici”, che ruotano intorno allo strapotere di un singolo che crea per tutti, a poco servono le sue giocate intelligenti e il suo istinto naturale per la pallacanestro, mentre vengono a galla l’incapacità di creare dal palleggio e la mancanza di continuità al tiro.

Il tiro è migliorato enormemente rispetto al suo ingresso nella lega, ma in questa edizione dei Bulls saranno fondamentali la sua capacità di trasformare un piccolo vantaggio in un grande vantaggio con una scelta fulminea, la sensibilità nel riconoscere il compagno a cui procurare un tiro, la prontezza nel lanciare le cavalcate in contropiede di LaVine e DeRozan. In poche parole, finalmente Lonzo Ball è in una squadra che un gran bisogno di tutte le cose che sa fare magistralmente e non di quelle che non sa fare.

Pronostico

A me questi Bulls piacciono. Mi piacciono perché hanno fame e la fame ti fa fare mezzo scivolamento in più in difesa, ti fa rinunciare a un tiro per un compagno, ti fa rientrare più in fretta dopo una palla persa. Tutti i giocatori hanno qualcosa da dimostrare: LaVine non ha mai vissuto una stagione vincente, Vučević è considerato uomo che accumula numeri in regular season ma che non regge difensivamente, DeRozan additato come anacronistico e inefficace ai playoffs, Lonzo è visto come una seconda scelta assoluta che ha deluso mentre il fratellino è in rampa di lancio. Tutti sanno che hanno bisogno l’uno dell’altro per dare una svolta alle loro carriere, ed è questo che mi spinge a credere che questa squadra sarà capace di mascherare i difetti e far valere tutta la qualità che ha; di partite contro squadre inferiori sulla carta credo che ne butteranno via poche, mentre saranno un avversario ostico e difficile da decifrare per chiunque. Io dico cinquanta doppievù.

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