4 X factor per la stagione 2021/22

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Copertina di Nicolò Bedaglia

Nel corso di ogni stagione NBA che si rispetti, le prospettive e potenzialità di alcune squadre vengono cambiate dai miglioramenti (o leap, in inglese) di alcuni giocatori chiave, che possono far alzare un po’ più in su l’asticella a cui la propria squadra può arrivare.

Anche limitandoci solamente alle finaliste delle ultime due stagioni, troviamo esempi evidenti di fenomeni aleatori che hanno lasciato la propria impronta sulla stagione: le percentuali al tiro dalla distanza di Anthony Davis- straordinariamente sopra la sua media in carriera- e le creatività di Tyler Herro, tornando alle settimane nella bolla di Orlando; mentre nella stagione appena conclusa la solidità e consistenza messa in mostra da DeAndre Ayton ha permesso a Phoenix di ritrovare le Finals dopo 18 anni.

Dato che riferirci ogni volta a questo tipo di giocatori con “giocatori che se fanno un miglioramento- non per forza atteso, né duraturo- possono cambiare materialmente gli orizzonti stagionali delle proprie squadre” non è super pratico, in questo articolo ci riferiremo a loro come “X factor”.

Terance Mann

Reduce da una meravigliosa postseason, incoronata dalla performance da 39 punti per eliminare gli Utah Jazz in 6 gare, il giocatore al terzo anno dei Clippers ha recentemente firmato un’estensione contrattuale che gli farà guadagnare 22 milioni di dollari garantiti in due anni.

Il contratto garantisce ai Clippers le prestazioni di Mann fino alla stagione 2024-25, stagione in cui compirà 28 anni e in cui, si presume, il giocatore starà attraversando il proprio prime.

Per quello che ha dimostrato di poter fare, anche ad alti livelli, quello di Mann entra immediatamente nella conversazione di miglior contratto per rapporto qualità/prezzo della lega. I 25 milioni (e rotti) che Terance prenderà nel corso delle prossime quattro stagioni si avvicinano, considerando anche le proiezioni dell’aumento del salary cap, all’importo annuale guadagnato da altri starter di livello Playoff di 24 anni.

Se è vero che già oggi Mann merita abbondantemente quei soldi, è interessante fantasticare sui margini di miglioramento più facilmente esplorabili dall’ex Seminoles, come la capacità di prendersi tiri dal palleggio con continuità.

Il miglioramento fatto al tiro nella passata stagione è già notevole (dal 35% da 3 al 42%), ma il prossimo step sarà ancora più difficile- e importante: Mann dovrà imparare a gestire dei possessi in autonomia, in modo da allievare quanto più possibile il carico offensivo dalle spalle di Paul George.

Dato che Mann eccelle nel raggiungere l’area (tanto da far arrivare paragoni scomodi dai suoi allenatori), ogni difesa NBA tenderà a concedergli lo spazio necessario per arrivare a una conclusione dalla distanza.

Nella stagione 2020-21, quasi il 58% dei canestri di Mann è stato assistito da un compagno; ogni punto percentuale che riuscirà a rosicchiare a favore dei canestri non assistiti sarà un’enorme vittoria per i Clippers.

Nota bonus: Mann è uno dei migliori (3? 5?) esterni a rimbalzo offensivo. Le lineup con lui e Zubac in campo sono un incubo per i rimbalzisti avversari (top4 per OREB% nella passata stagione): provate a seguirne i movimenti quando parte un tiro dei compagni, e vi stupirete nel vedere quanto spesso si ritrovi con la palla tra le mani in situazioni totalmente sfavorevoli.

Malik Monk

Non fatevi ingannare dal contratto al minimo salariale, Malik Monk è probabilmente il miglior giocatore preso in free agency dai Lakers (insieme a Nunn) e potrebbe addirittura rivelarsi l’X factor di questa squadra.

Nelle tre gare di preseason giocate, l’ex Charlotte Hornets è sceso in campo per 21 minuti di media, segnando quasi 13 punti con il 51% dal campo, numeri che fanno presagire molto bene in vista della stagione.

Monk si è rivelato mortifero da tre in queste prime uscite facendosi trovare sempre pronto sugli scarichi e tirando senza esitazione, come si vede bene nella clip qui sotto; le prime due triple arrivano in semi-transizione, mentre l’ultima da un kick-out pass a difesa schierata.

L’ex Kentucky ha mostrato cose interessanti anche quando ha giocato da ball-handler sul pick and roll. Nelle prime tre azioni qui sotto vediamo come Monk sia stato in grado di segnare nei giochi a due: prima prendendosi la tripla, poi un arresto e tiro dal mid-range ed infine snake e appoggio al ferro. Nell’ultima azione, invece, trova il pocket pass per Anthony Davis, soluzione che però forse vedremo con meno frequenza durante la stagione essendo Malik più uno scorer.

Sebbene le caratteristiche offensive rendano Monk un complemento perfetto per le tre stelle della squadra, la sua presenza nella closing lineup sembra ancora lontana. I motivi principali sono la continuità e gli infortuni. L’ex Charlotte è un giocatore ondivago, capace di segnare 30 punti senza sbagliare un tiro in una partita ed in quella dopo farne 0 con tre tiri; anche il fisico non lo aiuta essendo molto spesso alle prese con infortuni di qualche tipo. Un altro motivo da non sottovalutare è l’esperienza, Malik ha all’attivo zero partecipazioni ai playoff, per questo Vogel potrebbe preferirgli qualcun altro di più navigato per chiudere le partite.

Malik ha tutte le carte in regola per diventare un fattore, almeno in uscita dalla panchina, ma dovrà dare sicurezze alla squadra e al coach sia per quanto riguarda la tenuta fisica che mentale.

Gordon Hayward

La stagione degli Charlotte Hornets, visto l’inasprimento della competizione ad est e i grandi cambiamenti estivi, rischia di avere un risultato incerto. L’ago della bilancia anche per questa stagione sarà Gordon Hayward e la sua sempre incerta forma fisica.

Nell’anno passato Hayward era riuscito a guidare la sua nuova squadra per buona parte della stagione, riuscendo a toccare addirittura la top 4 nella Eastern Conference dopo il giro di boa di metà anno. Tuttavia, un infortunio al piede lo ha costretto a terminare anticipatamente la stagione, come molte altre volte proprio sul più bello. Dopo il tragico infortunio alla prima uscita con i Boston Celtics non è mai riuscito a trovare la continuità dal punto di vista della salute fisica, lasciando molto rammarico soprattutto tra i tifosi bostoniani.

Il legame con la sua nuova squadra è quasi morboso per l’importanza che il suo modo di giocare ha sui risultati ottenuti. Nella scorsa stagione gli Hornets hanno registrato un record di 9-19 in sua assenza e, senza quello stop anticipato, avremmo parlato probabilmente di un ritorno ai Playoff in quel di Charlotte. Quando nell’estate del 2020 la dirigenza gli ha offerto un quadriennale da 120 milioni, aveva ben in mente l’importanza che un giocatore di questo tipo può avere se inserito in un contesto con poca esperienza e ricco di giovani talenti.

Il suo impatto è tangibile principalmente in un aspetto: l’attacco a difesa schierata. Osservando gli Hornets in azione è palpabile la differenza tra quando lui è presente al fianco dei suoi compagni o meno. Nonostante l’età avanzata e la non più così brillante forma fisica, Hayward è ancora in grado di battere con continuità il proprio marcatore in situazioni di isolamento. Nella scorsa stagione è stato un vero e proprio cacciatore di mismatch in campo garantendo anche nelle situazioni più bloccate una via d’uscita. Risultava semplice per LaMelo e compagni far trovare Hayward con una marcatura favorevole dopo una serie di blocchi lontano dalla palla.

Tutto il flusso offensivo funziona molto meglio quando i giovani compagni sanno di poter trovare sul perimetro un giocatore versatile ed efficiente, in grado di segnare in diversi modi e con una buona continuità. Per preservare questo componente fondamentale della squadra, coach James Borrego ha già annunciato che ci sarà un minute management per diminuire il coefficiente di rischio infortunio per Hayward. La stagione degli Hornets dipenderà in tutto e per tutto da questo tanto fondamentale quanto fragile talento.

Tyrese Maxey

Pur essendo solamente alla sua seconda stagione NBA, Tyrese Maxey potrebbe già diventare una pedina fondamentale nei piani della franchigia, sia in campo che fuori.

In campo è legittimo aspettarsi miglioramenti su una base che, abbiamo visto, è già decisamente di altissima qualità: la scelta 17 dello scorso draft ha tutti i segni premonitori della steal, con un feel for the game che appartiene ad una cerchia molto ristretta e tracce di potenziale ancora inespresso lasciate per tutto il campo.

Nel roster di Phila, da sempre caratterizzato da mancanze al palleggio, è già ora uno dei migliori ball handler e probabilmente il miglior giocatore di pick and roll, mentre in difesa sembra già capace di non essere una mancanza, soprattutto in difesa sulla palla.

L’area su cui lavorare è, ovviamente, il tiro. La scorsa stagione ha tirato poco e male e, se da un lato è facile aspettarsi un miglioramento grazie alla combo prima stagione + off-season e training, dall’altro c’è ancora tanto lavoro da fare perché arrivi a diventare il tiratore affidabile, per percentuali e volume, che possa far fare ai Sixers un salto di qualità.

La rottura totale dei rapporti dei Sixers con Simmons in estate ha poi ovviamente acceso ancora più riflettori sul prodotto di Kentucky. Nel training camp, infatti, Maxey ha ufficialmente giocato nel ruolo di point guard con i titolari, conteso con Milton (che però si è infortunato), una posizione che non gli è familiare e che di certo richiederà tempo per essere interiorizzata appieno.

Rivers a riguardo è stato “positivamente critico”, mettendo spesso in luce le mancanze e i limiti mostrati finora (non è abituato alla pressione difensiva, non vede tutte le linee di passaggio, scegli il tiro quando, ha detta del coach, non è la soluzione migliore…) ma allo stesso tempo lodando l’impegno e il potenziale mostrati negli allenamenti, dichiarandosi non preoccupato per il suo gioco.

Il rendimento di Maxey nel primo spot ha poi una duplice importanza anche per Morey e il front office Sixers.

Se dovesse iniziare la stagione ad un livello sufficientemente valido, permetterebbe da un lato di poter gestire Simmons in maniera ancora più disinteressata avendo già la sua toppa in casa, dall’altro aggiungerebbe un asset molto allettante in sede di trade, dando la possibilità di ottenere qualcosa in più qualora venissero effettivamente avviate le trattative con una squadra per scambiare la PG australiana.

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Lorenzo Pasquali
Ha deciso di esplorare nuove vette del masochismo iniziando a tifare Clippers e Fortitudo. Le notti sogna un universo parallelo in cui CP3 e Griffin vincono il primo Larry OB della franchigia.
Andrea Poggi
24 anni, istruttore di minibasket e appassionato di fotografia. Tifoso Lakers dalla nascita per fare un torto al padre tifoso Celtics, segue anche i Pelicans a causa di Lonzo Ball.
Filippo Barresi
Calciofilo prestato alla NBA, tifoso degli Charlotte Hornets e della Sampdoria. Studente di Marketing all'Università di Torino, classe 1998. Molto probabilmente non vedrà un successo sportivo nell'arco della sua vita.
Cesare Russo
Tifa 76ers perché a 14 anni ha visto Tony Wroten segnare una tripla doppia nella notte. Orfano di Sam Hinkie, nei suoi sogni più belli è sempre apparso almeno uno tra TJ McConnell e Covington