Un parere sulle estensioni contrattuali della draft class 2018

estensioni contrattuali NBA
Copertina di Valentino Grassi

Anno dopo anno le classi draft si stanno rivelando sempre più profonde e ricche di talento, con alcuni giocatori in grado di dare un contributo positivo fin da subito ad una rotazione ed altri con il potenziale per entrare nell’assoluta élite della Lega.

In particolare, la classe draft 2018, come vi avevamo già raccontato durante gli scorsi playoff , è una delle migliori di questo secolo. Non c’è da stupirsi se numerosi talenti appartenenti ad essa hanno firmato un’importante estensione contrattuale. Anche perché la tendenza around the league ultimamente è quella di offrire un prolungamento contrattuale ai propri giovani appena possibile. L’estate tra il terzo e il quarto anno della carriera per una scelta al primo giro è diventata quindi una sorta di pre-restricted free agency, dove, nel caso in cui non si trovi subito un accordo con la franchigia, il rapporto dirigenza-giocatore rischia di incrinarsi.

Prima di passare all’analisi delle varie estensioni è necessario chiarire un punto: con il Salary cap NBA in costante crescita il valore nominale del contratto non è più indicativo. Per poter avere un’idea più definita riguardo al reale valore del contratto ed avere termini di paragone con giocatori del passato, è necessario pensare ai contratti NBA come una percentuale del cap che l’organizzazione concede all’atleta. Ragionando in milioni la crescita del tetto salariale rischia di farci credere che le franchigie NBA siano impazzite e stiano regalando quelli che meno di 10 anni fa erano massimi salariali a giocatori nella media della lega. E la situazione potrebbe diventare ancora più confusa una volta che il nuovo accordo con le reti televisive sarà operativo nel 2025.

Superati i primi nomi per cui il riferimento è chiaro (il massimo salariale è già esplicativo) ho pensato fosse utile inserire un paragone con un giocatore che nel 2016 (prima dell’ultimo grosso spike del tetto salariale) occupava la stessa percentuale del cap dei giovani presi in esame in questo articolo. Per il paragone ho preso in considerazione la stagione 2022-2023, annata in cui queste estensioni diventeranno operative e l‘ultima di cui abbiamo già una proiezione del tetto salariale, previsto a 119 milioni.

Max Guys

Luka Dončić & Trae Young

Contratti:

Dončić: designated rookie scale player extension (207M in 5 anni), opzione giocatore per il quinto anno

Young: designated rookie scale player extension (172M in 5 anni con possibilità di arrivare a 207M), opzione giocatore per il quinto anno

Ho deciso di accorpare in un punto unico questi due giocatori in quanto qui c’è poco da analizzare: Luka e Trae valgono indubbiamente il massimo salariale.

Il primo è reduce da una stagione che lo ha visto affermarsi inequivocabilmente nella top 10 della lega e che gli è valsa il primo quintetto All-NBA. Arrivati ai playoff i Mavericks sono usciti al primo turno, vero, ma non si può non considerare che hanno incontrato i Clippers al completo, probabilmente la squadra più forte vista ad ovest lo scorso anno. Di contro Young arriva da un’annata oltre ogni aspettativa per i suoi Hawks, passati dall’avere il quartultimo record della Lega nel 2020 ad arrivare a due vittorie di distanza dalle finali NBA. Inoltre, con una cavalcata playoff di livello assoluto, Young ha confutato ogni teoria riguardante la scarsa traslabilità del suo gioco in post season.

Pur trattandosi di contratti al massimo salariale tra i due c’è una differenza: Luka, con due selezioni All-NBA nel secondo e terzo anno della sua carriera, ha rispettato i criteri imposti dalla NBA per il supermax contract, assicurandosi un contratto valido per il 30% del salary cap, percentuale altrimenti ottenibile solo da giocatori con almeno 7 anni di esperienza nella lega. Per Trae ad oggi il contratto è valido per il 25% del cap, ma la situazione potrebbe cambiare in caso di nomina in un qualsiasi quintetto All-NBA al termine di questa stagione, traguardo che lo renderebbe eleggibile per lo stesso salario di Dončić.

I due talenti sono stati gli unici della classe ad aver strappato alle rispettive squadre la possibilità di uscire dal contratto dopo 4 anni e, a meno di catastrofi, entrambi eserciteranno la early termination option, dato che nel 2026 potranno negoziare accordi ben più remunerativi degli attuali. Fortunatamente sia Atlanta che Dallas sono già squadre di alto livello, per cui vederle affermarsi come stabili contendenti per il titolo in questo arco temporale non dovrebbe essere impossibile, salto fondamentale per convincere stelle di tale calibro a rimanere nel lungo termine.

Shai Gilgeous-Alexander

Contratto: designated rookie scale player extension (172M in 5 anni, possibilità di arrivare a 207M con un All-NBA team nel 2022)

Superati i due punti fermi, è ora di addentrarsi nei contratti che potrebbero far sorgere qualche dubbio. Shai Gilgeous-Alexander lo scorso anno è stato il leader di una delle peggiori squadre della lega ed è stato a disposizione di coach Daigneault solo per 35 gare, non esattamente due aspetti incoraggianti per concedere il massimo salariale ad un giocatore. Da tifoso Thunder invece non avrei potuto essere più felice, perché Shai può puntare davvero in alto.

Innanzitutto, per parlare del suo impatto, è impossibile non citare che con lui in campo OKC è stata una squadra nella media (16 vittorie e 19 sconfitte), senza tragicomica (6-31). In secondo luogo, SGA ha la taglia richiesta ai più moderni on ball creator (alto circa due metri con 7’0 di wingspan) e le statistiche grezze dello scorso anno non rendono giustizia a quanto messo in mostra: nella stagione 2021 è stato nei primissimi nella lega per volume ed efficienza nei tiri non assisti, mantenendo una true shooting complessiva del 62% abbondante, cifra folle considerato il contesto privo di spaziature in cui si trovava.

Questo indica che probabilmente Shai avrebbe potuto gestire un numero di possessi offensivi ben maggiore di quanto fatto, rivelandosi fin troppo altruista con i propri compagni, i quali spesso non stati in grado di capitalizzare le occasioni costruite dal canadese.

L’arrivo a roster di un secondo creatore di gioco come Josh Giddey lo aiuterà anche nella propria metà campo: senza la pressione dell’intero attacco sulle spalle ci si aspetta che Gilgeous-Alexander possa essere più presente difensivamente, in particolar modo lontano dalla palla, dove ha la possibilità di diventare un difensore più che positivo.  

SGA vale quei soldi, soprattutto considerando il mercato in cui si trova e valutando una crescita esponenziale del livello del proprio gioco, a dimostrazione del duro lavoro in palestra, caratteristica che rispecchia a pieno la culture dei Thunder e lo rende il perfetto cornerstone per la ricostruzione di OKC.

Michael Porter Jr.

Contratto: designated rookie scale player extension (145M in 5 anni, possibilità di arrivare a 207M con un All-NBA team nel 2022)

Il contratto firmato da Micheal Porter Jr potrà raggiungere lo stesso valore di quelli di Shai e Trae Young, ma una parte del salario deve ancora guadagnarsela: il quinto anno solo 12 milioni sono garantiti. Questi possono diventare 17 con una selezione All-Star o 39 nel caso in cui Michael, nell’arco del contratto, centri uno tra diversi obiettivi posti dalla franchigia, tra cui il sempiterno quintetto All-NBA.

In sostanza se Porter Jr. non dovesse esplodere, Denver lo pagherà molto poco nel 2026-2027, quando probabilmente i Nuggets saranno dei repeater: la franchigia del Colorado inizierà a pagare la Luxury tax nel 2022-2023 e non smetterà di farlo fino a quando manterrà il quartetto Jokic-Murray-MPJ-Gordon, su cui punta fortemente.

Comunque troppi soldi?

No, non sono troppi. Con doti da finalizzatore fuori scala sia dalla lunga distanza che nei pressi del ferro, Porter Jr. potrebbe divenire la più grande minaccia offensiva lontano dalla palla dell’intera lega una volta calati alcuni nomi ad oggi ancora irraggiungibili. Per di più Michael si sta approcciando maggiormente anche al gioco palla in mano: nelle prime uscite stagionali ha mostrato un ball handling leggermente migliorato e qualche inaspettato flash di creazione per i compagni.

Oltre al valore del giocatore si deve considerare che Denver è uno small market e sicuramente in restricted free agency una franchigia avrebbe offerto a MPJ il massimo possibile sul mercato, 128M in 4 anni. A quel punto i Nuggets avrebbero dovuto pareggiare l’offerta e si sarebbero ritrovati con il giocatore ad un contratto molto simile all’attuale per i primi 4 anni, ma senza il vantaggio sul quinto anno sopracitato. In questo caso un mancato accordo non sarebbe convenuto a nessuno, difatti è stato trovato.

Altre estensioni considerevoli

Jaren jackson Jr.

Contratto: rookie scale contract extension, 105M in 4 anni

Presentatosi al draft tanto giovane quanto pieno di talento, JJJ ha potuto dimostrare solo in parte le proprie doti a causa dei numerosi infortuni che hanno afflitto la sua carriera fin qui: il prodotto di Michigan State ha saltato più di 100 partite nelle sue prime 3 stagioni NBA. I Grizzlies hanno sfruttato a pieno la situazione per estenderlo ad una cifra ben più bassa del massimo salariale, con uno splendido contratto che andrà a decrescere, passando dai 29 milioni iniziali del 2022-2023 ai 23 milioni del 2025-2026. Questa opzione è sfruttata fin troppo poco dai front office NBA: i Grizzlies si sono assicurati un cuscinetto con cui operare una volta che il futuro contratto di Ja Morant sarà effettivo, cosa che potrebbe rivelarsi non di poco conto per la costruzione di una squadra da titolo.

Dare un contratto a nove cifre ad un giocatore fragile potrebbe rivelarsi un problema, eppure c’è ottimismo al riguardo: lo scorso anno Jaren ha saltato più gare del dovuto a causa di un infortunio al menisco, che anziché essere rimosso è stato riparato. Questo processo richiede un maggiore tempo di recupero nell’immediato, tuttavia potrebbe essere decisivo per preservare la salute del ginocchio nel lungo termine. Memphis inoltre non ha affatto sprecato il tempo di Jackson lontano dal campo: JJJ si è ripresentato sul parquet con una struttura muscolare di tutt’altro livello rispetto quella pre-infortunio ed il ragazzo è addirittura cresciuto qualche centimetro, raggiungendo i 2 metri e 15. La trasformazione avuta lo aiuterà sicuramente in campo, ma dovrebbe aiutarlo anche ad essere meno injury prone.

Pur con queste premesse i Grizzlies non hanno voluto lasciare nulla al caso ed hanno tutelato le proprie tasche inserendo una Prior injury exclusion all’interno del nuovo contratto: nel caso in cui Jackson Jr. dovesse infortunarsi nuovamente al ginocchio sinistro, la franchigia si riserva di pagare parzialmente il big man per tutto il tempo in cui non sarà disponibile a giocare, in base ad accordi presi con il giocatore stesso.

Per quanto detto finora questa estensione sembra una vittoria solo per la dirigenza di Memphis, ma la scelta di JJJ di accettare uno stipendio considerevole ora anziché rimandare le contrattazioni alla prossima estate è assolutamente condivisibile. Certo, nel migliore dei casi avrebbe potuto chiedere il massimo a fine stagione, tuttavia un nuovo infortunio avrebbe ridotto drasticamente il suo futuro compenso. Un gioco rischioso che Jackson ha giudicato non valere la candela.

In conclusione, Jaren Jackson Jr. meriterà questo contratto ogni volta che scenderà in campo, la speranza di tutti gli appassionati è che succeda il più spesso possibile.

Nel 2022-2023 occuperà il 24.2% del cap, come Paul George nel 2016 ad Indiana.

Mikal Bridges

Contratto: Rookie scale contract extension, 90M in 4 anni

Se fino ad adesso abbiamo parlato di prime, massimo seconde opzioni offensive, questo chiaramente non è il caso di Mikal Bridges, il quale si può considerare come un role player extralusso. Difensore nettamente sopra la media sia sulla palla che lontano da essa, è parere di chi vi scrive che Mikal meritasse uno dei quintetti difensivi già lo scorso anno e verosimilmente sarà un candidato perenne per essi in futuro.

Offensivamente va oltre il ruolo di tiratore sugli scarichi: sa attaccare un closeout, fare letture di buon livello, muoversi senza palla ed è un animale da transizione (1.39 punti per possesso, 92esimo percentile nel 2021).

Queste caratteristiche nella NBA moderna si pagano: un giocatore come Aaron Gordon, che, seppur con caratteristiche tecniche diverse, ha circa lo stesso ruolo nei Nuggets, ha rinnovato da poco per 92M in 4 anni, con tanto di opzione giocatore per il quarto anno. Avendo Bridges già dimostrato di poter essere un buon terzo/quarto in una squadra da titolo, il contratto di Mikal è sicuramente positivo per Phoenix. Se a fine stagione una squadra gli avesse offerto qualcosa intorno ai 100M nessuno si sarebbe meravigliato. Altro bel colpo di James Jones quindi, che durante l’offseason, grazie anche al rinnovo di Chris Paul a cifre contenute, ha evitato un anno di luxury tax alla franchigia, garantendole allo stesso tempo la possibilità di mantenere l’attuale nucleo di giocatori per gli anni a venire.

Nel 2022-2023 occuperà il 17.6% del salary cap, come Rudy Gay a Sacramento nel 2016.

Kevin Huerter

Contratto: rookie scale contract extension, 65M in 4 anni.

Scendendo di un ulteriore gradino troviamo comunque un signor giocatore, che Atlanta ha esteso ad un contratto inaspettato quanto ottimo. Lo stesso Huerter difatti, probabilmente a causa della lunghezza del roster degli Hawks, credeva di dover negoziare con la franchigia la prossima estate, una volta che le gerarchie interne della squadra più profonda della Lega sarebbero state definitivamente delineate.

Il front office invece non ha avuto dubbi ed ha blindato subito Red Velvet a cifre sicuramente inferiori rispetto ad eventuali offer sheet che sarebbero potute arrivare sul mercato. Kevin arriva da una corsa d’esordio ai playoff molto buona, giocata con la maturità di un veterano, dove ha dimostrato una grande concretezza su entrambi i lati del campo e di calzare a pennello in questa squadra. Huerter spazia il campo, è un creatore secondario di buon livello ed un difensore fin troppo sottovalutato

K’von partirà dalla panchina anche in questa stagione, ma i tifosi Hawks sperano che abbia raggiunto una maggiore consapevolezza dei propri mezzi nella scorsa post-season e smetta di aspettare la partita, iniziando invece ad aggredire le difese avversarie fin dai primi possessi, come fatto nella decisiva gara 7 contro i Sixers, valsa le finali di conference per Atlanta.

L’accordo trovato ha sicuramente tranquillizzato il giocatore e potrebbe semplificare le future decisioni della dirigenza riguardo ad altri membri del roster, il quale avrà come punto fermo il giovane trio Young-Collins-Huerter.

Nel 2022-2023 occuperà il 12.2% del cap, come Taj Gibson a Chicago nel 2016.

Il caso Ayton

Tra i principali nomi della classe l’unico a non aver trovato l’accordo per un’estensione contrattuale è DeAndre Ayton.

Dopo aver vissuto all’ombra degli altri grandi nomi del suo draft, Ayton si è definitivamente affermato nei playoff appena conclusi, in cui ha abbinato una buona produzione offensiva (circa 16 punti al 67% di true shooting) ad una fase difensiva eccezionale, tra le migliori in assoluto nel suo ruolo.

Il valore di mercato del centro durante questa offseason era quindi al suo massimo storico e giocatore ed agente lo sapevano bene: Brian Windhorst ha riportato nel suo podcast che il centro si è seduto al tavolo delle trattative chiedendo il massimo salariale (25% del cap in questo caso), presupponendo di valere ben di più altri giovani lunghi come John Collins (125M in 5 anni) o Jarrett Allen (100M in 5 anni). D’altro canto, per Phoenix trattare con Ayton al massimo del suo valore non avrebbe avuto senso e concedere un contratto così importante ad un giocatore che è stato sì determinante lo scorso anno, ma solo per una manciata di partite, poteva essere una mossa piuttosto azzardata. Windhorst ha aggiunto che i Suns avrebbero optato per un’offerta di rinnovo più breve (3 o 4 anni), molto vicina al massimo salariale, ma complessivamente meno remunerativa di quanto richiesto da Ayton. La cifra totale proposta dalla dirigenza si aggirava tra i 105 ed i 133 milioni, nemmeno presa in considerazione dal bahamense ed il suo entourage. DeAndre ha scommesso su sé stesso ed ora sta a lui confermare i progressi fatti durante la scorsa post season nell’arco di un’intera stagione.

Vedremo se Ayton sarà in grado di convincere Phoenix di non valere un centesimo in meno dei 4 giocatori di questa classe draft che si sono accordati per un max contract, la parola, come sempre, spetta al campo.

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Alessandro Benassuti
Alessandro, studente di economia e pallanuotista, nel tempo libero finge di capire qualcosa di basket. La sua passione sono gli small market, in particolare Oklahoma City e Denver per le quali tifa al di là del risultato. Si vanta di essere il miglior cuoco della redazione di True Shooting.