Qual è la peggior squadra della lega?

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Copertina di Sebastiano Barban

In questi giorni si sta tenendo il campionato mondiale di scacchi. La sfida è tra Magnus Carlsen, norvegese campione in carica, e Ian Nepomniachtchi, lo sfidante russo. Cosa c’entra tutto ciò con la NBA?

Nepo, per affrontare Carlsen, ha dovuto vincere il torneo dei candidati, in cui si affrontano i migliori scacchisti del pianeta per il privilegio di poter strappare il titolo mondiale al campione in carica. Per determinare la peggior squadra della lega, io e i miei compari della redazione abbiamo deciso di fare un qualcosa di simile al torneo dei candidati.

Allo stato attuale, sono cinque le peggiori squadre della NBA, ma non è detto che le cose non possano cambiare: se infatti fino a dieci giorni fa sembrava esserci una chiara favorita al titolo di peggiore squadra, un paio di strisce vincenti hanno cambiato tutto. Ma bando alle ciance, presentiamo le candidate al titolo.

Oklahoma City Thunder

Record: 7-16(27°)

Ortg: 99.7(30°)

Drtg: 108.9(18°)

Net Rating: -9.2(28°)

Andamento stagionale: 4L-1W-2L-4W-2L-1W-8L-1W

Non potevo che cominciare coi Thunder la lista dei candidati al premio meno ambito della stagione. Il -73 subito dai Memphis Grizzlies è un record storico per la NBA, e per quanto l’obiettivo di OKC sia quello di ottenere la scelta numero 1 al draft del 2022, battere questo record non era sicuramente nei loro piani. Tuttavia non deve essere solo questo a guidarci nella scelta della squadra peggiore della lega, anche perché nonostante un record poco lusinghiero i Thunder non hanno affatto sfigurato prima della debacle contro i Grizzlies.

OKC ha infatti scelto il rookie del mese ad Ovest, Josh Giddey, che è una delle sorprese iniziali del draft. E ha perso 11 gare in finali punto a punto, forzando le squadre avversarie a tenere in campo i loro starter fino all’ultimo secondo. Non solo, è arrivata anche una delle rimonte più storiche della lega contro i Lakers, battuti fin qui due volte.

L’idea dei Thunder è stata semplice: giocarsela al meglio delle possibilità con tutte le squadre da playoff, cercando di fare accumulare esperienza ai giovani in un contesto competitivo. In questo senso, due veterani come Muscala e Favors hanno aiutato, ma anche Kenrich Williams ha spesso cambiato le gare in corso con la sua grinta dalla panchina: il suo net rating di +1.4 è tra i migliori della squadra per chi ha giocato minuti significativi, inferiore solo a quello di Muscala, +1.5.

E non è un caso che siano stati proprio questi due a guidare la rimonta contro i Pistons, con un quarto quarto incredibile di OKC, 17/19 al tiro. Insomma, i Thunder stanno cercando di sviluppare il talento a roster mantenendo una certa competitività, e sembra che stiano parzialmente riuscendo nel loro intento. Parliamo pur sempre di una difesa top 20 della lega nonostante la sconfitta epocale, e il problema sembra piuttosto in attacco, dove Shai e Dort sembrano essere gli unici giocatori in grado di segnare con continuità.

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Al di là di questo, coach Daigneault sta dando molte chance ai suoi giocatori e sta sfruttando bene l’affiliata in G League per dare minuti a chi è ai margini delle rotazioni, o chi in generale ha bisogno di giocare. Così abbiamo praticamente fissi coi Blue i rookie Wiggins e Krejci, con Maledon, Roby e Watson jr. in campo per svilupparsi. Le rotazioni sono fluide, dando a tutti lo spazio per provare a crescere, cercando di usare un filo logico.

L’obiettivo è chiaro, trovare giocatori che rientrino in una rotazione a 8 per i playoff, e fin qui sembra che Gilgeous-Alexander, Dort, Williams e Giddey possano essere della partita. Resta da vedere, e ci vorrà parecchio tempo, se anche un paio tra giocatori come Mann, Robinson-Earl, Pokusevski, Wiggins e Krejci potranno diventare giocatori solidi. Ma è evidente come manchi un secondo per Shai Gilgeous-Alexander, e l’unica via per trovarlo è il draft. E da questo punto di vista la matematica non perdona, le possibilità più alte sono per i record più bassi.

Houston Rockets

Record: 7-16(27°)

Ortg: 102.6(27°)

Drtg: 109.0(20°)

Net Rating: -6.4(27°)

Andamento stagionale: 1L-1W-15L-6W

Se avessi scritto questo articolo prima della striscia vincente dei Rockets, avremmo avuto una chiara favorita al titolo di peggior squadra della lega. Houston però ha trovato la quadra nelle ultime gare, cavalcando le ottime prestazioni di veterani come Theis e del loro miglior giocatore, Wood, ma anche di Tate, sempre più glue guy della squadra, e di Garrison Mathews.

Se non notate in questa lista nomi di rookie, è perché Jalen Green è infortunato da 5 gare, mentre Sengun sta giocando bene, ma solamente per 18 minuti a partita, forse addirittura calati nella striscia vincente. Quanto a Christopher e Garuba, il primo gioca poco più di 5 minuti a gara nel garbage time, mentre il secondo è relegato in G League. Questo è il problema che personalmente ho con gli Houston Rockets: hanno scelto quattro giocatori al primo giro, che accumulano qualcosa come 55 minuti sui 240 disponibili.

Ora, a Houston sono presenti un altro paio di giocatori con prospettive interessanti, primo tra tutti Kevin Porter Jr., che i Rockets stanno tentando di sviluppare come point guard, e il già citato Tate, che è solamente al secondo anno, ma è terribilmente solido in difesa, senza sfigurare in attacco. Però il punto è che non capisco il senso di dare molti minuti a Eric Gordon, Danuel House jr, Daniel Theis, Dj Augustin e Nwaba quando ci sarebbero dei rookie a necessitare di spazio. Non dimentichiamo che proprio per dare la palla in mano a KPJ i Rockets hanno impedito a Wall di giocare, cosa che era di comune accordo inizialmente, ma che ora non sta bene all’ex prima scelta assoluta.

Questo tweet provocatorio riassume un po’ la stagione dei Rockets: non danno abbastanza spazio a Sengun perché hanno già Wood e Theis a roster, non fanno giocare Garuba in NBA per lo stesso motivo, non danno minuti a Christopher perché DJ Augustin, Nwaba e Gordon sono più solidi. Ora, è vero che qualche veterano ad accompagnare i giovani serve, e ci arriveremo dopo a cosa succede quando non sono presenti. Qui però siamo all’esatto opposto. Non si dà la possibilità di giocare quanto basta ai giovani per cavalcare le buone partite di chi non rientrerà nei piani futuri, ma a che scopo?

Le idee principali sono due: far acquisire valore ai veterani per scambiarli alla deadline, oppure c’è un tentativo suicida di rincorrere i play-in. O perché no, magari si vuole far guadagnare ai giovani ogni singolo minuto in campo. Spero per i Rockets che l’idea sia la prima, ma anche in quel caso fatico a comprendere quale sia il valore estraibile dai sopracitati. Se fossi un GM, non sacrificherei mai una first pick per nessuno di questi, nemmeno per un Gordon che ai playoff può stare in campo, ma che porta sul groppone 18 milioni quest’anno e 19 il prossimo.

E chiudo con lo sviluppo di Jalen Green. Il suo impatto comprensibilmente è tra i peggiori della lega, la sua efficienza è molto bassa, ma non ha un buon fit con i compagni. Nei 252 minuti con KPJ, il Net Rating della coppia è -14.6. Per essere il backcourt del futuro è allarmante. Questo indica due cose: o che Jalen Green non è adatto a giocare con un altro ball handler primario, oppure che KPJ non è una buona point guard. Perché non provare a mettere in campo John Wall per vedere se riesce a creare buoni tiri per il giocatore franchigia designato?

New Orleans Pelicans

Record: 7-19(28°)

Ortg: 105.8(25°)

Drtg: 112.1(28°)

Net Rating: -6.3(26°)

Andamento stagionale: 3L-1W-9L-1W-2L-2W-1L-1W-1L-1W-1L

Non mi dilungherò sui problemi dei New Orleans Pelicans perché ne ha già parlato benissimo il nostro Andrea Poggi e la situazione non è cambiata molto. Faccio notare però come sia curioso che non siano riusciti a mettere in fila più di due vittorie.

Conosciamo tutti i problemi di Zion Williamson e dovremmo essere ormai consapevoli del fatto che Brandon Ingram non è il suo complemento ideale. Immaginiamo di ignorare per un istante l’infortunio al piede e lo stato di forma fisica rivedibile dell’ex Duke. Pare evidente come l’idea migliore fosse circondarlo di tiratori e cercare come suo secondo una comboguard d’élite. Vi immaginate quanto potrebbe essere letale un Beal o un Lillard a NOLA?

Ecco, ora torniamo alla realtà e vediamo qual è il roster dei Pelicans. Oltre a Ingram, che andrebbe probabilmente inserito in un pacchetto per una qualunque star, siamo passati nel giro di un paio d’anni dall’avere Holiday e Ball ad avere Graham e Alexander-Walker titolari del backcourt. Siamo arrivati al punto che il giocatore migliore della stagione è Jonas Valančiūnas, incompatibile offensivamente con Zion a meno che il 46% dall’arco su 2.5 tiri rimanga tale con il triplo dei tentativi.

L’impressione è che le vittorie non siano un frutto di un miglioramento, ma siano avvenute forse un po’ fortunosamente, come accade ogni tanto in regular season. Ma gli indicatori statistici parlano chiaro, con un attacco e una difesa bottom 5 non si va da nessuna parte. Se dobbiamo giudicare la gestione da parte della franchigia di un talento generale come Williamson c’è da mettersi le mani nei capelli. Giocatori così forti non mancano i playoff per due anni consecutivi, di solito. I Pelicans non andranno ai playoff nemmeno quest’anno, e sono 3 anni del loro miglior giocatore buttati, perché non sono serviti a costruire alcunché. Cosa che è molto grave, soprattutto considerando che il prime di un giocatore come Williamson potrebbe essere breve, visto l’uso del fisico nel suo gioco.

Insomma, hai in squadra un giocatore top 10 della lega in attacco, pur con enormi lacune difensive, e dopo 3 anni dalla scelta ti ritrovi con una squadra molto peggiore. Questa squadra può al massimo ambire a un play-in, ma non sembrano buone le prospettive future nonostante l’elevato numero di pick di Lakers e Bucks ancora spendibili.

Dopo 3 anni, sembra abbastanza evidente come David Griffin abbia fallito su tutta la linea. Non ricordo molte squadre con due All Star a roster con prospettive per il futuro tanto limitate.

Detroit Pistons

Record: 4-19(30°)

Ortg: 100.1(29°)

Drtg: 109.9(22°)

Net Rating: -9.8(29°)

Andamento stagionale: 4L-1W-4L-1W-1L-1W-1L-1W-9L

Detroit si presenta come una delle favorite per il titolo di peggior squadra della lega, nonostante la prima scelta assoluta Cade Cunningham. Il rookie più forte della sua classe è partito a rilento, complice un infortunio alla caviglia che ne ha limitato molto l’inizio. Saltare il primo training camp della carriera non è mai il massimo quando ci si deve adattare ai ritmi della lega. Comprensibilmente, Cade ha iniziato sbagliando moltissimo dall’arco, nonostante la nomea di buon tiratore al college. In NCAA la linea dei tre punti è più vicina, e Cunningham ha dovuto prendere le misure.

Nelle ultime 5 gare però è stato devastante, con le ultime 5 partite giocate al livello di un ROY. Detroit sembra aver trovato il giocatore franchigia di cui necessitava, ma il problema è tutto il resto. In breve, questa squadra è troppo inesperta e costruita male. Gli unici veterani sono Olynyk, attualmente infortunato, e Cory Joseph, che non sembra essere riuscito a dare una buona influenza alla squadra. Così succede che la lineup più utilizzata dai Pistons abbia in campo un rookie, tre giocatori al secondo anno e Jerami Grant, con un Net Rating di -14.5, terrificante.

Jerami Grant crea qualcosa per se stesso, e Saddiq Bey garantirebbe spaziature teoriche, ma il tiro non sta entrando e la verità è che l’attacco non gira. Killian Hayes è irriconoscibile dai tempi del draft, incredibilmente più utile in difesa, dove si pensava non potesse aver cittadinanza, rispetto all’attacco, dove ha paura dei contatti e non sfrutta il suo fisico al ferro. Con Isaiah Stewart che pur essendo un giocatore solido non dà garanzie eccessive in difesa né in attacco, ci ritroviamo a vedere una squadra senza esperienza in campo.

Ancora più preoccupante è il fatto che non sembrano esserci piani futuri oltre al trio Bey, Cunningham, Stewart, con una miriade di giocatori a roster che non si sa se resteranno, primo tra tutti proprio Grant, che farebbe comodissimo a delle contender, quando sarà nel suo ultimo anno di contratto. I vari Diallo, Josh Jackson, Frank Jackson, Saben Lee e Luka Garza sono progetti da cui Detroit spera di ricavare giocatori da rotazione. Ma siccome il loro player development staff negli ultimi anni non ha fatto un buon lavoro, le aspettative realistiche sono basse. Anche perché questi giocatori vanno in campo senza un’identità tattica ben precisa, e senza dei veterani a guidarli attraverso gli errori. Houston ha anche troppi veterani, ma qui vediamo l’esatto opposto, con una squadra giovane che sembra allo sbando.

Orlando Magic

Record: 5-20(29°)

Ortg: 101.2(28°)

Drtg: 111.8(27°)

Net Rating: -10.6(30°)

Andamento stagionale: 2L-1W-4L-1W-2L-1W-3L-1W-7L-1W-2L

Nonostante il pessimo record, in Florida sta procedendo quasi tutto secondo i piani: la squadra è stata interamente affidata ai giovani(il quintetto titolare Suggs-Anthony-Wagner-Carter Jr.- Bamba, è il più giovane della storia NBA, 21.2 anni di media) che stanno migliorando di partita in partita, e il gioco proposto dal neo-Coach Jamahl Mosley è più moderno rispetto a quello dell’ex-Coach Steve Clifford. Andiamo ora ad analizzare quanto mostrato sinora dai singoli protagonisti.

Cole Anthony è stato uno dei giocatori che più ha stupito in questo inizio di stagione. Designato da Coach Mosley come principale bocca di fuoco della squadra, Anthony ha messo in mostra una varietà di soluzioni offensive degne dei migliori scorer della lega.

Il repertorio offensivo pressoché infinito: nei pick and roll se il difensore passa in sotto al blocco tira tranquillamente da 3, se la difesa sceglie di utilizzare la drop coverage non esita a tirare dalla media dal palleggio, mentre nei cambi difensivi, grazie anche al fatto che i propri compagni siano posizionati lungo il perimetro, usa il suo rapidissimo ed efficace ball handling per bruciare il lungo e concludere al ferro, anche in modo acrobatico.

Tutte queste soluzioni vengono utilizzate dal figlio di Greg Anthony anche a giochi rotti, soprattutto nei casi in cui ci sia un mismatch. Per il momento il punto debole del suo gioco è il passing; per quanto Anthony sia un passatore abbastanza volenteroso con una visione di gioco sopra la media, troppe volte l’esecuzione dei suoi passaggi lascia a desiderare, tramutando tiri potenzialmente semplici in palle perse.

Nonostante un elevato carico offensivo, anche nella propria metà campo Anthony sta avendo un impatto positivo, soprattutto nella difesa point of attack. Cole ha un fisico ancora esile e non è molto alto (su NBA.com è listato 191 cm ma vedendolo giocare sembra qualche centimetro più basso) ma usa molto bene le proprie braccia per sporcare palloni e contrastare le penetrazioni avversarie, e una spiccata rapidità di piedi gli consente di passare sopra ai blocchi e di rimanere a contatto con il suo avversario diretto.

La vera sorpresa è forse però il ventenne Franz Wagner, perché vedendolo giocare sembra un veterano alla decima stagione nella lega. Franz è la cosiddetta superstar dei role players, ovvero un giocatore estremamente utile in ogni aspetto del gioco, sia in attacco che in difesa, ma al quale non si può chiedere di creare con costanza.

L’ex-Michigan è un giocatore molto intelligente, sempre in movimento e che sfrutta bene le disattenzioni delle difese per trovare canestri facili.

Il tiro da 3, sul quale c’era qualche dubbio in sede di draft, sembra essere affidabile, e Wagner non esita a lasciar partire il tiro non appena la difesa gli concede spazio (41% in catch and shoot). Anche palla in mano ha mostrato ottime cose, soprattutto nella gestione dei pick and roll e nel finire al ferro, situazione in cui la combinazione di leve lunghe e ottimo tocco gli consente di evitare la stoppata.

In difesa non è mai il più atletico in campo ma sa usare benissimo il proprio corpo e reagisce molto velocemente ai movimenti dell’attaccante; inoltre è sempre molto attento lontano dalla palla, pronto a intercettare passaggi pigri o poco precisi e volare in contropiede.

Dopo anni passati a giocare da centro ai Chicago Bulls, Carter Jr. ha finalmente visto il suo desiderio di giocare prevalentemente da 4 avverarsi. L’ex-Bulls sta dimostrando di avere un repertorio offensivo molto ampio: ai classici canestri provenienti da rimbalzo offensivo, da un pick and roll e dal post basso, ha fatto del tiro da 3 punti una delle sue armi principali (3.9 tentativi a sera), con la maggior parte di queste conclusioni che arrivano dalla punta a rimorchio o in situazioni di pick and pop.

Questa soluzione offensiva sta aprendo le difese e costringendo il difensore di WCJ a uscire sul perimetro per contrastare il tiro; in questo modo, grazie a una buona capacità di mettere palla a terra, Carter Jr. può sia arrivare al ferro con l’area libera che arrestarsi per un tiro dal midrange.

Nella preview stagionale avevo scritto che questa stagione sarebbe stata l’ultima occasione per Mo Bamba di dimostrare di essere un giocatore utile in un campo da basket NBA, e il Bamba visto nei primi 2 mesi di regular season sembra a tutti gli effetti rinato. Dopo anni passati a combattere contro molti infortuni, il nativo di New York la scorsa estate ha finalmente potuto concentrarsi sul migliorare il proprio gioco e la propria condizione fisica, e ciò gli sta permettendo di rimanere in campo quasi 30 minuti a notte (il doppio rispetto all’anno scorso). Anche il suo atteggiamento in campo è drasticamente cambiato: il Bamba di queste prime 25 partite è molto coinvolto in entrambe le metà campo, in difesa è attivo e non è raro vederlo protagonista di hustle plays che fino a un anno fa sarebbero state impensabili.

Il cambio di atteggiamento dell’ex-Longhorn è testimoniato anche dal fatto che stia andando molto forte a rimbalzo (in entrambe le metà campo) e che stia riuscendo a essere uno stoppatore tanto efficace quanto disciplinato (solo 2.7 falli a partita). È dodicesimo nella NBA in tiri contestati a partita (15.1) e, per quanto non sia rapido lateralmente, la sua infinita wingspan (239 cm) gli consente di contestare tiri di giocatori molto più rapidi in situazioni di mismatch.

Tutto ciò è bellissimo, ma com’è che sono 5-20?

Il quintetto più giovane della storia della lega (Suggs-Anthony-Wagner-Carter Jr.-Bamba) ha il secondo miglior NetRtg della NBA (+11.4) tra i quintetti che hanno giocato almeno 150 minuti assieme (163 minuti totali in 15 partite, prima degli infortuni ad Anthony e Suggs). Il che vuol dire che la panchina dei Magic soccombe sotto i colpi di quelle avversarie, a causa soprattutto dell’assenza di un floor general in grado di gestire i vari Hampton, Okeke, Ross, Harris e Moritz Wagner, impedendo a quest’ultimi (soprattutto ad Hampton e a Okeke) di trovare (o ritrovare) la propria dimensione e il proprio ruolo. Anche qui, l’assenza di veterani pesa.

Il secondo motivo riguarda lo stile di gioco implementato da Coach Mosley, che fin dal primo giorno del training camp ha insistito sul celeberrimo concetto di “positionless basketball”, sistema in cui ogni giocatore deve essere pericoloso in ogni zona del campo sotto diversi punti di vista. Ecco spiegato il motivo per cui titolari tirano quasi quattro triple di media ciascuno e viaggiano a quasi 2 assist di media ognuno (4 a partita vengono dal duo Carter Jr.-Bamba). Tuttavia, quando i numerosi dribble handoff giocati dai Magic non riescono a far lavorare la difesa, l’attacco risulta stagnante, e il solo Cole Anthony, unico giocatore in grado di creare con continuità opportunità per segnare, non basta per mantenere efficiente l’attacco, tra i peggiori della lega.

Il verdetto

Siamo giunti alla fine del nostro viaggio, il torneo delle candidate è incredibilmente equilibrato quest’anno, e potrebbe decidersi intorno all’ultima partita. E anche qui, decidere se la squadra peggiore della lega è quella che fa peggio in campo oppure se è quella con meno prospettive è difficile.

Se guardiamo al campo, la risposta è nel trio Pistons, Magic, Thunder. Se guardiamo alla logica delle rotazioni e del futuro New Orleans e Hosuton rientrano nella conversazione. Nonostante siano la peggiore squadra della lega in campo, i Magic hanno un progetto. Gli manca il giocatore franchigia, che sperano di trovare al draft. Ma vanno in campo per provare a crescere e a vincere, e non ci riescono per limiti di squadra. Con Wagner hanno trovato probabilmente un titolare per il playoff, mentre aspettiamo per i giudizi su Anthony e Suggs, e attendiamo cosa succederà con Isaac e Fultz. Ma dopo anni sembra esserci un piano sensato, e quindi devo escluderli.

Il discorso è simile con OKC, che numeri alla mano non è la peggiore squadra in campo, e che non lo è neppure come prospettive. Anzi, a roster c’è già un All Star de facto come Shai, e l’idea è che con un draft fortunato poi si potranno far fruttare le infinite scelte per completare la squadra.

Ciò restringe il campo a Detroit, Houston e New Orleans. Possiamo escludere Houston dal titolo di peggior franchigia della lega solo grazie a una striscia vincente dovuta ai veterani? Non so onestamente darmi una risposta. Perdere quindici gare consecutive non è un record, ma è abbastanza disastroso in una lega come l’NBA, dove l’opportunità di vincere in regular season non manca nemmeno per le squadre deboli. D’altro canto i Rockets hanno la striscia vincente più lunga del lotto, e la striscia aperta migliore della lega ad oggi, 8 dicembre. E sebbene non stiano sviluppando secondo me nel modo migliore i propri giovani li escludo, perché ci sono squadre che hanno fatto complessivamente peggio.

Rimaniamo con Pistons e Pelicans. I primi hanno piani a lunghissimo termine, ma hanno finalmente trovato il giocatore franchigia. In campo sono stati tra le peggiori 3, e le prospettive sembrano molto a lungo termine. C’è un progetto reale, o deve ancora formarsi?

Quanto a NOLA, stanno sprecando gli anni nel contratto da rookie del loro miglior giocatore. Non voglio entrare nella questione alimentazione di Williamson, ma la franchigia non va esclusa dalle responsabilità circa questo. In più, ciò che vediamo in campo è il frutto di scellerate decisioni negli anni precedenti. Se togliamo a una squadra il proprio giocatore migliore, quella squadra sicuramente faticherà. Ma se quella squadra ambisce a puntare ai playoff oppure a un titolo, dovrebbe esserci la possibilità di rimanere a contatto con le altre, con dei role player affidabili.

Invece ai Pelicans questo non sta succedendo. Sono consapevole anche dei problemi fisici di Ingram, ma se i migliori tre escluso il duo di All Star sono Graham, NAW e Valančiūnas secondo me hai sbagliato qualcosa, a meno che la squadra sia profondissima. E non è il caso dei Pelicans, che per la verità sono abbastanza corti. Avere quel potenziale e quel patrimonio di asset senza riuscire a concludere nulla per me è inaccettabile. Le cose possono sicuramente cambiare, ma intanto il treno playoff è andato, e Williamson andrebbe esteso in estate. La finestra poi si chiuderà in fretta con il cap intasato, a meno che Griffin faccia magie in estate.

Nemmeno Detroit sta facendo bene, ma ha almeno un altro paio d’anni per lanciare il progetto. New Orleans ha già dato il max a Ingram, e a breve dovrà darlo a Zion. Per questo motivo, secondo me i Pelicans sono la peggiore squadra della lega e vincono il torneo delle candidate di misura sui Detroit Pistons.


Si ringraziano Andrea Poggi e Roberto Fois per la consulenza

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Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.
Davide Possagno
Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.