I Los Angeles Clippers sono una squadra rognosa

Clippers difesa rognosa
Copertina di Edoardo Celli

I Los Angeles Clippers si sono ritrovati ad affrontare una stagione complicata, più complicata del previsto per essere una squadra costruita per ambire al titolo.

Dopo la rottura del crociato rimediata da Kawhi Leonard durante gli scorsi playoff, per continuare la grande tradizione infermieristica della squadra, anche Paul George si è dovuto fermare, dopo 26 partite, per un problema al tendine del gomito. Come se non bastasse, dopo la trade che ha portato Powell ai Clippers, anche Powell, terzo violino della squadra, si è fermato ai box per una frattura all’alluce.

Malgrado tutte le solite sfortune, la squadra ha ancora un record positivo ed è saldamente ancorata all’ottavo posto ad ovest. A cosa è dovuto questo rendimento?

Una difesa fastidiosa

Malgrado l’attacco fatichi, per ovvi motivi, i Clippers hanno una delle migliori difese NBA da tutta la stagione. La versatilità del roster, l’intelligenza difensiva di alcuni singoli e una strategia difensiva solida rendono complesso per gli avversarsi attaccare contro i Clippers a difesa schierata.

Batum è l’artefice principale dei meccanismi difensivi della squadra, senza dimenticare il contributo di Mann, Coffey, Zubac fino ad arrivare al “neoacquisto” Covington.

Proprio Covington e Batum, oltre a dimostrare la loro intesa sui social, sono molto simili come ruolo difensivo. Batum ha sicuramente un rendimento maggiore, ma l’abilità di entrambi di leggere le linee di passaggio, di aiutare sulle penetrazioni e di guidare la difesa è oro per questa squadra.

La squadra ruota bene, si aiuta a vicenda ed è sempre attenta a ciò che succede. Gran parte del merito, come detto, va ai singoli giocatori come Batum, ma un’altra grande fetta va sicuramente a Ty Lue e a Daniel Craig, suo vice allenatore e defensive coordinator della squadra.

Come possiamo vedere nella clip qui sopra, tutti i giocatori sono attenti e pronti a recuperare. Batum chiude la prima penetrazione, poi cambia con successo e tempismo su Wiggins costringendolo a scaricare la palla. Reggie fa il closeout e tiene la penetrazione con l’aiuto di Zubac, attento dietro di lui, la palla esce di nuovo e Morris non concede il tiro in catch&shoot a Klay, costringendolo a mettere palla a terra e a prendere un tiro dal palleggio.

Conoscere i propri punti deboli e cercare di coprirli è necessario e per fare sì che ciò accada ogni giocatore deve dare il 100%. I Clippers non vogliono che Zubac venga coinvolto in un pick&roll da Trae, perché Trae è troppo rapido per il centro croato. Per evitare che ciò accada Morris, Coffey e Reggie difendono con tanta aggressività. Alla fine arriverà comunque il canestro funambolico di Collins, ma la difesa era riuscita comunque a tenere il proprio centro pronto ad aiutare al ferro.

L’azione è simile alla precedente, ma qui Zubac ha un posizionamento migliore sull’aiuto e Collins non riesce a trovare il fondo della retina.

I meriti di Ty Lue

Per fare sì che una squadra senza talenti brillanti riesca a rimanere al di sopra della linea di galleggiamento, serve avere un allenatore in grado di fare esprimere tutti al massimo, e che riesca a portare i giocatori anche al di fuori della loro confort zone, ma facendoli comunque rimanere a proprio agio. In questo momento, in NBA, ci sono due allenatori che riescono a fare ciò: Erik Spoelstra e Tyronn Lue.

Parte della rinascita di Batum è dovuta, sicuramente, al lavoro del coach campione NBA nel 2016. Il rendimento di giocatori come Mann, Coffey, Brandon Boston Jr e Hartenstein è sicuramente dovuto al suo lavoro, ma anche il rendimento, a tratti, stellare di Reggie Jackson, il 46% da 3 punti di Kennard e così via.

E i giocatori, a turno, non fanno altro che ricordarcelo.

Il tiro di Kennard

Mettere i giocatori a proprio agio, facendoli entrare in partita e facendo prender loro fiducia non è una cosa da tutti e Lue, con Kennard, ci sta provando da sempre.

L’anno scorso è stata una stagione complicata per l’esterno arrivato da Detroit. Fare il salto da una squadra di fondo classifica ad una contender non è semplice e Kennard ha sicuramente fatto fatica a reggere la pressione. Lue, durante tutta la stagione, ha cercato di ripetergli che quando può DEVE tirare, perché è un tiratore incredibilmente sopra la media.

La telenovela Lue-Kennard va avanti da mesi e quest’anno sta dando i suoi frutti. Da gennaio Kennard prende 6 triple a gara segnandole con il 48.6% (!!!), segnando anche tiri particolarmente importanti, come i 7 punti in 10 secondi necessari per vincere la partita contro i Wizards:

Lue cerca di coinvolgerlo per fargli prendere ritmo o per fargli continuare una striscia positiva al tiro.

Contro gli Hawks Kennard aveva segnato 5 degli ultimi 7 punti del primo quarto, così ad inizio secondo quarto sono stati disegnati i primi due possessi offensivi per lui. Il primo è terminato con un’assist di Kennard per la schiacciata di Zubac, il secondo, invece, è quello qui sotto.

Il rendimento di Coffey e Mann

Se su Mann, dopo il rendimento degli scorsi playoff, c’erano molte aspettative, nessuno si poteva aspettare questa stagione da parte di Coffey.

Le loro stagioni e le loro storie all’interno della lega sono legate a doppio filo. Hanno circa la stessa età, entrambi sono arrivati ai Clippers durante la stagione 2019/2020 (Mann scelto alla 48, Coffey andato undrafted) ed entrambi sono esplosi praticamente “dal nulla” avendo caratteristiche, ad un occhio meno attento, simili.

La stagione di Mann, sotto alcuni punti di vista, è deludente. Ci si aspettava il grande salto, ma non sembra essere ancora pronto a farlo. Per ora ce lo godiamo così, consapevoli del fatto che di fianco a George, Leonard e Powell è un giocatore perfetto, che potrebbe anche risolvere qualche partita (citofonare agli Utah Jazz per saperne di più).

L’esplosione di Coffey era tutto fuorché immaginabile. Aveva dimostrato qualcosa durante le scorse stagioni, ma aveva avuto poco spazio e pochi minuti. Quest’anno, a causa degli infortuni, si è trovato a dover portare il suo contributo e, beh, che dire:

Da quando ha iniziato ad entrare nelle rotazioni con continuità gira a 11.2 punti e 2.3 assist con pochissime palle perse e una difesa solida. Non male per quello che, a rotazione completa, sarà probabilmente il nono o decimo di rotazione.

La sua capacità di giocare il pick&roll e le sue incursioni al ferro sono oro colato per una squadra che fatica ad attaccare a difesa schierata.

La qualità delle rimesse “ATO”

Trovare numeri e statistiche che raccontino la qualità delle giocate “after time out” è complicato, quindi non avremo il supporto numerico a ciò che andremo a dire, non c’è però dubbio che Ty Lue e il suo coaching staff siano tra i migliori della lega a trovare il modo per fare canestro da rimessa o nei primi possessi a seguito di un time-out.

La semplicità di una rimessa del genere è sconcertante, ma in una partita tirata, con la difesa preoccupata dal tiro per il potenziale pareggio Lue disegna una rimessa per liberare completamente l’area e lasciare solo Zubac sotto il canestro. Mobley sembra essere più preoccupato di un aiuto sugli esterni piuttosto che dalla marcatura del centro croato. Quando Zu riceve palla Mobley viene colto di sorpresa, saltando sulla finta e lasciando la schiacciata.

Altro ottimo disegno per l’azione successiva al timeout. In campo ci sono sia Hartenstein che Zubac, doppio lungo particolarmente atipico in questa NBA, ma sfruttando la capacità di portare i blocchi di Zubac e le abilità da passatore di Hartenstein esce questo piccolo gioiello per la schiacciata di Brandon Boston Jr.

Gli esempi di ottimi schemi sono numerosissimi quest’anno e sono indice della grande inventiva e delle grandi capacità di adattamento al roster che Lue sta mostrando da quando è seduto sulla panchina dei Clippers.

La squadra del popolo

Clutch Time

Un altro grande merito dell’allenatore è il rendimento della squadra in clutch time. I Clippers sono 14-5 nelle partite finite con uno scarto uguale o inferiore ai 5 punti.

A turno giocatori come Kennard, Reggie o Marcus Morris si caricano la squadra sulle spalle segnando tiri pesanti. I Clippers sono scarichi di testa, giocano leggeri e non hanno paura di sbagliare e tutto questo grazie al meraviglioso clima creato da Lue.

Giocare sapendo di poter sbagliare senza particolari conseguenze e sapendo di avere la fiducia dei compagni e di tutto lo staff tecnico ti porta, per forza di cose, ad essere più performante nelle situazioni che, normalmente, creerebbero ansia.

Ci si affida a tiri folli, come questo di Marcus Morris, o ad alcune triple di Reggie Jackson e Kennard:

Ma ci si affida anche ad un gioco corale ed ordinato volto alla ricerca del miglior tiro possibile.

Le rimonte

L’altro aspetto fondamentale in queste situazioni è la capacità di non mollare mai. E questi Clippers non mollano mai.

Abbiamo già parlato dei 7 punti in 10 secondi di Kennard per completare la rimonta dal -35 contro i Wizards, ma non è stata l’unica della stagione. 15 giorni prima la squadra ha vinto a Denver, rimontando dal -25 e soli 4 giorni prima della partita contro Denver i Clippers hanno vinto contro i 76ers rimontando dal -24.

Queste vittorie gasano la squadra, gasano i tifosi e creano la narrativa necessaria per far nascere un sentimento di spontaneo affetto da parte di tutti.

Il coinvolgimento della fanbase

Insieme alla costruzione della nuova arena, con un completamento previsto per il 2024, e ad un proprietario legato alla squadra, pieno di soldi e che non si fa problemi a spenderli per migliorare lo status del “marchio” Clippers, questi risultati sul campo arrivano con il giusto tempismo per avvicinare più persone possibili a quella che, numericamente, è sempre stata la seconda squadra di LA.

Il coinvolgimento che si cerca di avere tra giocatori e tifosi è ambizioso. Ad esempio, in arena, viene servito uno snack creato dallo snack preferito di Reggie nel pre-partita.

Un mortale snack composto da burro d’arachidi, marmellata alla fragola e non si sa che altro, ma che conferisce un enorme ringraziamento nei confronti di uno dei giocatori più iconici della squadra dagli scorsi playoff in poi.

Il coinvolgimento tra familiari dei giocatori e fanbase su twitter è enorme. La mamma di Kennard è molto attiva, ritwittando spesso clip della community. Lo stesso vale per la mamma di Mann, attivissima e sempre carica:

Il personaggio più iconico degli ultimi due anni è, però, molto probabilmente Lily Batum, moglie di Nicolas Batum. Tweet come questo sotto sono belli da vedere, perché confermano un sentimento di appartenenza e creano familiarità tra tifosi e, indirettamente, i giocatori.

È anche per merito suo se tutto il mondo Clippers è fedele all’unica bandiera importante: quella del Batum Battalion:

Batum Battalion

Tiriamo le somme

Una stagione partita con il piede sbagliato, piena di infortuni e problemi fisici, che avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia sportiva si sta rivelando una stagione di rinascita, di aggregazione e di speranza per gli anni successivi. Non ci interessa se questi Clippers potranno andare avanti o meno ai playoff, ci interessa che questi Clippers arrivino ai playoff e diano fastidio il più possibile a chiunque se li troverà tra i piedi.

Siamo follemente innamorati dei giocatori, della mentalità, di Ty Lue e di tutto ciò che concerne questa stagione (tranne forse della godibilità di alcune partite in cui, per mancanza di talento offensivo generale, fare canestro non è esattamente così scontato).

Questi Clippers ci piacciono così alla fine, perché ci riportano un po’ indietro, al 2018, quando a guidare la squadra c’era Patrick Beverley che ai playoff marcava Kevin Durant.

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Matteo Berta
Matteo, studente di ingegneria informatica a Torino. Si è innamorato dei Clippers nello stesso modo di tanti altri, vedere Chris Paul che alza il pallone a Blake Griffin a 12 anni era uno spettacolo. Crescendo si è innamorato di Trae Young e delle prospettive di questi Atlanta Hawks.
Lorenzo Pasquali
Ha deciso di esplorare nuove vette del masochismo iniziando a tifare Clippers e Fortitudo. Le notti sogna un universo parallelo in cui CP3 e Griffin vincono il primo Larry OB della franchigia.