Il primo turno di playoff che vorremmo vedere

Copertina di Nicolò Bedaglia

Marzo da sempre è un mese in cui si respira pallacanestro. Ahinoi, ciò accade maggiormente al di fuori della NBA, con molti riflettori puntati sull’elettrica March Madness, parte finale del campionato collegiale NCAA. Marzo diventa un mese piuttosto vuoto per la lega, dove l’eccitazione data dagli scambi della trade deadline è già svanita e non rimane molto da fare se non attendere i playoff, ormai dietro l’angolo.

Storicamente, parlando di post season, tutti godono dello spettacolo proposto dai turni successivi al primo, che troppo spesso risulta essere poco interessante a causa di diversi accoppiamenti che si presentano come sfide scontate, impari, con poco da raccontare. Suddetti accoppiamenti non fanno parte del primo turno che vorremmo vedere, il quale potenzialmente è composto da ben otto battaglie da vivere fino all’ultimo minuto con il fiato sospeso. I matchup selezionati in questo articolo però non sono stati scelti ricercando solamente il massimo livello tecnico raggiungibile o considerando quali siano le probabilità di vederli realizzarsi da qui a qualche settimana (rimanendo comunque nel verosimile, n.d.r.), ma anche considerando quegli scontri che hanno un ché di poetico, una solida narrativa alle spalle, e nella parte bassa della classifica, cercando di dare un premio a chi merita maggiormente di entrare nella griglia delle migliori 16 della stagione.

Eastern Conference

1 – 8: Miami Heat vs Atlanta Hawks

Attualmente i Miami Heat hanno un buon vantaggio sulle loro inseguitrici e viaggiano a velocità di crociera verso un meritato primo posto, conquistato in primis grazie ad un lavoro eccezionale di Eric Spolestra. Gli acquisti Kyle Lowry e PJ Tucker sono stati integrati alla perfezione nel sistema di gioco costruito negli ultimi anni, inoltre a Spo ed il suo staff va dato il merito di aver scovato e aver fatto rendere ad alto livello gli undrafted Max Strus e Gabe Vincent, e di aver pescato in Caleb Martin un giocatore da rotazione.

In questo caso si trattava dunque di scegliere un ottavo seed che potesse tenere testa alla franchigia della Florida e farci divertire. Atlanta si è palesata come una scelta piuttosto scontata: gli Hawks sono reduci da un exploit ai playoff che li ha portati a due partite dalle NBA Finals, eppure nella stagione 2022 non sono mai riusciti a convincere, e soprattutto a vincere, con continuità. Similmente a quanto accaduto un anno fa proprio ai Miami Heat, i quali dopo le Finals piuttosto inaspettate del 2020 sono stati sweppati al primo turno la stagione successiva. Lo scorso anno, a seguito di una stagione regolare travagliata, gli Heat si sono presentati in post season come testa di serie numero 7, situazione che nuovamente richiama quella attuale di Atlanta. Pare evidente che entrambe le compagini abbiano pagato le lunghe corse playoff e delle corte offseason (ambedue hanno avuto diversi problemi di infortuni nelle rispettive annate) ma nel caso degli Hawks, per loro stessa ammissione, forse è mancata anche della fame.

Comunque sia, Miami ed Atlanta (piede destro di John Collins permettendo) sono finalmente al completo, e quando conterà davvero si spera che Atlanta possa dare il massimo anche a livello mentale. Se così fosse, nonostante i grattacapi che la granitica difesa di Miami dovrebbe dare a Young e all’attacco scoppiettante degli Hawks, si potrebbe avere uno dei confronti 1-8 più divertenti degli ultimi anni.

2 – 7: Philadelphia 76ers vs Brooklyn Nets

Accoppiamento telefonato se ce n’è uno, e non potevo esimermi dall’inserirlo. Dopo una telenovela che dura da ottobre 2020, il mese scorso James Harden si è finalmente ricongiunto con l’anima gemella Daryl Morey, GM che gli ha dato in mano una franchigia e lo ha reso la megastar che oggi tutti conosciamo. A farne le spese sono stati i Brooklyn Nets, organizzazione che si è letteralmente svenata per ottenere il pacchetto necessario a soddisfare le alte richieste dei Rockets non più di 18 mesi fa, per poi non vedere sostanzialmente mai la propria creatura giocare al pieno delle sue forze. Ad avere il dente avvelenato in casa Nets però non è solo la dirigenza: è più che probabile difatti che Kevin Durant e Kyrie Irving, amici con i quali Harden avrebbe dovuto creare il superteam più devastante di sempre, si siano sentiti scaricati dal barba e siano in attesa di una rivalsa più succulenta di quella avuta ad inizio mese al Wells Fargo Center, terminata a +30 per i Nets.

Se questo scontro si verificasse, le due stelle coinvolte nel recente scambio sarebbero certamente chiamate a dimostrare qualcosa: James Harden, con il passaggio del turno dimostrerebbe di aver compiuto la scelta corretta, Ben Simmons nel caso riuscisse a scendere in campo darebbe certamente il massimo per mettere la museruola ad Harden, dando prova di quanto contasse nell’economia difensiva del suo vecchio team e di quanto possa essere funzionale anche in una squadra che punta al titolo.

Ulteriore sfida nella sfida quella tra due giocatori offensivi tanto devastanti quanto diversi: il confronto tra Embiid, il lungo più dominante fisicamente dai tempi di Shaquille O’Neal, ed uno shot maker con pochi eguali nella storia del gioco come Durant emozionerebbe non poco i tifosi.

Da non sottovalutare la storyline del povero Andre Drummond, on the rise quando la stella di Embiid ha iniziato a brillare, la cui carriera da quel momento ha avuto un andamento inverso rispetto a quella del camerunense, tanto da finire a fargli da riserva al minimo salariale. In questo ipotetico primo turno sarebbe uno degli indiziati a tentare di contenere Joel, anche se la sfida si preannuncia impari in partenza.

3 – 6: Milwaukee Bucks vs Toronto Raptors

Nell’introduzione ho dichiarato di non volere ricercare necessariamente il livello più alto possibile per questi confronti, tuttavia non vedo cosa ci sarebbe di divertente nel vedere i Bucks schiantare una squadra in quattro gare senza un minimo di resistenza. Francamente, temo che quella sarebbe la fine che farebbero i Cavs attuali: gli infortuni di Collin Sexton e Ricky Rubio prima e Caris LeVert poi, hanno frenato sensibilmente la sorprendente cavalcata della franchigia dell’Ohio. Per quanto la stagione di Garland sia andata oltre ogni aspettativa, è difficile pensare che senza un singolo portatore di palla secondario degno di questo nome possa riuscire a mettere in difficoltà i campioni in carica, soprattutto in seguito al ritorno di Lopez, pedina importante nello scacchiere di Budenholzer. Infine, Jarrett Allen, cuore pulsante della difesa Cavs assieme al rookie Mobley, al momento è fuori per un infortunio alla mano e non sappiamo in che stato di forma si presenterebbe in post season.

Ecco giustificata la scelta dei Raptors, squadra che ha sì perso vari giocatori importanti negli ultimi anni, ma che resta decisamente più rodata della franchigia dell’Ohio in ambito playoff.

La sfida sarebbe decisamente meno equilibrata della finale di conference di tre anni fa, primo scivolone dei Bucks come contender, eppure la fiducia in coach Nurse è tanta, e i corpi a disposizione per la creazione del “muro anti-Giannis” non mancano. In particolare, Anunoby, Siakam (in netta crescita dopo una stagione 2021 sottotono), il veterano Thad Young ed il giovane Achiuwa, hanno tutti le dimensioni giuste per poter impensierire Antetokounmpo. E poi, ad infastidire il greco, ci penserebbe Scottie Barnes, il rookie meraviglia che a 20 anni è già in grado di partire in quintetto da point guard in una partita e da centro in quella successiva. Scottie ricorda sotto diversi aspetti un giovane Antetokounmpo, tanto che in molti addetti ai lavori lo hanno definito un potenziale “Giannis light”. Barnes ha impressionato in modo particolare nella propria metà campo, riuscendo a coniugare una verticalità importante ad una mobilità eccezionale per la stazza. Sicuramente sarebbe una spina nel fianco per il due volte MVP.

Inserendo nel mix la tenacia ed il firepower di Fred VanVleet, pronosticare una serie non completamente a senso unico diventa quasi realistico, difficile fare meglio con le possibili scelte a disposizione.

4 – 5: Chicago Bulls vs Boston Celtics

Tra queste due franchigie storiche vi sono pochi scontri recenti al vertice, anche se i Bulls di Rondo, Wade e Butler gridano ancora vendetta per quel primo turno di cinque anni fa, nel quale erano in vantaggio 2-0 prima dell’infortunio di playoff Rondo.

Scherzi a parte, in questo accoppiamento si confronterebbero la squadra più calda della Eastern Conference ad inizio stagione, ovvero i Bulls, contro la migliore del 2022, ovvero i Celtics, in una sfida a dir poco old fashion. Le due compagini sono costruite in maniera diametralmente opposta: da una parte Chicago ha un attacco esuberante ma piuttosto democratico, incentrato su un DeRozan alla migliore stagione in carriera, Zach LaVine e Nikola Vučević, dall’altra è emersa definitivamente la leadership di Tatum, il quale, a suon di prestazioni monstre, ha già ipotecato il primo quintetto All-NBA in carriera.

Al contrario, la difesa di Boston, la migliore della NBA per defensive rating, pur con qualche picco, è decisamente una sinfonia corale, mentre quella di Chicago si basa moltissimo sull’apporto dei singoli, Caruso, Ball e Dosunmu su tutti. Durante l’assenza dei due ex Lakers difatti la difesa dei Bulls ha faticato molto, ed ora che il bald mamba è da poco tornato disponibile, sarebbe importante per la competitività della serie che anche Ball tornasse in campo. Purtroppo per il momento non è ancora stata data una data per il possibile rientro di Lonzo. Ottima notizia invece il fresco ritorno di Pat Williams: il sophomore è indisponibile da ottobre e pecca di esperienza, tuttavia per taglia e caratteristiche rappresenta la migliore opzione difensiva disponibile per Chicago su Tatum e Brown.

Dando uno sguardo a bordo campo, sulle due panchine troviamo a confrontarsi un allenatore rodato come Billy Donovan, il quale ha impiegato una stagione a plasmare una squadra che al momento della sua assunzione aveva poche idee e confuse; e l’esordiente coach Udoka, ex assistente di Popovich che dopo un periodo di affanno ha trovato la quadra nella rotazione dei Celtics, grazie anche all’arrivo alla deadline di un tassello importante come Derrick White. Per ambedue gli allenatori sarà l’esordio in post season con la nuova franchigia, entrambi quindi avranno molto da dimostrare a tifoserie e dirigenze.

A prescindere dal risultato del campo, questa serie potrebbe riaccendere una delle più belle rivalità della storia della NBA e, perché no, anche il cuore di qualche vecchio tifoso nostalgico.

Western Conference

1 – 8: Phoenix Suns vs Los Angeles Lakers

I Lakers meritano questa candidatura? Nemmeno per sogno. Non la meritano da qualsiasi punto di vista si guardi la loro stagione, a dir poco fallimentare. In modo particolare non la merita Rob Pelinka, principale fautore del disastro manageriale che ha portato una squadra con un organico addirittura migliore di quella vincitrice del titolo 2020 ad essere in lotta per un posto al play-in tournament nel giro di un’estate.

Detto questo, era impossibile pensare ad un LeBron James trentasettenne, al momento in lotta per il primo posto della classifica marcatori NBA, guardare i playoff da casa, in pantofole, su un comodissimo divano. Era impossibile pensarlo così perché per fare questo LeBron di tempo ne avrà, ma il tempo per deliziarci con le sue giocate sta per terminare. E allora i Lakers non possono non qualificarsi alla post season, pur non meritandolo. I fan di tutto il mondo meritano di vedere ogni singolo minuto di James in playoff mode, anche se in questo caso si potrebbe trattare tranquillamente di una manciata di partite.

I Phoenix Suns difatti, dopo essersela vista brutta lo scorso anno al primo turno proprio contro i Lakers, non si sono più voltati indietro. La consapevolezza di essere da NBA Finals ha fatto solo bene alla squadra di Monty Williams che, complice una crescente maturità di alcuni giovani dell’organico, sembra diventata davvero una macchina perfetta. Non sorprende quindi che abbiano il miglior record della lega per distacco, nonostante abbiano dovuto vedersela con alcuni infortuni durante la stagione, compresi quelli subiti dai vari Booker, Paul, Ayton e Cam Johnson.

Data la forza assoluta dei Suns e quanto sono sconclusionati i Lakers, questo primo turno sarebbe molto probabilmente a senso unico, eppure dopo quanto visto nella bolla di Orlando è difficile non riporre alcuna aspettativa nella coppia James-Davis. Ovviamente se in forma. Allora una serie prolungata non sarebbe totalmente da escludere.

2 – 7:Golden State Warriors vs Los Angeles Clippers

Lo so, qui ci sarebbero stati molto bene anche i Minnesota Timberwolves, vittima sacrificale della mia personale Western Conference tanto quanto i Cleveland Cavaliers nella Eastern. I T’Wolves potevano essere la scelta corretta dal momento che, essendo in ritmo per superare le 45 vittorie, stanno disputando una stagione più che solida; inoltre al momento il terzo giocatore più importante delle rispettive squadre militava nell’altra fino a due anni fa. Lo scambio Wiggins-Russell forse non è uno di quelli che ridefinisce gli equilibri della lega, ma è stato un punto di svolta per le due franchigie.

Detto questo, perché i Clippers? Perché hanno compiuto un’annata sensazionale considerate le pesantissime assenze di Kawhi Leonard e Paul George, tanto è vero che coach Tyronn Lue è nella conversazione per il premio di coach of the year nonostante abbiano un record nella norma. Oltre quindi a dare un premio all’allenatore e a degli insoliti sospetti come Reggie Jackson, Nic Batum o Ivica Zubac, bisogna riconoscere che i Clippers sarebbero un accoppiamento tosto per i Warriors.

In primo luogo, entrambe le formazioni eccellono quando giocano con quintetti piccoli, quindi in questo senso il vantaggio tattico delle due compagini californiane verrebbe azzerato, lasciando spazio a due dei migliori coach in circolazione di proporre diversi aggiustamenti. In secondo luogo, la possibilità di veder rientrare Leonard e George esiste ancora, e vi sfido a nominare un altro recente settimo seed con un tale star power (ah già, i Lakers 2021). Immaginando i Clippers al completo, pur con le due stelle losangeline non al 100%, ed uno Steph Curry acciaccato in seguito al recente infortunio al piede, non ci sarebbe una chiara favorita per il passaggio del turno. In uno scenario del genere, questa serie diventerebbe una lotta davvero dura, che potrebbe rivelarsi una finale di conference anticipata. Una benedizione per noi appassionati.

3 – 6: Memphis Grizzlies vs Dallas Mavericks

Questa sfida vedrebbe a confronto due compagini guidate da un chiarissimo numero uno, in ambo i casi un on ball creator molto giovane e molto forte, sulla strada per dominare il prossimo decennio NBA. Dončić già da tempo ha fatto capire a che livello appartiene e, nelle precedenti edizioni dei playoff, proprio come dice il suo soprannome, LukaMagic, è stato pura magia. Per due volte Dallas si è schiantata contro dei Clippers troppo più forti, troppo più completi, troppo più pronti per quel palcoscenico, tuttavia sia nel 2020 che nel 2021 lo show di Luka è stato totale. 31 punti, 10 rimbalzi e 9 assist di media in 6 gare nel 2020; 36 punti, 8 rimbalzi e 10 assist di media in 7 gare nel 2021. Numeri da capogiro, ma che emozionano poco rispetto a giocate come questa, valsa addirittura uno storico “doppio bang” di Mike Breen.

Ad ottobre Luka si è presentato a Dallas svogliato ed appesantito, per poi riprendere la forma via via che la stagione è progredita. Complice anche il cambio di coach, la partenza dei Mavs non è stata delle migliori, tuttavia attualmente Dallas sta viaggiando ad un ottimo ritmo (27 vittorie e 10 sconfitte nel 2022) e potete star certi che Dončić farà tutto il possibile per portare i texani oltre il primo turno per la prima volta dal 2011, anno dello storico titolo. All’epoca Jason Kidd chiamava i giochi offensivi di questa squadra direttamente dal parquet, sembra essere passata davvero un’infinità di tempo.

Dall’altra parte, Ja Morant quest’anno ha fatto il salto più difficile da fare per un giocatore NBA, quello da candidato All-Star a candidato MVP. Se il MIP venisse assegnato senza considerare in alcun modo l’età o l’esperienza nella lega, Ja avrebbe già questo premio in tasca. Così non è, pur rimanendo Ja il favorito, spesso i votanti sono restii ad assegnarlo a una scelta molto alta al draft, in modo particolare se il miglioramento così marcato avviene quando il giocatore è ancora nel contratto da rookie, in quanto crescite fuori scala da parte di questi giovani non sono così inusuali.

Tralasciando i premi, Morant sta guidando ad un secondo o terzo posto ad ovest LA squadra rivelazione l’anno e al momento è forse il giocatore più entusiasmante in assoluto da vedere giocare nell’intera lega, avendo dei razzi al posto dei piedi.

La contrapposizione tra lo stile di gioco dei due talenti è netta, probabilmente il basket lento e ragionato di Dončić e l’atletismo folle di Morant sarebbero in grado di spaccare letteralmente in due il fandom NBA.

Non vi deve essere dubbio quindi che questi due fresh prince, coadiuvati da dei supporting cast decisamente all’altezza, ci farebbero rimanere incollati allo schermo per tutta la durata della serie, nella speranza che tale rivalità tra i due giocatori e le due franchigie possa divenire una faida pluriennale.

4)Utah Jazz vs 5)Denver Nuggets

Questo scontro tra small market vedrebbe sviluppare al suo interno diversi temi.

Il primo è il seguente: one man defense vs one man offense.

Ovviamente sto parlando di Rudy Gobert e Nikola Jokić, due centri tecnicamente agli antipodi, che vedono pesare sulle proprie spalle il peso di un’intera fase del gioco della squadra che guidano. Lo scontro sarebbe sicuramente interessante, anche se è facile pronosticare che il francese non riuscirebbe a fermare uno dei giocatori offensivi più dominanti di sempre.

Il secondo tema riguarda le aspettative che le due franchigie ripongono sulla prossima postseason: in casa Jazz questi playoff potrebbero essere l’ultimo giro di giostra per l’attuale roster, che tenta l’approdo alle Western Conference Finals per il quinto anno consecutivo, per ora, senza successo. Per i Nuggets invece l’attuale stagione ha smesso di avere aspettative dall’operazione alla schiena di Michael Porter Jr., terza stella della squadra dopo Joker e Jamal Murray, già ai box dallo scorso aprile. Le novità in questo senso sono positive per la franchigia del Colorado, pare che ci sia la possibilità di vedere entrambi in campo in questa stagione.

Denver senza questi due giocatori non ha alcuna speranza di una corsa profonda ad ovest, il secondo turno dello scorso anno lo ha ampiamente dimostrato. Tuttavia, nel caso tornassero, anche non al massimo della forma, la serie sarebbe decisamente combattuta, come accaduto nella bolla di Orlando. Difatti, pur senza un contributo importante del duo di co-star dei Nuggets, considerando lo stile del gioco del serbo, Gobert non potrebbe spendersi spesso come suo solito in aiuto al ferro e la difesa perimetrale a groviera dei Jazz risentirebbe non poco del costante movimento degli esterni dei Nuggets. Di contro, l’attacco numero uno della lega metterebbe a ferro e fuoco la ballerina difesa di Denver, migliorata rispetto lo scorso anno, ma ancora distante dal poter essere considerata d’élite. Come accaduto nel 2020 il punteggio medio della serie sarebbe certamente molto alto, ed il passaggio del turno in bilico fino alla fine.

Questa rimane comunque l’opzione migliore per Denver per tentare di superare il primo turno, nella speranza che poi che Murray ed MPJ ingranino in vista di sfide più impegnative. In quel caso l’Ovest avrebbe un’ulteriore seria contendente con cui fare i conti, grande notizia per noi tifosi.

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Alessandro Benassuti
Alessandro, studente di economia e pallanuotista, nel tempo libero finge di capire qualcosa di basket. La sua passione sono gli small market, in particolare Oklahoma City e Denver per le quali tifa al di là del risultato. Si vanta di essere il miglior cuoco della redazione di True Shooting.