Preview 76ers-Raptors 2021/22: talento contro organizzazione

76ers-raptors
Copertina di Fra Villa

Ci sono pochi momenti più memorabili e catartici del buzzer beater di Kawhi Leonard in Gara7 contro i Sixers nelle semifinali di Conference 2019. Quel singolo tiro e quei mille rimbalzi prima che scendesse per la retina, a conclusione di una serie estremamente equilibrata e combattuta, ha contribuito a cristallizzare lo scontro 76ers-Raptors in questi anni.

Quest’anno, al primo turno stavolta, c’è il nuovo capitolo della storia, con nuovi interpreti e nuove sfide. A Philadelphia si è fatta una rivoluzione all’anno e in questa è arrivato Harden. Embiid non è più l’incognita che si rompe sempre e di quel roster sono rimasti solo lui e Tobias Harris. Persino coach e general manager sono diversi. A Toronto il 2019 ha portato il primo anello della loro storia e ha rafforzato una cultura ormai tra le più solide della Lega. Qui ci sono infatti alcuni volti familiari in più, a partire da Nick Nurse, Siakam e VanVleet che, da bravi allievi, proveranno a calcare le orme dei maestri Leonard e Lowry, poi OG Anunoby e Chris Boucher, che all’epoca era solo un G Leaguer. Infine, l’uomo dei due mondi, Danny Green che, dopo una tappa (anellata) a Los Angeles, ora è dall’altro lato della barricata, alla ricerca del titolo con la quarta squadra diversa.

Le due squadre sono cambiate molto, ma certamente Joel Embiid vorrà prendersi la sua personale rivincita e rincorrere il titolo da favorito nella serie. Coadiuvato da James Harden e Tyrese Maxey e guidato da Coach Rivers, affronterà una serie tutt’altro che scontata. In regular season infatti Toronto si è dimostrata più che pronta a difendere sulla nuova point guard Sixers, grazie anche al quantitativo enorme di corpi a disposizione di Nurse: non solo Siakam, Anunoby e Boucher, ma anche Thaddeus Young, Khem Birch, Precious Achiuwa e il super rookie Scottie Barnes.

Insomma, sono cambiate molte cose dal 2019, ma appare evidente che oggi come allora la serie sarà combattuta. Per i Sixers potrebbe essere l’inizio di una cavalcata fino alle Finals o la brusca fine di un sogno. Per i Raptors l’inizio dell’era Scottie Barnes e la fine della ricostruzione.

Tre aspetti chiave della serie

La difesa dei Raptors

La chiave principale in casa Raptors è nella metà campo difensiva. Toronto è una squadra che ha un attacco rivedibile a metà campo, il 25esimo della lega, e si basa quindi sulle sue transizioni. Transizioni che sono possibili solamente grazie a una fase difensiva brillante. Toronto è la miglior squadra della lega a forzare palle perse, 16.3 per 100 possessi, mentre Philadelphia è una delle squadre che perde meno palloni, 12.9 a gara. La chiave per l’attacco dei Raptors sarà partire dalla difesa e creare il caos.

Per fare questo è necessario difendere con efficacia un duo che in attacco sembra indifendibile: James Harden e Joel Embiid sono una coppia decisamente minacciosa, benché l’Harden visto fin qui non sia la miglior versione che ricordiamo.

Cominciamo col dire subito una cosa: la difesa di Toronto deve evitare di far prendere palla a Embiid troppo vicino a canestro e in generale negargli le ricezioni, oltre a evitare i paint touches di James Harden: per quanto The Beard abbia infatti perso probabilmente un passo, quando entra in area è pericoloso con il floater o può servire un alley-oop a Embiid, e se questa opzione non è possibile allora c’è spazio sul perimetro per un tiratore. E James Harden la palla la sa passare parecchio bene.

La soluzione migliore è quindi paradossalmente far scegliere ad Harden il suo accoppiamento e farlo isolare su un quarto di campo scomodo, come l’angolo, o farlo tirare in stepback dall’arco. In stagione James è solo al 33% in questo tipo di conclusioni , ed evitare che possa creare per i compagni o che a Embiid arrivi la palla sembra una buona opzione.

James Harden non è uno sprovveduto, e troverà il modo per attaccare in uno contro uno e andare al ferro. L’obiettivo di Toronto deve essere swicthare utilizzando tutti i corpi a disposizione: da Scottie Barnes, che lo ha tenuto a 80 punti in 88.9 possessi, passando per Khem Birch, Boucher, Achiuwa, Anunoby e Thad Young, non mancano i corpi in grado di cambiare su Harden con la lunghezza di braccia necessaria per contestare i suoi tiri al ferro. Un’altra opzione che vediamo nel tweet sottostante è raddoppiare a sorpresa in punta, costringendo Harden a un passaggio complicato con visione limitata.

Ben più difficile sarà limitare Joel Embiid. La strategia dei Raptors deve essere quella di costruire il muro. Nurse aveva già ideato questa strategia per fermare Giannis Antetokounmpo, ma qui la situazione è diversa. Innanzitutto, con la lunghezza di braccia dei Raptors vanno evitati gli entry pass a Embiid in post. Se è vero che i corpi per contestare i tiri non mancano, è anche vero che Embiid quei corpi li spazza via senza problemi e può arrivare al ferro.

Quindi la prima linea difensiva deve impedire la ricezione in post. Se questa strategia funziona, allora Embiid è costretto a prendere la palla tra la lunetta e l’arco, e il difensore può bloccare l’accesso all’area. Non appena Joel mette palla a terra, scatta la pressione del difensore e arriva un compagno in aiuto per forzare la palla persa. Nella prima clip vediamo cosa succede quando la ricezione non è negata con efficacia: sia Barnes che Siakam reagiscono mezzo passo in ritardo ed è finita. Subito dopo però vediamo l’applicazione pratica di quanto descritto: negare l’area, forzare il palleggio e far attaccare la palla da un compagno in aiuto. Nelle clip successive vediamo variazioni sul tema, ma l’idea è sempre il muro a protezione del ferro per forzare tiri complicati o passaggi complicati in area o palle perse. Il tempismo è la chiave per il funzionamento di questa catena di difesa.

Se Embiid trovasse la ricezione in post con possibilità comoda per i due punti, Toronto andrebbe a raddoppiare per togliergli la palla dalle mani. Come si vede dalla seconda clip, l’aggressività mette fretta a Embiid, che può sbagliare, mentre nella prima la lunghezza di braccia contesta efficacemente il tiro affrettato dal raddoppio.

Ho già detto che affinché questo meccanismo funzioni, il tempismo di Toronto deve essere perfetto. Esiste più di un’occasione dove Joel ha semplicemente preso il tempo alla difesa trovando una ricezione dietro le linee per due punti comodi. I Raptors non possono farsi sorprendere se vogliono portare a casa la serie.

In tutto ciò va ricordato che una difesa così aggressiva lascia spazi sul perimetro e, per quanto non sia così facile trovare l’uomo libero, la pressione esercitata dai due “soli” di Philadelphia potrà far distrarre off ball le guardie di Toronto. La chiave della serie potrebbe essere il gioco off ball di Maxey, giocatore difficile da marcare in movimento e probabile X Factor della serie.

Infine è importante anche il discorso sui falli. Da quando Harden è ai Sixers, la squadra ha il miglior free throw rate della lega: sono cioè la squadra che prende più liberi sui tiri tentati. Toronto deve essere furba a concedere meno contatti dubbi possibili, ed evitare di mandare in problemi di falli Barnes e Siakam, perché se la qualità difensiva è in qualche modo rimpiazzabile, l’attacco dei Raptors senza di loro sarebbe più che sterile.

L’attacco dei Sixers

Se l’indiscusso punto di forza dei Raptors è la difesa, quello dei Sixers non può non essere l’attacco.

Partendo dal calibro più grosso, Joel Embiid, c’è poco da aggiungere a quanto appena illustrato da Francesco. Il game-plan difensivo dei Raptors sul candidato all’MVP si conferma, probabilmente, il migliore della Lega per il secondo anno di fila (con punte di eccellenza, come il 6/20 al tiro di marzo, e qualche scricchiolio, come i 36 col 70% concessi a dicembre) e lo sanno tutti: i coaching staff, le squadre e, ovviamente, Embiid stesso che ne ha parlato giovedì:

L’ultimo punto da aggiungere è che, per parole dello stesso Embiid, nell’ultimo mese ha cambiato momentaneamente il suo stile di gioco in vista dei playoff, preferendo puntare maggiormente sul mid-range piuttosto che sul post basso, perché meno logorante dal punto di vista fisico.

Nelle partite della serie quindi, a differenza degli ultimi due scontri di regular season, dovremmo tornare a vedere più ricezioni profonde e più tentativi di penetrazione per Embiid e questo complicherà le cose per la difesa Raptors perché, se JoJo arriva nei pressi del canestro, tendenzialmente non c’è un numero abbastanza alto di corpi che i Raptors possono lanciargli contro per fermarlo.

Passiamo a quello che è il vero rebus della serie, James Harden.

Partiamo dalla nota positiva: il pick and roll/pop con Embiid funziona e funziona alla grande. Questo è stato probabilmente il miglioramento di Embiid più importante e passato inosservato, prima era un punto debole (in relazione al suo livello) e ora è uno dei migliori della Lega:

In particolare, con l’arrivo di Harden l’accoppiata è semplicemente un mal di testa incredibile per le difese che spesso finiscono per concentrarsi troppo su uno dei due lasciando praterie all’altro. Se c’è un singolo elemento che può rendere i Sixers contenders, è questa giocata.

La questione, in particolar modo contro la difesa Raptors che è sempre iperattiva, è legata alle sue condizioni fisiche: in sostanza, se Harden, come nell’ultimo scontro diretto, non ha più il primo passo per battere Precious Achiuwa o Malachi Flynn, allora la serie assume contorni ben più inquietanti per i Sixers.

Da questo punto di vista, la nota positiva è che sappiamo ormai bene con quale velocità sia in grado di cambiare, nel bene e nel male, il corpo e l’atletismo di Harden.

In questi giorni The Beard si è espresso a riguardo in toni molto ottimistici, paragonando la sua condizione attuale allo stato di forma delle prime partite giocate con i Sixers (in cui ha dominato).

C’è poi un secondo aspetto del gioco di Harden che va necessariamente considerato per lo sviluppo della serie: i tiri.

Per prima cosa, dopo anni a giocare il basket più accentratore di sempre, non sembra più abituato né pronto a tirare sugli scarichi nemmeno in situazioni statiche. Considerate la tendenza al raddoppio sul ball handler e la necessità di costruire il muro anti-Embiid, la difesa Raptors ha mostrato spesso la tendenza a lasciare triple aperte ed è essenziale che, qualora sia Harden a ritrovarsi libero sul perimetro, non rifiuti questi tiri.

La seconda, più complicata, è quella che Doc Rivers ha definito più volte “mancanza di aggressività”. In sostanza, i Sixers hanno bisogno che Harden si prenda più tiri dei 13 che tenta attualmente, in particolare quando, generalmente nel secondo quarto, lui rimane in campo con Tobias Harris e le seconde linee.

Finora, questa situazione è stata, a mio parere, il punto più fallimentare della trade.

L’arrivo di Harden sembrava promettere una produzione di punti e un playmaking di livello tale da alzare il livello della panca Sixers (la peggiore della Lega per punti, rimbalzi e assist dal post All Star Game) e invece, a causa di questa sua maggior propensione al ruolo di facilitatore, i minuti senza Embiid in campo risultano ancora estremamente problematici.

L’ultimo match di regular season tra le due squadre fornisce un’ulteriore prova.

Nei primi sette minuti del secondo quarto, infatti, Philadelphia ha segnato solo 12 punti e, nella stessa frazione, Harden non ha tentato un singolo tiro dal campo, realizzando i suoi unici due punti solo dalla lunetta.

Considerato l’avversario, è certamente comprensibile una particolare fatica a mettersi in ritmo, ma che James Harden segni il suo primo tiro dal campo nel quarto quarto (come effettivamente successo nell’ultima contro i Raptors) è semplicemente insufficiente per le ambizioni dei Sixers.

Infine, consideriamo gli ultimi due pezzi pregiati del quintetto Sixers.

Per quanto riguarda Tobias Harris, dopo le difficoltà iniziali sembra essere finalmente a suo agio nel suo nuovo ruolo: sono diminuiti i tiri nel mid-range, sono diminuiti i possessi con la palla in mano e, di converso, sono aumentate le triple ed è migliorata la percentuale.

L’ideale sarebbe una maggiore costanza, ma in quanto alla tipologia di tiri presi siamo certamente sulla strada migliore.

Tyrese Maxey. Avrete letto spesso che quest’anno è migliorato da tre, un’espressione certamente vera ma che forse non rende bene il passaggio dal tentare meno di due triple a partita col 30% al tirarne quattro con la terza miglior percentuale della Lega. Come se non bastasse, il volume delle triple in pullup è triplicato (dalle 22 tentate la stagione scorsa alle 72 di quest’anno), con miglioramenti esponenziali nelle percentuali (dal 27% al 46%).

Insomma, attualmente Maxey è il secondo miglior shot creator di Philadelphia, per volume e percentuali, e sembra avere una stupefacente capacità di segnare punti importanti e cambiare le partite, come nella rimonta contro Miami (senza Embiid né Harden)

Quest’anno, nei quattro scontri contro i Raptors, Maxey ha viaggiato a 20 di media col 50% al tiro e il 40% da tre e, con questo suo ruolo consolidato da terzo violino, sarà un elemento essenziale per rompere il gioco di raddoppi e blitz che la franchigia canadese opporrà alle due stelle Sixers.

Rotazioni e panchine

I Raptors si presentano ai playoff con Vanvleet e Anunoby non al 100%. OG ha saltato 19 delle 25 gare da fine febbraio a oggi, prima per un infortunio al dito, poi per una contusione alla coscia. Vanvleet è stato invece messo a riposo per il finale di stagione, complice un carico elevatissimo con 38 minuti a gara e qualche problema al ginocchio. Il tipico quintetto dei Raptors prevede un backcourt con Fred e Gary Trent Jr., mentre nel frontcourt quando erano disponibili hanno giocato Siakam, Anunoby e Barnes. Non è improbabile che uno tra gli ultimi due possa partire dalla panchina, perché per reggere l’urto di Embiid i chili in più di Achiuwa o Birch potrebbero essere più comodi. Tuttavia nessuno di questi due garantisce affidabilità offensiva, e quindi a meno di schierare Boucher da centro, cosa che non avrebbe senso per i chili di differenza con Embiid, probabilmente i titolari saranno questi.

Per quanto riguarda le rotazioni, dalla panchina si alzerà anche Thad Young, corpo utilissimo da utilizzare in difesa, o per cambiare su Harden, o per costruire il muro contro Embiid. Ritengo che Toronto staggererà i minuti di VanVleet e Trent per avere sempre almeno un creatore palla in mano da affiancare a Siakam, e potremmo vedere qualche minuto di Flynn, anche se è improbabile.

Più complicato è capire gli accoppiamenti difensivi. Probabilmente ha senso fare correre Trent dietro a Maxey e lasciare a Vanvleet un carico minore con Danny Green. Quanto a James Harden, probabilmente lascerei su di lui Barnes, che lo ha marcato benissimo in stagione regolare. Harden però potrebbe cercare lo switch con Anunoby o Siakam, e allora forse è meglio che cerchi lo switch con Barnes, in modo da mettergli contro un difensore molto scomodo. Siakam dovrebbe marcare Embiid e uno tra Barnes e Anunoby stare su Harris, con un meccanismo di rotazioni e di raddoppi e costruzione del muro che sarà fondamentale. A dare respiro agli uomini del frontcourt per giocare sempre ad alto intensità saranno i già citati Young, Birch, Achiuwa e Boucher, con quintetti che potrebbero avere quattro ali in grado di cambiare su tutti con VanVleet in regia. Uno scenario in cui la chiave per Toronto sarà tenere alto il pace, negli scontri diretti il dominio a rimbalzo offensivo gli ha permesso di rimanere in partita e vincerle.

Per quanto riguarda i Sixers, invece, la prima grana è la “scoperta” che Thybulle non potrà giocare in Canada a causa delle nuove leggi anti-COVID canadesi varate il 15 gennaio e che richiedono almeno due dosi (Thybulle ne ha una).

Nelle partite in trasferta (e chissà, forse anche in casa visti i limiti offensivi dell’australiano), il grosso delle responsabilità in ala passerà allora su Danny Green, in rampa di lancio in questo finale di stagione (e che proprio nell’ultima contro i Raptors ha sfoderato un sensazionale 6/7 da tre). C’è però da chiedersi, immaginando che la franchigia conoscesse lo status di Thybulle, perché non abbiano cercato di tutelarsi firmando qualcuno in un reparto carente anche al completo.

Il problema sarà allora far fronte all’inevitabile assenza di difesa perimetrale e atletismo apportati da Thybulle. C’è da sperare che i Raptors si difendano un po’ da soli, considerata una fase offensiva abbastanza carente. Bisogna poi affrontare la questione che ha tenuto banco nelle ultime settimane nel mondo Sixers. Sì, stiamo parlando del backup 5.

Dal post trade ad oggi, infatti, Doc Rivers è finito continuamente sulla graticola mediatica per aver preferito Millsap prima e Jordan poi ai due giovani lunghi già a roster, Paul Reed e Charles Bassey (i quali, tra scampoli di NBA e dominio puro in G League, hanno ampiamente dimostrato grandi potenzialità), nonostante risultati a dir poco negativi.

Proprio nell’ultimo scontro di regular contro i Raptors, Rivers ha tenuto fuori Jordan preferendogli l’infinitamente più atletico Reed (non che ci voglia molto ad essere più atletici di questo DAJ, va detto). I risultati sono stati immediati, con Reed che, in soli 10 minuti in campo, ha conquistato 7 rimbalzi, tre dei quali offensivi. La speranza è che Coach Rivers abbandoni questa sua diffidenza verso i giovani e faccia giocare Bball Paul regolarmente, magari anche da 4 di fianco ad Embiid (è anche l’unico Sixer che può fisicamente accoppiarsi con Siakam in difesa, essendo più alto e forte di Green ma più rapido di Harris).

L’ultimo elemento da considerare è proprio il confronto tra le panchine. Quella Raptors non è affatto una delle migliori nella Lega, anzi, ma è composta da giocatori che possono, senza perdere troppo, mantenere i tratti distintivi del gioco Raptors. La panchina Sixers è, invece, molto semplicemente inadeguata e non c’è miglior dato per spiegarlo se non vedere quanto grave è il passaggio dai titolari alle seconde linee.

Se volete due nomi in particolare, occhi su Milton e Niang, gli unici due che possono salvare Philadelphia dal subire un parziale pesante ogni volta che i titolari (a.k.a un titolare, Joel Embiid) siedono in panchina. Il primo sembra essere entrato in una fase positiva proprio in queste ultime partite di regular season, l’altro ha appena concluso una stagione a livelli decisamente inaspettati ed è il secondo/terzo miglior tiratore del roster (e probabilmente anche il più mobile off the ball).

Pronostici

Francesco Contran: credo che questa sarà una serie lunga, e più si allunga, maggiore è il vantaggio dei Raptors. Harden non riesce a reggere fisicamente più di 5 gare ad altissimo livello prima di calare dai tempi della bolla, e la sua condizione è peggiore. Se i Raptors eviteranno il più possibile di commettere fallo hanno i numeri per stancare moltissimo i Sixers e approfittare delle gare in casa. Con secondo miglior giocatore della serie i Sixers vincerebbero in 5, ma secondo me è il terzo. Se diventasse il quarto potremmo assistere all’upset. Considerata la superiorità del coaching staff di Toronto, rischio e punto sull’upset. Raptors in 7.

Cesare Russo: avverto dei presagi inquietanti e non nutro molta fiducia nel coaching staff qualora sorgesse la necessità di fare aggiustamenti a serie in corso. Detto questo, un’eliminazione al primo turno sarebbe una completa catastrofe e, soprattutto, la differenza di talento nei primi quattro continua a sembrarmi estremamente importante e ai playoff questo conta molto. Sixers in 6 se la serie va 2-2, ma se vanno su 3-1 beh, entriamo nella Rivers-zone.

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Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.
Cesare Russo
Tifa 76ers perché a 14 anni ha visto Tony Wroten segnare una tripla doppia nella notte. Orfano di Sam Hinkie, nei suoi sogni più belli è sempre apparso almeno uno tra TJ McConnell e Covington