Preview Mavericks-Jazz 2021/22: Luka sì, Luka no, Luka forse

Preview Jazz Mavericks
Copertina di Marco D'Amato

Sembrava tutto perfetto per questi Dallas Mavericks, sorprendentemente competitivi già nel breve periodo dopo la trade Porziņģis. Un supporting cast intorno alla sua stella finalmente in fiducia e che sembra divertirsi a giocare insieme, il fattore campo a favore e un’avversaria che sembra avvicinarsi alla fine del suo ciclo, con conflitti interni non da poco e che sarebbe partita, almeno all’apparenza, anche in svantaggio a livello tattico.

La legge di Murphy ha invece colpito con tutta la sua forza: Luka Dončić ha rimediato uno stiramento al polpaccio in una delle partite più inutili della sua carriera e salterà almeno Gara 1, con forti dubbi sulla sua presenza in Gara 2 e sicuramente a mezzo servizio per tutta la serie. A questo punto lo scenario piomba nell’incertezza: Utah, per quanto lontana dai riflettori e con il prime già alle spalle, resta una squadra con molta più esperienza playoffs di Dallas e con un sistema di gioco consolidato e oliato. I loro avversari hanno sicuramente un’opzione in più palla in mano in Spencer Dinwiddie, oltre al solito Jalen Brunson, ma il loro attacco resta sostanzialmente “role player che prendono tiri aperti creati da Luka“. Difficile anche solo immaginarli senza lo sloveno.

I Jazz sono reduci da una stagione enigmatica, dalla quale è difficile raccapezzarsi. Dando un’occhiata ai dati statistici, Utah parrebbe tutt’ora una contender degna di questo nome. Andando a scavare un po’ di più, guardando i dati a metà campo, l’impressione rimane la stessa. Se invece non si guardassero i numeri ma solo le partite, il sentimento pare completamente diverso. Da dove nasce questa discrepanza tra dati e realtà osservata?

Utah è una squadra che non è riuscita a battere con la regolarità dello scorso anno le squadre più deboli, ma ciò nonostante è stata in grado di scavare una differenza così netta da rendere la maggior parte delle metriche poco affidabili.

La realtà parla di una squadra con delle grosse difficoltà di testa, esposte a ripetizione nell’ultimo periodo con un numero impressionante di sconfitte arrivate in rimonta. A rendere queste partite sconfortanti è l’evidente mancanza di coesione a livello tecnico e mentale. Particolare quest’ultimo alquanto sinistro in ottica playoff, soprattutto contro un finisher di tutto rispetto come Luka Dončić.

Lo sloveno è partito con la marce basse per poi chiudere la stagione in crescendo. La sua capacità di vivisezionare le difese avversarie ha pochi eguali nella lega e sarà molto complicato per Utah limitarlo. La novità di quest’anno è che la difesa attorno a Dončić è migliorata drasticamente. Se gli effettivi non sono cambiati granché, il sistema installato da Kidd ha portato ad una piccola rivoluzione rendendo i Mavericks tra le difese più efficaci della lega.

L’arrivo di Dinwiddie offre una nuova opzione offensiva che potrebbe rivelarsi decisiva nei minuti in cui Dončić si riposerà. Non il giocatore più adatto per giocare lontano dal pallone, ma già nella sua breve esperienza Texana l’ex Wizards è riuscito a dimostrarsi decisivo. Il talento medio a roster non è granché cambiato dallo scorso anno, ma l’avversario potrebbe essere meno indigesto per Dončić rispetto ai Clippers. Questo dettaglio non trascurabile potrebbe essere sufficiente per permettere allo sloveno di vincere la sua prima serie di playoff in carriera.

Come scardinare la difesa di Utah (ovvero Rudy Gobert)

Perché molto spesso il centrone francese viene un po’ frainteso e criticato oltremodo. Le sue caratteristiche invitano senza dubbio alcuno a giocare con una difesa drop, spesso criticata perché ritenuta poco efficace in postseason. Posto che nessuna tattica è deleteria in quanto tale (soprattutto se si ha il miglior giocatore al mondo nell’eseguirla), Gobert è meno vulnerabile di quanto si pensi sui cambi; Dončić, inoltre, non è certo un fulmine di guerra sul primo passo e lo scontro con il francese potrebbe dunque non essere vinto con così tanta facilità come si potrebbe credere.

Cosa proverà a fare Dončić? Difficile prevederlo con certezza, vista la sua creatività, ma è probabile che l’obiettivo sia quello di far fare a Gobert la fine del povero Ivica Zubac nella serie contro i Clippers del 2021: caricarlo di falli e massacrarlo con le triple in step-back.

Sarà lecito aspettarsi un Luka guardingo nelle penetrazioni, viste le sue condizioni fisiche: sarà cruciale quel sottile duello psicologico su quel passettino indietro tanto amato dallo sloveno, che può passare da uso fruttuoso ad abuso nel giro di pochi possessi.

Ci saranno probabilmente ottime occasioni anche per Jalen Brunson, che affronta una delle poche squadre contro cui non pagherà poi troppi centimetri alle guardie avversarie. JB è ormai una sentenza dalla media ed è un maestro di finte e controfinte in piccolissimi spazi che mandano fuori giri le difese avversarie: potrebbe dunque creare ancor più grattacapi tattici a Snyder. Ci aspettiamo grandi cose dall’ex Villanova in questa serie.

L’apporto di Dinwiddie è facilmente intuibile e abbastanza simile a quello di Brunson, probabilmente con un occhio in più al canestro e meno ai compagni, soprattutto se continuasse a far bene al tiro sugli scarichi. Nelle notti senza Luka (e luna) entrerà verosimilmente in rotazione uno fra Trey Burke e Frank Ntilikina. Il primo è giocatore di striscia se ce n’è uno e potrebbe dunque avere minuti importanti per tutta la serie in cui sfoderare qualche zingarata in ricordo di quelle fatte nella bolla, come finire in fondo alla panchina al secondo tentativo. Più solido difensivamente e meno funambolico il francese, che però dovrà tassativamente tenere medie accettabili al tiro se vorrà vedere il campo.

Presumibilmente Utah utilizzerà il suo solito piano tattico contro le guardie di Dallas, magari passando ad una difesa più orientata verso il cambio sistematico nel quarto quarto. Nei minuti che Dončić giocherà contro le riserve si potrà vedere anche qualche blitz, tattica suicida se usata sul lungo periodo ma che a piccole dosi potrebbe fruttare qualche vantaggio. Dal canto suo Dallas proverà ad aprire il campo il più possibile, andando anche a giocarsela con soluzioni estreme come Finney-Smith da centro o minuti di Bertāns in campo, deleterio in difesa ma che se in serata può spaccare in due la partita. Un po’ à la Stojaković nel 2011, tanto per giocare un po’ con i sentimenti…

L’attacco dei Jazz

Utah in attacco è una schiacciasassi, e anche con le incertezze dell’ultimo periodo questo fattore pare non essere venuto meno. Come accennato in precedenza, le difficoltà offensive si concentrano specificamente nel quarto periodo, e il principale colpevole ha un nome e cognome ben preciso. Donovan Mitchell. La stella dei Jazz è parsa in difficoltà a gestire i finali tirati, prendendo decisioni dubbie e attaccando la difesa avversaria in maniera fin troppo solista. Le ricezioni al gomito sono, per esempio, quanto di più nocivo ci sia per le sue capacità, ma nell’ultimo periodo si è proprio visto come lui le abbia cercate numerose volte. Attaccando da quella posizione non ha lo spazio per poter sfruttare la sua velocità e attirare i raddoppi necessari per gli schemi di Snyder, concedendo al proprio difensore di stargli più vicino e rendendo così ancora più limitante il suo essere sotto media in termini di altezza.

Se Mitchell decidesse di tornare a giocare seguendo i dettami dei Jazz, Utah ne gioverebbe parecchio. Dall’altro lato,  Mitchell stesso vedrebbe aumentare a dismisura le sue percentuali. Percentuali che ultimamente sono state assai disastrose nei 4° quarti. Tra questa versione e quella delle ultime serie di playoff, quale Mitchell si presenterà? Riuscirà ad attaccare l’anello debole della difesa dei Mavs con la lucidità che l’ha contraddistinto nelle ultime serie playoff?  Se queste risposte verranno risposte affermativamente, Utah sarà difficilmente arginabile in attacco. Non ai livelli all-time della stagione regolare, ma sufficiente per creare dei seri grattacapi alla difesa di Dallas.

Se tanto passa evidentemente per le mani della stella della squadra, l’apporto di Conley sarà fondamentale. L’ex Grizzlies ha dato la sensazione di aver perso mezzo passo nell’ultimo anno, ma soprattutto pare abbia fatto un passo indietro nelle responsabilità offensive per dare carta bianca al compagno di reparto. Il risultato è che spesso nelle fasi calde delle partite manca l’ordine che contraddistingue le squadre guidate dal 34enne playmaker. Sarebbe importante per i Jazz un ritorno di Conley al centro degli schemi di Utah, garantendo un equilibrio che ultimamente pare mancare.

Il comprimario che (non) ti aspetti

Se i Jazz andassero in difficoltà con le prime linee, il ciclico problema della mancanza di un piano B tornerebbe prepotentemente a galla. In rosa non vi sono profili tecnici in grado di cambiare le carte in tavola, e le uniche aggiunte arrivate ad annata in corso non sono di livello. Tolto House, che è stato senza squadra  per metà annata, non vi sono giocatori dalla panchina in grado di dare un impatto positivo. Clarkson potrebbe vincere una partita con un exploit dalla panchina, ma i suoi limiti in termini di scelte e di difesa lasciano sempre a desiderare. A questi si aggiunge la premiata ditta Gay-Whiteside, un ulteriore motivo per non avere fiducia sull’efficacia della panchina Jazz.

Se il volume di gioco che passa dalla mani di Conley è diminuito, Bogdanović è sembrato essere quella della prima stagione nello Utah. Più coinvolto e più deciso, il croato ha dato prova di grande continuità rendendosi di fatto la seconda bocca di fuoco dei Jazz. Potrebbe essere marcato in larghi tratti della partita da Dončić nel momento in cui Finney-Smith viene usato come difensore primario su Mitchell, e impegnare Luka sul lato difensivo potrebbe rivelarsi un’arma importante per Utah. Nel caso fosse così, aspettiamoci tante azioni in pin-down nate da un gran lavoro lontano dal pallone di Bojan per affaticare Dončić il più possibile.

A togliere invece le castagne dal fuoco per i texani potrebbe essere ancora Maxi Kleber. Gira e rigira molte delle fortune dei Mavs continuano a passare per le mani di nativi di Wurzburg: il primo resta probabilmente insuperabile, ma Kleber ha i suoi buoni motivi per farsi amare. Ala di 208 centimetri in grado di cambiare sui piccoli, aiutare efficacemente sul lato debole e con un arsenale offensivo ristretto ma efficace: un giocatore di contorno che ogni contender vorrebbe.

Il nodo da sciogliere riguarda il tiro dall’arco: il 32% con cui ha chiuso la Regular Season non è assolutamente sufficiente, viste anche le sue medie in carriera. Le quotazioni di Dwight Powell stanno calando con l’infortunio di Dončić e senza più Porziņģis a roster il tedesco avrà a disposizione parecchi minuti in cui dovrà tentare in tutti i modi di far uscire Rudy Gobert dall’area, o in alternativa di punirlo in caso restasse lì. Una delle chiavi della serie è ben riassunta qui sotto.

Pronostici

Alexandros: Con Dončić all’80%, la serie vede Dallas favorita. Le prestazioni di Mitchell nel 4° quarto sono destinate a normalizzarsi, ma saranno sufficienti a renderlo il miglior attaccante della serie? Dubito. Motivo per cui, viste le tante insicurezze che si respirano a Salt Lake, vedo Dallas partire con i favori del pronostico di fronte a dei Jazz non tanto distanti dall’implosione. Se Dončić invece risultasse fortemente limitato da problemi fisici, Utah potrebbe passare il turno. Un colpo di fortuna che nel caso premierebbe la peggior versione dei Jazz degli ultimi anni. Dovendo pronosticare l’impatto dell’infortunio, dico 4-3 per Dallas.

Enrico: Con un Luka sano non avrei avuto problemi a sbilanciarmi per una volta e a dare i Mavericks favoriti, probabilmente addirittura con un 4-1. Senza di lui, tuttavia, Dallas faticherebbe a vincere una serie playoffs di burraco, per cui mi trovo costretto ad accodarmi al mio esimio collega e tenere la serie più aperta possibile. 4-3 per Dallas.

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Alexandros Moussas
Alla tenera età di 9 anni, mio zio mi fece scoprire il basket NBA, facendomi guardare con lui le finali del 98. Con Tavcar nelle orecchie e Micheal Jordan ad alzare il trofeo, mi innamorai dei perdenti, gli Utah Jazz. Da quel momento, nulla è cambiato. Io continuo a tifarli, e loro continuano a non vincere.
Enrico Bussetti
Vive per il basket da quando era alto meno della palla. Resosi conto di difettare lievemente in quanto a talento, rimedia arbitrando e seguendo giornalmente l'NBA, con i Mavericks come unica fede.