Preview Warriors-Nuggets 2021/22: Jokić contro tutti

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Copertina di Marco D'Amato

Difficile ricercar motivazioni realistiche nelle velleità di questi Denver Nuggets contro i Golden State Warriors, per quanto i due team si incontrino con interrogativi differenti al primo turno di playoff.
Quello che ben sappiamo, ci propone una squadra costretta a basar tutto sul proprio giocatore di punta, un Nikola Jokić che potrebbe (anzi dovrebbe) vincere il secondo premio di MVP stagionale consecutivo.
Perché se la regular season disputata la scorsa stagione era apparsa sensazionale, i miglioramenti di questa appaiono sostanziali, e non era cosa facile. Significa potenziale ancora inesplorato e capacità infinite di sviluppo per peculiarità da unicorno per tecnica, visione di gioco e comprensione dello stesso.

Le 48 vittorie collezionate sulle 82 partite sono appena una di meno rispetto agli Utah Jazz, il che significa una sesta piazza di Conference. Che “salva” i Nuggets dallo spareggio play-in, ma li costringe ad un primo turno che alla lunga appare proibitivo.
Differente sarebbe stato affrontare i Dallas Mavericks di un Dončić dalla forma quantomeno incerta, il che avrebbe un po’ livellato le sfortune sofferte in Colorado anche in questa stagione.
Quando scommetti su un nucleo circoscritto – oltre che al genio del Joker – ad un Jamal Murray ormai fuori da tempo immemore per un grave infortunio, e punti tutto sul talento di Michael Porter Jr. (salvo vederlo in campo per appena nove incontri), è comprensibile veder le aspettative sulla carta completamente ridimensionate.

Anche perché devi affrontare un sistema rodato come quello di Steve Kerr, osannato all’unanimità per una prima parte di stagione di altissimo livello, con il riconoscimento di tutte le attenuanti del caso dovute al calo nella seconda metà.
Ed è per questo che Denver può sperare, perché tra reintegri complessi, infortuni imprevisti e piccoli problemi di rimodulazione a livello di amalgama, i Dubs di presentano a questo primo turno con sufficienti dubbi da far maledire quella seconda piazza ad ovest scivolata via a vantaggio dei giovani Memphis Grizzlies. L’infortunio di Stephen Curry è ovviamente la prima chiave per comprendere quanto la serie può prolungarsi: non è soltanto una questione del “se torna”, ma diviene importantissimo capire il come.
E quindi i minuti che serviranno per ritrovar l’abitudine al campo sacrificando il meno possibile le percentuali in attacco, partendo da un prevedibile contingentamento iniziale in materia di impiego. Il tempo impiegato da Draymond Green nel “riprendersi il gioco” – a prescindere dallo stato fisico – al rientro recente dal problema fisico sofferto, può rappresentare un campanello di allarme.

E poi c’è Klay Thompson, il cui ritorno ha indubbiamente complicato gli equilibri raggiunti nei Warriors con un nucleo inedito rispetto agli anni in cui “il Sistema” girava a pieno, con altri attori a fianco degli Splash Brothers e dell’ex Michigan State.

Dopo un paio di mesi di stagione infatti, si gridava al miracolo rispetto alla naturalezza con cui gli Wiggins, i Poole ed un mix di giovani e mestieranti si erano completamente fusi in un gioco più che efficaci in entrambe le metà campo. Con Steph a far valere la sua gravity, ed il fido scudiero a svolgere il suo classico ruolo di facilitatore. Chiaramente il ritorno di un giocatore leggendario per la franchigia come Klay, non poteva essere indolore per quelli che avevano appreso il gioco di Kerr (e la convivenza con i due sopracitati) senza di lui. Si trattasse di chi in rotazione si dimostrava prezioso come Bjelica o Otto Porter, o dei giovanissimi Kuminga e Moody che iniziavano lentamente ad ambientarsi.

Un qualcosa, quindi, da mettere in conto ma che con l’alternarsi ai box di Curry e Green ha complicato la situazione. Anche perché Thompson (con ben due stagioni e mezza passate lontano dal campo) non può essere in nessun modo il giocatore dominante sia in attacco che in difesa che abbiamo ammirato fino alle Finals 2019 con Toronto.

In 32 partite ha chiuso comunque con 20 punti di media, e percentuali piuttosto in linea con il suo storico (42% dal campo e 38% dall’arco, che sarebbe il suo minimo in carriera), ma per vederlo togliersi la ruggine di dosso servirà altro tempo, ammesso che avvenga.

Insomma, con una Golden State rodata, calcolando i limiti che la sorte ha imposto al roster di Denver, il rischio di veder una serie da rapida conclusione sarebbe altissimo. E questo resta comunque lo scenario ideale per i Dubs, che con aspirazioni da Finals mai rinnegate, vorrebbero fortissimamente provarsi senza lasciar sul parquet troppe energie. Le incertezze però non mancano, e questo potrebbe favorire una serie di sfide complesse e – chissà – qualche chance di sorpresa da parte di Jokić e compagni. E si tratterebbe di un vero e proprio upset.

La difesa su Nikola Jokić

Come già detto, se la presenza di Curry e la condizione di Klay saranno decisive, altrettanto – se non di più – verrà determinato dalla difesa dei Warriors su Jokić. Che è chiaramente l’osservato speciale della serie, soprattutto in avvio.

A livello offensivo, non è difficile immaginarsi Kerr chiudere le partite con il quintetto small, velocizzando la manovra e soprattutto attaccando difensivamente la boa Nikola, destinandolo direttamente a Draymond Green. A prescindere da quello svantaggio in materia di centimetri e (soprattutto) chilogrammi che appare indiscutibile, ma non determinante nel non rendere questa la principale opzione dei Dubs.

Guardando alla regular season appena conclusa, il difensore all-around dei Warriors non è mai stato disponibile in occasione delle quattro sfide con Denver, pertanto dobbiamo tornare indietro di una stagione per capire le possibilità storiche di limitare il Joker.

E quello che possiamo ricordare è una Golden State che spesso e volentieri ha lasciato Draymond in solitudine sul centro serbo, puntando tutto sulle sue capacità di contenimento, e soprattutto limitando i destinatari delle sue visioni. Complicare il più possibile la vita offensiva di un talento dalle soluzioni tanto variegate, non può ovviamente porsi l’obiettivo di limitarne sensibilmente lo scoring, ma punta ad affaticarlo con l’andar avanti dei minuti. Sforzandosi di lasciargli più conclusioni a bassa percentuale possibili, per quanto siano poche le forzature che rendono Jokić meno efficace.
Ma complicare le creazioni alternative per i compagni, lavorandolo ai fianchi, può portare a forzare errori di fraseggio, favorendo ripartenze o possessi faticosi e infruttuosi.

Questo però ci pone in un’ottica ai limiti dell’anacronistico, in quanto i Nuggets sono – gioco forza – squadra completamente differente, e Nikola ha dovuto crescere ulteriormente sotto tutti i fronti per elevare il gioco dei propri compagni. Le speranze resistenti di vederlo affiancato da Jamal Murray e Michael Porter Jr. si sono assottigliate sensibilmente rispetto ai rumors di qualche settimana fa, oltretutto. Il che può rappresentare un vantaggio ulteriore per Golden State, per i minuti decisivi delle sfide in cui l’accoppiamento difensivo si manifesta, ma è opportuno capire chi altro destinare al possibile back to back MVP in alternativa a Green.

Le soluzioni sulla carta ci sono, del resto il roster di Kerr si presenta teoricamente profondo malgrado gli acciacchi.

In avvio di partita è indubbio che sarà Kevon Looney a sparar tutte le cartucce a disposizione contro il pari ruolo avversario, senza troppa preoccupazione di caricarsi di falli visto il presumibile obiettivo di chiudere le sfide con il quintetto piccolo. Anche se sarà decisivo il tempismo in aiuto, per limitare gli accorgimenti eventuali per liberare il serbo, sfruttandone la mobilità e forzando impostazioni in post-up dove ricercare il mismatch attraverso la forzatura di cambi difensivi.

Importante sarà quindi neutralizzare questi tentativi di Denver, e contemporaneamente prestar attenzione su quali dei loro tiratori è imperativo non lasciar tiri aperti su scarichi e ribaltamenti.
Ed in questo Hyland e Barton saranno osservati specialissimi, insieme a Monte Morris. Evitare il più possibile che il supporting cast a disposizione del Joker scaldi la mano, è altro obiettivo difensivo di Kerr: serve quindi la versione più dinamica possibile della difesa Warriors, soprattutto nelle prime gare.

Dall’altra parte, aumentare i ritmi di entrata nei giochi offensivi direttamente dalla transizione, anche per affaticare ulteriormente i titolari di Denver destinati a giocar tanti minuti. E che potrebbero pagare in termini di lucidità. Un qualcosa per cui Golden State ha interpreti ideali, ma la disponibilità di Steph potrebbe giocar comunque un ruolo determinante.

I Warriors dovranno quindi sperare in un successo immediato delle limitazioni tattiche a Jokić, sfruttando il vantaggio campo per portarsi agilmente in doppio vantaggio nella serie. Così da permettersi una gestione più serena delle proprie stelle, per tutte le ragioni già citate in introduzione.

Gli interrogativi sulla difesa dei Nuggets

“La miglior difesa è l’attacco”.

Difficile trovare un’occasione in cui la celebre frase sia più azzeccata che in questa. Difatti, è sicuramente molto più semplice mettere in difficoltà Nikola Jokić in difesa piuttosto che in attacco, dove è sostanzialmente infermabile. Non vi è dubbio che coinvolgere il serbo su ogni pick and roll, ogni handoff, renderlo attivo ad ogni possesso difensivo debba essere una priorità per Golden State, in quanto ciò comporta un doppio vantaggio tattico. Come detto in apertura, Nikola è ampiamente migliorato difensivamente, ma il suo stile di gioco nella propria metà campo è altamente dispendioso, in modo particolare quando costretto a difendere sui pick and roll.

Atleticamente sotto la media, è poco utile quando staziona nei pressi del ferro, inoltre parlando di organizzare una difesa contro i Dubs, una drop coverage sui giochi a due che comprendono uno tra Curry, Thompson o Poole sarebbe un disastro annunciato. Allo stesso tempo per quanto sia più mobile rispetto al passato, pensare di vedere Jokić cambiare con costanza e successo su una guardia rimane utopico.

Per Denver l’unica opzione disponibile rimane quindi giocare la solita difesa show, in cui Jokić si alza oltre il livello del blocco per dissuadere il portatore di palla al tiro dal palleggio e limitarne la visione di gioco, recuperando velocemente sul proprio uomo. Questa strategia ha pagato diversi dividendi nelle recenti regular season, eppure è improbabile che ottenga buoni risultati contro i Warriors: se come previsto la palla verrà scaricata dal palleggiatore a gestire il possesso ci sarà Draymond Green, uno dei migliori al mondo a leggere la situazione sullo short roll.

Quando Green riceverà la palla in movimento i Nuggets dovranno fare una scelta, e a quel punto non sarà importante se il passaggio successivo sarà per Klay in angolo, Looney nel dunker spot o Wiggins che taglia dal lato debole, qualunque di queste opzioni sarà una soluzione ad alta efficienza che farà molto male alla difesa di Denver.

In particolare le spaziature del quintetto piccolo di Golden State saranno un incubo per coach Malone e potrebbero evidenziare tutti i limiti di questa tattica. La notizia terribile per i Nuggets è che anche se inizialmente riuscissero a limitare i danni, alla lunga continuare ad aiutare sul portatore di palla e recuperare sul suo uomo nel giro di una manciata di secondi costringerà Jokić a consumare energie essenziali per la fase offensiva, sfiancandolo nell’arco della serie.

Altro interrogativo che probabilmente rimarrà senza risposta per Denver è la difesa lontano dalla palla su ambo gli splash brothers. Non un singolo giocatore a roster sembra adatto a questo compito. Monte Morris è rapido e non manca di buona volontà ma faticherà ad inseguire Steph, così come Gordon, difensore di alto livello ma troppo massiccio per pensare di stare dietro a un colibrì come Curry. Barton invece sembra avere sotto la maglia una speciale calamita che lo attrae ai blocchi avversari, mentre l’esile Hyland rischierà di farsi male ad ogni contatto in movimento con l’orso ballerino. L’alternativa più credibile è Austin Rivers, il quale rimane un difensore di squadra negativo che potrebbe costare caro ai Nuggets sulla delicata e complicata difesa del pick and roll sopracitata.

Per ovviare a questi problemi è probabile che Malone opti per una difesa che sui blocchi avversi cambi 1-4, soluzione che apre ad altre problematiche: come dovrebbe reggere un cambio su un membro del frountcourt dei Warriors Morris, che non arriva al metro e ottanta? Ed Hyland che invece non arriva agli 80 kg?

Alla vigilia della prima gara gli interrogativi riguardo la difesa di Denver non sembrano avere risposta. E probabilmente non la troveranno nemmeno a serie in corso. Le eccezionali spaziature dei Dubs in combinazione alle letture di Green e al costante movimento di uomini e palla sembrano davvero troppo per il personale a disposizione dei Nuggets.

Non rimane che capire quale delle molte frecce nella faretra di Kerr sarà quella a centrare il bersaglio.

I supporting cast

Per i Warriors saranno Poole e Wiggins a doversi confermare ai loro migliori livelli, sperando magari nel giovane Kuminga, che resta un gran bel corpo da mettere in opposizione agli avversari in entrambi i lati del campo. Ma che può schiantarsi facilmente contro il muro del “cambio di gioco” che passa tra regular e post season, facendo attenzione a non combinar troppi disastri.

Difficile veder l’altro rookie Moses Moody, se non all’interno di eventuali finestre di garbage time, mentre l’impiego di tanti protagonisti della second unit stagionale potrebbero rivelarsi preziosi.
Un Nemanja Bjelica apparentemente destinato a finir in coda della rotazione playoff di squadra, dispone di caratteristiche offensive che potrebbero renderlo episodicamente prezioso nei momenti centrali delle prime sfide. Quelle di studio.

Mentre è assolutamente prevedibile veder un aumento di minutaggio da parte del veterano Andre Iguodala, che ha disputato appena 31 incontri stagionali, ma che è destinato a svestirsi da quel ruolo da chioccia che ha consapevolmente accettato (anche a suo dire). Seppur abbia giocato, quando disponibile, per circa 20 minuti ad incontro già in regular season.

È chiaro che escludendo i cinque destinati a chiudere le partite (più Looney in avvio), difficilmente vedremo impiegati più di nove uomini a girare in caso di destini incerti. Quindi i vari Damion Lee, Gary Payton II e Toscano Anderson saranno raramente opzionati, a patto di farsi trovar pronti alla bisogna. Cosa che han dimostrato di saper fare, senza ombra di dubbio. Anche perché, nonostante il possibile rientro forte di Iggy, Kerr dispone anche di un Otto Porter Jr. capacissimo di poter togliere le castagne dal fuoco in caso di difficoltà offensive. Sia di manovra, che realizzative.

Indubbiamente, le alternative ci sono. E non è una scoperta.

Dal lato Nuggets chiamati a fare le veci di Murray e Porter Jr. come spalle di Jokić saranno Aaron Gordon e Bones Hyland.

Gordon ha appena terminato la migliore stagione regolare della carriera, nella quale ha mantenuto un’efficienza al tiro ben superiore a quella avuta durante gli anni ad Orlando. Hyland invece è entrato nelle rotazioni poco per volta, ma appena ambientato è stato palese che dovesse guidare la panchina. La differenza di talento rispetto ogni altro membro della second unit è lampante. A rendere pericoloso Bones sono la capacità di segnare con costanza dal palleggio e il range di tiro sostanzialmente illimitato, che vanno ad unirsi a doti di passatore ottime.

Nonostante il buon apporto in regular season è molto probabile che questo duo non riesca nell’impresa di sopperire alle mancanze delle due stelle: Gordon non è in grado di rimane efficace su ampi volumi, Hyland potrebbe soffrire molto la mancanza di esperienza in un palcoscenico simile.

Oltre ai cinque titolari, Hyland ed Austin Rivers l’unico che sembra avere un posto assicurato in rotazione è JaMychal Green: Cousins in questa serie sarebbe un bersaglio troppo facile per la formazione avversaria, difficile che venga chiamato in causa dopo le prime gare. Green di conseguenza verrà sfruttato sia come ala per far rifiatare il suo omonimo Jeff che come centro nei pochi momenti in cui Jokić siederà in panchina.

A giocarsi gli ultimi sporadici minuti saranno Forbes, utile per le grandi abilità al tiro pesante, ed il sophomore Nnaji, da poco rientrato da un infortunio. Quest’ultimo sulla carta rappresenta un’ottima opzione per Malone: il giovane ha taglia per punire i quintetti piccoli di Kerr a rimbalzo, è un tiratore discreto e ha piedi molto rapidi per il ruolo, utili a cambiare su chiunque o quasi. Il fattore che definirà il suo minutaggio è quanto sarà in grado di comprendere i complicati meccanismo dell’attacco dei Dubs, la sua capacità di leggere la situazione e reagire rapidamente. Di conseguenza è probabile che lo vedremo poco in campo.

Pronostici

Davide: Come già detto più volte, Nikola Jokić è palesemente il miglior giocatore della stagione, calcolando i miglioramenti ottenuti rispetto alla sua precedente MVP season. Anche difensivi, dove appare sempre più neutro in una metà campo da sempre indicata come tallone d’Achille. Le differenze di profondità a roster però, creeranno un solco piuttosto definito nello serie, che non può che veder i Warriors favoriti. Nonostante gli interrogativi a corredo. Non sarà uno sweep, e se Denver forzerà sei sfide sarà una ennesima prova di forza del Joker, quasi insperata.

Pronostico Golden State in cinque.

Alessandro: Sarebbe stato fantastico vedere un confronto tra queste due squadre al completo, probabilmente sarebbe stata una serie di altissimo livello. Gli infortuni in casa Nuggets ci hanno tolto questa possibilità, infortuni che pesano davvero troppo sul ceiling della squadra, che nella stagione regolare è riuscita ad imporsi con costanza sulle squadre mediocri, mentre contro squadre con record positivo difficilmente ha prevalso.

È dunque più che logico pronosticare Golden State come chiara favorita per il passaggio del turno. Il fatto che l’unica occasione per Denver per allungare la serie sia la scarsa salute di Steph Curry la dice lunga sul controllo del proprio destino che ha questa formazione mutilata.

Se una notte ai Warriors mancherà precisione al tiro state pur certi che di orgoglio Jokić e compagni strapperanno una vittoria, più di così sembra impossibile. Condivido il 4-1 in favore di Golden State pronosticato da Davide.

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Alessandro Benassuti
Alessandro, studente di economia e pallanuotista, nel tempo libero finge di capire qualcosa di basket. La sua passione sono gli small market, in particolare Oklahoma City e Denver per le quali tifa al di là del risultato. Si vanta di essere il miglior cuoco della redazione di True Shooting.
Davide Torelli
Nato a Montevarchi (Toscana), all' età di sette anni scopre Magic vs Michael e le Nba Finals, prima di venir rapito dai guizzi di Reign Man e giurare fedeltà eterna al basket NBA. Nel frattempo combina di tutto - scrivendo di tutto - restando comunque incensurato. Fonda il canale Youtube BIG 3 (ex NBA Week), e scrive "So Nineties, il decennio dorato dell'NBA" edito da Edizioni Ultra.