Preview Heat-76ers 2021/22: Esami da contender

Preview Sixers Heat
Copertina di Nicolò Bedaglia

Le stagioni di Heat e Sixers, nonostante abbiano avuto un esito simile (solo due vittorie a separare i record), sono state tremendamente diverse.

I primi hanno cavalcato lungo una regular season caratterizzata da continue assenze, facendo leva sulla loro sempiterna culture e sull’ennesima grande stagione di Spoelstra e del suo staff che, mai come quest’anno, è stato capace di spremere acqua anche dai sassi.

I Sixers, al contrario, nell’ennesima stagione rivoluzionaria e rivoluzionata (che di assenza ne ha avuta solo una che tutti ormai ben conosciamo), hanno fatto le montagne russe, passando da fondo PO senza Embiid a potenziali teste dell’Est, per poi assestarsi al quarto posto finale.

Un elemento che hanno in comune è quello di aver affrontato squadre con uno stile di gioco completamente opposto al proprio nel primo turno di questi playoff: Miami ha annichilito l’attacco sulla carta brillante degli Hawks con una difesa crudele e asfissiante, Philadelphia si è fatta guidare dal talento tanto straripante quanto ondivago del quintetto titolare contro dei Raptors forse meglio organizzati e allenati.

Ora, per entrambe le squadre, è di nuovo il momento di mettersi alla prova contro il proprio opposto, aumentando il livello di difficoltà nei videogiochi, con l’opportunità di dimostrare che i propri pregi siano più forti dei difetti, per quanti marcati possano essere.

Chi, e come, uscirà vincente da questa serie avrà ben diritto a sedersi al tavolo delle contenders, a fronte di quelli che possano essere i dubbi e le critiche che attualmente aleggiano su entrambe le squadre.

La difesa di Miami su Harden ed Embiid

A dirla tutta, questo paragrafo sarebbe dovuto essere dedicato interamente a Joel Embiid, essendo quest’ultimo il giocatore di gran lunga più pericoloso di questi 76ers e della serie; tuttavia, purtroppo, il prodotto di Kansas University salterà quasi sicuramente le prime due partite, facendo ricadere, di conseguenza, molte più responsabilità su James Harden. È quindi evidente che il piano difensivo degli Heat per le prime due gare si concentrerà maggiormente sull’ex Rockets, per poi cambiare quando Embiid tornerà in campo.

Anche se James Harden non è sceso in campo nelle due sfide tra Heat e 76ers post trade deadline, non è difficile ipotizzare che tipo di difesa Miami imposterà contro l’ex Nets in contumacia Embiid. Molto probabilmente si vedrà una difesa simile a quella vista contro Trae Young e gli Hawks, con la squadra di Spoelstra che cercherà di ingabbiare Harden il più lontano possibile dal pitturato concedendo qualche metro di spazio in più ai tiratori di Phila e affidandosi alle rotazioni della seconda linea difensiva.

Contro Miami gli Hawks hanno tirato 37.1 triple per 100 possessi a partita (quarto dato più alto della lega), convertendole con un non esaltante 32.6%; allo stesso tempo, però, gli Heat hanno concesso solamente 36.9 punti per 100 possessi ad Atlanta nel pitturato (terzo miglior dato dietro solamente a Bucks e Celtics), a dimostrazione del fatto che la squadra della Florida abbia come priorità quella di far avvicinare gli avversari al pitturato il meno possibile.

Per rendere la vita più facile non solo ad Harden ma anche a Tyrese Maxey, i 76ers cercheranno di puntare i difensori meno abili degli Heat (Strus, Herro e Robinson) per far muovere la difesa e trovare tiri aperti per i vari Green, Harris e Niang posizionati sul perimetro. Facile a dirsi, meno a farsi: i difensori di Miami lontano dalla palla sono sempre molto attivi e svegli, capiscono al volo quando gli avversari vogliono creare mismatch per trovare canestri facili e cambiano in automatico a seconda di chi dovrà portare il blocco al portatore di palla.

Oltre a ciò, è doveroso segnalare come sia Strus che Herro abbiano cambiato marcia in difesa rispetto alla regular season, impegnandosi maggiormente sia in uno contro uno che lontano dalla palla, contribuendo così a rendere la difesa degli Heat ancor più impenetrabile.

Miami potrebbe avere qualche problema in più nel marcare Tobias Harris, ovvero un giocatore in grado di segnare con continuità se difeso da giocatori fisicamente inferiori a lui, avendo la possibilità sia di tirare sopra la loro testa, che di portarli vicino al ferro spalle a canestro. Sarà interessante capire se in queste situazioni gli Heat opteranno per un raddoppio sistematico lasciando spazio ai tiratori o se lasceranno più libertà ad Harris per non concedere 3 punti facili ai suoi compagni.

Questo, amplificato di n-volte, sarà il problema principale quando tornerà in campo uno dei giocatori fisicamente più dominanti della NBA, ovvero Joel Embiid. Il Camerunense verrà sicuramente sfidato al tiro (19% da 3 contro Toronto su 3.5 tentativi), ma quando si avvicinerà a canestro molto probabilmente verrà quasi costantemente raddoppiato, come si è visto nella sfida del 5 marzo a Miami (vinta dagli Heat 99 a 82) in cui Joel ha chiuso con 22 punti tirando 4/15 dal campo.

Bam Adebayo avrà il compito non facile di arginare Embiid in uno contro uno e, se da un lato la rapidità dell’ex Kentucky sarà utile a impedire al centro dei 76ers di attaccare frontalmente, dall’altra il divario fisico tra i due (206 cm per 116 kg contro 213 cm e 127 kg) renderà la vita molto difficile ad Adebayo quando Embiid deciderà di giocare spalle a canestro.

Come per Harden, anche per Embiid Philadelphia cercherà di forzare cambi difensivi in modo da isolare Joel contro i peggiori difensori di Miami, motivo per cui gli Heat, che solitamente cambiano su tutto, potrebbero iniziare le partite con Jimmy Butler e P.J. Tucker in marcatura sui principali portatori di palla avversari (Harden e Maxey), così da escludere le guardie dal marcare Embiid nelle situazioni di pick and roll e limitare il loro compito al portare i raddoppi su quest’ultimo.

Per limitare lo strapotere fisico di Embiid, gli Heat potrebbero decidere di giocare qualche minuto di zona 2-3, così da ridurre i post up del #21 di Phila per costringerlo a giocare frontalmente all’altezza del tiro libero con tre difensori pronti a formare un muro e chiudere su di lui.

Se così fosse, si ritornerebbe al punto di partenza: Miami potrebbe concedere qualche tripla aperta in più ai 76ers, che dovranno dimostrarsi in grado di mandarle a bersaglio (sempre nella partita del 5 marzo la squadra di Rivers tirò 7/41 da 3).

Come Philadelphia deve attaccare la difesa di Miami

Attaccare la difesa di Miami non dovrebbe essere troppo differente dall’attaccare quella di Toronto. Il problema per Philadelphia è che se contro Toronto le prime crepe hanno iniziato a uscire in gara 3, con un Embiid che ha avuto problemi al pollice, contro gli Heat arriveranno dal minuto 0. In primo luogo perché Embiid non ci sarà per almeno 2 gare, in secondo luogo perché anche dovesse tornare, sarà sicuramente meno in forma rispetto all’inizio della postseason. Questa caratteristica è in comune con Harden, un altro giocatore che più proseguono le serie, più tende a calare.

La chiave per Philadelphia, manco a dirlo, sono i paint touches: se James Harden o Maxey riescono a mettere due piedi nel pitturato, la difesa avversaria collassa. Questo è inevitabile e lo abbiamo visto contro Toronto: ogni qual volta Harden riusciva a superare la prima linea difensiva dei Raptors, un uomo sul perimetro rimaneva libero: Harris, Green e Maxey sono pericolosissimi in quella situazione.

La strategia migliore è quindi lasciare ad Harden il floater: James è al 37% tra i 3 e i 10 piedi in stagione, percentuale che non preoccupa nessuno. Contro Toronto è addirittura calato al 20%, quindi è perfettamente sostenibile concedere quel tiro. Il discorso è molto diverso al ferro e da tre, dove Harden è calato ma è ancora molto pericoloso. Se Harden riesce a entrare con due piedi in area e non è costretto a forzare il floater, Philadelphia può restare in partita.

Il giocatore chiave è però Tyrese Maxey. Per larghi tratti Maxey è stato il secondo miglior giocatore di Philadelphia al primo turno, dimostrando un’ottima rapidità e un’accelerazione difficile da contenere. Per Toronto il problema è stato principalmente in transizione: ogni volta che un rimbalzo lungo arrivava a Maxey, in automatico si subivano due o tre punti. Maxey è stato efficace anche a metà campo, ma non tanto in 1 contro 1, dove la taglia dei difensori dei Raptors e il ritorno di Scottie Barnes gli hanno reso le cose difficili, quanto off ball.

Ecco, con Miami io credo che avverrà il contrario. Maxey non potrà sfruttare bene gli spazi offerti da Embiid, perché il camerunense non ci sarà per le prime due gare. Dovrà quindi costruirsi da sé il proprio tiro, e un buon esempio è proprio la gara contro Miami in regular season, in cui Joel era assente. Maxey ha torturato Herro in ogni modo possibile, e la sua velocità e accelerazione saranno difficili da arginare per Miami.

In verità però Maxey – a differenza di Harden – dovrà sfruttare il floater e il tiro dalla media, per due motivi: Harden non è più abituato a tirare in catch and shoot, e la visione di gioco di Tyrese non è eccezionale.

In ogni caso, finché non rientrerà Embiid, attaccare Miami sarà un compito arduo.

L’obiettivo dovrà essere quello di provare a pareggiare l’intensità di Miami, sfruttando il non esattamente brillante attacco Heat per generare un elevato numero di transizioni, da capitalizzare grazie ai talenti da passatore di Harden e le qualità di giocatori come Maxey, Harris e Reed (che avrà comprensibilmente molti più minuti), capaci di giocare al meglio in queste situazioni.

Col ritorno di Joel, Philadelphia dovrà essere brava a evitare le palle perse che hanno complicato molto le partite contro i Raptors. In particolare, la squadra dovrà capire in quali momenti servire Embiid in profondità, dove può sfruttare al meglio i suoi talenti per segnare (e subire fallo), ma dove la sua visibilità del campo – e con essa la capacità di leggere e battere i raddoppi è ridotta – e quando invece servirlo sul perimetro, zona in cui segnare è più difficile anche per un virtuoso del midrange come lui, ma dove ha anche una visuale completa dei compagni e degli avversari.

In entrambi i momenti, è vitale che Embiid gestisca al meglio i ritmi della partita e i raddoppi: se in alcuni momenti puntare sul proprio talento e provare a battere da solo due o tre avversari può lasciare un segno importante sulla partita, in altri mantenere la calma e battere le rotazioni difensive con uno scarico ben piazzato al compagno libero potrebbe garantire punti molto più facili e mette in ritmo i compagni.

Matchup e rotazioni

Il vantaggio più evidente che gli Heat hanno nei confronti dei propri sfidanti è la profondità del roster, che, oltre a contare 10/11 giocatori da rotazione playoff (a seconda degli avversari), risulta essere estremamente versatile e composto da giocatori complementari tra loro e perfettamente a proprio agio nel sistema messo a punto da Coach Spoelstra.

A seconda dell’andamento della partita, infatti, gli Heat hanno la possibilità di cambiare assetto in corsa, schierando lineup prettamente difensive o altre prevalentemente offensive con tre tiratori in campo, passando per quelle small con Tucker da centro, Butler da secondo “lungo” e tre guardie. Al contrario, i 76ers sono piuttosto corti (3 dei 5 titolari hanno giocato 40+ minuti di media contro Toronto, con Embiid fermo a “soli” 39 di media) e senza una gerarchia ben definita, aspetti che potrebbero risultare decisivi qualora la serie si dovesse protrarre per diverse gare.

Con Adebayo impegnato full time contro Embiid, e con Butler che dovrà confermarsi ai livelli messi in mostra contro Atlanta (30.5 punti di media con il 54% dal campo), ma che dovrà fare i conti con Harden in difesa assieme a Lowry e Tucker, l’uomo chiave per Miami potrebbe essere Tyler Herro, autore di una serie non esaltante contro gli Hawks. Il 6MOY dovrà vincere il duello con Maxey e, soprattutto, punire senza pietà i 76ers nei pochi minuti in cui i titolari riposeranno in panchina.

Contro una difesa pessima come quella di Atlanta, le prestazioni sottotono di Herro (12.8 punti di media tirando con il 39% dal campo e il 18% da 3) sono passate sottotraccia e non hanno causato particolari problemi agli Heat, ma contro una difesa più organizzata come quella dei 76ers le sue abilità da shot creator saranno essenziali per un attacco, quello di Miami, non ancora totalmente affidabile sui 48 minuti.

Per quanto riguarda Philadelphia, la notizia terribile per i fan dei Sixers è che Embiid è fuori a tempo indeterminato. In seguito a un contatto di gioco con Pascal Siakam a gara 6 ormai in cassaforte per i Sixers, Joel ha riportato una frattura all’orbitale, e sicuramente salterà le prime due gare. Non è impossibile che ne salti anche altre, il rientro se avverrà sembra probabile per gara 4 o gara 5.

Questo è un problema enorme per Philadelphia, che dovrà schierare sotto il ferro uno tra Jordan e Paul Reed, evidenti downgrade rispetto al candidato MVP. Togliere il miglior giocatore a qualunque squadra ammazzerebbe le probabilità di passare il turno, ma se il miglior giocatore lo sostituisci con DeAndre Jordan, piove sul bagnato. James Harden dovrà fare un grosso salto di qualità offensivo, e la chiave per Miami sarà costringerlo al floater, dove è stato molto meno efficace quest’anno dello scorso anno.

Occhio a Tobias Harris e Danny Green: sugli scarichi di Harden si sono fatti trovare spesso e volentieri pronti contro i Raptors, e soprattutto il primo ha dimostrato una buona propensione difensiva e un ottimo atteggiamento in campo. Il grosso problema di Philadelphia è che la panchina è cortissima. Sebbene Thybulle sia un ottimo difensore in aiuto, non è il migliore della lega sulla palla e in attacco la sua totale incapacità di crearsi qualsivoglia opportunità, che sia al ferro o dall’arco, costituisce un sesto uomo per la difesa avversaria.

Quanto alle spaziature garantite da Niang, purtroppo sono un’arma a doppio taglio che si paga in difesa. Siakam e Anunoby, ma anche lo stesso Thaddeus Young, hanno sfruttato le carenze difensive di Niang per trovare opportunità comode. Non nutro infine molta fiducia in Shake Milton, microonde dalla panchina che però è spesso inefficiente e non ha rispettato le aspettative che si erano create negli scorsi anni.

Infine, consiglio per i più hardcore, Charles Bassey, centro rookie dei Sixers che ha dominato la G League, ha recuperato dal suo infortunio alla spalla e si sta allenando a pieno ritmo con la squadra. Ha giocato solo 7 minuti in stagione, ma ha talento e, viste le alternative (un caloroso saluto a DeAndre Jordan e Paul Millsap), potrebbe strappare dei minuti (da culto immediato).

Pronostici

Davide: anche nel caso in cui gli Heat fossero costretti a rinunciare a Kyle Lowry almeno per le prime partite della serie, la sicura assenza di Joel Embiid (quantomeno per le prime due gare) peserà sensibilmente di più nell’economia dei 76ers. Motivo per cui, vista la compattezza mostrata dalla truppa di Spoelstra nella serie contro gli Hawks, mi aspetto che Miami voli a Philadelphia per gara 3 e 4 in vantaggio 2 a 0. Con un ipotetico rientro del centro camerunense per la prima partita casalinga dei suoi la situazione si complicherebbe per gli Heat; tuttavia, Embiid difficilmente tornerà al 100% e, considerando anche che James Harden tende a calare fisicamente con il progredire delle serie, il mio pronostico finale è 4-2 Miami.

Francesco: non nutro molta fiducia nel rientro in palla di Embiid, che ha comunque un pollice malandato che lo limita lontano dall’area. A meno di un ulteriore salto di qualità di Maxey non vedo come Philadelphia possa strappare a Miami una partita senza Embiid, considerata la presenza di Paul Reed e DeAndre Jordan. C’è poi un divario immenso anche in panchina e nonostante l’assenza di Lowry Miami mi sembra troppo solida per non vincere e convincere. 4 a 1 Miami.

Cesare: Essendo in tre a esporci, stavolta posso abbandonarmi maggiormente ai sentimenti. Per la prima volta dopo un po’, Philadelphia, anche al completo, è l’underdog della serie. Se riuscissero a strapparne una a Miami, senza Embiid, per tornare in città sull’1-1, magari proprio col rientro dell’MVP di casa, sarebbe una storia troppo bella per non crederci.
Se così non fosse, allora santo dio, con tutte le volte che Rivers si è fatto recuperare un 3-1, ma ce ne potrà essere almeno una in cui è lui a rimontare?! In ogni caso, contro qualunque pensiero ragionevole, 4-3 Sixers e Trust the Process.

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Davide Possagno
Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.
Cesare Russo
Tifa 76ers perché a 14 anni ha visto Tony Wroten segnare una tripla doppia nella notte. Orfano di Sam Hinkie, nei suoi sogni più belli è sempre apparso almeno uno tra TJ McConnell e Covington
Francesco Contran
Praticante e grande appassionato di atletica, si è avvicinato al basket per caso, stregato da Kevin Durant e dai Thunder. Non avendo mai giocato è la dimostrazione vivente che per far finta di capire qualcosa non serve aver praticato questo sport.
Lorenzo Pasquali
Ha deciso di esplorare nuove vette del masochismo iniziando a tifare Clippers e Fortitudo. Le notti sogna un universo parallelo in cui CP3 e Griffin vincono il primo Larry OB della franchigia.