Ja Morant, I’m on my Grizzly

Ja Morant
Copertina di Nicolò Bedaglia

I Memphis Grizzlies sono riusciti ad arrivare ai playoff dopo 4 anni dall’ultima partecipazione: i ragazzi di coach Jenkins si sono arresi, come prevedibile, in 5 partite al cospetto di una squadra molto più forte come gli Utah Jazz. Per un team così giovane era comunque importante fare esperienza e misurarsi nel palcoscenico più competitivo più possibile, per capire quali sono i punti di forza di ogni singolo giocatore, quali sono gli aspetti del gioco che devono essere migliorati e attorno a chi costruire un roster che possa essere competitivo negli anni: questo concetto è stato ribadito nelle interviste di fine stagione da Zack Kleiman, General Manager dei Grizzlies, fresco di rinnovo dopo un biennio molto positivo.

Ja Morant, investito fin dal primo momento in cui è arrivato a Memphis del ruolo di uomo franchigia, era chiaramente l’osservato speciale della postseason dei Grizzlies, soprattutto dopo una stagione che non ha pienamente soddisfatto le aspettative: in molti si aspettavano un definitivo salto di qualità, dopo una prima annata molto positiva; invece il prodotto di Murray State è cresciuto in alcuni aspetti del gioco mentre è regredito in altri.

Le prime due stagioni di Ja Morant a confronto

I numeri di Ja Morant testimoniano un peggioramento globale nello scoring, dalla percentuale di canestri da due punti realizzati a quelli da tre, passando per i tiri liberi: il playmaker dei Grizzlies è andato meglio al ferro, guadagnandosi anche più viaggi in lunetta, ma ha segnato i floater con un’efficacia minore. In generale la squadra offriva performance soddisfacenti e il contesto attorno a Ja stava migliorando (basti pensare alla stagione dei vari Valanciunas, Kyle Anderson, Dillon Brooks e De’Anthony Melton) ma c’era la sensazione che Morant stesse vivendo un’annata di transizione, non riuscendo a trovare ritmo dopo l’infortuno rimediato nella terza partita di regular season contro i Brooklyn Nets.

La rinascita di Morant

Qualche segnale di ripresa era arrivato verso la fine di stagione ma Ja Morant si è rimesso la squadra sulle spalle quando i Grizzlies ne avevano più bisogno, ovvero nelle partite da dentro o fuori contro San Antonio e Golden State.

Con la partita in bilico Morant attacca Murray: una volta superato il suo diretto avversario guarda verso Valanciunas e sembra intenzionato a servire il lituano; in realtà quello è solo un modo per prendere il tempo a Poeltl e appoggiare al tabellone il lay up del +6.

Morant chiuderà la partita contro gli Spurs con 20 punti e 6 assist, giocando anche una buona gara nella sua metà campo, ma come diceva una vecchia canzone di Frank Sinatra ”The best is yet to come” : i Grizzlies vanno in California a giocarsi la partita della stagione contro i Golden State Warriors, non hanno i favori del pronostico, e hanno perso proprio contro Curry e compagni nell’ultima apparizione di Regular Season, che difatti aveva assegnato l’ottavo posto agli uomini di Kerr e il nono a quelli di Jenkins.

Serve una grande partita e in particolare serve una grande performance di Morant, che puntualmente arriva: Ja punisce la scelta di Kerr di battezzarlo segnando 5 triple (massimo in carriera) e con 15 punti tra quarto quarto e overtime conduce la sua squadra alla vittoria, ritrovando, nel momento decisivo, il floater, l’arma che aveva fatto la sua fortuna nell’anno da rookie.

Cosa ci ha detto la serie contro i Jazz: i punti di forza e gli aspetti da migliorare

I Grizzlies sono arrivati dunque alla serie contro i Jazz, che banalmente rappresentavano il peggior match up possibile: Gobert è il difensore perfetto contro una squadra che va tanto al ferro e tira male da tre. Il risultato è stato netto, anche se le singole partite, tolta gara 5, sono state abbastanza equilibrate. Morant ha giocato un’ottima serie nel complesso, chiudendo con 30 punti, 8 assist e il 57% di TS%, realizzando in gara 2 il personale career high da 47 punti, contro una difesa che, sebbene non abbia uno specialista sulla palla, ha sostanzialmente eretto un muro per togliere il ferro a Ja, soprattutto quando la serie si è spostata a Memphis.

Il muro eretto dalla difesa dei Jazz contro Morant

Nonostante ciò Morant è stato quasi sempre in grado di trovare gli spot giusti per prendersi i suoi tiri.

Questa serie certifica la bontà di Ja come decision maker: nella prima azione ha la strada al ferro sbarrata ma con pazienza riesce a trovare il tiratore nell’angolo, generando un buon tiro per l’attacco; nella seconda, dopo non essere riuscito ad attaccare Favors in isolamento, porta il lungo dei Jazz in angolo, privando Utah del rim protector a centro area e permettendo ad Allen di segnare facilmente al ferro.

Al tempo stesso le 5 partite contro i Jazz hanno messo in luce anche i difetti della point guard dei Grizzlies, e questi non sono di poco conto: la difesa sul pick and roll e il tiro da tre punti.

Morant deve quantomeno diventare un difensore neutro e per farlo deve migliorare la difesa sul pick and roll. Non si contano le volte in cui gli handler dei Jazz hanno cercato di coinvolgere Morant nei giochi a due durante tutta la serie, trovando un vantaggio e capitalizzandolo trovando un uomo libero sul perimetro oppure, come evidenziato dal tweet, tirando dal palleggio quando Memphis ha scelto di difendere drop.

Quello che invece determinerà il livello che Morant (e i Grizzlies di conseguenza) potrà raggiungere in attacco nei prossimi sarà il suo tiro da tre: nella serie con Utah Ja ha tirato con il 32% da tre punti. Percentuale che già di per sè non è eccelsa e che probabilmente non è nemmeno veritiera: Morant è entrato in gara 5 con appena 5 triple segnate su 22 tentativi (meno del 25%) aggiustando le percentuali nell’ultimo episodio della serie, in una partita che non è mai stata in discussione.

L’aspetto che lascia ben sperare da questo punto di vista è che quello di Morant non sembra un problema di tocco ma di meccanica: dunque ci si può lavorare e Ja è consapevole di dover migliorare: l’offseason, titolo tra l’altro del nuovo album di J Cole, che ha citato proprio Morant in una delle canzoni del disco, potrebbe essere un turning point: “Ja Morant, I’m on my Grizzly.”

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Francesco La Mura
Qui su True Shooting perchè nessuno vuole perdere tempo dietro ai Memphis Grizzlies. Vivo nella speranza che Jaren Jackson Jr. possa diventare il miglior lungo della lega, quindi non fidatevi di me.