Gli Orlando Magic sono un cantiere aperto

Orlando Magic giovani
Copertina di Marco D'Amato

Durante la trade deadline del 25 marzo 2021 gli Orlando Magic prendono la saggia decisione di smantellare quasi completamente la squadra che aveva conquistato un posto ai playoffs nelle ultime due stagioni. Dopo oltre sei anni assieme, le strade di Nikola Vučević, Evan Fournier e Aaron Gordon si separano, con la franchigia della Florida determinata a chiudere un capitolo relativamente felice dell’era post-Dwight Howard a favore di una ricostruzione quasi totale.

La massacrante stagione 2020/2021

Nonostante la pesante assenza di Jonathan Isaac, impegnato tutto l’anno a recuperare da un infortunio al crociato subito nella bolla di Orlando, l’obiettivo dei Magic era quello di conquistare per il terzo anno consecutivo un piazzamento nella post season, forti di un’ottima chimica di squadra e di un Markelle Fultz finalmente sano e impattante nelle due metà campo. È proprio l’infortunio di quest’ultimo dopo appena 8 partite a frenare la “cavalcata” di Orlando: la stagione dell’ex-76ers finisce il 6 gennaio 2021, dopo la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Da quel momento inizia un calvario senza fine per la squadra di Coach Clifford, che, a turno, vede infortunarsi in modo significativo tutti i membri della rotazione a esclusione di Vučević e Bacon.

Con la trade deadline alle porte il record è pessimo (15-29) e tanto basta per convincere la dirigenza a smembrare la squadra, ottenendo in cambio scelte future, giovani prospetti e soprattutto tanti minuti da assegnare alle nuove leve. Salgono quindi in cattedra i vari Cole Anthony, Chuma Okeke, Wendell Carter Jr. e R.J. Hampton, mentre Coach Clifford dona un nuovo assetto alla squadra, focalizzando il gioco sulla transizione e sull’attacco al ferro.

Inoltre, con l’arrivo via draft di Jalen Suggs e Franz Wagner ora i Magic hanno diversi giovani molto intriganti, che, se sviluppati correttamente (aspetto da non sottovalutare quando si parla di Orlando, visti i precedenti), potrebbero essere complementari tra loro e comporre una squadra completa, molto versatile e competitiva tra qualche anno. Vediamo nei dettagli di chi stiamo parlando.

I giovani veterani

Markelle Fultz

Nonostante le sole 8 partite disputate nella scorsa stagione, Markelle Fultz ha mostrato significativi miglioramenti da quella che di fatto è stata la sua stagione da rookie (le 33 partite giocate con i 76ers in 2 anni non fanno testo), malgrado le cifre non esaltanti (12.9 punti con il 39% dal campo, il 25% da 3 e il 90% ai liberi, 5.4 assist e 3.1 rimbalzi).

In particolare, il prodotto della University of Washington è tornato ad avere costante fiducia nei propri mezzi, dimostrando di non aver paura di creare per sé stesso attaccando il ferro o tirando dal palleggio dal midrange, unendo a tutto questo una difesa on e off the ball già di ottimo livello. L’infortunio al crociato è una tegola pesantissima per Fultz sia a livello fisico che, soprattutto, psicologico, visto il calvario che ha dovuto affrontare nei primi due anni tra i pro. Vedremo se saprà lasciarsi alle spalle anche questa brutta esperienza e tornare più forte di prima.

Jonathan Isaac

Prima dell’ultimo infortunio al ginocchio dell’agosto 2020, Jonathan Isaac stava attraversando un processo di crescita notevole in entrambe le metà campo: in attacco stava imparando a fidarsi del proprio tiro, a muoversi senza palla e anche a mettersi in proprio attaccando dal palleggio, mentre in difesa nel 2019/2020 stava disputando una stagione clamorosa (3.9 stocks a partita) ed era in lizza per il DPOY.

La naturale progressione che si sarebbe dovuta vedere l’anno scorso è rimandata alla stagione 2021/2022; non resta che aspettare per capire quali siano le condizioni di un giocatore che ad oggi ha giocato solamente 136 partite in regular season su 309 (44%), ma che dovrebbe essere pronto per il prossimo training camp.

Mo Bamba

Diversa è la situazione di Mo Bamba, sia per quanto riguarda il suo ruolo all’interno della squadra, sia relativamente alla situazione contrattuale: Fultz e Isaac sono freschi di rinnovo (50 milioni in 3 anni per Fultz e 70 milioni in 4 anni per Isaac), mentre il centro è nell’ultimo anno del rookie contract e la prossima potrebbe essere la sua ultima stagione in Florida.

La scelta numero 5 del draft 2018, infatti, oltre a sporadici flash impressionanti mostrati di rado nelle prime 3 stagioni, non è mai riuscito a trovare una continuità di rendimento, soprattutto a causa dei numerosi infortuni. Solamente nella seconda parte della scorsa annata è riuscito a ricavarsi uno spazio da backup 5, complice la partenza di Vučević e di Birch; in queste 24 partite ha viaggiato a 11.1 punti di media (47/34/71), 7.5 rimbalzi e 1.6 stoppate, cifre che avrebbero potuto indicare un positivo cambio di rotta. Tuttavia, l’eye test spegne questa speranza: al di là del contesto non esattamente competitivo dei Magic post-trade deadline, il body language di Bamba è stato quello di un giocatore svogliato, demotivato e poco incline a dare una svolta alla propria carriera, nonostante la combinazione di un fisico incredibile con uno skillset unico potrebbe renderlo un giocatore utile anche in contesti competitivi.

La firma di Robin Lopez, un veterano molto rispettato in tutta la lega nonché uno dei migliori uomini spogliatoio in circolazione, potrebbe essere un ultimo tentativo per far sbocciare il talento di Bamba: se nemmeno sotto la sapiente guida del gemello di Brook il giovane centro saprà trovare la sua dimensione, potremmo essere giunti alla fine del “Progetto Bamba”, quantomeno in maglia Magic.

Il nuovo che avanza

Chuma Okeke (7.8 PTS, 4.0 TRB, 2.2 AST, 1.1 STL, 42/35/75)

Personalmente ritengo che l’impressionante stagione di Chuma Okeke sia stata la nota più lieta dell’annata 2020/2021 degli Orlando Magic. Il prodotto di Auburn è un’ala di 198 cm per 104 kg con una wingspan di circa 213 cm dotata di uno skillset completo sia in attacco, dove risulta efficace sia con la palla che senza di essa, che nella propria metà campo, riuscendo a marcare dall’1 al 4. I Magic scelsero Okeke con la 16 chiamata al Draft 2019, ma il giocatore passò tutta la stagione successiva a recuperare da un serio infortunio al ginocchio, e venne ufficialmente firmato l’anno successivo.

La crescita di Chuma è stata graduale e ha coinciso con l’aumento di minutaggio e responsabilità, soprattutto offensive. Dopo un necessario primo periodo di ambientamento, in cui ha comunque fatto intravedere flash molto interessanti, il nativo di Atlanta ha cambiato decisamente marcia dopo la trade deadline, prendendo il posto di Aaron Gordon in quintetto.

A causa dell’assenza a roster di portatori di palla affidabili tra i piccoli, in attacco sono emerse le sue doti da passatore, soprattutto nei pick and roll, in cui sembra aver sviluppato rapidamente un’ottima chimica con Wendell Carter Jr., nonostante le poche partite disputate assieme.

Okeke ha anche dimostrato di sapersi creare un tiro dal palleggio e di arrivare al ferro grazie un ball handling già di buon livello che, combinato a un fisico piuttosto massiccio e a una rapidità di piedi molto buona, gli ha consentito di concludere nel pitturato (spesso intasato) anche subendo contatti (60% di realizzazione nella restricted area). Il tutto, come si può vedere nella clip sottostante, senza sacrificare il suo impegno in difesa.

Nella propria metà campo, infatti, è stato un vero e proprio coltellino svizzero: ha dimostrato di poter tranquillamente cambiare 1-4 e, nonostante rientrasse da un infortunio che avrebbe potuto limitarne la rapidità laterale, è risultato più efficace sui piccoli che sulle ali; una stazza già importante, unita a un’impressionante rapidità laterale e a innati istinti difensivi gli ha consentito di limitare giocatori sulla carta più rapidi di lui e di essere determinante sulle linee di passaggio e negli aiuti lontano dalla palla.

Per diventare il prototipo del giocatore perfetto da utilizzare in una difesa basata sui cambi dovrà sicuramente aggiungere qualche kg di muscoli perché quest’anno ha faticato a contenere giocatori più grossi di lui; fortunatamente il suo frame dovrebbe consentirgli di aumentare la propria massa muscolare senza troppi problemi. In attacco, invece, sarà chiamato a essere più costante nel tiro (anche se il 41% da 3 in spot up di quest’anno, in una squadra senza spacing, è un dato positivo) e più ordinato in attacco, poiché talvolta il suo eccesso di agonismo e foga gli ha fatto commettere errori banali.

Scongiurando altri infortuni seri, non vedo come i Magic non debbano considerare Okeke come un pezzo fondamentale dell’attuale ricostruzione: con uno skillset così vario in entrambe le metà campo, Chuma è potenzialmente complementare a qualsiasi archetipo di giocatore e adatto a molteplici stili di gioco e strategie difensive.

Cole Anthony (12.9 PTS, 4.7 TRB, 4.1 AST, 40/34/83)

Come era capitato nel suo unico anno a North Carolina, purtroppo anche durante la sua prima stagione tra i pro, Cole Anthony non ha trovato un contesto congeniale alle sue caratteristiche: l’infortunio di Fultz l’ha immediatamente catapultato in quintetto base dove, complice la prolungata assenza di Fournier, ha dovuto svolgere il ruolo di playmaker assieme a Gordon. Inoltre, l’assenza di spacing e l’ingombrante presenza di Vučević in area (per quanto Coach Clifford abbia cercato di utilizzarlo maggiormente da stretch 5) ha messo in ombra le sue abilità di penetratore.

Anthony ha faticato non poco in attacco nelle prime settimane: una pessima percentuale da 3 del 27% delle prima 15 partite, infatti, ha portato le difese a non rispettarlo come tiratore e a passare sotto a qualsiasi blocco, chiudendo ogni linea di penetrazione e costringendo Cole a tiri forzati e palle perse.

Tuttavia, il nativo di Portland ha saputo rendersi utile in altri modi grazie al suo spiccato atletismo: è stato molto attivo a rimbalzo offensivo, garantendo numerosi extra possessi ai suoi, e nella difesa sulla palla. La sua abilità nel passare sopra ai blocchi e un sapiente uso delle braccia l’hanno reso un cliente molto scomodo per le guardie avversarie.

Anthony è abile nel cogliere di sorpresa il proprio difensore e volare sopra la testa di tutti per finire anche al volo

In queste clip si nota come la rapidità di piedi di Cole gli consenta di stare davanti agli attaccanti e contestarne efficacemente i tiri

Dopo una pausa forzata di ben 25 partite a causa di un infortunio alla spalla, Anthony è finalmente riuscito a bloccarsi anche in attacco; le cifre delle ultime 22 partite recitano 15 punti (42/35/83), 5 rimbalzi e 4.5 assist di media in poco più di 27 minuti. Una ritrovata fiducia nel suo tiro da 3 e la partenza di Gordon e Vučević ha finalmente liberato l’area, consentendo a Cole di finire al ferro a piacimento mettendo in mostra un notevole controllo del corpo e una buona capacità di assorbire i contatti.

Un finale di stagione in netta crescita fa ben sperare in vista dell’anno prossimo, anche se bisognerà capire se e come sarà in grado di convivere con Suggs, Hampton e, una volta rientrato, Fultz. L’aspetto positivo è che potremmo finalmente vederlo agire più lontano dalla palla e con meno compiti da playmaker, con la speranza che possa diventare un tiratore sopra la media in spot up e un ottimo tagliante.

Wendell Carter Jr. (11.7 PTS, 8.8 TRB, 1.6 AST, 49/24/72)

Dopo due stagioni e mezzo a Chicago, i Bulls decidono di spedire Wandell Carter Jr. a Orlando (assieme a Otto Porter Jr. e due scelte al primo giro) per acquisire un All-Star in Nikola Vučević. Le annate dell’ex-Duke nella Windy City sono state molto ondivaghe: il giocatore, infatti, non è mai riuscito a trovare una costanza di rendimento sia per motivi legati agli infortuni (solo 87 partite giocate su 155 nei primi due anni) che per questioni mentali, in quanto il suo atteggiamento troppo spesso ha lasciato a desiderare, dando l’impressione di essere talvolta troppo demotivato e rinunciatario.

Tuttavia, nelle 22 partite giocate con i Magic, Carter Jr., forse motivato dalla trade in cui è stato coinvolto, è sembrato volenteroso di migliorare e contribuire in maniera costante ai successi della sua nuova squadra. Questo cambio di atteggiamento si è visto in entrambe le metà campo: i miglioramenti dei Magic in termini di difesa del pitturato e rim protection sono stati evidenti ma, essendo Vučević il predecessore del centro ex-Bulls, sarebbe stato difficile fare peggio.

La caratteristica di Wendell che più è emersa, invece, è stata la sua discreta rapidità di piedi, impressionante per un lungo di 208 cm per ben 122 kg; Coach Clifford ha finalmente potuto alternare altri tipi di difese alla drop classica, come cambi sui pick and roll e aiuti e recuperi, situazioni in cui WCJ è risultato efficace.

In questa clip si può vedere la versatilità di Carter Jr.: prima contiene Leonard dopo un pick and roll accompagnandolo verso la linea di fondo e successivamente torna sul suo uomo (Zubac) per poi stoppare il layup di Mann.

Benché sia leggermente sottodimensionato, il suo fisico imponente gli ha consentito di battagliare ad armi pari sotto canestro contro lunghi più grossi di lui, riuscendo ad assorbire bene i contatti e a contestare i tiri verticalmente.

Anche in fase offensiva la differenza tra Carter Jr. e Vučević è stata evidente: il montenegrino era la prima opzione della squadra e gran parte della sua produzione proveniva da tiri dopo pick and pop e giocate in post basso. Con l’arrivo di Wendell, sono state le guardie e gli esterni a prendere più responsabilità offensive, con il nativo di Atlanta utilizzato prevalentemente da bloccante in situazioni di DHO o pick and roll. Tuttavia, l’ex-Duke ha anche potuto prendere qualche iniziativa personale, attaccando in modo sorprendentemente deciso ed efficace fronte a canestro anche contro ottimi difensori.

Lo skillset di Carter Jr. è estremamente interessante per una squadra che potrebbe fare della versatilità difensiva (e forse offensiva) il suo punto di forza, consentendo al neo-Coach Mosley di schierare in campo lineup composte da giocatori lunghi e capaci di cambiare su 3/4 ruoli. Anche in attacco il fit potrebbe essere buono, in quanto WCJ non necessita del pallone in mano, ma la sua scarsa propensione al tiro da 3 potrebbe limitarne l’utilizzo.

Il punto di domanda maggiore riguarda la sua salute: se dovesse rimanere lontano dagli infortuni i Magic potrebbero ritenerlo fondamentale per questa ricostruzione e decidere di estendere il suo contratto. Fortunatamente Orlando avrà un intero anno per capire come muoversi con l’ex-Bulls.

R.J. Hampton (11.2 PTS, 5.0 TRB, 2.8 AST, 44/32/66)

I Magic ottengono Hampton dai Nuggets (assieme a Gary Harris e un paio di scelte) in cambio di Aaron Gordon durante la trade deadline; a Orlando ha così inizio la vera stagione da rookie di R.J. Hampton, che nelle 26 partite disputate con i Magic vedrà il suo minutaggio crescere costantemente fino a toccare quasi 30 minuti di media nelle ultime 10 uscite, dopo le numerose uscite passate in panchina a Denver.

Nelle prime partite, l’ex-New Zeland Breaker è apparso spaesato e piuttosto disordinato in attacco, in particolare quando è stato chiamato a crearsi un tiro dal palleggio. Un ball handling ancora poco sviluppato, infatti, raramente gli ha consentito di battere il proprio uomo in 1 vs 1, impedendogli così di sfruttare il suo debordante atletismo per finire al ferro.

L’aspetto in cui è risultato fin da subito determinante, non a caso, è l’attacco in transizione, situazione in cui spesso e volentieri ha punito le difese avversarie mettendo in mostra tutta la sua velocità e rapidità. Molteplici sono state le azioni in cui, dopo aver catturato il rimbalzo difensivo, ha percorso a tutta velocità il campo battendo tutti gli avversari e arrivando con una facilità disarmante al ferro.

Dopo un iniziale periodo di adattamento, Hampton ha mostrato miglioramenti anche palla in mano, dando l’impressione di essere molto più disciplinato e sotto controllo sia nel creare per sé stesso sia nel servire i propri compagni.

A mio modo di vedere, Hampton è la guardia a roster che necessita di più lavoro e attenzione da parte del coaching staff per diventare un giocatore utile: il fisico è dalla sua parte e il ragazzo è sembrato volenteroso di diventare la miglior versione di sé stesso, ma gli aspetti che dovrà migliorare richiedono un grosso lavoro da parte sua. Come per Cole Anthony, non è da escludere il fatto che, limitandone i compiti affiancandogli un giocatore in grado di portare palla, possa momentaneamente nascondere le sue lacune e concentrarsi su ciò che sa fare meglio.

Jalen Suggs e Franz Wagner

Concludiamo questa lista di giovani prospetti con gli ultimi due arrivati, provenienti entrambi dal Draft 2021 e scelti, rispettivamente, con la pick 5 e 8. Stiamo parlando di Jalen Suggs e Franz Wagner, due talenti decisamente diversi l’uno dall’altro, ma che potrebbero ricoprire ruoli chiave negli Orlando Magic del futuro.

Suggs, dato dalla maggior parte degli esperti nella top 4 del draft, è sceso inaspettatamente alla cinque con i Raptors che con la pick #4 gli hanno preferito Scottie Barnes. La scelta dei Magic è stata obbligata, vista la disperata necessita di trovare qualcuno in grado di creare in modo affidabile e costante, specialmente in situazioni di pick and roll.

In questo video viene analizzato lo skillset attuale e potenziale di Jalen Suggs e il ruolo che potrebbe ricoprire in questi Magic

Come detto nel video qui sopra, Suggs sembra essere un leader nato, un cosiddetto “culture setter“, ovvero un giocatore in grado di dare quasi da solo una forte identità alla squadra, e questa sua caratteristica potrebbe spiccare in un roster che ha ancora diversi punti di domanda. Nella scorsa Summer League il prodotto di Gonzaga ha messo in mostra tutto il suo talento (oltre 15 punti di media con 6 rimbalzi e 2 assist), ma soprattutto si è presentato con una meccanica di tiro rivista: un set point più alto e il braccio piegato correttamente sui 90° gli consentiranno di essere più efficiente nei jumper e di diventare un tiratore decisamente rispettabile, così da costringere il proprio difensore a non passare sotto ai blocchi.

Franz Wagner, invece, è un giocatore meno pronto di Suggs e che, almeno inizialmente, potrebbe fare più fatica a trovare spazio in rotazione. Il prodotto della University of Michigan è un ala molto lunga (si parla addirittura di un 6 piedi e 11, ovvero circa 211 cm), intelligente e con un ottimo feel for the game.

La Summer League non ha rivelato nulla di nuovo: al momento attuale, il fratello minore di Mo è un ottimo difensore di squadra che, però, soffre le ali più fisiche, mentre in attacco è un continuo work in progress; oltre alla sua intelligenza cestistica, infatti, il tiro è ancora ondivago, complice il fatto che fisicamente stia ancora crescendo. Tuttavia, l’ottima percentuale ai liberi mantenuta nei 2 anni a Michigan (83.5%) è indice di un ottimo tocco e suggerisce il fatto che possa diventare un tiratore affidabile in spot up su un discreto volume.

Poche certezze, tanto potenziale

Tutti i giocatori di cui abbiamo scritto in questo articolo hanno meno di 24 anni; alcuni di loro hanno già capito cosa possono diventare da grandi, altri invece hanno solamente mosso i primi passi tra i professionisti, mentre alcuni devono ancora assaggiare i parquet della NBA. Di certezze ce ne sono veramente poche per il momento: l’unica sicurezza è che i Magic utilizzeranno la prossima stagione per testare ognuno di loro e capire come svilupparli in modo tale che non si pestino i piedi in futuro; tutto il resto dipende strettamente dai feedback che quest’ultimi restituiranno al coaching staff.

Per quanto riguarda i ruoli, i Magic sono particolarmente affollati nel back court, dove sono presenti diversi giocatori con alcune caratteristiche simili e che quindi potrebbero intralciare l’uno lo sviluppo dell’altro. In attesa del ritorno di Fultz, il coaching staff dovrà capire chi schierare in quintetto: dando per scontata, per il momento, la presenza di Gary Harris (che non necessita del pallone tra le mani e che verrà messo in vetrina per attirare acquirenti), sarà Cole Anthony a fargli compagnia, dopo la positiva annata da rookie, o sarà la quinta scelta assoluta, Jalen Suggs a ricoprire il ruolo di PG titolare? E se fosse così, chi gestirà una pericolosa second unit con Anthony, Hampton e Ross?

A queste domande è difficile, se non impossibile, rispondere adesso; saranno le prime settimane di regular season a dirci quale sarà la strada migliore da percorrere per Orlando. La cosa certa è che i Magic sperano che almeno un paio di giocatori del quartetto Fultz-Anthony-Suggs-Hampton emergano come pietre angolari della ricostruzione.

Il discorso per le ali e per i lunghi è leggermente diverso: Isaac, Okeke, Wagner e Carter Jr. sono giocatori potenzialmente complementari tra loro, le cui caratteristiche, inoltre, si sposano piuttosto bene con quelle delle guardie citate poco fa. Verosimilmente Isaac, Okeke e Carter Jr. saranno in quintetto e formeranno un front court difensivamente (molto dipende dalle condizioni di Isaac) e offensivamente molto versatile. Per Wendell Carter Jr. , inoltre, è l’anno della verità: a fine anno sarà restricted free agent e nella prossima stagione, dopo gli alti e bassi che hanno caratterizzato i suoi primi 3 anni nella NBA, dovrà dimostrare ai Magic di meritarsi un rinnovo pluriennale e un ruolo di primo livello in questa squadra.

Ti è piaciuto l'articolo?
Dacci un feedback:

Loading spinner
Davide Possagno
Sono un Heat-Lifer ormai da oltre 10 anni, da quando comprai il dvd su Dwyane Wade in edicola: fu amore a prima vista. Ancora maledico Pat Riley per aver maxato Whiteside, privandoci così del nostro Flash per un interminabile anno e mezzo.