Preview Blazers 21/22: ultima corsa o ennesimo giro?

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Copertina di Alessandro Cardona

I Portland Trail Blazers si preparano ad una stagione dura nella quale dovranno resistere agli assalti di contendenti agguerrite per mantenere la striscia di playoff consecutivi raggiunti. La Western Conference ribolle nella zona play-in ed evitare di rimanerci incastrati, come fatto lo scorso anno, sarebbe fondamentale. Il nucleo è rimasto lo stesso e Lillard è ancora al timone. Basterà?

L’impressione che offre la franchigia dell’Oregon è di essere una delle squadre con meno punti di interesse per la stagione 2021/22, mancando di novità rilevanti a roster, velleità di fare bene in post season o di giocatori di cui seguire la linea di crescita. “Vendere” Portland è quindi particolarmente difficile e Chauncey Billups, alla prima esperienza in panchina, è chiamato a rendere interessante una situazione piuttosto arida.

ARRIVI: Ben McLemore (Lakers), Larry Nance Jr (Cavaliers), Tony Snell (Hawks), Cody Zeller (Hornets), Greg Brown (Draft, 43# scelta).

PARTENZE: Carmelo Anthony (Lakers), Rondae Hollis-Jefferson (Besiktas), Enes Kanter (Celtics), Derrick Jones Jr (Bulls).

DEPTH CHART

Guardie: Damian Lillard, CJ McCollum, Anfernee Simons, Ben McLemore, CJ Elleby

Ali: Norman Powell, Robert Covington, Larry Nance Jr, Nassir Little, Tony Snell, Keljin Blevins, Greg Brown, Trendon Watford

Centri: Jusuf Nurkić, Cody Zeller

COSA SALVARE DELLA SCORSA STAGIONE? 

I Playoff raggiunti senza passare dal Play In e nient’altro” credo sia la risposta più corretta. Come vi avevamo già segnalato parlando dell’offseason di Portland, ciò che alla franchigia dell’Oregon è rimasto in mano dalla scorsa stagione è rappresentato da molti più interrogativi che certezze. La base è senza alcun dubbio solida, ma fatta di un terreno non adatto ad edificare niente di più di quanto sia già in piedi. 

Arrivare direttamente ai Playoff non era un’impresa scontata, vista la situazione intorno a metà stagione, ma mancarli avrebbe fatto storcere il naso a tutti gli addetti ai lavori, dal momento che una squadra che schiera un giocatore come Lillard non può permettersi di rimanere fuori dalla post season. Questa consapevolezza è anche una condanna, poiché rimanere aggrappati al treno Playoff è sembrata davvero l’unica cosa importante dell’estate.

Questo sospetto è dimostrato dalle mosse portate a termine dal GM Olshey, che hanno toccato solo ed unicamente la bench unit della squadra, con in più Powell rifirmato con un contratto oneroso per mantenere integro il quintetto iniziale degli scorsi Playoff. Non si è pensato in alcun modo al futuro ma solo a rimanere a galla. 

I Playoff sono comunque stati una piaga in cui l’NBA è riuscita di nuovo a mettere il dito: dopo un’uscita più che dignitosa nella bolla, poiché avvenuta per mano dei campioni in carica, nella stagione 20/21 ne è arrivata una molto meno scontata, stavolta per mano dei Nuggets. La squadra di Denver va considerata senza dubbio una contender e l’occasione di affrontarli durante il periodo di assenza di Jamal Murray non andava sprecata, considerando che nel backcourt avversario erano assenti anche Barton e PJ Dozier. Portland invece, pur dando battaglia, non è riuscita a sfruttare delle condizioni favorevoli per raggiungere il secondo turno, vanificando un’occasione che appare tutt’altro che scontato veder ripresentarsi. 

Della scorsa stagione è stato in realtà salvato molto, a partire dalla dirigenza fino ad arrivare alla quasi totalità del roster, ma questo sembra dipendere più da un immobilismo societario che dalla reale convinzione che la strada intrapresa possa portare qualcosa in più di quanto abbia già portato. Chi della scorsa stagione ha fatto le spese è stato invece l’Head Coach, Terry Stotts, andato via dopo molti anni a Portland con un bilancio che sarebbe ingiusto non considerare positivo.

IL NUOVO CORSO IN PANCHINA

A prendere le redini dello staff di Portland è stato Chauncey Billups, ex assistente dei Los Angeles Clippers e Point Guard dei Pistons campioni NBA del 2004. L’impressione è che il nome abbia pesato più del curriculum da allenatore, dal momento che Billups non possiede neanche lontanamente l’esperienza in panchina di assistenti storici come David Vanterpool e Becky Hammon. Intorno al percorso di interviste fatto alla Hammon si è scatenato un vespaio di polemiche, dal momento che i Blazers sono stati accusati da più parti di aver portato la Hammon avanti nel percorso di selezione solo per non dare l’impressione di non considerarla in quanto donna. 

Il sospetto che molte squadre portino avanti questa procedura è diffuso nella lega, ma per Portland è stato particolarmente difficile scacciare tali dubbi riguardo il processo decisionale. I candidati presi in considerazione, infatti, comprendevano sia lo stesso Billups che Jason Kidd, entrambi nomi fatti anche da Damian Lillard ma soprattutto entrambi uomini con un passato di accuse per violenza domestica. Insomma, non proprio i candidati migliori per sfuggire alle accuse di usare una donna come “specchietto per le allodole”. 

Una notizia che non farà sbarrare gli occhi a nessuno è che Portland ha incluso poi nel proprio staff Edniesha Curry, ex giocatrice delle Phoenix Mercury e delle Los Angeles Sparks. L’assistant coach proviene da un precedente ruolo di assistente in un’università minore dell’NCAA e di lei (come del resto di Billups) dal punto di vista del coaching si sa molto poco, anche se sembra essere una presenza molto positiva nel centro di allenamento.

Nello staff di supporto a Billups è stato aggiunto poi un nome importante come Scott Brooks, che dopo una lunghissima esperienza da head coach tra Oklahoma City e Washington si è rimesso in gioco come assistente, dal momento che nella lega non sembra avere più una particolare considerazione. La gestione delle rotazioni nell’ultima stagione a Washington è stata più che discutibile e la sua fama da allenatore “offensivo” si è sposata molto male con un roster che avrebbe avuto davvero bisogno di un sistema difensivo organizzato, che riuscisse a mettere una pezza alle carenze individuali di molti trai principali giocatori di rotazione.

L’impressione è che da assistente, con meno responsabilità, possa dare una grande mano ma anche a Portland servirebbe più un lavoro nella metà campo difensiva. Nella scorsa stagione la franchigia dell’Oregon si è piazzata, sia in regular season che ai playoff, tra le migliori squadre per offensive rating e tra le peggiori per difensive rating della lega. In questo senso le speranze sono risposte in Billups, il quale dovrà riuscire a dare una forma migliore alla difesa di squadra per poter  anche solo per poter ambire a ripetere una stagione come la scorsa, in una Western Conference che vede crescere giovani stelle, pronte a trascinare le loro franchigie ai play off, e tornare in auge franchigie falcidiate dagli infortuni nel 2020/21.

LE POSSIBILI ROTAZIONI 

Le rotazioni di Portland dipenderanno molto dal tipo di sistema che vorrà implementare Chauncey  Billups, ma alcune considerazioni possono essere fatte anche a priori. Il quintetto sembra essere abbastanza sicuro, sulla linea di quello dello scorso anno, ossia con la coppia Dame-CJ nel backcourt, Powell e Covington sulle ali e Nurkić sotto canestro. I giochi con Nurkić a gestire i tempi dalla punta saranno probabilmente anche quest’anno una chiave dell’attacco di Portland, insieme ai P&R giocati dalle due guardie. La presenza in rotazione di un giocatore come Zeller, abituato a giocare giochi di questo tipo, seppur con minore qualità, potrà permettere a Billups di implementare questo tipo di set anche con il bosniaco in panchina. 

In alternativa, potremmo vedere un quintetto senza lunghi, con Lance e Covington a coprire la mancanza di un vero centro con la loro abilità in roaming. Questa soluzione renderebbe comunque molto complesso marcare dei giocatori abili nel pitturato e quindi non è facile pronosticare che Billups se ne servirà molto. Nance sarà comunque importante, come primo cambio sulle ali, per alzare il livello della difesa e portare in campo le sue abilità da collante, che sembrano potersi sposare ottimamente con la presenza di un giocatore che tiene la palla in mano tanto come Lillard. Probabilmente entrerà con Little, in un quintetto parzialmente privo di spacing, ma che potrebbe offrire solidità nella propria metà campo con Little su l’esterno più pericoloso e Nance pronto in aiuto. 

Dall’ala ex North Carolina (ultima prima scelta al draft di Portland) i tifosi si aspettano i maggiori miglioramenti, dal momento che sembra l’unico col potenziale per cambiare le carte in tavola nella stagione di Portland. Nella scorsa stagione aveva cominciato a far vedere qualcosa di interessante con la palla in mano, seppur in modo saltuario, e quest’anno dovrà provare di saper fare qualcosa in più che mettere in campo un fisico e un atletismo di alto livello anche per l’NBA.

Tra le guardie il primo cambio sarà probabilmente Simons, ma non è da escludere che vengano sfalsati i minuti di Lillard e McCollum, per accoppiare con un tiratore uno dei due, così da sopperire ai problemi di spacing che potrebbero derivare dalla presenza in campo di più tiratori sospetti contemporaneamente (ad esempio uno tra Nurkić e Zeller con due tra Covington Nance e Little). Quindi non sarà difficile vedere dei minuti di McLemore o Snell, almeno in regular season.

Simons stesso potrebbe essere sfruttato in questo modo, ma un utilizzo del genere significherebbe aver totalmente rinunciato a vedere dove può arrivare la sua linea di crescita in termini di scoring palla in mano. In realtà i dubbi sono legittimi, dal momento che la combo guard ha mostrato un tiro dall’arco solido, anche più dal palleggio che piedi per terra, ma praticamente nient’altro. Un fisico col quale ha difficoltà a reggere i contatti, una quasi totale incapacità nel guadagnarsi tiri liberi e un atletismo spiccato che però non riesce a sfruttare, battendo difficilmente il suo uomo dal palleggio e non essendo neanche particolarmente pericoloso dal Pick&Roll. Inoltre non spicca nemmeno per attenzione difensiva, problema che diventa particolarmente grave quando si cercano giocatori in grado di convivere con Lillard e McCollum.

Dietro al quintetto e alla second unit che si è venuta a delineare da quanto scritto finora (Simons-McLemore/Snell-Little-Nance-Zeller), nelle rotazioni di Portland potranno rientrare anche alcuni altri giocatori, visti nelle partite di Summer League giocate (piuttosto male), da Portland in questi giorni. Tra le guardie Dennis Smith Jr potrebbe prendere il posto di terzo play a roster, dal momento che è sembrato uno dei giocatori più in forma nelle amichevoli. Oltre all’ex scelta in lottery, Portland reca ancora qualche speranza in CJ Elleby, un 2/3 al quale si sta tentando di far sviluppare una dimensione credibile palla in mano e che potrebbe occupare dei minuti in caso di assenze o load management. 

Tra le ali i rookie Brown e Watford scalpitano, ma entrambi avranno difficoltà a trovare spazio e si scontreranno con una dura realtà: l’assenza di una squadra di G-League affiliata ai Blazers, problema che peggiora sensibilmente le possibilità di sviluppo che la franchigia dell’Oregon offre ai giovani. Anche Patrick Patterson sta tentando di ottenere un po’ di spazio, ma non è detto che abbia ancora qualcosa da offrire all’NBA. Chi invece potrebbe entrare nelle rotazioni, come terzo centro, è Marquese Chriss. L’ex Suns e Warriors ha l’atletismo e il talento per essere un’alternativa credibile per almeno 10/12 minuti in regular season e scommettere su di lui per le partite nelle quali mancherà uno tra Zeller e Nurkić sembra un’idea tutt’altro che malvagia. 

PRONOSTICI

Definiamo un best case scenario e un worst case scenario per la stagione di Portland, stabilendo come stagione da considerarsi sufficiente quella conclusa con un’approdo diretto ai playoff, probabilmente con l’ultimo/penultimo posto a disposizione.

Best case scenario: Billups riesce a sistemare, almeno in parte, la difesa della squadra, anche e soprattutto a causa dell’arrivo di Larry Nance, che impatta in maniera decisiva la stagione dei Blazers. Il gioco offensivo rimane di alto livello, grazie al talento dei suoi interpreti, e questo basta per proiettare Portland ad un primo turno dove si evitano accoppiamenti quasi impossibili, come sarebbero i Phoenix Suns o i Denver Nuggets al completo, magari finendo per scontrarsi con gli Utah Jazz. Lillard prende fuoco appena sentito l’odore di post season e guida la squadra al secondo turno con la miglior serie di playoff della sua carriera, per poi uscire dignitosamente in sei gare contro una seria contender al titolo. Dame loda lo sforzo dei compagni a fine stagione ed esclude la possibilità di una richiesta di trade.

Worst case scenario: la stagione di Portland procede in maniera simile alla preseason, poche idee, una difesa molto penetrabile e tutto il peso sulle spalle dell’estro di Dame e CJ. Lillard subisce un piccolo infortunio a dicembre che lo tiene fuori un paio di settimane e la squadra non vince nemmeno una partita nel suo periodo di assenza, ritrovandosi al 12esimo posto al rientro del proprio leader. Il Lillard che torna in campo è stanco e svogliato, iniziano ad uscire dei rumors sui suoi malumori ed arriva la richiesta di trade a gennaio. Viene scambiato entro la deadline, in cambio di un pacchetto corposo ma che lascia Portland nel guado, senza giovani con potenziale da star e con scelte di una squadra che farà bene grazie a Lillard, oltre a un paio di buoni giocatori che non bastano per raggiungere i playoff ad ovest. La stagione si conclude senza postseson e si inizia a parlare di rebuilding

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Paolo Di Francesco
Se potessi tornare indietro nel tempo donerei delle nuove ginocchia a Roy ed Oden. Visto che non posso, mi accontento di questi Trail Blazers meno entusiasmanti. Parlo di Eurolega su Four Point Play, solo per sfoggiare l’accento romano.