Preview Suns-Bucks: le Finals che non t’aspetti

Cover Finals Bucks Suns
Copertina di Alessandro Cardona

Alzi la mano chi si aspettava queste Finals. A dirla tutta, forse un paio di indizi che queste avrebbero potuto essere le due prescelte avremmo potuto raccoglierli lungo la strada. Perché sì, ci sono pochi dubbi che a essere arrivate all’atto finale siano state le due contender più sane e fortunate delle rispettive conference (perlomeno, di dubbi non ce ne sono per quel che riguarda l’ovest), ma allo stesso tempo i due incontri fra Suns e Bucks in regular season sono stati tra le gare più godibili e giocate ad alto livello di tutta l’annata.

Forse come per poche altre serie, le due gare di stagione regolare possono darci indicazioni su quanto ci aspetta in questa serie. Entrambe le gare furono decise negli ultimi secondi dai tiri liberi di Devin Booker, una nei tempi regolamentari, l’altra dopo un supplementare, a riprova del fatto che l’equilibrio regni sovrano tra le due squadre.

Certo, i Suns erano allora una squadra leggermente diversa, nel bel mezzo del loro esperimento doppio lungo (nel primo incontro fu Kaminsky a partire titolare al fianco di Ayton, nel secondo toccò invece a Šarić); gli stessi Bucks a febbraio erano ancora senza P.J. Tucker e senza Holiday, infortunato (sebbene ad aprile giocarono con una rotazione molto simile a quella giocata sinora ai playoff, con l’ovvia eccezione di DiVincenzo, ai box con un infortunio ai legamenti della caviglia sinistra). Ciononostante, le due gare potrebbero dare diverse indicazioni su accoppiamenti e stili difensivi delle due contendenti al titolo.

Un paio di punti interrogativi potrebbero però cambiare le carte in tavola. Da un lato, l’ultimo infortunio (in ordine cronologico) di una stagione sotto questo aspetto al limite del grottesco potrebbe costringere Giannis Antetokounmpo a cominciare le Finals in borghese, sebbene Chris Haynes abbia riportato notizie secondo le quali Giannis sarebbe stato disponibile per un’eventuale Gara 7 contro gli Atlanta Hawks.

Dall’altro, sebbene si tratti di eventi minori per gravità rispetto all’infortunio del greco, i tre creatori dei Suns sono sembrati per una ragione o per l’altra lontani dai loro soliti livelli (Paul reduce dal COVID e con dei legamenti di un polso da operare in offseason, Booker col naso rotto e Payne con una caviglia malconcia che sembra limitarlo molto nelle accelerazioni).

Come potrebbe cambiare la serie a seguito di queste limitazioni (o nel caso di Giannis, persino potenziali defezioni)?

Tre punti chiave della serie

Come cambia la serie con e senza Giannis

I Bucks sembravano essere stati risparmiati dalla valanga di pesanti infortuni subiti da gran parte delle contender nel corso dei playoff, uno dei fattori che hanno permesso alla franchigia del Wisconsin di tornare alle Finals che mancavano dal lontano 1974.

Nel corso di Gara 4 contro Atlanta, però, per i tifosi di Milwaukee è arrivata una doccia a dir poco gelata: durante un’azione difensiva Antetokounmpo si è accasciato a terra ed è stato portato negli spogliatoi a braccia dal fratello Thanasis e dallo staff della squadra. Il replay è sembrato fin da subito impietoso, col ginocchio del due volte MVP che si è mosso in maniera innaturale e decisamente preoccupante, tanto che sembrava quasi certo un grave infortunio al crociato.

Qualche ora dopo è arrivata una notizia insperata: i legamenti non hanno riportato danni strutturali, scongiurando il lunghissimo stop che sembrava ormai inevitabile. A quel punto però l’attenzione è stata monopolizzata da una domanda: quando tornerà Giannis? I Bucks non hanno dato indicazioni chiare sul suo rientro, quindi alla vigilia delle Finals un enorme punto interrogativo aleggia sulla serie.

Coach Budenholzer ha visto infatti le proprie rotazioni assottigliarsi sempre di più con gli infortuni di due titolari: Milwaukee sembrava avere una panchina già abbastanza corta a livello playoff, con molti giocatori non del tutto adatti al contesto o inesperti, ma l’infortunio di Antetokounmpo ha aggravato ulteriormente la situazione. Nelle due gare contro Atlanta che hanno regalato l’approdo all’atto decisivo è infatti partito in quintetto Bobby Portis, autore senza dubbio di un’ottima regular season, ma non affidabilissimo a livello playoff, come testimoniato dai tre DNP di fila inanellati contro Brooklyn.

Portis ha giocato due gare positive, portando in campo la sua solita dose di energia un po’ caotica, mettendo in difficoltà gli Hawks a rimbalzo con la sua fisicità – a maggior ragione nei tanti minuti giocati insieme a Brook Lopez – e come al solito non ha mostrato nessun tipo di timore nel prendersi tiri ogni volta che ne ha avuto la possibilità, ma queste buone prestazioni hanno solo temporaneamente nascosto sotto al tappeto il problema di fondo, ovvero la mancanza di alternative.

Oltre a Bobby – apparso in trance agonistica in campo e su Twitter – hanno infatti giocato minuti “veri” dalla panca solo tre giocatori, ovvero Pat Connaughton, Bryn Forbes e Jeff Teague. Gli ultimi due in particolare sembravano candidati a uscire dalle rotazioni in caso di avanzamento nei playoff, con Forbes pronto a ricoprire il ruolo di scintilla istantanea al tiro dalla panchina ma poco più, viste le sue difficoltà difensive, mentre Teague sembrava aver già fatto il suo tempo con prestazioni non all’altezza del contesto.

Anche Connaughton sembrava un solido giocatore da regular season e da primissimi turni di postseason, ma ha invece rappresentato una piacevole sorpresa, incidendo su molte gare grazie alle sue hustle play e al suo atletismo.

Vista l’incertezza sul ritorno di Giannis, i Suns potrebbero decidere di non cambiare radicalmente il loro game plan, riservando a Portis lo stesso trattamento a livello di accoppiamenti che potrebbero riservare a Giannis, ovvero facendolo marcare da Crowder, che nella serie dell’anno scorso tra Heat e Bucks aveva spesso e volentieri vinto il duello in difesa con la star di Milwaukee.

Fisicamente Jae ha dimostrato di poter ampiamente sopperire con la sua fisicità alla differenza di centimetri coi giocatori avversari in post, perciò non dovrebbe avere nessun tipo di problema nel seguire Bobby sul perimetro.

Se Giannis dovesse riuscire a scendere in campo, la difesa dei Suns ovviamente gli riserverebbe tutte le attenzioni del caso, sfruttando a proprio vantaggio le indicazioni fornite dalle serie degli ultimi due anni giocate dai Bucks. Dall’altro lato però Milwaukee ritroverebbe il proprio leader e potrebbe tornare ad allungare le rotazioni, con la possibilità di mischiare un minimo le carte a livello di quintetti, senza dover operare scelte obbligate come nelle ultime due gare contro Atlanta.

In ogni caso molto dipenderà dalle prestazioni di Middleton, chiamato a dimostrare definitivamente di appartenere all’élite di cui già fa parte a livello contrattuale, e di Holiday, che come Khris ha giocato dei playoff sicuramente di ottimo livello, ma a corrente alternata: è il momento per entrambi di fare un ulteriore passo in avanti. Affinché Milwaukee possa davvero avere delle chance di vittoria, al loro fianco poi dovranno di volta in volta emergere altri giocatori: la clamorosa Gara 5 di Lopez contro Atlanta non dovrà assolutamente rimanere solo un ricordo, specialmente in caso di assenza di Antetokounmpo.

Drop o switch? Vantaggi e svantaggi delle due possibili difese dei Bucks

Nel regime Budenholzer, i Bucks sono diventati famosi per essere una delle più salde roccaforti della difesa drop e Brook Lopez si è probabilmente affermato come il migliore esponente di quest’arte difensiva. Mai come quest’anno però i Bucks hanno sperimentato con i loro schemi difensivi, passando a uno switch aggressivo sempre più frequentemente con l’avanzare della stagione, e la stessa aggiunta di P.J. Tucker alla trade deadline è stata un chiaro segnale di voler virare l’imbarcazione nella direzione dello switch totale.

Poi sono arrivati i playoff, e con i playoff – come capita spesso con Coach Bud – il ritorno alle vecchie abitudini e all’usato garantito (che sembra solo garantire guai, a dire il vero): via lo switch (quasi del tutto), spazio di nuovo ad una difesa drop che ha probabilmente reso più difficili per Milwaukee cose che difficili non avrebbero dovuto essere (leggasi serie contro Brooklyn priva di Harden e Irving).

Dopo averla scampata bella nella serie contro i Nets, Bud e compagnia hanno ben pensato di riproporre la drop contro Trae Young, che aveva appena finito di distruggere due squadre (Knicks e 76ers) che avevano con scarso successo provato la stessa strategia difensiva contro di lui.

Solo l’infortunio di Young, unica guardia di Atlanta davvero in grado di punire un cambio su Lopez, ha spinto Bud nella direzione del cambiare tutto, con risultati ancora altalenanti (certo, questo schema difensivo avrebbe avuto tutt’altra efficacia con Giannis in campo) ma certamente migliori rispetto alla drop.

Quale sarà la strategia difensiva Bucks per cominciare la serie rimane dunque un punto di domanda. Da un lato, l’esito felice di Gara 5 e Gara 6 contro Atlanta potrebbe spingere Bud a proseguire sulla strada dello switch. Dall’altro, un ritorno di Giannis potrebbe convincere l’allenatore a ritornare nel tracciato del noto, della difesa familiare alla squadra.

La verità potrebbe stare nel mezzo: è possibile che il mezzo migliore per fermare Chris Paul e il suo implacabile tiro dal midrange – ritrovato giusto in tempo per chiudere la serie contro i Los Angeles Clippers – sia quello di cambiare tutto, e affidarsi a un 1vs1 di Lopez su lui, mancando ormai Paul dell’accelerazione che lo contraddistingueva in gioventù.

Diametralmente opposto dovrebbe essere invece l’approccio di fronte ad un Cameron Payne con una caviglia integra: gran parte dei danni che il prodotto da Murray State ha fatto in questi playoff sono arrivati al ferro dopo aver bruciato il proprio uomo, pertanto una copertura drop potrebbe essere la soluzione giusta.

Di più complicata lettura potrebbe essere il dilemma Booker. Book ha alternato gare in cui ha distrutto la drop (come Gara 1 contro i Clippers o Gara 6 contro i Lakers) a gare in cui è andato al ferro con convinzione (vedasi tutta la serie contro Denver): non a caso i suoi 7.2 liberi a partita sono un numero decisamente più alto rispetto a quello della regular season (5.9), e non solo per questioni di maggiore minutaggio.

È possibile che il miglior approccio dipenda dal difensore dedicato a contenerlo: a giudicare dagli incontri di regular season, è possibile che Holiday si prenda cura almeno in partenza di Chris Paul, con Connaughton primo indiziato per marcare Booker.

Se però Bud dovesse optare per cambiare in difesa su Paul, ecco che forse Connaughton (o addirittura P.J. Tucker) potrebbero diventare opzioni golose da provare: da un lato perché offrirebbero maggiore copertura sul roll di Ayton e in termini di tagliafuori, dall’altra perché lascerebbero Holiday libero di provare a mettere le manette al ventiquattrenne fresco di convocazione alle Olimpiadi.

Le due squadre possono imparare da chi ha messo l’avversario in difficoltà?

Nonostante a posteriori sia semplice liquidare il percorso dei Suns ai playoff come una fortunata tempesta perfetta, la squadra allenata da Monty Williams – anche se indubbiamente aiutata dalle defezioni avversarie – ha dimostrato sul campo una varietà di soluzioni offensive e difensive che avrebbero sicuramente causato più di qualche grattacapo alle altre contender. Nonostante ciò, le serie precedenti – in particolare quella contro i Clippers – hanno dato qualche indicazione su quali situazioni potrebbero rappresentare la kryptonite della franchigia dell’Arizona, indicazioni che Budenholzer e il suo staff dovrebbero provare a sviluppare fin da Gara 1.

Come accennato in precedenza, lo switch di Milwaukee non è quasi mai stato perfetto – è difficile cambiare completamente tipo di difesa nel bel mezzo di una stagione, figuriamoci durante una serie playoff – e ha giovato della mancanza degli Hawks di giocatori adatti ad attaccarlo efficacemente, ma non per questo Bud dovrebbe accantonarlo. Tutti abbiamo negli occhi i crossover e i tiri dalla media di Chris Paul, sulla carta il prototipo di giocatore perfetto per punire i cambi difensivi, ma nel corso della sua carriera l’ex Clippers e Rockets si è trovato in difficoltà più di una volta contro questo tipo di difesa.

Nel video qui sotto possiamo notare un esempio di come i Bucks non siano completamente a proprio agio quando devono cambiare. Dopo il rimbalzo offensivo preso da Atlanta, Milwaukee non comunica adeguatamente e si ritrova con Lopez, Portis e Tucker sul perimetro: Lopez rimane con Huerter, mentre gli ultimi due cambiano ancora sul pick and roll. P.J. allontana l’aiuto di Portis e difende bene sul post-up di Collins, ma nel frattempo Holiday e Middleton – che avevano provato a cambiare di nuovo – non si intendono e Jrue si ritrova accoppiato con Capela. Il centro svizzero quindi ha vita facile a rimbalzo e si porta a casa due liberi senza problemi.

Specialmente a questo punto della sua carriera, in cui il primo passo non è più quello dei vecchi tempi, l’idea di lasciare Paul accoppiato con Tucker o addirittura Lopez alla lunga potrebbe giovare a Milwaukee, nella speranza che CP3 non li punisca costantemente. I Bucks però dovranno fare attenzione: contro Atlanta gli esterni hanno commesso tanti piccoli errori nel momento in cui avrebbero dovuto cambiare, probabilmente a causa della scarsa abitudine, e non è da escludere che una mente cestistica superiore come Paul possa sfruttare questi piccoli blackout a proprio vantaggio.

Inoltre, ça va sans dire, la possibile assenza di Antetokounmpo influirà enormemente anche da questo punto di vista: oltre alla capacità di cambiare senza troppi problemi, non poterlo sfruttarlo da “terzo uomo” sui pick and roll metterà spesso in difficoltà la difesa dei Bucks. Nonostante l’errore, guardate come Capela riesca concludere con relativa facilità dopo l’ottimo passaggio di Bogdanović: con Giannis a collassare l’area probabilmente quel tiro sarebbe stato fuori discussione, e Bogdan avrebbe dovuto trovare Collins in angolo con una lettura più complicata.

Per Milwaukee l’ago della bilancia offensivo, soprattutto qualora Antetokounmpo non dovesse essere della partita fin da subito, potrebbe essere Brook Lopez. Contro gli Hawks il centro ex Nets ha messo in mostra qualche prestazione vintage, soprattutto nella già citata Gara 5. Quando in campo c’è Antetokounmpo, Lopez viene principalmente relegato a un ruolo di spot-up shooter, utile a garantire le spaziature di cui necessita il due volte MVP.

Invece quando Giannis è stato costretto a fermarsi, Lopez è tornato ad avere un ruolo più attivo e propositivo nell’attacco di Milwaukee, avvicinandosi molto di più al canestro per tentare le conclusioni che avevano contraddistinto la prima parte della sua carriera: tra Gara 5 e 6 ha tirato complessivamente solo tre volte da fuori, nonostante dei minutaggi tra i più alti di tutti i suoi playoff.

Finora Ayton ha disputato dei playoff strepitosi, ma per la maggior parte del tempo i matchup in cui era chiamato in causa non rispondevano alla descrizione di “centro lunghissimo, molto grosso e skilled”: sarà interessante vedere se il bahamense risponderà presente, soprattutto tenendo in considerazione che un giocatore dalla grande esperienza come Lopez potrebbe mandarlo fuori giri e caricarlo di falli.

Inoltre, tenere Brook in campo costringe i Suns a farlo marcare necessariamente da Ayton. Phoenix quindi non potrà sfruttare sempre la mobilità laterale e l’atletismo del proprio #22 su Antetokounmpo, che potrà aiutare – come faceva spesso Adebayo lo scorso anno – ma dovrà stare attento alla propria marcatura. Come già accennato, Crowder usa molto bene il proprio fisico per sopperire ai centimetri mancanti e l’anno scorso ha già dimostrato di poterlo tenere il greco a bada, ma chiedergli di difenderlo per 40 minuti a notte senza grandi alternative (o meglio, con Šarić come seconda migliore opzione) potrebbe essere troppo.

Pronostico

A.B.: Vedo i Suns favoriti, anche se non di molto. Per quanto possa sembrare assurdo, credo che l’eventuale assenza di Giannis possa influenzare la serie meno di quanto potesse fare in altre: i Suns sembrano equipaggiati alla perfezione per fermare un attacco guidato dal greco, il che non vuol dire che Giannis non chiuderebbe le Finals a 30+15, ma sappiamo tutti che impatto possa avere un buon schema difensivo sui Bucks quando Giannis è in campo. Certo, dall’altro lato invece la storia cambia: Giannis potrebbe, da solo, causare ai Suns grattacapi simili a quelli che la seconda linea Lakers e Clippers ha causato loro nelle serie precedenti. Giannis o no, vedo comunque Phoenix davanti nonostante ci siano buone possibilità che Milwaukee abbia il migliore giocatore della serie (come accaduto con Paul George e i Clippers nel turno precedente): dico Suns in 7.

F.C.: Difficile fare un pronostico unico senza informazioni sul possibile rientro di Giannis (e senza sapere nel caso le condizioni fisiche in cui si troverà). Con lui in campo vedo leggermente avanti i Bucks (4-3), mentre senza di lui vedo i Suns vincitori sudando il giusto (4-2): la media dei due scenari porta senza neanche volerlo molto vicino al più bandiziolesco dei pronostici, ovvero Suns in 7.

D.S.: Phoenix è un’ottima squadra e – infortuni o non infortuni – ha sorpreso un po’ tutti, me compreso. Nonostante ciò vedo i Bucks favoriti, anche se la potenziale assenza di Giannis potrebbe cambiare completamente le sorti della contesa. Considerando tutte le variabili e tirando le somme, prevedo un 4-2 (o se preferite un Bucks in six, come ebbe a dire Brandon Jennings) a favore dei Bucks nonostante la resistenza eroica di Paul e compagni.

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Andrea Bandiziol
Andrea, 31 anni di Udine, è uno di quelli a cui potete scrivere se gli articoli di True Shooting vi piacciono particolarmente. Se invece non vi piacciono, potete contattare gli altri caporedattori. Ha avuto la disgrazia di innamorarsi dei Suns di Nash e di tifare Phoenix da allora.
Francesco Cellerino
Tifoso sfegatatissimo della Virtus Roma e dei Bucks per amore di Brandon Jennings (di cui custodisce gelosamente l'autografo), con la pessima abitudine di simpatizzare le squadre più scarse e rimanerci male per le loro sconfitte. Gli amici si chiedono da anni se sia masochista o se semplicemente porti una sfiga tremenda...
Daniele Sorato
Segue (suo malgrado) i Minnesota Timberwolves mentre nei ritagli di tempo viaggia, colleziona dischi e talvolta studia. Odia parlare di sé in terza persona e sicuramente non potrà mai guadagnarsi da vivere scrivendo bio.