5 previsioni azzardate per la stagione NBA

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Copertina di Marco D'Amato

Come ogni anno ci ritroviamo qui a sparare qualche previsione azzardata su come andrà la stagione NBA. L’ultimo articolo del genere che abbiamo scritto riguardava gli scorsi playoff ed Emiliano non è andato molto lontano dalla realtà.

Come sempre, lo spirito delle bold predictions è quello di prendere considerazioni, dubbi e ipotesi per portarle ad un caso limite, o quasi, in modo da sconvolgere quelle che potrebbero essere le normali previsioni sulla stagione. Statisticamente sarà difficile che più di una delle ipotesi che andremo a fare tra poco si realizzi concretamente, ma questo a noi poco interessa, siamo qui per divertirci.

Utah Jazz alle Finals NBA

Partiamo subito con il botto. In un ovest in cui la maggior parte delle opinioni vedono Suns e Lakers alle Finals noi abbiamo voluto azzardare, provando a mettere gli Utah Jazz che sono ormai da anni una presenza fissa ai playoff.

I Jazz, come ha avuto modo di analizzare Sasso nella sua preview della stagione, hanno portato pochi cambiati alla squadra, cercando i risultati nella continuità e nella riconferma del gruppo. Gli unici arrivi sono Rudy Gay, Eric Paschall e Jared Butler (Whiteside non esiste, Whiteside non esiste) e potrebbero rivelarsi più interessanti ed utili di quanto si possa inizialmente pensare.

Butler, ad esempio, pur essendo un rookie porta un determinato tipo di profilo che ai Jazz è mancato negli scorsi anni: un ottimo difensore sugli esterni capace di creare qualcosa per se stesso e per gli altri. Se dovesse dimostrare di essere già pronto potrebbe rivelarsi LA steal of the draft.

L’idea è che un sistema difensivo basato su Gobert fatichi molto ai playoff, per via della “monotonia” e unidirezionalità che Baguette Biyombo (nella mia personalissima top 2 di soprannomi usciti da twitter probabilmente) impone. In linea generale penso che sia un’opinione molto condivisibile, ma in questo ovest, con la giusta dose di fortuna, i Jazz potrebbero non trovare avversari che possano vincere una serie ancora prima di iniziarla.

Spieghiamoci meglio: i Jazz faticano, per via della loro pessima difesa sugli esterni, a contenere le guardie avversarie, ma Gobert, in moltissimi casi, riesce a metterci una pezza pur difendendo in drop coverage, perché la maggior parte degli esterni della lega è intimorita dall’andare a tirare in area contro il miglior rim protector degli ultimi anni.

Il principale problema difensivo dei Jazz sorge, dunque, quando gli esterni della squadra avversaria sono ottimi tiratori da 3 punti dal palleggio, possiamo vederlo guardando il video qui sopra e ricordandoci una delle serie più assurde degli ultimi anni.

Quest’anno, però, l’ovest è un’incognita e le favorite sembrano essere due: Lakers e Suns.

I Lakers, ne parleremo dopo, si sono esposti al rischio di infortuni avendo un nucleo di giocatori particolarmente vecchio. In ogni caso, per quanto sulla carta più forti, non hanno un giocatore in grado di impensierire la difesa dei Jazz con il proprio tiro dal palleggio.

I Suns, invece, hanno un reparto esterni di primissimo livello con Chris Paul e Devin Booker. Come sappiamo, però, il tallone d’Achille di Booker è proprio la tripla dal palleggio, mentre Paul preferisce tirare le sue stoccate in altre zone del campo (il re del midrange). Questo potrebbe facilitare la vita dei Jazz e potrebbe permetter loro di giocare a volto scoperto anche contro i naturali favoriti (o quasi) della Western Conference.

La squadra di cui i Jazz dovrebbero più preoccuparsi, probabilmente, sono i Mavericks di Luka Dončić. Il talento sloveno ha dimostrato, nelle serie contro i Clippers, di poter tirare con continuità in step back e questo potrebbe mettere parecchio in difficoltà il sistema difensivo Gobert-centrico. Una serie che i tifosi Jazz vorranno sicuramente evitare, ma che potrebbe essere particolarmente divertente, trasformandosi in una sequela di partite a “chi segna di più”.

Ben Simmons rimane ai 76ers per tutta la stagione

La telenovela che ci ha accompagnati durante tutta l’estate sembra non essere ancora giunta al termine. Da Philadelphia continuano ad arrivare notizie contrastanti su un presunto accordo ritrovato tra la città dell’amore fraterno e Ben Simmons.

Qualche tempo fa abbiamo provato a proporre qualche possibile trade per Simmons, ma cosa succederebbe se i 76ers dovessero pretendere troppo e le altre squadre dovessero decidere che non ne vale la pena?

Attualmente, la direzione che gli sceneggiatori di questo degno concorrente di CentoVetrine sembrano aver preso è proprio questa.

I 76ers stanno cercando di reintegrare Simmons, perché in questo momento il suo valore è al minimo storico ed è il peggior momento possibile per provare a ricavare qualcosa di utile alla squadra, ma per ora sembra che non stia andando molto bene.

Malgrado una pessima gestione del rapporto, da entrambe le parti in causa, il “male minore” è cercare di riportare un clima più disteso reinserendo Simmons in squadra e provando, magari con qualche riposo di Embiid, a fargli riprendere un po’ di valore per scambiarlo alla deadline.

In un gioco di equilibri così fragile, però, basta poco perché qualcosa vada storto e di conseguenza, durante la stagione, potremmo trovarci di nuovo a vivere una situazione in cui Simmons si trova di nuovo ad essere fuori dalla rosa e dai piani della società, costringendo i 76ers a svenderlo o a dover pagare più di 30M un giocatore per tenerlo seduto in tribuna.

Una situazione complicata la cui fine sembra particolarmente lontana. La stagione dei 76ers potrebbe dipendere proprio da questo.

Toronto Raptors ai playoff

Restiamo ad est per parlare della particolare situazione dei Toronto Raptors: una squadra che ha deciso di iniziare a sperimentare quello che potrebbe essere il futuro del basket, un basket senza ruoli e posizioni prestabiliti.

Un quintetto con VanVleet, Dragić (rimarrà?), Anunoby, Siakam e Birch con in panchina un ottimo allenatore come Nurse avrebbe tutte le carte in regola per giocarsi l’accesso, con gli ultimi seed, in un’est che vede 4-5 squadre superiori, ma una grande lotta tra la quinta e la decima/undicesima posizione.

Nello scenario che stiamo immaginando tutto andrà al meglio per i Raptors: una grande stagione di Siakam e VanVleet, la conferma dei miglioramenti di OG Anunoby, un ottimo impatto di Scottie Barnes sin dalla sua stagione da rookie e un Precious Achiuwa che potrebbe portare energia, difesa e pressione al ferro.

Lo sviluppo di Scottie Barnes da creatore, in vista della probabile partenza di Dragić, sarà fondamentale per questo. Un altro tassello per portare un sistema di creazione distribuita tra vari giocatori in modo da togliere pressione da ognuno di loro, non essendoci un giocatore eccellente in questo ruolo specifico.

L’altro motivo per cui i Raptors potrebbero riuscire a fare i playoff è proprio il livellamento generale tra squadre come Bulls, Wizards, Knicks, Hornets, Pacers e poco più su Celtics. Dando per scontato l’accesso ai playoff di Bucks, Nets, Heat, Hawks e 76ers (gli ultimi sono così scontati? Con la situazione Simmons e con la storia di infortuni di Embiid?) rimangono 3 posti da riempire. I favoriti, sulla carta, saranno i Celtics, ma per gli altri 2 posti potrebbe essere una lotta serrata fino all’ultima giornata di regular season.

Il roster dei Raptors è pieno di problemi, potete leggerli nella preview della stagione, e sicuramente il loro principale obiettivo non sarà quello di raggiungere i playoff, ma se durante la stagione dovessero trovarsi in lotta per raggiungerli dubito che si tireranno indietro.

Damian Lillard MVP

Questa è la previsione, probabilmente, più folle, anzi sicuramente più folle dato che fino a 5 minuti fa volevo azzardare il fatto che Damian Lillard avrebbe richiesto la trade a metà stagione.

Oggi, però, mi sono seduto alla scrivania e in un momento di Russeggiante follia ho pensato “why not?”. Quindi eccoci qui, a tentare di pronosticare qualcosa di pazzo, ma che in fondo (in fondo fondo fondo) potrebbe anche accadere.

Dame arriva da due stagioni consecutive giocate ad un livello altissimo, circa 29+8 con il 62.5% di TS facendo una media degli ultimi due anni. Statistiche che, con un’efficienza così alta, in pochissimi (Steph Curry e nessun altro probabilmente) possono far registrare.

Malgrado la squadra soffra sempre degli stessi problemi durante l’estate sembrano essersi rinforzati. Escono Melo, Kanter e Rondae Hollis-Jefferson, ma arrivano Larry Nance Jr, Ben McLemore, Tony Snell, Cody Zeller e Greg Brown.

Larry Nance Jr è, probabilmente, il giocatore che potrebbe dare una marcia in più a questa squadra rispetto allo scorso anno. Durante l’inizio della passata stagione a Cleveland Larry Nance ha dimostrato di meritarsi il posto in un roster competitivo.

La sua difesa di squadra, unita alle sue abilità da passatore, possono aprire le porte a scenari tattici differenti agevolando anche il lavoro di Lillard in entrambe le metà campo. Lillard, nel nostro scenario utopico, potrebbe aver trovato il suo Draymond Green (certo, la versione comprata su Wish, però un giocatore con quel tipo di caratteristiche) e il duetto che potrebbe nascere tra i due potrebbe, sempre nel nostro immaginario, portare Lillard a migliorare ancora di più i suoi numeri e il suo gioco offensivo.

Utilizzare Larry Nance in una maniera simile a quella con cui i Warriors utilizza(va)no Dray permetterebbe a Lillard di muoversi di più senza la palla, di avere una fune di fuga da utilizzare nelle situazioni più difficili (Larry Nance è un bel bersaglio da centrare in caso di raddoppi su Lillard, anche perché è un giocatore intelligente che sa farsi trovare dai compagni) e di stare più tranquillo in difesa sapendo di avere Covington e Nance a coprirlo.

Inoltre, in un ovest che sembra particolarmente livellato durante questa stagione, il buon rendimento di Dame e compagni durante la regular season potrebbe portarli, con un po’ di fortuna, ad essere tra le prime 2 squadre della propria Conference, piazzamento che, con i numeri di cui abbiamo parlato all’inizio, farebbe rientrare ampiamente Lillard nella discussione per il premio di miglior giocatore della stagione.

Lakers nuovamente al play-in

I Lakers vogliono tornare a vincere il titolo dopo una stagione rivelatasi deludente a causa degli infortuni di Davis e LeBron. Per scongiurare il pericolo di infortuni hanno, dunque, deciso di mettere insieme il roster più vecchio della lega, con un’età media dei primi 12 di rotazione di circa 31/32 anni.

Malgrado la squadra possa rivelarsi solida, soprattutto per la regular season, e sia sempre difficile scommettere contro LeBron James e Anthony Davis l’anzianità del roster è una chiave importantissima per la prossima stagione.

Se LeBron o Davis dovessero avere nuovamente problemi fisici la stagione i Lakers potrebbero perdere vertiginosamente posizioni in classifica, rischiando, nel nostro scenario apocalittico, di finire a giocare il play-in, come lo scorso anno.

Russell Westbrook, in caso di infortunio di Lebron, potrebbe mitigare il problema, gestendo tutti i palloni della partita, ma un eventuale infortunio di Davis sarebbe molto preoccupante vista la scarsità di lunghi solidi che i Lakers hanno a disposizione. Contestualmente a ciò sembra sicura la volontà di Vogel di voler far giocare Davis da centro, ruolo in cui sicuramente darà il suo meglio, ma che lo espone maggiormente a contatti e situazioni di gioco pericolose.

Le prime partite di stagione regolare ci potranno anche dire di più sul modo di giocare di questi Lakers su cui ci sono parecchi dubbi vista la mancanza di archetipi di giocatori che ci siamo abituati a considerare fondamentali, come tiratori affidabili in grado di fare la differenza anche in difesa.

I Lakers stanno camminando su una corda tesa tra due grattacieli, ma senza rete di protezione sotto di loro. Un’altra stagione fallimentare nell’era di LeBron e Davis sarebbe una mattonata dato che la carta d’identità del nativo di Akron segna 30 dicembre 1984 (37 anni durante questa stagione).

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Matteo Berta
Matteo, studente di ingegneria informatica a Torino. Si è innamorato dei Clippers nello stesso modo di tanti altri, vedere Chris Paul che alza il pallone a Blake Griffin a 12 anni era uno spettacolo. Crescendo si è innamorato di Trae Young e delle prospettive di questi Atlanta Hawks.