Preview Bucks-Celtics: finale anticipata?

Bucks-Celtics
Copertina di Sebastiano Barban

Il titolo è forse un po’ audace, ma pensando alle impressioni del primo turno è una provocazione accettabile. Boston ha rifilato il proverbiale “cappotto” ai Brooklyn Nets, indicati tra i favoriti per vincere il titolo alla vigilia, e arriva dunque con il vento in poppa. Milwaukee procede più a velocità di crociera ma se lo può permettere da campione in carica; quando ha voluto accelerare, comunque, ha sostanzialmente cancellato dal campo i Chicago Bulls.

Gli esiti della Eastern Conference dipenderanno in gran parte anche dal pollice di Joel Embiid e dal genio di Erik Spoelstra, certo, ma quelli con l’anello al dito restano i Bucks. Dalla loro, i Celtics stanno fiutando l’occasione che l’infortunio di Middleton sta offrendo: ad Ovest solo i Warriors hanno convinto pienamente finora, buttare fuori Milwaukee potrebbe voler dire iniziare a mettere una mano sul Larry O’Brien Trophy.

La rivalità Bucks-Celtics ha radici molto più profonde di quanto possiate pensare: il primo scontro risale alle NBA Finals 1974, vinte dai Celtics di John Havlicek, Jo Jo White e Dave Cowens contro dei leggendari Bucks (allora nella Western Conference) guidati da Kareem Abdul-Jabbar e Oscar Robertson per 4-3. Gara 6, finita al secondo supplementare e vinta dai Bucks all’ultimo tiro con un gancio cielo di Abdul-Jabbar, è considerata una delle partite più belle della storia delle Finals.

Anche Larry Bird si è scontrato molte volte contro Milwaukee, con i suoi Celtics che hanno perso 4-0 nel 1983 al secondo turno contro Sidney Moncrief e soci per poi aggiudicarsi la sfida nel 1984, 1985 e 1987. Arrivando ai giorni nostri, un Giannis già straripante ma ancora acerbo ha perso al primo turno contro Boston nel 2018, per poi rendere ai biancoverdi pan per focaccia l’anno successivo.

Oggi queste due squadre si incontrano ancora, con i loro gruppi trainanti probabilmente entrambi al loro picco: proviamo a indovinare insieme su quali pilastri si reggerà questo ennesimo capitolo della rivalità tra le due squadre in verde.

Come (non) si ferma Giannis Antetokounmpo

Ci si sforza sempre di trovare l’accoppiamento giusto quando si tratta di superstar di questo tipo ma nel caso di Giannis probabilmente bisogna concentrarsi su chi non è accoppiato con lui e invece arriva in aiuto. Partendo dal presupposto che il greco è talmente straripante da arrivare comunque in area, è importante che l’aiuto arrivi con tempi e modi perfetti.

Robert Williams non è sicuramente ancora a pieno regime ma potrà già dire la sua in protezione del ferro, così come Al Horford che però potrebbe essere sfruttato più in situazioni di roaming e difesa lontano dalla palla. TimeLord, comunque, potrebbe continuare a vedere parte dei suoi minuti venire assegnati a Daniel Theis, che per caratteristiche è il giocatore più simile nel roster ma non sempre è stato un ricambio all’altezza.

Un giocatore perfetto per trascorrere tanti minuti accoppiato con Antetokounmpo è ad esempio Grant Williams, ben piazzato fisicamente ma con piedi sufficientemente veloci per difendere con tanto campo alle spalle.

L’ala dei Celtics è migliorata tantissimo negli scivolamenti laterali e in una migliore coordinazione sfociata in molti meno falli commessi, oltre a essere decisamente più sacrificabile di un Tatum in attacco, potendosi quindi prendere l’enorme carico sulle spalle, ma chiaramente molto dipenderà anche dalle scelte di Udoka nei quintetti.

L’assenza di Middleton costringerà Giannis a giocare un po’ più da creator classico, dividendosi il compito con Holiday. In situazioni di portatore di palla nel pick and roll anche JB potrebbe accoppiarsi con lui in qualche possesso di pura intensità, nel tentativo di rubare palla in fretta. Coach Udoka potrebbe anche dimostrarsi più creativo del previsto, con raddoppi alti e improvvisi o tentativi di sporcare il palleggio di Giannis un po’ come fatto (bene) con Durant.

La chiave per Milwaukee sarà molto banalmente colpire con il tiro da fuori: le guardie dei Bucks dovranno per forza punire i cambi di Boston ricorrendo anche a tiri dal palleggio. Le percentuali finora hanno decisamente sorriso a Grayson Allen e Wesley Matthews, ora anche Pat Connaughton e Jrue Holiday dovranno per forza alzare un po’ più su l’asticella. È ormai chiaro come Antetokounmpo dia il meglio se può giocare un po’ più lontano dalla palla, ma anche solo l’altezza da cui passa il pallone lo rende molto abile nel pescare il compagno libero.

Cercasi sostituto di Middleton, massima serietà, no perditempo

Se dopo alcune difficoltà iniziali di troppo la serie coi Bulls si è aggiustata in gara 3 trasformandosi in una formalità come da pronostico, a togliere il sonno a Coach Budenholzer in vista del secondo turno ci ha pensato l’infortunio di Middleton, rivelatosi peggiore del previsto e che lo costringerà a saltare l’intera serie con Boston.

Il fatto che i Bucks non abbiano una rotazione lunga a livello playoff non è mai stato un segreto e non è una novità: già l’anno scorso giocatori come Forbes, Portis, Connaughton e altri comprimari non erano considerati adatti al palcoscenico da molti appassionati e addetti ai lavori.

Per ovvie questioni di tempo e per non tediarvi non ci metteremo a rivivere tutta la cavalcata di Milwaukee dell’anno scorso, ma va ricordato come Budenholzer sia riuscito a pescare dalla panchina di volta in volta i comprimari migliori da affiancare ai big three in base agli accoppiamenti, con Portis che ad esempio è passato dal ruolo di spettatore non pagante nella serie coi Nets alle ottime prestazioni offerte con Atlanta nei giorni di terrore successivi all’infortunio di Antetokounmpo.

Non esiste un’unica ricetta giusta per vincere un titolo, ogni anno ha una storia a sé e nella scorsa stagione l’idea di fondo tenuta nella costruzione del roster dai Bucks li ha portati fino in fondo, per meriti loro, per demeriti, taglia delle scarpe e sfortuna altrui o per l’allineamento benevolo degli astri.

Ciò che però sembra abbastanza chiaro è che – a meno di miracoli – senza uno dei tre tenori ripetersi sarebbe davvero difficile, se non impossibile. Senza voler togliere nessun merito ad Atlanta, Milwaukee è riuscita a chiudere la serie nonostante l’infortunio di Giannis perché gli Hawks a livello di talento erano comunque inferiori, pur avendo giocato dei playoff strepitosi fino a quel momento, e perché Trae Young si era infortunato in uno sfortunatissimo contatto con un arbitro in gara 3.

Tornando alla sfida coi Celtics, la rotazione della truppa di Budenholzer sembra stavolta davvero troppo corta. Contro Chicago il coach ha ruotato principalmente nove giocatori (incluso Middleton), facendo uscire dalla panca Bobby Portis praticamente come unico lungo, spostato poi in quintetto con ottimi risultati dopo l’infortunio di Khris, Jevon Carter, Connaughton e Allen, riducendo poi a otto il numero di attori protagonisti in maglia verde da gara 3 in poi.

Prima di proseguire il discorso, c’è un dettaglio non proprio trascurabile da notare: con lo spostamento in quintetto di Portis, i minuti di Ibaka sono rimasti in un range che potremmo facilmente definire trascurabile, finendo a referto rispettivamente per 9, 3 e 7 giri di orologio nelle tre partite senza Middleton. Purtroppo sembra davvero che l’età stia presentando una volta per tutte il conto al lontano parente di Air Congo visto in campo con la maglia di Milwaukee, riducendo ancora di più le carte della mano di Coach Budenholzer.

Portis ha fatto molto bene al fianco di Lopez e Antetokounmpo su entrambi i lati del campo, ma le prestazioni in un primo turno di playoff vanno prese con le pinze, specialmente contro dei Bulls incerottati e con le polveri fradicie dall’arco, penultimi per percentuale dal perimetro in questa postseason con un desolante 28.3%. In ogni caso le prestazioni dell’anno scorso di Crazy Eyes lasciano ben sperare, semmai il problema è legato al fatto che rispetto al solito stavolta dietro di lui non ci sono grandi opzioni, per cui sarà più difficile dosarlo e non potrà permettersi passaggi a vuoto.

Jevon Carter è un rognosissimo difensore, ma a parte qualche tripla non contestata dall’angolo non può offrire granché e non è neanche giusto chiederglielo.

I due giocatori che dovranno cercare di suddividersi parte della produzione offensiva di Middleton saranno piuttosto Grayson Allen e Pat Connaughton. Vanilla Thunder l’anno scorso – complice l’infortunio di DiVincenzo contro gli Heat – si è ritagliato un posto di rilievo nelle rotazioni grazie alla sua pericolosità dal perimetro, importantissima per giocare al fianco di Antetokounmpo, finendo per essere il più preciso tiratore dei Bucks ai playoff tra i giocatori con un volume non trascurabile, davanti a uno specialista come Forbes.

A differenza di Forbes, Connaughton è anche un prezioso jolly difensivo, in grado di marcare con discreti risultati giocatori di diverse dimensioni. Questa sua caratteristica gli ha permesso di non risultare “ingiocabile” come il suo collega a seconda degli accoppiamenti e prima che Milwaukee acquisisse Tucker in vista dei playoff, Pat è stato usato anche come “quattro tattico” negli esperimenti di Coach Budenholzer.

Grayson Allen è invece arrivato nel Wisconsin in cambio di Sam Merrill e due scelte future, e ci ha messo ben poco a rendere sacrificabile DiVincenzo, finito poi ai Clippers in cambio di Serge Ibaka. Un’analisi più approfondita della sua difesa potete trovarla nel thread qui sotto, ma proviamo invece a fare due considerazioni su ciò che potrà dare in attacco.

I Bucks firmando Allen si aspettavano innanzitutto di portarsi a casa un tiratore affidabile in catch and shoot, come già detto caratteristica fondamentale per sposarsi bene con Giannis. Missione decisamente compiuta: nel corso della regular season, il 54% delle triple prese dalla guardia della Florida è arrivato da quel tipo di situazioni e le ha convertite col 40.1%. Per dare un’idea di quanto le difese temano Antetokounmpo, il 46.6% delle sue conclusioni dal perimetro è arrivato in condizioni wide open: nonostante Allen sia un ottimo tiratore, gli avversari preferiscono cercare di limitare la stella greca a qualunque costo.

Oltre a essere un tiratore temibile, Grayson è anche bravo a punire i closeout e finire al ferro, nonostante a livello di stazza spesso regali svariati chili agli avversari. Non solo, in generale è un buon tagliante e riesce sempre a regalare alla sua squadra qualche punto extra grazie alla sua determinazione, che lo porta a recuperare palloni vaganti e convertirli in facili canestri.

Nelle tre gare senza Middleton, Connaughton ha offerto delle prestazioni un po’ altalenanti, finendo comunque per contribuire alla causa con 12 punti – davanti a Lopez e Matthews – e la solita pericolosità dal perimetro. Grayson Allen è invece esploso, diventando un fattore molto importante: dopo aver messo a referto la miseria di 0 e 3 punti nelle prime due gare, nel resto della serie è risultato essere il secondo miglior marcatore dei Bucks dopo Antetokounmpo con 20.7 punti a partita, certamente favoriti dall’irreale 70% dall’arco su 6.7 tentativi.

Fare discorsi statistici basandosi su tre gare è chiaramente folle e poco significativo, ma ai playoff il margine d’errore è ridottissimo e per avere qualche speranza di sconfiggere i Celtics senza Middleton, i Bucks avranno bisogno della versione di Allen e Connaughton più vicina possibile a quella vista da gara 3 in poi contro Chicago.

Tatum, l’arma letale

Nessuno sano di mente si augurerebbe di marcare il Jayson Tatum visto quest’anno per una serie intera. Lo splendido lavoro svolto in difesa su Kevin Durant lo ha sfiancato molto meno di quanto ci si potesse aspettare, ma è anche vero che la difesa di Milwaukee e quella di Brooklyn appartengono quasi a due universi differenti.

L’assenza di Khris Middleton ha tolto un’arma molto importante a coach Budenholzer, che però in stagione ha quasi sempre utilizzato Jrue Holiday in marcatura su Tatum. I migliori difensori POA del roster del Wisconsin sono per l’appunto Holiday e Wesley Matthews, opzioni niente male su una guardia ma con limiti fisici invalicabili se devono affrontare fisici come Tatum o Jaylen Brown.

Attenzione però a pensare che le cose per lo #0 siano così facili. Antetokounmpo e Brook Lopez si accoppieranno presumibilmente con la coppia di lunghi celtici, siano essi Horford e TimeLord oppure Horford e Theis, pronti a chiudere l’area e a restringere notevolmente gli spazi.

The Greak Freak è forse il miglior difensore in aiuto dell’intero campionato: non potrebbe esserci prova del nove migliore per Tatum, che potrà finalmente dimostrare la consistenza di quei progressi in cabina di regia.

La versatilità offensiva di JT potrebbe essere difficile da interpretare per una difesa costruita come quella di Milwaukee, molto brava a ostacolare attaccanti più monodimensionali come DeRozan o Jimmy Butler. A contare per Tatum non saranno però solo le mere percentuali dalla media distanza, ma anche e soprattutto la selezione di tiro ed il giusto approccio a livello mentale. Troppi sprazzi del “vecchio” Tatum, che talvolta si intestardiva ad accontentarsi di pull-up contestati andando poco al ferro, sarebbero letali per la sua squadra.

Pronostici

Enrico: 4-3 Celtics. Sarà una serie davvero impegnativa per entrambe le compagini. Sono sicuro che Milwaukee giocherà da squadra campione in carica, ma lo stato di forma, lo stile della squadra e un’eventuale Gara 7 mi fanno propendere verso Boston.

Francesco: 4-3 Celtics, se non 4-2. Lanciarsi nei pronostici sulla propria squadra non è mai facile e si vorrebbe scadere nella scaramanzia più becera, ma con Middleton a disposizione avrei pronosticato per i Bucks il passaggio del turno. Non credo che Milwaukee riuscirà a trovare le risposte necessarie dagli altri elementi del roster e per avere qualche speranza di passaggio del turno servirà un’altra serie storica da parte di Antetokounmpo.

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Francesco Cellerino
Tifoso sfegatatissimo della Virtus Roma e dei Bucks per amore di Brandon Jennings (di cui custodisce gelosamente l'autografo), con la pessima abitudine di simpatizzare le squadre più scarse e rimanerci male per le loro sconfitte. Gli amici si chiedono da anni se sia masochista o se semplicemente porti una sfiga tremenda...
Enrico Bussetti
Vive per il basket da quando era alto meno della palla. Resosi conto di difettare lievemente in quanto a talento, rimedia arbitrando e seguendo giornalmente l'NBA, con i Mavericks come unica fede.