La Free Agency da urlo dei Lakers

Lakers Free Agency
Copertina di Sebastiano Barban

Durante la scorsa free agency, Rob Pelinka aveva stupito tutti assemblando un roster estremamente complementare e moderno, firmando tiratori e mantenendo la solita mentalità difensiva. Non si può dire lo stesso per quest’anno: Pelinka è riuscito a portare sì una terza stella in squadra, ma ha sacrificato comprimari dal fit ottimo (KCP in primis), alzato l’età media della squadra in modo vertiginoso e stravolto il roster scommettendo tutto sulla parte offensiva del gioco. Insomma, quella che hanno vissuto i tifosi Lakers è stata una offseason del tutto inaspettata.

Essendo ancora presto per scrivere una preview per la stagione, ho deciso di strutturare questo articolo in modo diverso, ovvero dare un voto da 0 a 10 ad ogni nuova aggiunta, cercando di spiegare pro e contro di ogni firma e tenendo conto sia del fit in squadra che del contratto.

Wayne Ellington, 6

Dopo sei stagioni Wayne Ellington torna in maglia Lakers con un contratto al minimo salariale: una firma che andrà a ricoprire il buco lasciato da KCP in quintetto, ma lo farà in modo incompleto.

Ellington, infatti, è un tiratore puro che viaggia al 38% da tre in carriera e durante la scorsa stagione a Detroit ha raggiunto il 42% da tre su 6.0 tentativi: un ottimo complemento offensivo per una squadra con due passatori del livello di Westbrook e James e che necessita disperatamente di tiro dal perimetro.

La nota dolente – e che fa abbassare nettamente il voto assegnatogli – è la parte difensiva del suo gioco: Wayne, infatti, non è affatto noto per le sue qualità di difensore e potrebbe far rimpiangere presto l’addio di Caldwell-Pope, nonostante una miglior mano dalla lunga distanza.

Kendrick Nunn, 7.5

Il primo dei due giocatori ex Heat arrivati in casa giallo-viola è Kendrick Nunn: la guardia 26enne arriva in California firmando un biennale da 10 milioni (secondo anno con la player option) sfruttando la mini Mid Level Exception, un contratto ottimo.

Durante la scorsa stagione Nunn ha segnato 14.6 punti di media con il 48% dal campo ed il 38% da 3 su 5.7 tentativi, confermandosi come ottimo scorer, soprattutto in uscita dalla panchina e con un volume ridotto.

Kendrick, oltre ad essere un realizzatore affidabile, è anche perfettamente complementare con tutte le varie stelle essendo capace sia di giocare palla in mano che sugli scarichi. Proprio in situazioni di spot-up ha fatto vedere cose molto interessanti: in 3.7 possessi a partita ha segnato 1.22 punti per possesso con il 62.2% di EFG%, numeri che lo piazzano nell’88esimo percentile della lega.

Anche al ferro Nunn dimostra di poter concludere con ottime percentuali, raggiungendo il 69.9% nella restricted area su 3 tentativi a gara.

La parte difensiva del gioco di Nunn non è però paragonabile all’attacco e sarà quasi un dazio da pagare in contesti più probanti quali i playoff, dove il gioco si fa più fisico ed essere alti “solo” 188cm diventa un problema a causa del mismatch hunting sfrenato.

Trevor Ariza, 7

Trevor Ariza torna ad indossare i colori purple&gold dopo 12 anni, firmando un contratto al minimo salariale da 1 anno.

L’acquisto di Ariza in free agency è secondo solo a quello di Nunn e, spoiler, Monk, dato che è un archetipo di giocatore perfetto per completare pressoché qualsiasi quintetto di questi Lakers, con un unico difetto: l’età.

Con i Miami Heat Ariza si è dimostrato essere il classico 3&D, collezionando 9.4 punti con il 35% da tre su 4.8 tentativi, ma soprattutto ha stupito difensivamente facendosi trovare in una discreta forma fisica: Spoelstra, infatti, non lo ha messo solo ed esclusivamente sulle ali, ma lo ha anche utilizzato sulle guardie avversarie.

Ariza sarà dunque un pezzo fondamentale per le rotazioni dei Lakers, soprattutto nella closing lineup per garantire spaziature e difesa.

Kent Bazemore, 6.5

Kent Bazemore torna ai Lakers rifiutando un contratto più lungo e quindi più remunerativo offerto da parte di Golden State per provare a vincere un titolo.

Kent avrà un ruolo simile a quello di Ariza, ovvero difendere e tirare da tre, sperando sia in grado di mantenere le percentuali eccellenti fatte vedere lo scorso anno con Golden State (40.8% da 3 su 2.7 tentativi a partita), magari anche con un volume maggiore. Dove c’è più sicurezza è sicuramente la parte difensiva, tanto che lui stesso si è definito un “pit bull”: per questo, se il tiro dovesse reggere, potrebbe conquistare minuti importanti nelle rotazioni di coach Vogel.

Dwight Howard, 6.5

Dopo una stagione passata in Pennsylvania, Dwight Howard torna in maglia Lakers per la terza volta in carriera con un contratto di un anno al minimo salariale da circa 2.6 milioni di dollari.

Howard si prende la sufficienza più che piena dato che va a migliorare quel reparto lunghi che durante la scorsa stagione si è dimostrato totalmente non all’altezza della aspettative, esclusi Gasol e Davis.

Nonostante l’età, Howard rimane un giocatore estremamente atletico e verticale, capace di finire sopra il ferro senza troppi problemi: durante la scorsa stagione ha segnato 1.16 punti per possesso da roll man e 1.11 punti per possesso in situazioni di putback, dati ottimi per per quello che sarà il secondo/terzo centro della rotazione.

La parte del gioco dove verosimilmente Howard contribuirà di più è comunque la difesa, specialmente la protezione del ferro. Dwight, infatti, rimane un corpo massiccio da piazzare sotto canestro e in aiuto sulle penetrazioni capace di stoppare ed intimidire molto bene; in aggiunta, Howard potrà servire come corpo da mandare contro i centri grossi della lega come Jokić, Embiid o Towns in modo da lasciare più libero Davis di agire.

Solo parole al miele per Dwight, quindi perché appena 6.5? Howard è una ottima firma, soprattutto al minimo, ma in base al contesto potrebbe vedere il suo minutaggio calare improvvisamente e risultare impresentabile sul campo, proprio a causa di uno skillset limitato.

Malik Monk, 7.5

Malik Monk è, senza ombra di dubbio, la miglior presa della free agency per i Lakers insieme a Nunn. Monk ha 23 anni ed è il secondo giocatore più giovane del roster dopo THT; a questo va aggiunto il tipo di contratto con cui è stato firmato: un anno al minimo salariale, un bel colpo per LA.

Ovviamente il voto alto non è frutto solo dell’età e del contratto firmato, ma è dato anche e soprattutto dall’archetipo di giocatore. Monk, infatti, è forse il miglior complemento a roster per le star dei Lakers essendo capace di giocare sia lontano dalla palla agendo come tiratore o tagliante, che on-ball specialmente per attaccare i close-out grazie al suo primo passo fulmineo.

Nella clip vediamo prima Malik ricevere dopo un flare screen e segnare da tre – 41.6% da 3 su 3.0 in queste situazioni – e poi attaccare immediatamente il close-out di Herro per finire al ferro con la bimane.

L’ex Hornets ha dimostrato di essere anche un discreto passatore, forse sottovalutato, servendo palloni tutt’altro che banali: sicuramente non ha la visione di una pointguard pura, ma sa il fatto suo. Nel tweet sottostante vediamo di nuovo Monk attaccare il close-out, assorbire il contatto al ferro e servire Bridges sul taglio.

Ovviamente non è tutto ora quel che luccica e ci sono alcuni motivi per cui Malik è stato preso al minimo. Il primo è la costanza: Monk è un giocatore altalenante, capace di scaldarsi in un secondo e di spegnersi altrettanto velocemente; già guardando i game logs è possibile vedere questa tendenza, con partite dove rimane in campo anche per 40 minuti seguite da partite in cui gioca 15 minuti a malapena.

Il secondo motivo riguarda la difesa: Monk è migliorato molto dal suo ingresso nella lega, ma rimane un difensore sotto la media e non affidabile. Nella clip seguente si vede come dopo la pessima comunicazione difensiva perda completamente di vista Morris sull’arco, lasciando il tiro aperto.

Carmelo Anthony, 5.5

Carmelo Anthony arriva ai Lakers e dall’amico LeBron al minimo salariale: una firma che per la narrativa si meriterebbe un 8 pieno (se non di più) ma, non essendo qui per giudicare il lato romantico del basket, risulta in realtà da bocciare.

Anthony, nonostante sia un Hall of Famer sicuro, è in netto declino tanto che durante l’ultimo anno a Portland ha ricoperto il ruolo di sesto uomo e scorer dalla panchina, con risultati non troppo convincenti, soprattutto per quanto riguarda la parte difensiva del suo gioco.

Anthony offensivamente può essere un fit interessante in alcuni quintetti che andranno a proporre i Lakers, essendo comunque un giocatore dotato di una ottima mano da 3 (39.9% su 4.3 tentativi nelle ultime due stagioni) e capace di segnare tiri difficili, ma c’è il rischio che possa stare troppo in campo essendo comunque amico di LeBron e con un certo status nella lega. Un alto minutaggio di Melo può mettere in crisi una difesa non ottima come sembra essere quella dei Lakers: non ha la velocità di piedi per stare dietro ai giocatori sul perimetro e non è nemmeno un ottimo difensore di squadra, spesso disattento. Ciò, unito al fatto che l’età avanza velocemente e l’atletismo sia in netto calo, rende la firma di Carmelo Anthony la peggiore di tutta l’estate dei Lakers.

Russell Westbrook, 6

Last but not least ecco Russell Westbrook, il piatto forte dell’estate dei Lakers: uno scambio che ha richiesto ai Lakers di dar via tante risorse, tra cui, come detto in apertura del pezzo, il giocatore più complementare con James e Davis, KCP. Viene spontaneo quindi chiederselo, ma i Lakers hanno fatto bene?

Per ora – come vedete dal voto – la risposta è no: certo, Russ è un giocatore di indubbio talento ma ci sono tante “piccole” cose che cozzano e che, sulla carta, rendono il suo arrivo non proprio positivo.

Gli aspetti negativi

Togliamoci il pensiero e iniziamo immediatamente a parlare degli aspetti negativi che ci sono avendo Russ in squadra.

Il primo dubbio che sorge è ovviamente dettato dalle caratteristiche tecniche di Westbrook e del fit con le altre due stelle, non tanto quando sarà l’ex Wizards ad avere la palla in mano, ma piuttosto quando i possessi finali saranno affidati a James o Davis. Durante la run per il 17esimo titolo, i Lakers si sono trovati proprio contro The Brodie ed hanno fatto leva proprio sui suoi limiti al tiro per mettere in crisi l’attacco di Houston.

Nella prima clip possiamo vedere come nessun difensore dei Lakers si degni di uscire a far close-out, lasciando metri e metri di spazio al (non) tiratore; nella seconda azione l’idea è sempre la solita, ovvero lasciare il tiro da tre, non importa se entra.

Durante la serie contro i Phoenix Suns, i Lakers sono stati messi alle strette anche a causa dei problemi al tiro (29.9% da tre nella serie). Viene dunque automatico pensare che non solo l’aggiunta di Westbrook non migliora questo aspetto deficitario, ma che addirittura lo peggiori avendo perso un giocatore come KCP.

L’altro aspetto negativo riguarda il numero dei tiri che Russell si prenderà. Westbrook, infatti, solo una volta in carriera è stato terzo per tiri tentati in squadra, arrivando poi a scavalcare (seppur di poco) persino Kevin Durant e James Harden come tentativi di tiro in stagione regolare. Questa “brutta abitudine” dovrà necessariamente cambiare quest’anno, lasciando più tiri alle altre due stelle, soprattutto durante i finali di partita.

L’ultimo lato negativo riguarda la difesa. Russell non è conosciuto per essere un POA defender: certo, grazie allo straripante atletismo e all’infinita energia è capace di fare giocate anche importanti, ma non sempre in carriera ha dimostrato di poter reggere con continuità. Questi Lakers avranno necessariamente bisogno del miglior Westbrook possibile data l’assenza di difensori sulle guardie avversarie.

Gli aspetti positivi

Innanzitutto, avere Westbrook in squadra comporterà sicuramente una redistribuzione dei possessi, ancor più rispetto a quanto visto l’anno scorso con Schröder. Molto probabilmente Vogel cercherà di staggerare e dividere il più possibile i minuti di Russ e LeBron, oltre a cercare di massimizzare le qualità di entrambi: questa strategia permetterà di allungare la vita sportiva di James, scaricandolo di una grossa parte del carico offensivo, almeno per quanto riguarda la stagione regolare.

Alternare James e Westbrook potrebbe essere effettivamente una mossa vincente almeno in regular season: entrambi sono dei mostri nell’attaccare il ferro e se circondati da tiratori potranno trovare con più facilità linee di penetrazione o di passaggio.

Un punto positivo che aggiunge The Brodie riguarda sicuramente l’attacco in transizione: Russell, infatti, è un giocatore estremamente atletico, capace di mangiarsi in pochi secondi tutto il campo per finire al ferro o servire un compagno.

In conclusione, l’aggiunta di Russell Westbrook sarà l’ago della bilancia per questi Lakers: molte delle chances di vincere passeranno dalla sua capacità di adattarsi a terzo violino, diminuendo la mole di tiri presi e, magari, migliorando anche la parte difensiva del gioco. Ad ora il voto è pari a sei a causa dei tanti dubbi sul fit e di una trade molto dispendiosa.

Voto finale: 6

Come detto in apertura di articolo, la free agency dei Lakers è stata del tutto inaspettata dato che hanno stravolto quasi completamente il roster, lasciando andare pezzi importanti della rotazione.

Nonostante ci siano alcune firme estremamente interessanti (Ariza, Nunn e Monk) e il talento sia effettivamente aumentato, rimangono dei grossi dubbi soprattutto riguardanti la firma di Westbrook, la difesa (e sappiamo bene quanto i Lakers abbiano puntato sulla difesa nelle ultime due stagioni) e, infine, per l’età media veramente alta di squadra.

Guardando a tutte queste cose insieme il voto non può essere più alto del 6, al momento.

Ti è piaciuto l'articolo?
Dacci un feedback:

Loading spinner
Andrea Poggi
24 anni, istruttore di minibasket e appassionato di fotografia. Tifoso Lakers dalla nascita per fare un torto al padre tifoso Celtics, segue anche i Pelicans a causa di Lonzo Ball.