Il futuro dei Knicks è un rebus indecifrabile

Knicks playoff
Copertina di Edoardo Celli

“Per tornare in alto i Knicks dovrebbero solamente essere i Knicks, non i New York Knicks. Metti da parte il peso della tua città, impara a camminare da solo e costruisci il tuo futuro senza pensare al resto”. Quante volte abbiamo sentito frasi di questo tipo legate alla franchigia della Grande Mela. In questo caso fu Baron Davis ad esprimersi così, alla domanda se nei suoi pochi mesi a New York avesse percepito quanto fosse complicato uscire dalle sabbie mobili che intrappolano il Garden da un ventennio.

In pochi si sarebbero aspettati che, tra i mille colpi di scena di questa stagione, si sarebbe aggiunto anche il ritorno dei Knicks ai playoffs. Non passando per il play-in, non da sesta con un colpo di reni nel finale, ma addirittura da quarta, partendo come ultima della lega nei pronostici iniziali. Tra i tanti complimenti ed un offseason pronta ad entrare nel vivo, ora la domanda è lecita: quanto rimarrà di quest’annata nel futuro prossimo di New York?

Da Randle a Rose: cosa ha funzionato

Non sono pochi i fattori che hanno permesso alla squadra di Thibodeau di superare, e doppiare, i propri limiti. La situazione generale dovuta alla pandemia ha certamente fatto una sua minima parte, inutile nasconderlo. Molte squadre impegnate nella bolla hanno subito gli effetti della ripresa anticipata, tra infortuni e cali fisici, mentre altre sono state colpite in maniera pesante dal protocollo anti-Covid. Al contrario, a New York la stagione è stata piuttosto tranquilla, ad eccezione del doppio infortunio a Mitchell Robinson. Randle e Barrett hanno retto senza problemi fino al termine della serie con Atlanta, giocando complessivamente 153 partite su 154 in due, e il discorso covid ha toccato da vicino solo Rose, Burks e Ntilikina, dando la possibilità a Thibodeau di lavorare sul gruppo con discreta continuità.

Proprio questa continuità nel lavoro quotidiano ha permesso ai giocatori di acquisire sempre più fiducia nel corso della stagione, superando anche la leggera flessione post All-Star con una storica striscia di 9 vittorie consecutive.

Sarebbe troppo semplice però limitarsi a parlare di fattori esterni e sfortune altrui. I Knicks sono passati dal 21-45 dello scorso anno al 41-31 di questa stagione, un incremento del 25 di W% (da 32 a 57%), e dall’essere la 23esima peggior difesa della lega, con 112.3 di Defensive Rating, alla quarta migliore con 107.8, stravolgendo un Net Rating di -6.5 e trasformandolo in +2.4.

Un balzo statistico di questo tipo su un campione di 72 partite non può essere solo frutto del caso, e neanche la tanto discussa percentuale degli avversari da 3 può spiegare un cambio di rotta come questo. Dopo l’All Star Game i Knicks sono riusciti a diminuire il volume di triple degli avversari da 37 a 34 di media a partita, e le % si sono alzate di 1.2 punti. Non un incremento in linea con le medie della lega, ma comunque significativo nell’economia della singola partita, nonostante i Knicks non ne abbiano risentito in termini di vittorie, anzi.

Certamente Julius Randle è stato l’emblema di questa cavalcata. Il MIP 2021 si è reso protagonista di una Regular Season fantastica, che gli è valsa anche il secondo quintetto All-NBA e l’ottavo posto nella corsa per l’MVP. Mettendo un attimo da parte la serie contro Atlanta, di cui parleremo dopo, è davvero incredibile come l’ex Pelicans sia riuscito a passare da possibile salary dump a punto di riferimento della quarta squadra dell’Est in pochi mesi. Il segreto? Tom Thibodeau e Kenny Payne.

Nessuno nell’ambiente dei Knicks aveva mai messo in discussione l’etica del lavoro di Randle, neanche lo scorso anno. Tanta gente vicina a lui ha sempre raccontato di come abbia un’ossessione per la cura del corpo e per le ore extra in palestra. Chiaramente questi ideali si sono sposati alla perfezione con la figura di Thibs, che già al training camp pre stagionale aveva fatto notare come Julius fosse in grandissima forma.

La possibilità di avere una seconda chance in condizioni decisamente più tranquille (staff nuovo, Garden senza tifosi, poche pressioni esterne e completa fiducia dell’allenatore) hanno permesso a Randle di fare un passo in avanti molto deciso, a 26 anni e nel momento più importante della sua carriera. L’attacco di New York si è appoggiato sulle spalle del suo numero #30 fino alla fine, nel bene e nel male.

Nonostante Julius sia migliorato in maniera esponenziale nel trovare i compagni, rimane un ISO player a tutti gli effetti, a maggior ragione se il flusso offensivo non è dei più brillanti. Chiaramente la scelta di applicare una difesa così fisica e aggressiva ti porta a dover lasciare più di qualcosa nell’altra metà campo, ed anche per questo motivo lo stile di gioco del Randle 20-21 si è incastrato alla perfezione con le necessità della squadra in Regular Season.

Aldilà delle prestazioni del loro go-to-guy, a New York la vera gioia è stata vedere finalmente due giovani ritagliarsi un ruolo primario nella squadra: Immanuel Quickley e RJ Barrett. Se il primo ha stupito fin da subito, sul secondo erano state dette troppe cose insensate dopo una stagione complessa da rookie. Le difficoltà di inconsistenza e di efficienza al tiro erano sotto gli occhi di tutti, ma si è sottovalutata troppo la pesantezza dell’ambiente dell’anno scorso, soprattutto con la gestione Fizdale. Le risposte sono arrivate rapide e decise, ed RJ ha chiuso la sua seconda stagione in miglioramento costante sotto ogni punto di vista.

Rispetto alla scorsa annata, il canadese ha alzato la sua mole di tiro dall’arco, passando dal 32% su 3.5 tentativi al 40% su 4.3. Un aumento inaspettato e fondamentale per poterlo immaginare con un ruolo da protagonista nel futuro prossimo della lega. In particolar modo ha trovato negli angoli la sua zona preferita: RJ si prende quasi la metà delle sue triple dagli angoli e le conclude con il 43%, rispetto al 36% della scorsa. Proprio l’angolo destro è diventata la sua zona preferita, e post All-Star ha concluso da quella mattonella con il 53%.

Shot Chart

La shot chart sopra mostra in maniera chiara come ci sia stato un aumento enorme di efficienza generale, e come le corner threes siano diventate un marchio di fabbrica. Anche in area le cose sono leggermente migliorate, ma servirà ancora tanto lavoro per diventare una vera minaccia al ferro, cosa che il fisico gli permetterebbe di fare senza troppe difficoltà.

Ma l’aspetto su cui RJ è migliorato in maniera esponenziale è senza dubbio la difesa. Il Maple Mamba si è contraddistinto per delle prestazioni di livello altissimo contro avversari di ogni stazza, mostrandosi molto più sicuro ad utilizzare il corpo nella propria metà campo rispetto a quella avversaria, un aspetto difficile da immaginare in uscita da Duke solo un paio di anni fa.

Come già detto in precedenza la forza del gruppo ha fatto la differenza. In tanti si sono messi in mostra e hanno fatto la loro parte fondamentale per tutto il corso della stagione. Complessivamente i Knicks sono stati la seconda miglior squadra dal perimetro della Regular Season con il 39.2%, alla pari dei Nets e dietro solo ai Clippers. Numeri sorprendenti, considerando la presenza di pochi tiratori puri nel roster di New York, ma dovuti ad un rendimento individuale tra i migliori in carriera da parte di tutti.

Oltre ai già citati Randle e Barrett, entrambi ampiamente sopra al 40%, si sono aggiunti anche Bullock, tornato sui livelli di Detroit come uno dei migliori 3&D della lega, Burks, capace di trovare una buona continuità anche come ball-handler principale dalla panca, e Rose, che sembra aver aggiunto al proprio bagaglio anche un tiro più affidabile.

3P% in carrieraGiocatore3P% 2020-21
30%Julius Randle41%
32%R.J. Barrett40%
38%Reggie Bullock41%
36%Alec Burks43%
Immanuel Quickley39%
30%Derrick Rose41%
31%Frank Ntilikina48% (>50a)

Alla fine il sogno dei Knicks è finito al primo turno contro gli Hawks. I playoffs hanno messo in mostra i tanti limiti del roster, ma le prestazioni successive di Atlanta contro Phila e Milwaukee hanno reso il tutto meno doloroso, consapevoli della differenza abissale nell’allestimento della squadra e nelle ambizioni. Le 5 gare contro la franchigia della Big Peach sono state comunque importanti per schiarirsi un po’ le idee sul futuro della squadra, oltre a far respirare l’aria della postseason ai ragazzi più giovani. Lo stesso Toppin, dopo un’annata di alti e bassi, ha confermato la leggera crescita del finale di stagione anche ai playoffs, mostrandosi più sicuro dei propri mezzi.

Un’estate fondamentale

I mesi di luglio e agosto saranno decisivi per capire quale direzione vorrà prendere Leon Rose. Al momento i Knicks hanno solamente 4 giocatori interamente garantiti per la prossima stagione: Barrett, Quickley, Toppin e Knox, il che pone diversi interrogativi su quali potrebbero essere le prossime mosse. Dando un’occhiata al payroll la nebbia non sembra diradarsi, e bisognerà mettere insieme diversi pezzi per capire che strada verrà intrapresa.

Monte ingaggi Knicks 2021-22, via BasketballReference.
Monte ingaggi Knicks 2021-22, via BasketballReference.

Knox e Ntilikina al 90% indosseranno delle canotte diverse all’Opening Night di ottobre. Il primo non sembra essere più nei piani del Front Office, e potremmo vederlo già scambiato altrove durante la notte del Draft; il secondo è pronto a rimettersi in mostra con la Francia alle Olimpiadi e, nonostante i Knicks abbiano ancora i diritti per quest’estate, è molto probabile che lo renderanno unrestricted per liberarlo e dargli una vera seconda chance in NBA.

La decisione su Randle sarà sicuramente una delle più importanti da prendere. Julius ha solo 4 milioni garantiti per l’anno prossimo, mentre New York ha una team option da 20 milioni (con l’aggiunta dei bonus All-Star). Le ultime voci dei vari insiders sembrano confermare che la dirigenza tenterà di accordarsi per un’estensione già quest’estate, un’opzione che potrebbe non essere la preferita dal giocatore. Ad oggi New York potrebbe offrire al massimo solo un contratto da 126×5. Cifre non così superiori a quelle attuali, che permetterebbero alla squadra di rimanere con un’ottima flessibilità per altri movimenti.

Il vero problema però riguarda la volontà di Randle: se è vero che l’ex Lakers ha già affermato di voler rimanere il più possibile a New York, è anche vero che aspettare la prossima estate gli darebbe i requisiti per ricevere un 149×4 da altre squadre, o addirittura un 201×5 dagli stessi Knicks.

Se Randle vorrà scommettere su se stesso, provando a replicare la stagione passata e alzando il livello ai playoffs, allora potrebbe seriamente pensare di rifiutare il rinnovo ed entrare in Free Agency l’anno prossimo. Una scelta forse troppo rischiosa, che metterebbe giocatore e squadra in una posizione scomoda, e il fatto che Julius sia della CAA Agency fa pensare che si troverà una soluzione già in questa offseason, magari con un contratto più corto.

Il calo di rendimento di Randle nelle serie contro Atlanta ha comunque confermato le difficoltà ad immaginare il numero #30 come primo violino in una contender, nonostante i numerosi passi avanti visti quest’anno. New York sarà sicuramente una delle prime squadre che uscirà tra i rumors sulle prossime stelle scontente in giro per la lega. Come al solito direte, ma questa volta i Knicks sembrano aver messo delle fondamenta importanti in termini di scelte future, flessibilità e, soprattutto, credibilità. Probabile che Leon Rose lascerà uno spazio importante in vista dell’estate 2022 o di movimenti importanti via trade. Sarei stupito di vedere contratti per giocatori come DeRozan o Lowry, che andrebbero a chiedere pluriennali consistenti, ma la storia dei Knicks non ci permette di escludere niente.

Le altre decisioni fondamentali saranno relative a tutti comprimari in scadenza: D-Rose, Burks, Bullock e Noel. Probabile che per il primo si troverà un accordo facilmente, con nessuna delle parti in causa che avrebbe interesse a separarsi, mentre per gli altri c’è molta più incertezza. In una Free Agency così scarsa le richieste dei singoli saranno più alte dei contratti precedenti, il che renderà tutto molto complicato.

I Knicks vorranno tentare di fare un upgrade tra play e ali, ed è probabile che si cercheranno due titolari in grado di dare più soluzioni offensive alla squadra. Le difficoltà in attacco sono dipese anche dalla presenza in campo contemporaneamente due giocatori non in grado di mettere palla a terra, Bullock e Noel, ed un terzo incapace di farci qualcosa di buono, Payton. Quest’ultimo non verrà rinnovato e si andrà a caccia di una PG di medio-alto livello che possa permettere a D-Rose di uscire dalla panca e di non dover forzare più di 20 minuti a partita. I nomi sul tavolo sembrano essere diversi, con Lonzo Ball come opzione dalla Free Agency o con qualche sorpresa dal trade market. Difficile che la soluzione possa arrivare dal Draft, con Thibs che farebbe fatica ad affidare le chiavi dell’attacco ad un rookie.

Dal Draft potrebbe invece arrivare un’ala, soprattutto alla luce delle ultime dichiarazioni del coach. Diversi addetti ai lavori sono convinti che i Knicks proveranno a salire intorno alla 10, facendo un pacchetto con 19+21 e qualche altro asset. In aggiunta alle due prime, New York avrà anche la 32 e la 58, ma le possibilità che nel roster 2021-22 compaiano ben 4 rookie sembrano essere molto basse. Se la trade-up dovesse andare a buon fine, il nome più caldo potrebbe diventare quello di Jalen Johnson, che spingerebbe uno tra Bullock e Burks fuori dalla porta.

Anche il discorso centri si prospetta parecchio ingarbugliato. Robinson chiederà il rinnovo, dopo una stagione in cui non ha quasi mai giocato, e lo stesso Noel, reduce da una grande annata, pretenderà cifre ben più alte dei 5 milioni di quest’anno. Il rinnovo per Mitch converrebbe anche ai Knicks, ma non è detto che coinciderebbe con la permanenza a New York, anzi, si potrebbe sondare subito il mercato. Averli entrambi a lungo termine con pluriennali sopra i 10 milioni non avrebbe senso, ed è quasi scontato che solo uno rimarrà nella Grande Mela.

A meno di colpi di scena anche Toppin rimarrà a New York, e si cercherà di lavorarci almeno un altro anno in maniera più decisa. Per quanto riguarda Luca Vildoza non si hanno ancora certezze. L’argentino ha un contratto non-garantito per le prossime 3 stagioni, e sarà certamente un osservato speciale alle Olimpiadi di Tokyo. Una volta finito il torneo è molto probabile che lo rivedremo in campo per la Summer League, prima di unirsi alla squadra con l’inizio del Training Camp. A quel punto si sceglierà se rendere il contratto interamente garantito, dandogli la sua prima possibilità in NBA.

Insomma, il puzzle che Leon Rose e Scott Perry hanno davanti agli occhi non è proprio dei più semplici. Le scelte da prendere saranno molte e, per far sì che la stagione terminata non diventi solo un fuoco di paglia, bisognerà prendere il sentiero giusto, rimanendo vigili sulle occasioni ma senza cercare scorciatoie. Ora è il momento della parte più difficile, e nei prossimi due mesi capiremo quale potrà essere il vero futuro di New York.

Ti è piaciuto l'articolo?
Dacci un feedback:

Loading spinner
Francesco Perillo
Tifoso dei Knicks e appassionato di basket; sogna ancora un futuro in cui il nostro pacioccone in maglia #7 alza il Larry O'Brien davanti alle folle del Garden.