Il richiamo della foresta

foresta NBA
Copertina di Valentino Grassi

Rieccoci con la terza preview stagionale (nel caso ve le foste perse, ecco la prima e la seconda) di True Shooting, quest’anno giocata su D&D, Dunks&Dribbles. Se la stagione NBA è considerabile una campagna, in cui una squadra affronta battaglie, sfortune e incidenti per conquistare un tesoro preziosissimo, allora le preview sono l’equivalente della scheda personaggio, che delineano le condizioni di partenza.

Ecco quindi che troverete la vostra squadra preferita inserita in un dungeon di partenza, insieme ad altre con cui condivide una caratteristica: oggi è il turno della foresta, in cui troverete lupi, cervi, orsi, leprecauni e un lago inquietante. Non vi resta che preparare i vostri D20 e la vostra guida (la scheda personaggio del vostro eroe l’abbiamo preparata noi), la Campagna NBA 2022-23 sta per iniziare.

1) Boston Celtics

EROE: Jayson Tatum
CLASSE: Paladino
ATTRIBUTI: Forza (10), Destrezza (15), Intelligenza (9), Carisma (10), Costituzione (16), Saggezza (8)

TIRO SALVEZZA: Destrezza
ABILITÀ: Natura, Intrattenere, Arcano

Nonostante la delusione della sconfitta alle Finals, l’offseason dei Celtics era iniziata nel migliore dei modi con l’acquisizione di Brogdon e Gallinari. Tutti gli addetti ai lavori avevano giustamente applaudito le mosse del front office, ritenendo che Boston avesse colmato le lacune più evidenti negli ultimi playoff: la panchina corta e la mancanza di un portatore di palla e costruttore di gioco. Il tutto confermando sostanzialmente il roster dello scorso anno che così bene aveva fatto.

Quindi Boston favorita al titolo? L’ultimo mese dei Celtics è stato costellato da una serie di eventi negativi. Prima il Gallo ha concluso anticipatamente la stagione a causa della rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro, poi Robert Williams ha dovuto operarsi allo stesso ginocchio dell’italiano, con un recupero preventivato tra le 8 e le 12 settimane, e infine Coach Udoka è stato sospeso per tutto l’anno dai Celtics per aver intrattenuto una relazione intima con una donna dell’organizzazione, in violazione del codice interno della franchigia.

Se i primi due eventi, pur negativi, possono essere considerati fisiologici e sono comunque controllabili mediante una gestione diversa del roster (i Celtics hanno acquisito qualche giorno fa Blake Griffin), il terzo punto costituisce un unicum difficile da decifrare in termini di impatto sulla squadra. Evitando le speculazioni “gossippare” sulla vicenda i cui contorni, peraltro, non sono stati ben chiariti, il dato nudo e crudo è che il coach più “vincente” dai tempi di Doc Rivers non potrà sedere sulla panchina biancoverde.

Al suo posto Stevens ha scelto Joe Mazzulla, 34enne già assistente di Udoka e dello stesso Stevens prima che lasciasse la panchina. Un nome sicuramente non altisonante e una soluzione in aperta discontinuità con la reggenza di Udoka, in quanto non era uno dei primi assistenti di quest’ultimo. Da qui scaturiscono molti interrogativi: come giocheranno i Celtics (verranno seguiti i princìpi difensivi di Udoka, due su tutti il pre-switch e la drop coverage?); e soprattutto, come reagirà emotivamente la squadra (e il coaching staff rimasto) a questo cambio repentino? Ai posteri l’ardua sentenza.

Difesa, difesa, difesa e… Brogdon

Coach Mazzulla, nonostante le incognite di cui sopra, parte sicuramente da un’ottima base: Boston la scorsa stagione (soprattutto nella seconda parte) ha avuto senza dubbi la migliore difesa della lega, frutto della presenza di alcuni eccellenti difensori sia livello individuale sia di squadra: Smart e Brown su tutti, oltre a Robert Williams e il “venerabile maestro” (cit.) Horford.

Ne ha beneficiato anche l’attacco, sebbene Boston sia stata soltanto la quattordicesima squadra nella lega quanto a numero di assist e quindicesima per percentuale dal campo. A un occhio attento, non è certamente sfuggita l’incapacità della squadra (soprattutto ai playoff) di trovare un’alternativa credibile nella costruzione del gioco quando Tatum e Brown non erano in condizione di creare palla in mano con le loro iniziative personali.

Ebbene, con l’acquisizione di Brogdon si è cercato di ovviare a tale difficoltà. Giocatore super intelligente, duro, difensore di primo livello, capace di creare dal pick and roll, con quasi il 38% da tre in carriera (sebbene l’anno scorso abbia avuto soltanto il 31.2%) e in grado di agire, quindi, anche off the ball, sembra davvero essere il complemento perfetto per questi Celtics, sperando che i numerosi infortuni avuti la passata stagione non si ripresentino in questa.

Lui e White (acquisito via trade la stagione scorsa) allungano qualitativamente e quantitativamente la rotazione dei piccoli, tra i quali occorre annoverare anche Pritchard oltre all’insostituibile Smart; Brown e Tatum, le due stelle della squadra, sono chiamati a confermare quanto di buono fatto vedere l’anno scorso, sebbene soprattutto il secondo sia stato bersaglio di molte critiche per i numeri e l’impatto avuti nelle Finals.

Nel pitturato, invece, ci sono più punti di domanda: Horford ha un’altra primavera sulle spalle, Theis è andato ad Indiana e gli unici giocatori con stazza ad oggi nel roster sono Kabengele e il redivivo Vonleh, i quali dovranno contribuire da subito nell’attesa del ritorno di Time Lord e a meno di soluzioni con Grant Williams e Griffin da centri nominali.

Non scommettete contro Jayson

Un’ultima considerazione è rivolta a chi ricorda dell’anno scorso soltanto (o prevalentemente) i 21.5 punti di media di Tatum in finale contro i Warriors. Dopo le Finals è emerso che Tatum ha giocato con una microfrattura al polso ed ha addirittura avuto bisogno di un intervento chirurgico in estate. Non è possibile sapere con certezza quanto questo abbia inciso, ma occorre ricordare che si tratta di un giocatore di appena 24 anni il quale ha già dimostrato nella stagione regolare di essere uno dei migliori dieci della Lega. E, verosimilmente, è ancora in ascesa verso l’Olimpo NBA.

Closing Lineup

G: Malcolm Brogdon, Marcus Smart

F: Jaylen Brown, Jayson Tatum

C: Al Horford (Robert Williams)

Pronostici

Se non fosse accaduto quanto descritto in premessa, Boston sarebbe stata senza ombra di dubbio la favorita al titolo. Il personale a disposizione di Mazzulla è di indubbio rilievo, saprà replicare quanto fatto da Udoka? Oggi, pur se l’orizzonte legittimamente ambìto è quello di tornare alle Finals, i tifosi biancoverdi sperano innanzitutto che Mazzulla rimanga accanto alla moglie Camai…

P.S.: Boston in sette e Tatum MVP delle Finals.

2) Los Angeles Lakers

EROE: LeBron James
CLASSE: Paladino
ATTRIBUTI: Forza (15), Destrezza (12), Intelligenza (20), Carisma (20), Costituzione (11), Saggezza (20)
TIRO SALVEZZA: Intelligenza
ABILITÀ: Storia, Arcano, Persuasione

I Lakers si presentano ai nastri partenza della regular season 2022/23 dopo aver concluso l’anno sportivo nel peggiore dei modi: undicesimo posto nella Western Conference, ampiamente fuori dai playoff e a un paio di partite di distanza dall’agguantare i play-in. Dunque, il Front Office è stato obbligato ad agire sia sul roster sia sullo staff.

In panchina non ci sarà più Frank Vogel, uno dei principali capri espiatori per quanto riguarda l’anno passato, ma al suo posto è subentrato Darvin Ham, ex assistente ai Lakers dal 2011 al 2013. Sul roster, invece, c’è stato più di un cambiamento. Nello spot di guardia, ad accompagnare Westbrook e Nunn, ora ci sono anche Dennis Schröder e Patrick Beverley; il primo torna ai Lakers con un contratto di un anno a 2.64 milioni di dollari, mentre il secondo arriva in California grazie a uno scambio con Utah che ha coinvolto Talen Horton-Tucker e Stanley Johnson.

Ci sono stati anche cambiamenti negli spot di ala e centro: dentro Lonnie Walker IV, Juan Toscano-Anderson, Troy Brown Jr e Thomas Bryant al posto dei vari Monk, Bazemore, Ellington, Carmelo Anthony e Dwight Howard. In definitiva, i Lakers si trovano un roster migliorato nel backcourt grazie soprattutto a Beverley che porta energia, difesa e cultura in una squadra che sembra essersi spenta sotto questi punti di vista; anche Schröder è una ottima aggiunta a questo prezzo e la sua firma fa sperare sempre di più in un addio di Westbrook.

Negli altri reparti, invece, la situazione non è così nettamente migliorata: Walker e Toscano-Anderson sono delle ottime aggiunte, ma l’aver perso Monk – giocatore dal fit veramente buono con James e Davis – pesa tanto sulle spalle dei gialloviola.

Qual è il vero Anthony Davis?

Il giocatore chiave che potrebbe svoltare la stagione ai Lakers è uno solo: Anthony Davis. Certo, James rimane il più forte in squadra, ma venti stagioni nella lega iniziano a pesare e vincere da soli è impossibile, dunque il Re avrà bisogno del miglior Davis possibile per cercare almeno di tornare ai playoff.

Davis viene da un’annata che pessima è dire poco, sicuramente la peggiore da quando è ai Lakers e forse anche la peggiore sin dall’anno in cui era un rookie. A livello di statistiche la sua stagione è stata tutto sommato buona, eccezion fatta per il 71% ai tiri liberi ed il 18% ai tiri da tre, due dati in caduta libera dal 2019-20; quello che preoccupa – almeno me – è il livello difensivo che sembra essere molto distante da quello che in realtà dovrebbe essere, ovvero un livello da Defensive Player of the Year.

Nella clip seguente si possono vedere chiaramente le mie preoccupazioni: Davis non solo sembra con i piedi ancorati al suolo e non reattivi, ma anche più svogliato e meno aggressivo. Se per il primo problema possiamo dare la colpa agli infortuni e alla mancanza di continuità (76 partite negli ultimi due anni, 36 nel 2020-21 e 40 nel 2021-22), per il secondo la faccenda si complica e risulta quasi impossibile stabilirne una motivazione.

Davis è dunque alla stagione della verità, quest’anno dovrà riscattarsi e dimostrare di essere in grado di prendere il posto di James in futuro, diventando il perno della franchigia.

Closing Lineup

G: Russell Westbrook*, Patrick Beverley

F: LeBron James, Anthony Davis

C: Thomas Bryant**

*Ham potrà tenerlo di più in panchina, in questi casi il suo posto andrebbe ad uno tra Reaves e Nunn.

**Come sempre, aspettiamoci lineups con Davis da 5 e un ulteriore esterno ad allargare il campo.

Pronostici

L’obiettivo della stagione dei Lakers rimane di quello di competere per il titolo, non si può fare altrimenti fintanto che c’è James a roster. Purtroppo però la squadra non è all’altezza, ci sono tantissime domande e pochissime risposte, dunque il best case scenario per i Lakers è quello di piazzarsi ai playoff senza dover passare dal torneo dei play-in, cosa tutt’altro che scontata dato che a ovest la concorrenza si fa ogni anno sempre più spietata.

Realisticamente penso che i Lakers si posizioneranno intorno alla 7/8° posizione in classifica e arriveranno ai playoff per il rotto della cuffia, ovviamente stremati dalla stagione.

3) Memphis Grizzlies

EROE: Ja Morant
CLASSE: Barbaro
ATTRIBUTI: Forza (8), Destrezza (15), Intelligenza (9), Carisma (16), Costituzione (19), Saggezza (7)
TIRO SALVEZZA: Costituzione
ABILITÀ: Atletica, Acrobazia, Intimidire

I Memphis Grizzlies sono chiamati a confermare quanto di buono fatto vedere nell’ultima stagione, finita alle semifinali di conference contro Golden State non senza rimpianti, legati soprattutto al fatto di aver perso Ja Morant durante la serie contro quelli che poi si sono rivelati i campioni NBA. Il front office ha scelto ancora una volta di optare per lo sviluppo interno, aggiungendo altri tre rookie al draft ed elargendo rinnovi ai giocatori già presenti a roster.

Hanno salutato il Tennessee Kyle Anderson e De’Anthony Melton, due giocatori importanti nell’economia della squadra, e chissà che Memphis inizialmente non possa soffrire la loro assenza ed essere addirittura più debole dell’anno scorso, a meno che un paio di pezzi non si sistemino nel modo giusto.

Migliorare l’attacco a metà campo

Dev’essere sicuramente questa la prerogativa numero uno per i Grizzlies, che devono limare alcuni dettagli per diventare una squadra più forte dell’anno scorso. In quest’ottica, gli aspetti da osservare potrebbero essere diversi.

In primis sarà da monitorare la crescita di Ziaire Williams come creatore di gioco per sé e per gli altri. Nella sua prima stagione in NBA il prodotto di Stanford è stato utilizzato da coach Jenkins principalmente come tiratore dagli scarichi: l’86.4% dei canestri realizzati sono stati assistiti da un compagno.

Al tempo stesso Williams ha mostrato di tanto in tanto dei buoni flash da passatore e shot creator: i Grizzlies devono augurarsi che il ragazzo classe 2001 possa fare lo stesso percorso di Desmond Bane, autore di un grande salto tra il primo e il secondo anno, per ritrovarsi un giocatore con caratteristiche che non hanno, ovvero un’ala di 208 cm capace di tirare in testa all’avversario.

Di pari passo sarà interessante seguire un’eventuale crescita di Jaren Jackson Jr. come realizzatore interno. Nella scorsa stagione JJJ ha giocato 78 partite in regular season, dopo non aver mai superato le 60 nelle prime due stagioni e giocandone solo 11 nel 2020-21, e si è affermato come uno dei migliori stoppatori e difensori della lega, guadagnandosi con merito un posto nel primo quintetto difensivo.

Tutto bene quindi ? Non proprio, a dire il vero: a stagione finita ha rimediato una frattura da stress che lo terrà lontano dal parquet per l’inizio della RS, e sul campo ha mostrato ben più di un problema. Quello che più risalta agli occhi è l’incapacità di dominare in area: JJJ ha realizzato il 47.6% dei tiri tentati da 2 e in particolare il 39.1% dei tiri tentati tra i 5 e i 9 piedi. È evidente che Jackson debba innanzitutto stare lontano dagli infortuni e utilizzare meglio il suo corpo per poter offrire un’alternativa in più all’attacco dei Grizzlies.

Infine saranno da monitorare l’inserimento di Jake LaRavia e il tiro che le matricole porteranno: la sensazione che ci lascia l’offseason di Memphis è che il front office si aspetti in primis un impatto immediato nelle due metà campo da parte del rookie proveniente da Wake Forest. LaRavia è un buon tiratore, sicuramente migliore di Kyle Anderson, e ha dimostrato al college di essere un giocatore versatile sia in attacco sia in difesa.

Lo stesso Roddy, scelto poco dopo LaRavia, proviene da una stagione collegiale in cui ha tirato quasi con il 44% da tre punti: i Grizzlies stanno cercando di aggiungere tiratori attorno al proprio nucleo consolidato che, eccezion fatta per Desmond Bane, non è composto da grandi tiratori.

Closing Lineup

G: Ja Morant, Desmond Bane
F: Dillon Brooks, Brandon Clarke
C: Jaren Jackson Jr.

Pronostici

I Grizzlies hanno dimostrato di poter sopperire alle assenze dei loro giocatori migliori durante tutta la stagione, e nonostante non siano state fatte delle mosse per elevare il livello della squadra dovrebbero raggiungere i playoff senza problemi, anche in virtù di un roster molto profondo. Sarà difficile vincere 56 partite come l’anno scorso, più realistico che il numero di vittorie si attesti attorno alle 50.

La strada che i Grizzlies riusciranno a fare in postseason dipenderà molto dal matchup, ma allo stato attuale delle cose non riesco a vedere Morant&Co. andare oltre a una semifinale di conference. Ovviamente tutto cambierebbe se arrivasse una trade a stagione in corso che possa portare in dote un giocatore capace di innalzare il livello della squadra e che faccia iscrivere Memphis al registro delle contender.

4) Milwaukee Bucks

EROE: Giannis Antetokounmpo
CLASSE: Barbaro
ATTRIBUTI: Forza (18), Destrezza (9), Intelligenza (10), Carisma (20), Costituzione (20), Saggezza (16)
TIRO SALVEZZA: Carisma
ABILITÀ: Intimidire, Atletica, Storia

Dopo la delusione degli scorsi playoff, dove l’infortunio di Middleton ha improvvisamente stroncato le speranze di una riconferma al vertice della lega, i Bucks si presentano ai nastri di partenza con la necessità di massimizzare la competitività a breve termine del roster. La strada scelta è quindi quella della continuità, con la conferma sostanzialmente in blocco del nucleo dell’anno scorso e solo un paio di facce nuove.

Dopo anni in cui le scelte al draft sono state utilizzate principalmente per “addolcire” brutti contratti durante le trattative o per mettere le mani su giocatori pronti a competere subito per il titolo, quest’anno Jon Horst ha deciso di puntare su MarJon Beauchamp, profilo sulla carta perfetto per inserirsi nell’idea di squadra di Mike Budenholzer. La free agency ha invece portato in dote Joe Ingles, veterano di mille battaglie in NBA, gran tiratore, giocatore di pick and roll e agonista, col suo ben noto trash talking.

Al loro fianco cercherà di ritagliarsi il suo spazio Sandro Mamukelashvili, reduce da un Eurobasket giocato da assoluta superstar nella sua Georgia.

“Prima la salute”

Sulla strada che divide i Bucks dal Larry O’Brien Trophy non ci saranno solo gli avversari, come insegnato dall’esperienza dell’anno scorso. Il roster è sempre più vecchio, e quindi anche gli infortuni sono sempre più uno spettro che aleggia sulle aspettative di Milwaukee. L’anno scorso Brook Lopez ha dovuto saltare quasi interamente la regular season, se questo da un lato ha permesso di concedere più fiducia a Portis, che ha ringraziato regalando alla franchigia un career year, prontamente monetizzato da Bobby, dall’altro lato il rischio che accada di nuovo non può non togliere qualche ora di sonno a Coach Budenholzer.

Middleton viene da una stagione non facile, nella quale ha sofferto un infortunio al polso che lo ha costretto a sottoporsi a un intervento in offseason, ma soprattutto dalla chiusura prematura dei playoff che ha condannato la squadra.

Per quanto la dirigenza – pur facendo i conti con la volontà della società di ridurre l’entità della luxury tax – provi ogni anno ad allestire un roster abbastanza lungo e competitivo, quando si arriva agli ultimi turni di playoff la rotazione inevitabilmente si accorcia. Questo discorso può essere applicato a qualunque contender, ma è particolarmente vero nel caso dei Bucks, dove la differenza di talento tra i “Big Three” e il resto del roster è piuttosto marcata, e rischia di esporne eccessivamente le debolezze.

L’anno scorso Grayson Allen ha giocato un’ottima stagione, convertendo i suoi quasi 6 tentativi dall’arco a partita col 41% e guadagnandosi un rinnovo già dalle primissime fasi dell’anno. Ai playoff è però stato preso di mira dall’attacco dei Celtics, che hanno individuato in lui il punto debole della difesa di Coach Budenholzer, finendo quindi sulla graticola nei processi di fine stagione. Per quanto effettivamente abbia vissuto una serie da incubo, le critiche sono state ingenerose perché si è ritrovato a dover coprire un ruolo non suo.

Altri elementi della rotazione sono ormai avanti con l’età e potrebbero non offrire garanzie dal punto di vista fisico, rischiando di far diventare troppo corta la coperta. George Hill ormai è tormentato da infortuni cronici di varie entità, Ibaka ha imboccato il viale del tramonto da un pezzo, mentre Wesley Matthews spegnerà 36 candeline nel giro di pochissimi giorni.

Joe Ingles stesso sta recuperando da un infortunio al crociato che lo terrà lontano dai campi nei primi mesi di regular season, e a 35 anni non è detto che il suo rientro sarà così immediato e lineare.

I Bucks dovranno quindi accendere qualche cero per garantirsi una stagione il più tranquilla possibile dal punto di vista degli infortuni; se invece così non dovesse essere, il rischio è che l’estate 2023 porti ancora una volta con sé un retrogusto amaro per la sensazione di aver sprecato un’altra grande occasione.

Closing Lineup

G: Jrue Holiday, Wesley Matthews

F: Khris Middleton, Giannis Antetokounmpo

C: Brook Lopez

Pronostici

Inutile nascondersi, l’obiettivo deve essere tornare a lottare per il titolo, e a detta dei GM, i Bucks sono la franchigia favorita per la vittoria finale. Giannis Antetokounmpo sta entrando nella fase di picco della sua carriera e gioca con la leggerezza di chi ha già vinto tutto, mentre Middleton e Holiday sono agli ultimi giri di giostra prima dell’inevitabile declino.

I Bucks si presentano ai nastri di partenza come una delle squadre favorite dell’Est, se gli infortuni li lasceranno in pace, riaffacciarsi alle Finals dovrebbe essere un obiettivo da mettere nel mirino fin dall’inizio della stagione.

5) Minnesota Timberwolves

EROE: Karl-Anthony Towns
CLASSE: Ranger
ATTRIBUTI: Forza (13), Destrezza (16), Intelligenza (10), Carisma (9), Costituzione (17), Saggezza (11)
TIRO SALVEZZA: Destrezza
ABILITÀ: Arcano, Inganno, Furtività

La versione 2022/23 dei Minnesota Timberwolves vanta senza alcun dubbio il roster più profondo, più talentuoso e meglio allenato dell’era d.G. (dopo Garnett). In estate la nuova proprietà targata Marc Lore e Alex Rodriguez – che assumerà il pieno controllo della franchigia verso la fine del 2023 – ha trascinato Tim Connelly via da Denver, mettendogli sul piatto un’offerta che non poteva rifiutare e dandogli carta bianca per quanto riguarda sia la costruzione del front office sia quella del roster.

La risposta del nuovo President of Basketball Operations non si è fatta attendere, e la squadra dello scorso anno – reduce da una regular season sorprendentemente buona e da un’eliminazione frustrante al primo turno per mano dei Memphis Grizzlies – è stata pesantemente rimodellata. Fuori quindi Patrick Beverley, Jarred Vanderbilt, Malik Beasley, Leandro Bolmaro, Jake Layman e Josh Okogie, che hanno lasciato spazio a veterani come Kyle Anderson, Bryn Forbes e Austin Rivers, due rookie come Wendell Moore Jr. e Josh Minott e soprattutto una stella come Rudy Gobert, il vero pezzo da novanta dell’offseason di Minnesota.

Connelly ha deciso di rompere il salvadanaio per prendere il francese, cedendo agli Utah Jazz quello che è indubbiamente uno dei pacchetti più onerosi di sempre per il tre volte Defensive Player of the Year; lo scambio più grosso dell’estate ha ovviamente fatto discutere moltissimo e anche noi di True Shooting ne abbiamo parlato, ma ciò che è certo è che i Timberwolves non hanno più tempo da perdere.

No, Minnesota non si trova in una situazione da championship or bust, come ha delirato qualche settimana fa Karl-Anthony Towns, ma sicuramente deve dimostrare di essere una squadra da prendere sul serio. Si tratta di un cliché, ma quasi tutti i giocatori che compongono il roster dei Timberwolves hanno qualcosa da dimostrare: Gobert sarà alla prima stagione in NBA lontano dallo Utah e vorrà far vedere di valere quanto è stato pagato, Towns ha appena firmato un’estensione quadriennale ed è chiamato a fare il definitivo salto in avanti, mentre D’Angelo Russell è in scadenza di contratto e deve riprendersi dalla serie tremenda disputata negli ultimi playoff.

La foresta quest’anno sarà un habitat spietato ed è difficile prevedere chi ne uscirà portando la corona, ma in regular season il branco di lupi di Coach Finch ha tutti i mezzi per fare rumore e giocarsi le sue carte per avvicinarsi alla cima della catena alimentare.

Miglioramenti interni

I Timberwolves si saranno anche rifatti il look, aggiungendo una quantità elevata di pezzi utili alla causa, ma tanto del loro potenziale successo nella prossima stagione passerà dai miglioramenti di due giovani, chiamati ad assumersi maggiori responsabilità e un ruolo più importante rispetto allo scorso anno: senza contare lo scontatissimo Anthony Edwards, da cui tutto il mondo si aspetta il proverbiale third year leap, Minnesota ripone grandi aspettative in Jaylen Nowell e soprattutto in Jaden McDaniels (di cui avevamo già parlato molto dettagliatamente in questo articolo).

Nowell, una combo guard con ottimi istinti da realizzatore, si affaccia alla sua quarta stagione da professionista con un ruolo ben definito e minuti sicuri. Sarà chiamato a dare una scossa dalla panchina grazie alla sua abilità di segnare da ogni posizione del campo come ha sempre fatto, ma dovrà dimostrare di aver finalmente appreso come rendersi quantomeno passabile difensivamente: in passato è stato proprio questa inadeguatezza a spingere Coach Finch a dargli poca fiducia, anche se lo stesso allenatore ha avuto parole al miele per lui quest’estate.

Nowell sembra carico e pronto per partire, tanto che secondo varie indiscrezioni ha deciso di scommettere su se stesso e rifiutare l’offerta di estensione dei Timberwolves, conscio che un’annata positiva gli potrà fruttare molti più soldi a fine anno.

McDaniels invece si è guadagnato sul campo i gradi di titolare e il front office ha deciso di toglierlo completamente dalle discussioni con Utah nell’ambito della trade per Gobert, preferendo sacrificare ulteriori scelte al primo giro per poter tenere a roster il proprio #3. Il nativo di Seattle è già adesso un difensore impressionante grazie al mix di lunghezza, atletismo e istinti, ma dal prossimo anno sarà impiegato come marcatura primaria per tutte le ali avversarie più pericolose e ciò lo metterà alla prova come non mai.

Jaden ha spesso lottato contro i problemi di falli, ma nella prossima stagione non potrà più permettersi di tirarsi fuori dalla partita stupidamente: la presenza di una seconda linea formidabile come Gobert lo potrà sicuramente aiutare a rischiare di meno, ma tutto partirà da McDaniels stesso. In attacco un miglioramento delle percentuali da fuori è atteso e auspicabile, soprattutto contando il suo exploit tra play-in e playoff, ma ci si aspetta anche che capitalizzi su qualcuno di quei flash di self-creation così elettrizzanti che mostra di tanto in tanto.

Prima di arrivare in NBA la maggior parte del suo appeal era data dal potenziale offensivo, perciò i Timberwolves sperano di poter esplorare il suo talento a tutto tondo e vantare un’arma letale nel proprio pacchetto ali.

In definitiva, con le mosse di quest’estate Minnesota ha deciso effettivamente di scommettere sulle proprie stelle – com’è stato giustamente evidenziato a più riprese – ma il corollario di questa scelta è che una parte importante del carico graverà sulle spalle di questi due giovani role player, che ora hanno l’occasione di dimostrare di che pasta sono fatti e che contribuiranno integralmente agli eventuali successi di questa squadra.

Closing lineup

G: D’Angelo Russell

W: Anthony Edwards, Jaden McDaniels

C: Karl-Anthony Towns, Rudy Gobert

Pronostici

Questa squadra sembra costruita apposta per disputare un’ottima regular season e poi tribolare praticamente contro chiunque ai playoff. Las Vegas ha fissato il proprio under/over per i Timberwolves a 48.5 vittorie, e personalmente mi sento di pronosticare l’over. È vero, la competitività della Western Conference di quest’anno ricorda più una tonnara che una foresta, però mi aspetto una stagione da circa 50 vittorie.

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