I nostri premi stagionali NBA

premi-stagionali-luka-doncic-mvp
Copertina di Sebastiano Barban

Ogni anno, durante la regular season, ognuno di noi prova ad indovinare chi vincerà i vari premi individuali che la NBA mette in palio. Non nascondiamoci, piace a tutti guardare i match, analizzare le prestazioni dei giocatori e discutere con altri appassionati chi vincerà questo o quel premio.

Cosa ci può essere di più appagante di indovinare i vincitori, facendo i nomi nel pieno della stagione regolare? Ovvio, indovinare i vincitori quando la stagione non è ancora iniziata.

La vittoria dei Milwaukee Bucks sembra quasi un lontano ricordo, e sono passati meno di tre mesi. L’inizio della regular season è alle porte. Negli occhi abbiamo soltanto quella manciata di partite – giocate praticamente senza intensità – di preseason fin qui disputate e, se proprio vogliamo allargare gli orizzonti, al cinema c’è “Space Jam: New Legends”.

Le premesse sono ottime per provare ad indovinare – e, perché no, “sparare” nomi altisonanti – chi si porterà a casa i premi di Most Valuable Player (MVP), di Most Improved Player (MIP), di Defensive Player Of The Year (DPOY), di Sixth Man Of The Year (6MOY), di Rookie Of The Year (ROY) e, infine, di Coach Of The Year (COTY).

Per provare ad ottenere un risultato (quantomeno) credibile, una dozzina di ragazzi della redazione di True Shooting si sono dilettati – ancora una volta – in questo “vacuo esercizio di stile” ed hanno fatto le proprie previsioni.

I risultati sono stati…interessanti.

Most Valuable Player

In fin dei conti, fare i nomi per il premio di MVP è (forse) la parte più facile del gioco.

Andando ad analizzare le previsioni fatte, i giocatori presi in considerazione per questo premio sono Luka Dončić, Joel Embiid, Giannīs Antetokounmpo, James Harden, Trae Young e Kevin Durant.

Un po’ a sorpresa, non sono stati presi in considerazione giocatori del calibro di LeBron James e Stephen Curry e, soprattutto, non è stato nominato Nikola Jokić, ultimo vincitore del suddetto premio.

Dopo aver fatto lo spoglio dei voti, è stato decretato vincitore – con poca sorpresa, ad essere onesti – Luka Dončić. Lo sloveno ha avuto la meglio su Joel Embiid, con uno scarto per nulla ampio, e su Giannīs Antetokounmpo.

A differenza di Embiid – che sarà alla sua seconda stagione con Doc Rivers come head coach ed è in attesa di scoprire il futuro del suo amico/nemico Ben Simmons in quel di Philadelphia – e di Antetokounmpo – che, da fresco del titolo NBA e del premio di NBA Finals MVP, sarà nuovamente il fulcro del sistema di gioco di coach Budenholzer a Milwaukee -, Dončić dovrà mantenere i propri punti di forza, dovrà lavorare sul suo punto debole per eccellenza – le percentuali ai liberi – e dovrà fare tutto questo adattandosi all’idea di gioco che Jason Kidd, nuovo head coach di Dallas (vincitore del titolo NBA con i Mavs nel 2011, contro gli allora Miami Heat di James, Wade e Bosh), ha in mente per i nuovi Mavericks del post-Carlisle.

Il punto principale, che aiuterebbe non poco Luka Magic a diventare il terzo MVP europeo degli ultimi quattro anni di NBA, sarà la convivenza con Kristaps Porziņģis e, soprattutto, la salute di quest’ultimo.

Most Improved Player

Se, alla fine, per il premio di MVP fare un nome è piuttosto semplice, allora possiamo dire che per il premio di giocatore più migliorato – o meglio, che più si migliorerà durante l’anno – si può dare ampio spazio alla fantasia.

Già nella situazione ideale, ossia con un buon numero di partite di regular season giocate e con delle statistiche non inflazionate da prestazioni monstre su un campione esiguo, è difficile fare “Il” nome di chi vincerà questo premio. Bisogna analizzare le prestazioni del giocatore, parametrare le statistiche rispetto a quelle della precedente stagione, valutare l’impatto che il candidato al MIP ha all’interno delle dinamiche della propria franchigia.

Insomma, possiamo dire che ad inizio anno può vincerlo chiunque.

Come abbiamo scritto poco fa, si può dare spazio alla fantasia e – perché no? – ai propri desideri. Difatti, da questa votazione sono usciti nomi interessanti: R.J. Barrett, Jaren Jackson Jr., Kevin Porter Jr., Dejounte Murray, Lonzo Ball, OG Anunoby, Darius Garland, Wendell Carter Jr., Derrick White e Christian Wood.

Sorprende, non poco, la mancata nomination di quello che, numeri alla mano, potrà rivelarsi il reale vincitore del MIP: Michael Porter Jr.

Possiamo dire che, dopo aver fatto i conti, i vincitori ex aequo sono R.J. Barrett, Jaren Jackson Jr. e Kevin Porter Jr.; tre giocatori giovanissimi, con storie diverse e con un possibile epilogo comune.

The Maple Mamba, ormai volto di quella Gritty New York plasmata da coach Thibodeau, ha tutte le carte in regola per confermare la stagione positiva appena giocata e migliorare ogni voce statistica, così come ha fatto finora. Con l’addio di Bullock, poi, Barrett giocherà un ruolo fondamentale in difesa, sia POA sia in aiuto, andando a coprire il punto debole individuabile nel nuovo arrivato Walker.

Tra i possibili vincitori emersi dalla votazione, Jaren Jackson Jr. è sicuramente uno dei nomi più intriganti.

La quarta scelta assoluta del Draft 2018 si trova di fronte alla stagione che potrebbe far svoltare la sua carriera e potrebbe dare un boost decisivo nella crescita di uno small market come quello di Memphis. Prima del grave infortunio nella bolla di Orlando, il Big Man di Plainfield viaggiava con il 39.4% dall’arco; rientrato ad aprile 2021, Jackson si è presentato in campo con un fisico più massiccio e qualche centimetro in più di altezza, tanto che nei piani di coach Jenkins è forte l’idea di trasformarlo in uno stretch-5, capace di aprire il campo con percentuali “irreali” per un lungo e di lasciare libero il pitturato per le accelerazioni di Morant.

L’ultimo nome uscito, ex aequo con gli altri due, è quello di Kevin Porter Jr., nuovo volto degli Houston Rockets di Stephen Silas in piena rebuilding dopo l’all-in fatto prima con l’accoppiata Harden-Paul e poi con Harden-Westbrook.

Com’è possibile che il nostro candidato al MIP sia un giocatore che, molto probabilmente, si “giocherà” poco o nulla quest’anno, se non il fatto di essere, con Jalen Green, uno dei backcourt più interessanti della lega?

Come abbiamo spiegato nella preview della stagione 2021-22 dei Rockets – cito testualmente – “Porter Jr. è probabilmente il giocatore NBA con il più grande distacco tra talento posseduto e livello di raffinatezza del suo gioco: è tanto forte quanto grezzo. In ogni partita, che segni 4 punti o 50, potrete vedere più di un movimento, una lettura, una penetrazione che vi lasciano inebetiti dalla sua bellezza e/o difficoltà. Nella stessa partita vedrete anche una lettura completamente sbagliata, una conclusione tentata col paraocchi o una dimenticanza eclatante in difesa.”.

Dunque, parliamo di un giocatore che, se mettesse a posto o limitasse i propri punti deboli, potrebbe tranquillamente affacciarsi dalla finestra dei giocatori che contano. Sempre che la sua testa, notoriamente calda, lo assecondi.

Defensive Player Of The Year

Quando si affronta il discorso sul premio di DPOY, partiamo sempre da un presupposto: se in corsa ci sono un rim protector ed un difensore perimetrale, tendenzialmente si andrà a premiare il primo.

Come ricordato in un nostro articolo, “Il problema con il DPOY è che si tende sempre a darlo a un rim protector e, raramente, ad un difensore perimetrale. Dal 2000 ad oggi, diciassette volte ad un centro od a un’ala grande, tre volte ad un’ala piccola – Artest e due volte Leonard – e, per ritrovare una guardia, dobbiamo scendere fino a Gary Payton nel 1996.”.

La scorsa stagione avevamo come contendente al premio Ben Simmons, un difensore universale capace di tenere giocatori dall’1 al 5, forse il più versatile (e migliore) dell’intera lega. Quest’anno l’australiano, con i suggerimenti di Rich Paul e probabilmente annebbiato dalla bellezza di Maya Jama, ha deciso (per il momento) di non presentarsi alla partita.

Così, dallo spoglio dei voti, sono usciti quattro nomi ed un vincitore. Tutti e quattro Big Men.

Rudy Gobert, rim protector per eccellenza e pluri-vincitore del premio negli anni scorsi. Giannīs Antetokounmpo, giocatore dalle doti atletiche clamorose e difensore ampiamente sopra la media. Draymond Green, ancora difensiva degli Warriors di coach Kerr, una delle difese più efficaci ed efficienti della storia moderna del basket. Anthony Davis, giocatore con doti difensive innate, capace di difendere tanto sui lunghi quanto sui piccoli e vero e proprio perno della difesa dei Lakers.

Il vincitore, con uno scarto seppur minimo sul secondo, è Anthony Davis.

Con l’inizio della nuova stagione, ci dobbiamo augurare (noi appassionati ed i tifosi dei Lakers) che il ragazzo di Chicago si riprenda completamente dal punto di vista fisico e che possa dare continuità alle proprie prestazioni.

Se il fisico regge, mettere quest’uomo al centro del sistema difensivo dei Los Angeles Lakers, disegnato da Frank Vogel, può essere potenzialmente devastante. Ed è già stato dimostrato.

Sixth Man Of The Year

Se il vincitore del 6MOY avesse un equivalente nel mondo delle console, verrebbe dato al miglior giocatore di “Call of Duty”. Si tratta del premio più legato alle statistiche grezze, legato più alle semplici cifre che al ragionamento che ci possiamo fare intorno: vince il giocatore che entra, tira tutto ciò che gli passa tra le mani, mette in piedi statistiche rilevanti e, infine, torna a sedersi.

La scorsa stagione, il Sixth Man Of The Year è stata una questione interna agli Utah Jazz, con Jordan Clarkson a giocare il ruolo di “Jamal Crawford del 2021” – premio vinto sostanzialmente nei primi tre mesi di regular season – e con il finto-panchinaro Joe Ingles capace di tirare con una TS% irreale.

Ebbene, dalle nostre votazioni non sono usciti i nomi di Clarkson e Ingles.

C’è chi ha votato Patty Mills, puntando sul fatto che, alla corte di Steve Nash e con la Questione Irving ancora lontana dalla risoluzione, giocherà solamente sulla carta il ruolo di Sesto Uomo. C’è chi ha votato Tyler Herro, un po’ perché al terzo anno in NBA ci si attende quel salto di qualità che da un giocatore del genere ci dobbiamo aspettare ed un po’ perché, citando un votante che rimarrà anonimo, “É anche l’unico capace di palleggiare della panchina Heat”. Infine, hanno preso singoli voti Kevin Huerter, Dennis Schröder, Derrick Rose e, inspiegabilmente, Malik Beasley.

Alla fine si è risolto, esattamente come per il MIP, con un pareggio tra Patty Mills e Tyler Herro.

L’aborigeno è sicuramente un’aggiunta importante al roster dei Brooklyn Nets, godrà di parecchi minuti sul parquet in virtù della querelle tra Kyrie Irving ed il front office dei Nets e, soprattutto, avrà come compagni di viaggio Kevin Durant e James Harden. Insomma, le premesse non sono malaccio.

Herro, dalla sua, non avrà Durant ed Harden a semplificargli il lavoro ma potrà contare sull’aiuto di Jimmy Butler e Bam Adebayo, su un head coach eccezionale come Spoelstra, sulla sua certificata capacità di tirare dall’arco e su una dose considerevole di autostima.

Rookie Of The Year

Quando ti ritrovi, ancor prima dell’inizio della stagione, a dover dibattere su chi sarà il prossimo ROY, la situazione si fa interessante ed aleatoria nello stesso momento.

Non possiamo sapere che impatto avrà il giocatore e, viceversa, non possiamo sapere quanto questo soffrirà il basket NBA. Così come se il giocatore si integrerà negli schemi del coach di turno e con i compagni. Infine, se andrà a “sbattere” al famoso Rookie Wall.

Tutto questo rende la scommessa interessante.

In un nostro articolo di settembre, abbiamo ipotizzato cinque giocatori che potrebbero essere inaspettatamente candidati al Rookie Of The Year. Nei mesi precedenti, poi, abbiamo analizzato, prospetto per prospetto, i migliori giocatori della Draft Class 2021.

I nomi usciti dalla nostra votazione sono quattro ed arrivano tutti dalla Top 5 Draft 2021: Cade Cunningham, Jalen Green, Jalen Suggs e Scottie Barnes.

Diciamolo chiaramente: non abbiamo voluto rischiare. Abbiamo nominato giocatori che abbiamo studiato nei mesi scorsi e che abbiamo seguito nel corso della carriera collegiale. L’unico Top 5 escluso – un po’ a sorpresa – è Evan Mobley che, con le prestazioni che sta facendo vedere in preseason, siamo abbastanza certi ci farà ricredere.

Facendo i conti, siamo andati sul sicuro: con uno scarto non certo ampio su Green e Suggs, il vincitore è il nuovo volto dell’8 Mile Road, Cade Cunningham.

In un articolo di luglio, prima ancora di diventare la First Pick di quel Draft, di lui abbiamo elencato pregi e difetti. Fondamentalmente, a fronte di un ball handling non irresistibile ed un atletismo nella media, abbiamo un giocatore capace di fare tutto sul parquet. Un megacreator à-la Dončić, capace di giocare in situazioni d’attacco sia dinamiche che statiche, un manipolatore della difesa, con un pullup jumper mortifero, ottime percentuali dall’arco ed un fisico stagno e delle gambe impressionanti che lo rendono un buonissimo difensore.

Ora dovrà portare tutto questo bagaglio tecnico al piano superiore e sarà compito di Dwane Casey metterlo nelle condizioni di poter brillare anche alla Little Caesars Arena di Detroit.

Coach Of The Year

Nominare il COTY a stagione in corso è già difficile di per sé, bisogna considerare parecchie variabili. La scorsa stagione, poi, si è dimostrato come un premio “politico”: con Williams, Snyder e Thibodeau a giocarselo e con Gobert DPOY, Clarkson 6MOY e Randle MIP, la scelta di darlo a Monty Williams – ed è un peccato pensarla così, vista la qualità del gioco espresso dai Suns di Paul e Booker – è sembrata un decisione venuta dall’alto per non scontentare nessuno.

Ecco, indovinare il COTY al buio come stiamo facendo rappresenta l’essenza della scommessa: non sappiamo i record delle franchigie e non possiamo sapere se ci saranno “giochi di potere” per accontentare tutti, dobbiamo buttarci.

In questo caso, si può andare sull’usato sicuro oppure puntare tutte le fiches su un esordiente. Ed è esattamente quello che è successo nelle nostre votazioni.

I nomi che sono usciti sono quelli di Monty Williams, Quin Snyder, Frank Vogel, Michael Malone, Billy Donovan, Nate McMillan e…Ime Udoka.

Così come per il MIP e così come per il 6MOY, anche in questo caso c’è stato un pareggio (od un ex aequo): il vincitore della scorsa stagione Monty Williams e l’esordiente, l’allenatore che dovrà provare a dare un futuro più roseo ai Boston Celtics raccogliendo l’eredità di Brad Stevens, Ime Udoka.

Ed il trait d’union tra i due potenziali candidati si chiama Gregg Popovich.

Conclusioni

Volendo ricapitolare, i nostri voti hanno portato ad avere Luka Dončić come MVP della stagione 2021-22, Anthony Davis come DPOY, un ex aequo tra Barrett-Jackson-Porter per il MIP, una corsa a due tra Patty Mills e Tyler Herro per il 6MOY, la vittoria (quasi) scontata di Cade Cunningham come ROY ed uno “scontro generazionale” tra Williams ed Udoka, terminato in pareggio, per il COTY.

Le nostre scommesse le abbiamo fatte ma si sa, andarci vicino conta solo a bocce.

Non ci resta che aspettare, manca sempre meno all’inizio della regular season e si avvicina il momento per scoprire se abbiamo puntato sui cavalli vincenti o su quelli perdenti.

Ti è piaciuto l'articolo?
Dacci un feedback:

Loading spinner
Davide Quadrelli
Tifo Lakers e Cantù, tifo Valentino Rossi e Kimi Raikkonen, tifo Juventus e Patriots. Pare che io scriva per True Shooting.